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venerdì 26 giugno 2015

Chiediamo asilo

L'iter tecnico-amministrativo con cui da quasi tre anni va avanti, anzi sta fermo, il progetto del futuro asilo nido comunale è un esempio da cui si potrebbe trarre la trama di una commedia. Il nostra brillante amministrazione comunale, dopo aver acquistato da privati per 160 mila euro la presella dove realizzare l'opera, ha scoperto che lì non si può costruire per la presenza di ingenti resti archeologici, quindi, senza nessun approfondimento ha spostato la previsione con un semplici tratto di penna: si farò l'asilo nel fazzoletto di terra che attualmente ospita il parcheggino sotto la Jacopo. Sindaco e Giunta hanno già messo il disco: è solo sfortuna, chi poteva sapere che l'area non era adatta? Risposta ovvia: la Soprintendenza ai Beni Archeologici. Che, guarda caso, aveva avvisato per tempo e in maniera formale l'amministrazione dei rischi connessi alla scelta di un'area di particolare interesse archeologico (vedi Il Tirreno di domenica 20 giugno). Ma quando l'amministrazione mise mano al progetto eravamo sotto elezioni e, per mostrare ai volterrani che le cose procedevano (si fa per dire) spedite, fece orecchie da mercante agli avvertimenti della Soprintendenza, e andò avanti lo stesso come niente fosse. Detto fatto, furono spesi 160 mila euro di soldi pubblici per un campo urbanisticamente inservibile. Per fortuna di Buselli dei soldi pubblici gettati al vento nessuno si preoccupa, ma forse qualcuno potrebbe accorgersi che il piano B, rimediato ed esibito in fretta e furia da sindaco e soci per minimizzare l'effetto boomerang sulla stampa, è un'ennesima ciofeca. La nuova previsione dev'essere stata individuata perché urbanisticamente già destinata agli usi scolastici, visto che insiste sui terreni circostanti la Jacopo da Volterra, ma, classificazione urbanistica a parte, è uno strafalcione. Lo spazio è troppo ristretto per un asilo nido che - nel 2015 - richiederebbe un giardino degno di questo nome. Inoltre, l'edifico andrebbe ad appesantire una scarpata già fragile per i delicati equilibri geomorfologici che più volte hanno creato problemi. Infine la struttura verrebbe inserita quasi in adiacenza ad altri edifici di interesse pubblico: le scuole elementari e medie, al palestra, ecc., che potrebbero risentirne negativamente. A che servono i tecnici, gli urbanisti, i consulenti architetti di grido pagati profumatamente per anni, se poi le previsioni di edifici così importanti vengono tirate fuori dal cilindro da amministratori ottenebrati dalla voglia di apparire, dall'ansia da figuraccia e dalla propria incompetenza?

Progetto per Volterra

sabato 6 dicembre 2014

Ma la gara no

Ha tenuto banco nel corso dell'ultima seduta del Consiglio Comunale la discussione attorno all’ennesimo debito fuori bilancio che la Giunta Buselli ha sottoposto al voto consiliare. Da chiarire che un debito fuori bilancio è un debito non preventivato, in qualche modo inaspettato, che si è costretti a introdurre tra le voci di bilancio con una procedura di ratifica aggravata, sottoposta alla responsabilità del Consiglio.
Il debito in questione, pari a 300.000 euro, è riferito alla progettazione preliminare della SR 68, finanziata con soldi della Fondazione CRV e della Cassa di Risparmio medesima che però transitano per le casse comunali, perché così hanno deciso i tre enti. Ma perché ricorrere ad un debito fuori bilancio per qualcosa che l’Amministrazione dice di voler fare da anni? Cosa c’è di imprevisto e/o imprevedibile? Un abbozzo di risposta è emerso faticosamente dalla discussione tenutasi in Consiglio. Non è stato redatto alcun atto formale all'interno del Comune che abbia accompagnato la procedura di affidamento di questa progettazione all'esecutore materiale. Stiamo parlando di una progettazione che per importanza e valore necessitava dell’espletamento delle procedure di gara, dove il criterio di aggiudicazione è di regola quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Niente di tutto questo è stato eseguito, ci sarebbe soltanto una lettera del sindaco. I nostri amministratori, incuranti delle norme più elementari, hanno affidato un incarico di progettazione sopra soglia comunitaria alla partecipata ASV, baipassando qualsiasi forma di procedura ad evidenza pubblica. Le risposte fornite in prima battuta dall’assessore Moschi, incalzato dalle minoranze nel corso del Consiglio Comunale, sono preoccupanti e sorprendenti per un assessore che da oltre 5 anni si occupa di lavori pubblici. L'assessore ha dichiarato, infatti, che in caso di affidamenti a società partecipate non occorre alcuna gara e come se non bastasse, che il progetto è stato firmato da ASV nella persona del suo amministratore. Moschi cioè, dopo tutto questo tempo, non sa (o non vuol sapere) che l'ente pubblico non può fare affidamenti diretti sopra soglia; nemmeno alle partecipate. Per finire la maggioranza con vari interventi ha scaricato la responsabilità della mancata esecuzione della gara sugli uffici comunali, lasciando intendere che pur essendo alla guida di un Comune loro non sapevano cosa stesse accadendo. La nostra consigliera Sonia Guarneri, a fronte della mancanza di risposte da parte dell'Amministrazione in sede di Consiglio, ha presentato formale interrogazione scritta, per sapere come mai non sia stata eseguita alcuna procedura di gara e se è vero che ASV non aveva e non ha un ufficio progettazione e comunque non ha mai svolto attività di progettazione di grandi opere e, in caso di risposta affermativa, in base a quali criteri professionali sia stata prescelta ASV come soggetto idoneo allo svolgimento del servizio e qual è il soggetto che materialmente ha redatto e sottoscritto il progetto.
Attendiamo da Buselli le risposte. Ad oggi, comunque, rispediamo al mittente le affermazioni pronunciate da Moschi nei confronti della nostra Consigliera che, secondo il suo interessatissimo giudizio, solleva solo “cavilli”. Pensiamo invece che sarebbe un gran bene per Volterra se ce ne fossero tanti di Consiglieri così, che non si accontentano di scaldare la sedia per qualche ora al mese, ma pretendono il rispetto delle regole da parte dell'Amministrazione, cercando di far luce su come vengono spesi i soldi pubblici, a chi vengono indirizzati e perché. Va controcorrente, sicuramente, ma a noi piace proprio per questo.

Progetto per Volterra








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E buio fu

E' notizia recente quella dell'evacuazione di un intero palazzo in Largo Di Vittorio, in località Le Colombaie, a causa del pericolo di crollo. I giornali hanno riferito di gravi lesioni alle strutture, a un punto tale da prevedere come unico intervento la demolizione dell'intero edificio.
Nonostante negli ultimi tempi Volterra sia stata purtroppo sede di vari gravi episodi di dissesto, un fatto del genere dovrebbe comunque destare molta attenzione in città, se non altro per la preoccupazione e lo scompiglio recato in quelle famiglie rimaste d'improvviso senza casa. Tanto più che la palazzina in questione è uno dei pochi edifici di residenza pubblica (quelle che un tempo si chiamavano case popolari) presente a Volterra, gestita per il Comune da APES (Azienda Pisana Edilizia Sociale).
E' chiaro che l'episodio crea gravi problemi nel presente e nel futuro, perché con la cronica carenza di edilizia sociale in cui si dibatte il Comune (il progetto di trasformazione dell'ex padiglione Bianchi è impantanato da lustri in modo insanabile) non sarà uno scherzo trovare appartamenti decorosi e definitivi per le famiglie sfollate. Senza contare l'allungamento sine die dei tempi d'attesa per le circa settanta famiglie che già da anni attendono invano un'opportunità di edilizia sociale, che somiglia sempre di più al sogno dell'isola che non c'è.
Dunque il colpo subito dalla città a causa di questo dissesto non è uno scherzo. Da notare che la palazzina in questione è di costruzione relativamente recente (ha circa 30 anni) ed è stata oggetto di due costosi interventi di consolidamento. L'ultimo dei quali risalente ad appena 3 anni fa. In quell'occasione furono incaricati tecnici di alto profilo per studiare lo stato di salute del fabbricato e del terreno, e in seguito a tali studi fu realizzata, per la seconda volta (il primo intervento di consolidamento risale agli anni '90), una sottofondazione profonda per mezzo di micropali, costata qualcosa come 200.000 euro. Quindi, se già non è “normale” dover salvare un palazzo costruito neppure 30 anni fa, cosa dobbiamo pensare di un edificio “risanato” appena tre anni or sono, che oggi dovrà essere abbattuto? Evidentemente qualcosa non quadra. Perché l'ultimo intervento di consolidamento fu eseguito solo dopo che i tecnici eseguirono una serie di verifiche atte a dimostrare opportunità ed efficacia dell'operazione di messa in sicurezza dell'edificio. Per fare chiarezza all'ultimo Consiglio Comunale, Sonia Guarneri (Progetto per Volterra) ha presentato una mozione che avrebbe impegnato l'amministrazione a procedere per arrivare all'accertamento delle cause del dissesto del palazzo e mettendo in chiaro le ragioni dell'inefficacia delle costose opere di consolidamento poste in essere. Niente di più dell'azione che farebbe qualunque ente o proprietario sano di mente che vedesse andare in fumo in pochi anni un suo bene prezioso (e socialmente utile), dopo che ci sono stati spesi un sacco di soldi pubblici inutilmente. Insomma, qualunque amministrazione avendo “bruciato” fior di centinaia di miglia di euro vorrebbe chiarire se qualcuno ha sbagliato: se i materiali da costruzione usati erano idonei, se i lavori sono stati eseguiti a regola d'arte, se le perizie da parte dei tecnici sono state diligenti, ecc. Sia per rivalersi eventualmente su chi avesse commesso errori, sia per orientarsi meglio in futuro prima di affidare altri incarichi o appalti.
Non è stata una sorpresa quando, in Consiglio Comunale, il voto ha dimostrato che l'amministrazione Buselli preferisce non sapere. Non le importa accertare la verità sulla perdita di un palazzo di edilizia pubblica: meglio cullarsi nell'italico fatalismo del “tanto doveva succedere”. Del resto cosa aspettarsi da un'amministrazione che da ben sei mesi si dibatte pateticamente in acrobazie contabili, senza riuscire stilare uno straccio di rendicontazione per incassare i soldi dei lavori di ripristino delle mura? Meglio che scenda il buio ad avvolgere la sagoma di un palazzo che probabilmente, di fatto, resterà per anni ancora in piedi e vuoto, a far da monumento silenzioso all'incapacità di alcuni, e al menefreghismo dei più. Come è già avvenuto per due stabili abbandonati a Fontanella o all'ex padiglione Bianchi o al San Pietro o a Villa Eoli o a tanti altri palazzi che potrebbero ormai essere presi a simbolo di questa lunga, avvilente stagione di declino.

Progetto per Volterra





sabato 15 novembre 2014

Passate le elezioni, gabbato lo santo

Chi può dimenticare che durante il periodo elettorale tutti i candidati a sindaco, Buselli in primis, hanno giurato e spergiurare che se fossero stati eletti “mai più” avrebbero affidato lavori o servizi e acquistato beni senza un fermo rispetto del principio di trasparenza, rotazione e economicità? In campagna elettorale se ne dicono tante, ma, come si dice... passata la festa, gabbato lo santo! Ad appena 6 mesi dalla vittoria elettorale la nostra Amministrazione si è precipitata a modificare l’art. 15 del Regolamento sull’acquisizione di beni e servizi, per fare l’esatto contrario di quanto promesso. Se è vero che la politica si misura dai fatti, allora partiamo dal fatto che i consiglieri di Uniti per Volterra hanno deciso di eliminare, per l’amministrazione volterrana, la buona pratica di chiedere almeno i preventivi prima di scegliere da chi acquistare beni e a chi affidare servizi sotto 40.000 euro. Col nuovo Regolamento non si bada più a spese: gli amministratori si sono auto concessi la licenza di decidere chi far lavorare e chi no, senza vincoli di economicità. Si fa presto, spendendo i soldi di tutti. Ma del resto sono stati appena votati, nonostante segnali di questo tipo ne avessero già dati anche negli anni passati.
Ovviamente, in campagna elettorale avevano preso l’impegno di comportarsi diversamente con i soldi pubblici, ma la spiegazione dell'imbarazzante dietrofront in Consiglio Comunale è arrivata direttamente dalle parole dell'assessore ai lavori pubblici, Moschi. Questi ha testualmente dichiarato che loro - gli amministratori - non possono lavorare con tutti questi “lacci e lacciuoli” e che il loro “fare, fare, fare” non tollera vincoli. Insomma se l’italiano è la lingua che abbiamo in comune non si può che concludere che per Moschi, a capo di un assessorato che assorbe la stragrande maggioranza dei nostri soldi, nell'era di internet, chiedere dei preventivi per capire chi renderà un servizio al Comune ad un prezzo migliore è un “laccio” insopportabile. Un laccio a che cosa? Per noi la risposta è ovvia. E’ un vincolo alla libertà di scegliere liberamente l’operatore economico secondo il proprio gusto, quindi senza regole di economicità per il Comune e di pari opportunità per tutti gli operatori. Mantenere il testo del “vecchio” Regolamento costringerebbe, infatti, gli uffici a limitare la propria discrezionalità, imponendo la buona pratica di chiedere almeno 3 preventivi prima di affidare un incarico. In questa piccola, miseranda, vicenda di provincia, c’è un chiaro riflesso dei mali di questo Paese. E’ evidente la ragione per cui noi spendiamo per le opere pubbliche, spesso scadenti, molto di più rispetto al nord Europa. Fatti i debiti rapporti, si capisce benissimo perché ad un cittadino austriaco realizzare un metro di autostrada costa 6.800€, mentre noi, cittadini dello stivale, arriviamo a spendere fino quattro volte di più: 24.446 €/m (terza corsia dell'A4, tutta in pianura). Perché quelli che i nostri amministratori considerano insopportabili “lacci e lacciuoli”, all'estero sono considerati criteri minimi di garanzia per il rispetto dei soldi pubblici ma anche un deterrente contro la tentazione di rapporti di corruttela.

Progetto per Volterra



sabato 8 marzo 2014

Andarsele a cercare




Via Battisti, l'ennesimo dissesto
Questo è un anno particolarmente difficile dal punto di vista della gestione del territorio, non c’è dubbio. E’ caduta molta pioggia e di conseguenza abbiamo avuto allagamenti in pianura e frane in collina. Una parte di queste conseguenze sarebbe stata in ogni caso inevitabile, perché il territorio da controllare è esteso, i denari destinati alla sua cura sono pochi e comunque certi fenomeni rientrano nel processo evolutivo naturale di un luogo con determinate caratteristiche. Va detto, però, che abbiamo dimenticato da anni la cultura della manutenzione del territorio e fatalmente stiamo perdendo quel bagaglio di competenze indispensabili per occuparcene anche quando intendiamo farlo. Per secoli la regimazione delle acque superficiali è stata curata con scrupolo fin nei dettagli, perché le disastrose conseguenze di ogni negligenza in tal senso erano ben note alle civiltà rurali. Anche la piante, da sempre, sono state utilizzate a protezione di certi ambienti. Oggi, purtroppo è andata dimenticata buona parte di quella sapienza un tempo largamente diffusa. Può capitare, infatti, che si abbattano completamente le piante inserite a presidio della stabilità delle scarpate, proprio durante un periodo intensamente piovoso, senza valutarne le conseguenze. E’ il caso del tratto di pendio compreso tra via Cesare Battisti e La Stazione, quasi all’altezza della “Fabbrica del gesso”. Immagino che la scarpata in origine fosse stata piantumata appositamente con alberi di acacia a difesa della sua stabilità, come succedeva spesso fino agli anni ’70. L’acacia, infatti, consolida i terreni ed è molto spartana nelle proprie esigenze; per contro ha il difetto di essere infestante. Un paio di settimane fa, passeggiando lungo da via Battisti, notai che tutte le piante, grandi e piccole, erano state tagliate alla radice lungo l’intera scarpata. Non è un caso, se pochi giorni dopo, sulla strada è comparso un profondo avvallamento accompagnato da lunghe crepe sull’asfalto. Segni inequivocabili di un fenomeno di instabilità in atto. Personalmente non ho mai pensato che le piante non debbano essere toccate, ma tra sfoltirle ed eliminarle completamente esistono diverse possibilità intermedie. Chi ha compiuto questa drastica scelta probabilmente ha pensato che bastasse non sradicarle per mantenere intatta la loro funzione protettrice. Ma non è così. Basti pensare a molte delle frane avvenute recentemente qui intorno per rendersene conto. E’ utile anche la parte aerea di alberi e arbusti, che funge da schermo contro l’effetto erosivo diretto della pioggia battente. Soprattutto va ricordata l’azione consolidante che le piante svolgono eliminando l'acqua dal terreno attraverso l’evapotraspirazione.
Aver fatto tabula rasa delle acacie qualche settimana fa ha significato esporre direttamente la scarpata alla pioggia e soprattutto interrompere quasi del tutto il drenaggio naturale prodotto dalla vegetazione.
Non è la prima volta che capita, quindi, per favore, chi ha ordinato di eseguire un simile taglio la prossima volta faccia almeno tesoro di quest'ultima esperienza. 



     Fabio Bernardini, Progetto Originario

sabato 1 febbraio 2014

Malarampa non si scampa


Dissesti lungo la strada comunale di Malarampe


Malarampa, si può dire che mai nome fu più azzeccato di questo. La strada di Malarampa è quella che da Villamagna sbuca sulla 439dir passando dall'interno, per le colline a nord dell'Era. Per la verità è sempre stata piuttosto trascurata, ma adesso è quasi impercorribile.
C'è chi nutre la speranza che questi ultimi mesi prima delle elezioni siano quelli buoni per vedere finalmente, dopo oltre quattro anni di soldi spesi in lampioncini, cestini e avvocati, qualche intervento utile sulla tanto trascurata viabilità comunale.
L’ondata benefica pre-elezioni infatti ha miracolato, dopo anni di proteste e arrabbiature, la strada che da Villamagna conduce a Iano, che finalmente, a suon di reclami, ha visto un po’ di asfaltatura.
Ma è una goccia nel mare, basta guardare la situazione della strada di Malarampa. L’ultima grossa ondata di piena si è portata via mezza carreggiata all’ingresso dalla 439dir, mentre il resto del tratto stradale non è che stia molto meglio. Per chilometri si trovano successioni di buche e avvallamenti, che si alternano in complesse e capricciose combinazioni tanto che, oramai, anche fare lo slalom con successo richiede una tecnica rallistica piuttosto raffinata.
Nessuno si ricorda più quando fu eseguito l'ultimo intervento organico di manutenzione su questo tracciato. Per questo a Villamagna molti in questi giorni si chiedono, ci sarà spazio per un intervento su Malarampa sotto le (benedette) elezioni? 
Ma forse la domanda più giusta da porsi è un'altra. E' normale ritrovarsi a dover fare gli tutti interventi per la manutenzione ordinaria e straordinaria di 5 anni all'ultimo minuto, dissanguando in un colpo le casse del Comune senza alcuna speranza di recuperare il tempo perso? E poi: sarebbe stato forse più ragionevole fare programmazione sul territorio, spalmando gli interventi necessari nell'arco del quinquennio? Forse, chissà? 

Progetto Originario 


venerdì 10 gennaio 2014

Nella calza della Befana

Grazie alla sciagurata scelta dell'Amministrazione volterrana di fare cassa con l’aumento dell’aliquota IMU prima casa, elevandola oltre il minimo di legge, i cittadini volterrani sono tra i pochissimi in tutta la Provincia di Pisa a dover pagare entro il prossimo 24 gennaio anche la mini IMU. Difatti per l’abolizione dell’IMU prima casa il Governo Letta non è riuscito a trovare la copertura completa del mancato gettito, dunque ai contribuenti è stato chiesto un ulteriore esborso. Non tutti i contribuenti vi sono però tenuti: solo quelli residenti nei Comuni che deliberarono una aliquota superiore a quella base del 4 per mille indicata a suo tempo da Monti.
Nella Provincia di Pisa su 39 comuni, solo 9 scelsero di fare cassa attraverso un aumento delle imposte ai cittadini residenti. Volterra non solo figura tra questi nove, con un aliquota del 5,00 per mille, ma oltretutto si classifica al terzo posto per maggiore entità dell'aumento, dietro solamente a San Giuliano Terme (6,00 per mille) e Montopoli Val d’Arno (5,20 per mille). Tra l'altro la richiesta di questo ulteriore e imprevisto esborso, arrivata così a ridosso della scadenza e a seguito di numerosi altri balzelli, rischia di non essere colta da molte famiglie, specialmente quelle composte da persone anziane. Questi soggetti, che spesso coincidono con quelli economicamente deboli, finiranno per vedersi arrivare in un secondo tempo le poco simpatiche cartelle esattoriali, dove oltre alla mancata aliquota saranno conteggiate pure le more. A questo punto, forse qualcuno tra i lettori ricorderà che nel 2012 proponemmo all'Amministrazione Comunale un modo concreto per evitare di aggravare l'IMU prima casa al di sopra l'aliquota base. Proponemmo infatti di introdurre una piccolissima tassa di soggiorno, che ripartisse il peso del disagio economico del Comune su una base ben più ampia rispetto ai circa 10.000 residenti attuali. La scelta politica dell'Amministrazione di tassare solo quest'ultimi, dunque, non fu inevitabile ma consapevole e deliberata.
Di fatto per noi volterrani l'IMU sulla prima casa che lo scorso anno, tra mille polemiche, il governo ha cercato di cancellare totalmente, rispunta oggi con un piccola e irritante coda. Per cui… di nuovo tutti in fila venerdì 24 gennaio, per la prima stangatina dell'anno.

Progetto Originario

venerdì 6 dicembre 2013

La scuola dei creativi

La storia della chiusura della scuola di Villamagna si arricchisce di settimana in settimana e porta alla luce nuovi risvolti. Apice della vicenda la delibera di Giunta del 5 novembre 2013, nella quale viene inserita la scuola tra le strutture colpite dall'alluvione del 24 ottobre. Decisione discutibile per non dire anomala, perché quel giorno nella frazione l'acqua caduta è riuscita a malapena a bagnare il terreno. Pochi giorni dopo, come consiglieri comunali di PO, abbiamo effettuato un accesso agli atti per visionare eventuali documenti tecnici su cui poggiassero le reali motivazioni della chiusura, chiedendo al funzionario responsabile del settore tecnico di prendere visione di tutta la documentazione sulla scuola. Ci venne fornito un elaborato con alcune schede per il monitoraggio statico degli elementi non strutturali della scuola di Villamagna datato luglio 2009. Il documento segnalava alcune possibili criticità e la necessità di un approfondimento per “la conoscenza meccanica del paramento murario portante”.Considerato che al 31 dicembre 2010 le amministrazioni pubbliche avrebbero dovuto effettuare puntuali verifiche sismiche sugli edifici pubblici strategici, abbiamo chiesto al funzionario anche gli studi eseguiti per adempiere a quel dispositivo di legge. Ci venne risposto che non era stato fatto nient'altro e che tutto il materiale disponibile consisteva in quello studio preliminare di monitoraggio che ci aveva appena consegnato.
L'intervento che scrissi per la stampa un paio di settimane fa in proposito della scuola di Villamagna ovviamente prendeva le mosse da quella risposta che ricevemmo dal responsabile dell'Ufficio Tecnico. La settimana successiva, però, su questo settimanale mi rispose l'ex dirigente del comune, l'ing. Luigi Bianchi, sostenendo, contrariamente a quanto affermato dal funzionario attuale, che l'incarico per le verifiche sismiche non solo era stato affidato ma che erano stati fatti anche studi più approfonditi, che le scuole erano state tutte schedate e che i documenti erano in possesso dell'amministrazione tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011. Siccome ho sempre apprezzato la gestione dell'ufficio tecnico da parte dell'ing. Bianchi, sapendo che non avrebbe mai scritto una cosa per un'altra, sono ritornato assieme ai colleghi del gruppo in Comune per dirimere una volta per tutte la questione. Non senza difficoltà siamo riusciti a reperire il materiale di cui parlava Bianchi nel suo intervento: i documenti ci sono e l'ex dirigente aveva ragione. Allora delle due l'una: o il funzionario responsabile dell'ufficio tecnico non conosce la documentazione a sua disposizione, oppure ha evitato volontariamente di mostrarci i documenti richiesti. A voi la risposta, tenendo conto che nella seconda fattispecie l'espressione tecnica da impiegare sarebbe “omissione di atti d'ufficio”.
La vicenda si è complicata ulteriormente quando abbiamo appreso che la scuola di Villamagna, oltre ad essere stata segnalata dalla Giunta tra le strutture danneggiate da un'alluvione che lì non è arrivata, veniva chiamata in causa utilizzando la sua chiusura straordinaria come giustificazione dell'esproprio urgente dei terreni destinati al futuro asilo nido previsto in località L'Ortino (quale sia il nesso logico tra un asilo nido e una scuola dell'infanzia è un mistero ancora da sciogliere). In sintesi, verrebbe da pensare che l'amministrazione comunale abbia provato a intercettare i fondi destinati a chi è stato realmente colpito dall'alluvione per sanare una scuola che sapeva da tempo essere strutturalmente vulnerabile, per consolidare la quale nulla ha fatto in 4 anni. Dulcis in fundo adesso vorrebbe perfino utilizzare la chiusura della scuola per forzare i tempi di un cantiere che poteva essere regolarmente aperto programmando meglio i lavori di un progetto approvato da oltre un anno, mettendo così seriamente a rischio il finanziamento regionale per l'asilo.
Entrare a gamba tesa nella vita di 30 bambini, costringendoli a lunghe trasferte quotidiane, è un aspetto che preferisco non commentare per evitare di aggiungere altre spese legali a carico dei cittadini. Comunque si tratta di un bell'esempio di amministrazione “creativa”, ovvero quando l'improvvisazione sostituisce impegno e competenza.

Luigi Cocucci, Progetto Originario

venerdì 29 novembre 2013

Nessun impegno per Villamagna

Il 13° punto all'ordine del giorno del Consiglio Comunale del 22 novembre ha posto l'attenzione sulla situazione delle scuole di Saline e Villamagna, grazie ad un documento presentato da Bernardini (Progetto Originario) e Bettini (Città Aperta). Il testo, dopo aver richiamato gli avvenimenti del 24 ottobre e i provvedimenti che hanno disposto la chiusura delle due scuole, puntava essenzialmente a tre scopi.
Il primo, per certi versi ovvio ma doveroso, consisteva nel consentire al Consiglio di esprimere solidarietà e vicinanza ai bambini delle due scuole e alle loro famiglie, sia per l'interruzione del servizio subita sia per i disagi dovuti alle soluzioni di emergenza approntate in questa fase per permettere comunque la ripresa dell'attività scolastica.
Il secondo scopo a cui il documento puntava, facendone richiesta direttamente al sindaco e attraverso di lui all'ufficio tecnico, era il definitivo chiarimento sulle cause che hanno indotto il sindaco alla chiusura improvvisa della scuola di Villamagna.
Infine, l'ultimo obiettivo era quello di promuovere, entro tempi certi, “le azioni necessarie a riportare il servizio della scuola per l'infanzia di Villamagna in locali posti all'interno o in prossimità della frazione, in modo tale da minimizzare i disagi dovuti ai prolungati tempi di trasporto sui bambini e sulle loro famiglie”.
Diciamo subito che il documento è stato bocciato seccamente dalla maggioranza di Buselli e Bassini rigettando a questo modo per intero tutti i suoi contenuti, perfino quella dichiarazione di solidarietà e vicinanza del Consiglio ai bambini delle due scuole e alle loro famiglie che sembrava un atto dovuto. Resta difficile interpretare le motivazioni che hanno indotto la maggioranza a bocciare l'insieme delle richieste per la scarsità di motivazioni  fornite. L'unica spiegazione rimasta a verbale a giustificazione del voto contrario dei buselliani è arrivata dall'assessore all'istruzione, che ha parlato di difficoltà per l'amministrazione a prendere impegni sui possibili tempi di riattivazione del servizio asilo a Villamagna, dato il ritardo accumulato nella valutazione di soluzioni alternative.
Seppure deludente per l'esito del voto la discussione in aula sulla mozione è stata  interessante. In primo luogo, stabilito che la pioggia del 24 ottobre su Villamagna ha registrato valori pari circa ad 1/10 di quelli misurati a Saline di Volterra, non è emersa l'esistenza di una sola certificazione tecnica a giustificazione della chiusura della scuola della frazione della Val d'Era. Posto di fronte al dato oggettivo misurato dai pluviometri, il sindaco è sembrato decisamente imbarazzato, al punto da avventurarsi in spericolate distinzioni tra “quantità di pioggia caduta” e “violenza della pioggia battente”.
Altre preoccupanti incertezze sono state palesate dall'amministrazione in ordine all'esistenza delle perizie tecniche sulla vulnerabilità sismica e statica degli edifici scolastici. Richiamato da più parti l'intervento sulla stampa dell'ex dirigente del settore tecnico, ing. Bianchi, laddove rivela di aver affidato uno specifico incarico (con determinazione 308/2010) per la verifica della vulnerabilità sismica delle scuole comunali, sindaco e assessori non hanno saputo fornire alcuna risposta sull'esistenza di quel lavoro.
Per ultima è stata sollevata la questione dell'esproprio d'urgenza dei terreni in località L'Ortino, disposto dalla determina 803/2013 a firma dell'arch. Occhipinti, dove dovrebbe  sorgere il futuro asilo nido di Volterra. Il sindaco non ha saputo illustrare quale sia il nesso tra il futuro asilo nido e gli eventi calamitosi dell'ottobre scorso, chiamati in causa dall'architetto del Comune a giustificazione dell'urgenza dell'espropri dei terreni oggi proprietà di privati cittadini. Da rimarcare il rifiuto ostinato dell'assessore Moschi, responsabile per le Opere Pubbliche, di prendere la parola davanti al Consiglio, seppure più volte esortato dalle minoranze a fornire spiegazioni sia sulla vicenda degli espropri  che sull'effettiva esecuzione delle verifiche per la sicurezza degli edifici scolastici comunali. Parafrasando Cicerone viene da dire che in certi casi il silenzio sa essere eloquente.
 
Progetto Originario