sabato 13 dicembre 2014

Quattro domande da marziani

Per fare luce sul modo in cui si sono spesi soldi pubblici in occasione dell’esborso di 300.000,00 euro da parte del Comune per la realizzazione di un progetto preliminare su un tratto della SR 68 abbiamo posto 4 semplici domande al sindaco Buselli. La prima voleva sapere perché, nonostante una progettazione di valore economico elevato, non sia stata realizzata una gara per affidare l’incarico, come legge vuole. Il sindaco ha replicato che ASV è società a partecipazione interamente pubblica e inoltre ci sarebbero state ragioni d’urgenza per inserire la progettazione nell’accordo Stato-Regioni. Entrambe le argomentazioni, però, non giustificano la violazione di un chiaro obbligo di legge che, per come è scritta, non consente agli enti pubblici di scegliersi gli operatori economici a loro piacimento. ASV sarà pure società a capitale pubblico, ma non si può affidargli incarichi diretti sopra una certa cifra, perché la legge impone esplicitamente che venga espletata una gara. Altrimenti qualsiasi ente potrebbe violare, attraverso un intermediario, la regola aurea che, ricercando la migliore professionalità ai prezzi più convenienti, obbliga l'impiego di ben codificati meccanismi, oggettivi ed imparziali, per la selezione dei soggetti economici a cui affidare incarichi e lavori. Né esistono eccezioni che consentano di violare questo principio in forza di generiche ragioni di urgenza, per di più legate ad un accordo di tipo politico come l'intesa tra Stato/Regioni, più e più volte scritta e riscritta ad uso dei media senza che in questa nostra povera Italia si muova realmente foglia.
La seconda richiesta posta al sindaco era l'illustrazione degli atti con cui il Comune ha deliberato e dunque deciso questa “anomala” procedura di affidamento. Il Comune, infatti, prima di individuare i soggetti esterni con i quali collaborare, deve assumere la decisione attraverso atti formali dei suoi organi di governo, accertando la congruità del prezzo stabilito, individuando chiaramente il soggetto beneficiario dopo aver trovato la copertura finanziaria. Infine, deve sottoscrivere contratti scritti, altrimenti per legge l’obbligazione è completamente nulla. La risposta ricevuta da Buselli è del tutto non pertinente, ma la dice lunga su come vadano le cose in questo Comune. Il Sindaco ha scelto di fare il finto tonto e invece di indicare quali sono stati gli atti del Comune, sostiene che ASV si è auto-assegnata l’incarico all’esito di una deliberazione dell’assemblea dei soci. Insomma, è come se un cittadino, dopo aver fatto riparare il tetto di casa, invece di ammettere di aver affidato l'incarico alla ditta edile che ha effettivamente compiuto il lavoro, sostenesse la ditta ha agito di propria iniziativa, prendendosi l'incarico da sola. Una risposta infantile, ma in fondo non sorprendente conoscendo l'interlocutore. Il Sindaco, infatti, sa benissimo che l’unico atto rinvenuto in Comune, e proprio per questo portato in Consiglio Comunale alla ratifica del relativo debito fuori bilancio, è una lettera a sua firma, con la quale dal suo scranno di primo cittadino assicurava l'amministratore di ASV, Mugellini, che i soldi sarebbero arrivati grazie al generoso contributo di Fondazione e CRV.
La terza domanda posta era se ASV avesse un ufficio progettazione e una esperienza pregressa nella progettazione di strade. La risposta di Buselli è da riportare alla lettera: “Nella sua figura di Amministratore Unico l’Ing. Mugellini ha chiaramente assorbito assieme alla funzione amministrativa anche quello (sigh) di direttore tecnico (della discarica)”. Da cui deduciamo che ASV non ha un ufficio progettazione né un’esperienza pregressa nel campo della progettazione di grandi opere e tanto meno di strade.
Si chiedeva, infine, chi avesse materialmente eseguito il progetto. La risposta questa volta è stata: “L’Ing. Mugellini ha redatto e sottoscritto il progetto in quanto Direttore Tecnico e Amministratore Unico di ASV mentre per alcuni aspetti si è avvalso di professionalità esterne”.
Alla fine, per quanto le risposte siano state maldestre, il quadro che ne risulta è chiaro. La somma per finanziare la progettazione preliminare del tracciato della SR 68 è stata generosamente offerta da Fondazione e CRV che, invece di affidare direttamente l'incarico, ha fatto transitare i soldi dalle casse comunali. Il Comune, secondo quello che vorrebbe farci credere Buselli, nulla avrebbe fatto se non “subire” la decisione di ASV, che si sarebbe autodefinita per statuto il soggetto più idoneo ad eseguire il compito. Non avendo quest’ultima un ufficio progettazione né un progettista interno, avrebbe fatto redigere un progetto da 300.000 euro (iva inclusa) al suo Presidente ed Amministratore Unico che bada caso ha il titolo di ingegnere.
Qualcuno la scorsa settimana su questo giornale ha salutato questa triangolazione come “una vittoria della politica”. Sinceramente ci sembra tutta un'altra cosa; ma probabilmente i marziani in questo paese siamo noi.


Progetto per Volterra

sabato 6 dicembre 2014

Ma la gara no

Ha tenuto banco nel corso dell'ultima seduta del Consiglio Comunale la discussione attorno all’ennesimo debito fuori bilancio che la Giunta Buselli ha sottoposto al voto consiliare. Da chiarire che un debito fuori bilancio è un debito non preventivato, in qualche modo inaspettato, che si è costretti a introdurre tra le voci di bilancio con una procedura di ratifica aggravata, sottoposta alla responsabilità del Consiglio.
Il debito in questione, pari a 300.000 euro, è riferito alla progettazione preliminare della SR 68, finanziata con soldi della Fondazione CRV e della Cassa di Risparmio medesima che però transitano per le casse comunali, perché così hanno deciso i tre enti. Ma perché ricorrere ad un debito fuori bilancio per qualcosa che l’Amministrazione dice di voler fare da anni? Cosa c’è di imprevisto e/o imprevedibile? Un abbozzo di risposta è emerso faticosamente dalla discussione tenutasi in Consiglio. Non è stato redatto alcun atto formale all'interno del Comune che abbia accompagnato la procedura di affidamento di questa progettazione all'esecutore materiale. Stiamo parlando di una progettazione che per importanza e valore necessitava dell’espletamento delle procedure di gara, dove il criterio di aggiudicazione è di regola quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Niente di tutto questo è stato eseguito, ci sarebbe soltanto una lettera del sindaco. I nostri amministratori, incuranti delle norme più elementari, hanno affidato un incarico di progettazione sopra soglia comunitaria alla partecipata ASV, baipassando qualsiasi forma di procedura ad evidenza pubblica. Le risposte fornite in prima battuta dall’assessore Moschi, incalzato dalle minoranze nel corso del Consiglio Comunale, sono preoccupanti e sorprendenti per un assessore che da oltre 5 anni si occupa di lavori pubblici. L'assessore ha dichiarato, infatti, che in caso di affidamenti a società partecipate non occorre alcuna gara e come se non bastasse, che il progetto è stato firmato da ASV nella persona del suo amministratore. Moschi cioè, dopo tutto questo tempo, non sa (o non vuol sapere) che l'ente pubblico non può fare affidamenti diretti sopra soglia; nemmeno alle partecipate. Per finire la maggioranza con vari interventi ha scaricato la responsabilità della mancata esecuzione della gara sugli uffici comunali, lasciando intendere che pur essendo alla guida di un Comune loro non sapevano cosa stesse accadendo. La nostra consigliera Sonia Guarneri, a fronte della mancanza di risposte da parte dell'Amministrazione in sede di Consiglio, ha presentato formale interrogazione scritta, per sapere come mai non sia stata eseguita alcuna procedura di gara e se è vero che ASV non aveva e non ha un ufficio progettazione e comunque non ha mai svolto attività di progettazione di grandi opere e, in caso di risposta affermativa, in base a quali criteri professionali sia stata prescelta ASV come soggetto idoneo allo svolgimento del servizio e qual è il soggetto che materialmente ha redatto e sottoscritto il progetto.
Attendiamo da Buselli le risposte. Ad oggi, comunque, rispediamo al mittente le affermazioni pronunciate da Moschi nei confronti della nostra Consigliera che, secondo il suo interessatissimo giudizio, solleva solo “cavilli”. Pensiamo invece che sarebbe un gran bene per Volterra se ce ne fossero tanti di Consiglieri così, che non si accontentano di scaldare la sedia per qualche ora al mese, ma pretendono il rispetto delle regole da parte dell'Amministrazione, cercando di far luce su come vengono spesi i soldi pubblici, a chi vengono indirizzati e perché. Va controcorrente, sicuramente, ma a noi piace proprio per questo.

Progetto per Volterra








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E buio fu

E' notizia recente quella dell'evacuazione di un intero palazzo in Largo Di Vittorio, in località Le Colombaie, a causa del pericolo di crollo. I giornali hanno riferito di gravi lesioni alle strutture, a un punto tale da prevedere come unico intervento la demolizione dell'intero edificio.
Nonostante negli ultimi tempi Volterra sia stata purtroppo sede di vari gravi episodi di dissesto, un fatto del genere dovrebbe comunque destare molta attenzione in città, se non altro per la preoccupazione e lo scompiglio recato in quelle famiglie rimaste d'improvviso senza casa. Tanto più che la palazzina in questione è uno dei pochi edifici di residenza pubblica (quelle che un tempo si chiamavano case popolari) presente a Volterra, gestita per il Comune da APES (Azienda Pisana Edilizia Sociale).
E' chiaro che l'episodio crea gravi problemi nel presente e nel futuro, perché con la cronica carenza di edilizia sociale in cui si dibatte il Comune (il progetto di trasformazione dell'ex padiglione Bianchi è impantanato da lustri in modo insanabile) non sarà uno scherzo trovare appartamenti decorosi e definitivi per le famiglie sfollate. Senza contare l'allungamento sine die dei tempi d'attesa per le circa settanta famiglie che già da anni attendono invano un'opportunità di edilizia sociale, che somiglia sempre di più al sogno dell'isola che non c'è.
Dunque il colpo subito dalla città a causa di questo dissesto non è uno scherzo. Da notare che la palazzina in questione è di costruzione relativamente recente (ha circa 30 anni) ed è stata oggetto di due costosi interventi di consolidamento. L'ultimo dei quali risalente ad appena 3 anni fa. In quell'occasione furono incaricati tecnici di alto profilo per studiare lo stato di salute del fabbricato e del terreno, e in seguito a tali studi fu realizzata, per la seconda volta (il primo intervento di consolidamento risale agli anni '90), una sottofondazione profonda per mezzo di micropali, costata qualcosa come 200.000 euro. Quindi, se già non è “normale” dover salvare un palazzo costruito neppure 30 anni fa, cosa dobbiamo pensare di un edificio “risanato” appena tre anni or sono, che oggi dovrà essere abbattuto? Evidentemente qualcosa non quadra. Perché l'ultimo intervento di consolidamento fu eseguito solo dopo che i tecnici eseguirono una serie di verifiche atte a dimostrare opportunità ed efficacia dell'operazione di messa in sicurezza dell'edificio. Per fare chiarezza all'ultimo Consiglio Comunale, Sonia Guarneri (Progetto per Volterra) ha presentato una mozione che avrebbe impegnato l'amministrazione a procedere per arrivare all'accertamento delle cause del dissesto del palazzo e mettendo in chiaro le ragioni dell'inefficacia delle costose opere di consolidamento poste in essere. Niente di più dell'azione che farebbe qualunque ente o proprietario sano di mente che vedesse andare in fumo in pochi anni un suo bene prezioso (e socialmente utile), dopo che ci sono stati spesi un sacco di soldi pubblici inutilmente. Insomma, qualunque amministrazione avendo “bruciato” fior di centinaia di miglia di euro vorrebbe chiarire se qualcuno ha sbagliato: se i materiali da costruzione usati erano idonei, se i lavori sono stati eseguiti a regola d'arte, se le perizie da parte dei tecnici sono state diligenti, ecc. Sia per rivalersi eventualmente su chi avesse commesso errori, sia per orientarsi meglio in futuro prima di affidare altri incarichi o appalti.
Non è stata una sorpresa quando, in Consiglio Comunale, il voto ha dimostrato che l'amministrazione Buselli preferisce non sapere. Non le importa accertare la verità sulla perdita di un palazzo di edilizia pubblica: meglio cullarsi nell'italico fatalismo del “tanto doveva succedere”. Del resto cosa aspettarsi da un'amministrazione che da ben sei mesi si dibatte pateticamente in acrobazie contabili, senza riuscire stilare uno straccio di rendicontazione per incassare i soldi dei lavori di ripristino delle mura? Meglio che scenda il buio ad avvolgere la sagoma di un palazzo che probabilmente, di fatto, resterà per anni ancora in piedi e vuoto, a far da monumento silenzioso all'incapacità di alcuni, e al menefreghismo dei più. Come è già avvenuto per due stabili abbandonati a Fontanella o all'ex padiglione Bianchi o al San Pietro o a Villa Eoli o a tanti altri palazzi che potrebbero ormai essere presi a simbolo di questa lunga, avvilente stagione di declino.

Progetto per Volterra