sabato 21 novembre 2015

Note a margine


Arbitrarie note a margine dell’ennesimo consiglio comunale aperto, celebrato per discutere i prevedibili impatti che la recente “riforma sanitaria regionale” provocherà sull’ospedale di Volterra e sui servizi socio sanitari della zona”. Questo potrebbe essere il titolo del seguente intervento, se non fosse troppo lungo e pedante. Ma veniamo al sodo: all’orizzonte non si profila niente di buono, in particolare il nostro residuo diritto alla tutela della salute pare che venga ancora compresso e immiserito. Di certo nessuno può dire che la mazzata in arrivo giunga inaspettata: la LR 28/2015, voluta dal presidente Rossi, è la prosecuzione di una politica pluridecennale, ampiamente annunciata nella campagna elettorale delle ultime regionali. Quelle elezioni in cui i volterrani hanno entusiasticamente premiato il presidente uscente con quasi il 49% dei suffragi, sfiorando la maggioranza assoluta dei votanti e superando di un’incollatura la già superba media regionale.
La nuova legge sanitaria della Regione porta avanti la filosofia della cosiddetta legge Balduzzi, dispositivo del governo in perfetta sintonia con il pensiero di quel Renzi, vincitore delle primarie PD nazionali (trionfatore qui a Volterra con circa l’80% delle preferenze), che già nel 2012 annunciava tra i 100 punti del suo programma l’eliminazione di tutti gli ospedali al di sotto dei cento posti letto (42° punto del programma della Leopolda).
La nuova legge regionale, dicevamo, prevede un virile accentramento organizzativo, amministrativo, dei servizi e naturalmente dei poteri, nonché un più stretto controllo del governo regionale sui dirigenti sanitari. Le ASL verranno ridotte da 12 a 3, ciascuna delle quali capitanata da un megadirettore semigalattico – il direttore generale della programmazione – emanazione diretta del presidente regionale. La notizia ha portato scompiglio in città perché, prevedibilmente, per adulare e fare le fusa al megadirettore si allungheranno in misura intollerabile le liste d’attesa. Ma c’è dell’altro: per amore della nostra sicurezza, l’ospedale di Volterra dovrebbe essere immediatamente degradato sul campo, da ospedale di primo livello ad ospedale di base. Una sorta di ricovero di fortuna, dotato di una struttura di primo soccorso e poco più, ma costantemente rifornita di analgesico, acqua ossigenata e qualche cerotto per i casi più gravi. Un risultato ambizioso ma meritato, inseguito per quasi un ventennio ed adesso finalmente a portata di mano.
Per illustrare tutto ciò, il sindaco Buselli, come è solito fare in simili circostanze, non si è risparmiato. Ha introdotto per oltre 50 minuti l’argomento e ha replicato puntigliosamente ad ogni intervento dal pubblico, relegando l’opportunità di parola di tutti gli altri consiglieri comunali a fine seduta. Vale a dire dopo le due di notte, quando la sala del Consiglio era ormai completamente svuotata dal suo pubblico. Se la situazione è grave e annosa, il rimedio individuato dal sindaco condottiero della lista civica lo è altrettanto: il passaggio del distretto della Valle di Cecina dalla ASL di Pisa a quella di Siena, a fianco di Poggibonsi. Una ricetta che è come l’elisir di giovinezza, va bene per tutte le stagioni e cura tutti i mali.
Una menzione speciale la meritano gli interventi dei rappresentanti della Lega Nord in Regione, ormai ospiti abituali della lista civica in queste circostanze. Deliziosi e molto apprezzati, oltre agli accessori verdi squillanti, i loro vibranti appelli in difesa della sanità pubblica. Peccato che la Regione che ha spinto più in avanti il processo di privatizzazione del sistema sanitario sia proprio la Lombardia governata dal leghista Maroni, dove gli intrecci tra denari pubblici, cliniche private e cooperative cielline sono anche oggetto di spiacevoli procedimenti penali. Lassù in Padania sono i rappresentanti del PD che accusano il governo della Lega di tradimento della sanità pubblica e spregio dell’art. 32 della Costituzione, mentre in Toscana i commedianti delle due fazioni recitano il soggetto a parti invertite. Il grande pubblico, ad ogni latitudine, dimostra di apprezzare la fiction, acclama, partecipa e magari per un po’ finge di irritarsi. Per poi cedere, sedotto dalle lusinghe del favorito, intruppandosi speranzoso nel clamore dell’applauso finale.
Progetto per Volterra