“Arbitrarie
note a margine dell’ennesimo consiglio comunale aperto, celebrato
per discutere i prevedibili impatti che la recente “riforma
sanitaria regionale” provocherà sull’ospedale di Volterra e sui
servizi socio sanitari della zona”. Questo potrebbe essere il
titolo del seguente intervento, se non fosse troppo lungo e pedante.
Ma veniamo al sodo: all’orizzonte non si profila niente di buono,
in particolare il nostro residuo diritto alla tutela della salute
pare che venga ancora compresso e immiserito. Di certo nessuno
può dire che la mazzata in arrivo giunga inaspettata: la LR 28/2015,
voluta dal presidente Rossi, è la prosecuzione di una politica
pluridecennale, ampiamente annunciata nella campagna elettorale delle
ultime regionali. Quelle elezioni in cui i volterrani hanno
entusiasticamente premiato il presidente uscente con quasi il 49% dei
suffragi, sfiorando la maggioranza assoluta dei votanti e superando
di un’incollatura la già superba media regionale.
La
nuova legge sanitaria della Regione porta avanti la filosofia della
cosiddetta legge Balduzzi, dispositivo del governo in perfetta
sintonia con il pensiero di quel Renzi, vincitore delle primarie PD
nazionali (trionfatore qui a Volterra con circa l’80% delle
preferenze), che già nel 2012 annunciava tra i 100 punti del suo
programma l’eliminazione di tutti gli ospedali al di sotto dei
cento posti letto (42° punto del programma della Leopolda).
La
nuova legge regionale, dicevamo, prevede un virile accentramento
organizzativo, amministrativo, dei servizi e naturalmente dei poteri,
nonché un più stretto controllo del governo regionale sui dirigenti
sanitari. Le ASL verranno ridotte da 12 a 3, ciascuna delle quali
capitanata da un megadirettore semigalattico – il direttore
generale della programmazione – emanazione diretta del presidente
regionale. La notizia ha portato scompiglio in città perché,
prevedibilmente, per adulare e fare le fusa al megadirettore si
allungheranno in misura intollerabile le liste d’attesa. Ma c’è
dell’altro: per amore della nostra sicurezza, l’ospedale di
Volterra dovrebbe essere immediatamente degradato sul campo, da
ospedale di primo livello ad ospedale di base. Una sorta di ricovero
di fortuna, dotato di una struttura di primo soccorso e poco più, ma
costantemente rifornita di analgesico, acqua ossigenata e qualche
cerotto per i casi più gravi. Un risultato ambizioso ma meritato,
inseguito per quasi un ventennio ed adesso finalmente a portata di
mano.
Per
illustrare tutto ciò, il sindaco Buselli, come è solito fare in
simili circostanze, non si è risparmiato. Ha introdotto per oltre 50
minuti l’argomento e ha replicato puntigliosamente ad ogni
intervento dal pubblico, relegando l’opportunità di parola di
tutti gli altri consiglieri comunali a fine seduta. Vale a dire dopo
le due di notte, quando la sala del Consiglio era ormai completamente
svuotata dal suo pubblico. Se la situazione è grave e annosa, il
rimedio individuato dal sindaco condottiero della lista civica lo è
altrettanto: il passaggio del distretto della Valle di Cecina dalla
ASL di Pisa a quella di Siena, a fianco di Poggibonsi. Una ricetta
che è come l’elisir di giovinezza, va bene per tutte le stagioni e
cura tutti i mali.
Una
menzione speciale la meritano gli interventi dei rappresentanti della
Lega Nord in Regione, ormai ospiti abituali della lista civica in
queste circostanze. Deliziosi e molto apprezzati, oltre agli
accessori verdi squillanti, i loro vibranti appelli in difesa della
sanità pubblica. Peccato che la Regione che ha spinto più in avanti
il processo di privatizzazione del sistema sanitario sia proprio la
Lombardia governata dal leghista Maroni, dove gli intrecci tra denari
pubblici, cliniche private e cooperative cielline sono anche oggetto
di spiacevoli procedimenti penali. Lassù in Padania sono i
rappresentanti del PD che accusano il governo della Lega di
tradimento della sanità pubblica e spregio dell’art. 32 della
Costituzione, mentre in Toscana i commedianti delle due fazioni
recitano il soggetto a parti invertite. Il grande pubblico, ad ogni
latitudine, dimostra di apprezzare la fiction, acclama, partecipa e
magari per un po’ finge di irritarsi. Per poi cedere, sedotto dalle
lusinghe del favorito, intruppandosi speranzoso nel clamore
dell’applauso finale.
Progetto
per Volterra