venerdì 29 novembre 2013

Nessun impegno per Villamagna

Il 13° punto all'ordine del giorno del Consiglio Comunale del 22 novembre ha posto l'attenzione sulla situazione delle scuole di Saline e Villamagna, grazie ad un documento presentato da Bernardini (Progetto Originario) e Bettini (Città Aperta). Il testo, dopo aver richiamato gli avvenimenti del 24 ottobre e i provvedimenti che hanno disposto la chiusura delle due scuole, puntava essenzialmente a tre scopi.
Il primo, per certi versi ovvio ma doveroso, consisteva nel consentire al Consiglio di esprimere solidarietà e vicinanza ai bambini delle due scuole e alle loro famiglie, sia per l'interruzione del servizio subita sia per i disagi dovuti alle soluzioni di emergenza approntate in questa fase per permettere comunque la ripresa dell'attività scolastica.
Il secondo scopo a cui il documento puntava, facendone richiesta direttamente al sindaco e attraverso di lui all'ufficio tecnico, era il definitivo chiarimento sulle cause che hanno indotto il sindaco alla chiusura improvvisa della scuola di Villamagna.
Infine, l'ultimo obiettivo era quello di promuovere, entro tempi certi, “le azioni necessarie a riportare il servizio della scuola per l'infanzia di Villamagna in locali posti all'interno o in prossimità della frazione, in modo tale da minimizzare i disagi dovuti ai prolungati tempi di trasporto sui bambini e sulle loro famiglie”.
Diciamo subito che il documento è stato bocciato seccamente dalla maggioranza di Buselli e Bassini rigettando a questo modo per intero tutti i suoi contenuti, perfino quella dichiarazione di solidarietà e vicinanza del Consiglio ai bambini delle due scuole e alle loro famiglie che sembrava un atto dovuto. Resta difficile interpretare le motivazioni che hanno indotto la maggioranza a bocciare l'insieme delle richieste per la scarsità di motivazioni  fornite. L'unica spiegazione rimasta a verbale a giustificazione del voto contrario dei buselliani è arrivata dall'assessore all'istruzione, che ha parlato di difficoltà per l'amministrazione a prendere impegni sui possibili tempi di riattivazione del servizio asilo a Villamagna, dato il ritardo accumulato nella valutazione di soluzioni alternative.
Seppure deludente per l'esito del voto la discussione in aula sulla mozione è stata  interessante. In primo luogo, stabilito che la pioggia del 24 ottobre su Villamagna ha registrato valori pari circa ad 1/10 di quelli misurati a Saline di Volterra, non è emersa l'esistenza di una sola certificazione tecnica a giustificazione della chiusura della scuola della frazione della Val d'Era. Posto di fronte al dato oggettivo misurato dai pluviometri, il sindaco è sembrato decisamente imbarazzato, al punto da avventurarsi in spericolate distinzioni tra “quantità di pioggia caduta” e “violenza della pioggia battente”.
Altre preoccupanti incertezze sono state palesate dall'amministrazione in ordine all'esistenza delle perizie tecniche sulla vulnerabilità sismica e statica degli edifici scolastici. Richiamato da più parti l'intervento sulla stampa dell'ex dirigente del settore tecnico, ing. Bianchi, laddove rivela di aver affidato uno specifico incarico (con determinazione 308/2010) per la verifica della vulnerabilità sismica delle scuole comunali, sindaco e assessori non hanno saputo fornire alcuna risposta sull'esistenza di quel lavoro.
Per ultima è stata sollevata la questione dell'esproprio d'urgenza dei terreni in località L'Ortino, disposto dalla determina 803/2013 a firma dell'arch. Occhipinti, dove dovrebbe  sorgere il futuro asilo nido di Volterra. Il sindaco non ha saputo illustrare quale sia il nesso tra il futuro asilo nido e gli eventi calamitosi dell'ottobre scorso, chiamati in causa dall'architetto del Comune a giustificazione dell'urgenza dell'espropri dei terreni oggi proprietà di privati cittadini. Da rimarcare il rifiuto ostinato dell'assessore Moschi, responsabile per le Opere Pubbliche, di prendere la parola davanti al Consiglio, seppure più volte esortato dalle minoranze a fornire spiegazioni sia sulla vicenda degli espropri  che sull'effettiva esecuzione delle verifiche per la sicurezza degli edifici scolastici comunali. Parafrasando Cicerone viene da dire che in certi casi il silenzio sa essere eloquente.
 
Progetto Originario

Aria di… elezioni!

È  quell’aria che, come a Natale rende tutti gli amministratori uscenti, più buoni. Ecco che allora viene fuori in maniera ancora più sfacciata quello spirito demagogico e populista che, comunque, non si è mai sopito ed ha sempre dato ampio sfoggio di sé nei modi più svariati.
Proprio in quest’ottica apprendiamo, andando sul sito del Comune di Volterra e leggendo “La Spalletta”, che è stato emesso un bando per un bonus bebè da parte del Comune il cui  “Importo non potrà essere superiore a € 500,00 per ogni nucleo familiare e che la liquidazione del contributo è subordinata alla presentazione di attestazioni della spesa per il nuovo nato”. Adducendo che:“La misura è stata istituita con l'intento di supportare le famiglie nel loro nuovo e oneroso compito di genitori.”.
Coi tempi che corrono una cifra del genere può anche dare un po’ di respiro per i primi acquisti che si fanno quando nasce un figlio: la carrozzina, il lettino, i primi pacchi di pannolini, ecc…, ma non alleggerisce certo in maniera determinante il costo necessario al mantenimento di un bambino e per la sua crescita sarebbe necessario un vero sostegno alle famiglie che si vedono invece sobbarcati oltre che dalle spese di tutti i giorni anche dalle rette per l’asilo nido, poi per lo scuolabus, per la retta scolastica per la mensa e così via.
I Comuni sappiamo benissimo che devono quotidianamente fare i conti con risorse sempre più scarse per erogare servizi anche essenziali. Forse è questa la ragione per cui ad esempio, dal 2009, anno in cui sono state rilevate le prime avvisaglie di problemi strutturali alla scuola di Villamagna, non è stato investito neanche un euro nel consolidamento di questa scuola, che ora è stata chiusa per decisione del sindaco, creando dei disagi enormi alle famiglie dei bambini delle elementari e dell’asilo. Quello forse sarebbe stato un investimento anche a supporto delle famiglie, ma, evidentemente di poca visibilità e pertanto poco “utile”.
Altro esempio: l’attuale amministrazione non vuole istituire una tassa di soggiorno, seppur minima, per i turisti che vengono a visitare Volterra, ma non si è fatta problemi a suo tempo a mettere un’aliquota IMU fra le più alte della provincia, che sicuramente, in fondo all’anno, è risultata un vero e proprio salasso per i residenti…
Dati questi piccoli esempi e non solo, l’erogazione del bonus bebè tirata fuori dal cilindro a 6 mesi della elezioni sa tanto di operazione propagandistica con il solo scopo di fare uno spot elettorale.
Ma si sa, già al tempo del fascismo e, poi, con Berlusconi, sono state fatte molte operazioni analoghe, e sappiamo benissimo che i due precedenti citati, sono emblematici di quanto possa essere determinante la propaganda in assenza di una buona amministrazione. E certo i nostri “cari amministratori” non potevano essere da meno. Alla faccia di una politica nuova e dalla faccia pulita.  

Simone Sabatini, Progetto Originario

Resta a mollo la Pinacoteca

Domenico Ghirlandaio
Col voto congiunto di Uniti per Volterra e Bassini all'ultimo Consiglio Comunale la maggioranza si è rifiutata di impegnare il Sindaco e la Giunta “a realizzare gli interventi necessari all'impermeabilizzazione degli gli infissi di palazzo Minucci Solaini e di ogni altro intervento utile ad impedire ulteriori infiltrazioni all'interno dello stabile, in modo tale da garantire la piena sicurezza delle opere custodite nella Pinacoteca Comunale”. La mozione è stata proposta dal consigliere di Progetto Originario, Bernardini, a seguito della risposta fornita dal Sindaco all'interpellanza presentata dallo stesso consigliere dopo gli episodi di abbondanti infiltrazioni d'acqua piovana nelle sale del palazzo nei giorni 10 settembre e 24 ottobre. La maggioranza ha deciso di bocciarla, senza neppure tentare di intavolare una mediazione sul testo. In fondo questo è ormai lo stile costante dei buselliani: qualunque proposta venga da parte delle opposizioni dev'essere rifiutata. In omaggio all'idea squisitamente populistica che vede qualsiasi concessione fornita alle minoranze come dimostrazione di debolezza e soprattutto l'occasione di appannamento della propria immagine. Quell'immagine che va continuamente corroborata con frequenti annunci shock a mezzo stampa ad uso e consumo dei creduloni: la nuova SR 68 imminente, l'ospedale “salvato” dal protocollo firmato dal Sindaco, l'arrivo dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario al S. Chiara, l'annuncio della farmacia comunale in borgo S. Giusto, le case popolari presso via Trento e Trieste, etc. etc..
Dopo il voto dello scorso anno col quale le stesse forze politiche si rifiutarono d'innalzare da zero alla misera somma di 5000€ il fondo per l'acquisto di nuovi libri per la biblioteca comunale, l'ultima prova di ostentato disinteresse verso i beni culturali della città suona quasi come una provocazione. Una provocazione o uno schiaffo affibbiato alla tradizionale vocazione culturale di Volterra e quindi della sua storia. Un atto che cozza fragorosamente con l'impegno, tante volte sbandierato dall'amministrazione, di voler proiettare la città nel circuito del patrimonio dell'Unesco.  Come potrebbe l'Unesco prendere sul serio l'impegno di un Comune che per primo trascura il proprio patrimonio culturale, anche di fronte ad impegni economici di minima entità, come le poche migliaia di euro necessarie per sostituire alcuni decrepiti infissi del palazzo Minucci Solaini?
Il nuovo niet della maggioranza in Consiglio suscita costernazione, perché le violente piogge con cui si è annunciata la stagione rigida sollevano preoccupazioni per lo stato delle opere conservate nella pinacoteca, per le eventuali interruzioni nella fruibilità del museo e anche per le condizioni del paramento murario di uno dei principali palazzi storici del centro. Sarebbe bastato rinunciare a pochi lampioncini o a qualche metro di marciapiede spalmato di ghiaino per mettere tutto questo al sicuro. Ma evidentemente le priorità di questa amministrazione risiedono in simili addobbi, mentre pinacoteca e biblioteca non assicurano sufficiente visibilità ai reggenti di Palazzo dei Priori. 


 Progetto Originario

L'Informagiovani un anno dopo

Il Tirreno 29 novembre 2013

venerdì 22 novembre 2013

Il dovere di conservare le opere della Pinacoteca

Palazzo Minucci Solaini
I ripetuti episodi di abbondanti infiltrazioni d'acqua nei locali della Pinacoteca Comunale hanno suscitato una giusta preoccupazione in città per lo stato di conservazione delle opere d'arte ivi custodite. Dopo i forti scrosci avvenuti prima nella notte tra il 9 e il 10 settembre e poi durante la bomba d'acqua del 24 ottobre, è sicuramente aumentato il timore che l'intensificarsi dei fenomeni meteorologici estremi possa aggravare le ripercussioni sulle tavole e sulle altre opere in materiali naturali esposte in Pinacoteca. Il rischio finora solo temuto pare essere molto concreto, se anche un funzionario del comune si è sentito in dovere di segnalarlo dalle pagine de Il Tirreno del 2 ottobre 2013. In quelle dichiarazioni rilasciate dal tecnico comunale veniva sottolineato il problema delle infiltrazioni della pioggia attraverso gli infissi delle finestre che da tempo affligge palazzo Minucci Solaini, sede della Pinacoteca, in entità tale che “nel giro di un paio di anni potrebbero rischiare di rovinarsi tutti i capolavori che contiene il nostro museo”. A seguito di questi fatti, il 2 ottobre il consigliere Bernardini presentò un'interpellanza al sindaco per chiedere chiarimenti sul reale stato delle cose. In quegli stessi giorni leggemmo sulla stampa locale anche di un sopralluogo eseguito sul palazzo di tecnici della Soprintendenza, di cui però ignoriamo ancora gli esiti. La risposta all'interpellanza del consigliere Bernardini diramata dal sindaco in data 8 novembre non reca messaggi che autorizzino l'ottimismo. Infatti, nel documento si legge che finora degli episodi d'infiltrazione d'acqua avvenuti nei locali della Pinacoteca si è perso praticamente il conto; infatti, al primo punto, si legge: “Non è possibile quantizzare le segnalazioni all'Ufficio Tecnico (di detti eventi), poiché si è trattato di comunicazioni telefoniche”. La risposta chiarisce che il problema in effetti è quello già denunciato in più occasioni dai dipendenti comunali, laddove si afferma che: “l'acqua passa attraverso le fessure delle finestre, che non sono dotate di telaio, quando piove a vento o con violenza”. Ciò che appare sorprendente è la modesta entità economica degli interventi di sistemazione degli infissi del palazzo che, stando ancora alla risposta del sindaco, sono stati stimati dagli uffici comunali: “circa € 12.500”. Evidentemente, si tratta di una somma alla portata del Comune di Volterra, che però finora ha scelto di spendere in interventi di maggiore visibilità - vedi i numerosi lampioncini di tutte le fogge, disseminati un po' ovunque in questi anni - piuttosto che per la maggior sicurezza delle opere conservate nel palazzo di via Sarti. Alla luce delle informazioni prodotte dal sindaco, il gruppo consiliare di Progetto Originario ha deciso di presentare una mozione nel Consiglio Comunale del 22 novembre, con la quale impegnare il sindaco e la Giunta a far eseguire i lavori necessari ad evitare il ripetersi di ulteriori fenomeni d'infiltrazione che potrebbero risultare dannosi per i dipinti, gli arazzi e gli altri beni artistici della Pinacoteca patrimonio della città. Nei prossimi giorni daremo conto dell'esito della discussione in Consiglio e del voto finale sulla nostra proposta.


                                                                                            Il gruppo consiliare di Progetto Originario

Sportello stranieri: partire dalla verità

Il dibattito sull’opportunità di scompaginare l’attuale organizzazione del servizio dello Sportello stranieri, il 14 novembre si è arricchito dell'intervento dell'Assessore al sociale Simone Lonzi pubblicato dal quotidiano Il Tirreno. Le parole di Lonzi hanno confermato le nostre preoccupazioni. Da una parte l’intervento dell’assessore ha ribadito la volontà dell’Amministrazione di smantellare l’attuale gestione associata dello Sportello per ripiegare su di una gestione particolaristica del servizio, secondariamente si è confermato che l’amministrazione comunale intende effettivamente affidare il servizio all'ASP S. Chiara.
Lonzi, nel merito delle osservazioni che abbiamo avanzato in ordine all'assenza di adeguate professionalità all'interno dell'ASP S. Chiara, afferma che a suo parere l’ASP possiede tutti i requisiti necessari, perché avrebbe maturato una specifica professionalità nei due anni e mezzo di gestione dell'emergenza profughi. Questa affermazione non è veritiera ed è anche fuorviante.
Il S. Chiara ha svolto sì l’attività di accoglienza dei profughi in questi mesi, ma senza occuparsi direttamente alcuna attività relativa al disbrigo delle pratiche burocratiche relative al loro soggiorno in Italia, ovvero le richieste di asilo, il rilascio dei permessi, ect. Queste attività sono state svolte in parte dallo stesso Sportello Stranieri per quanto di sua competenza ed in parte dall’Associazione Welcome in Val di Cecina con apposita convenzione stipulata con il S. Chiara stesso.
Ma vi è di più. L’assessore Lonzi confonde la condizione particolare di un profugo con quella di un immigrato. Anche volendo ipotizzare che il S. Chiara abbia acquisito una qualche professionalità nella gestione delle richieste di asilo, di sicuro non ha invece mai trattato alcuna pratica relativa al rilascio o rinnovo di un permesso di soggiorno o carta di soggiorno, né effettuato un ricongiungimento familiare. E’ chiaro quindi che occorre in primo luogo intendersi circa la presunta professionalità che l’Asp S. Chiara ha realmente maturato sul delicato terreno dell’immigrazione e se possa avvalersi di operatori muniti di adeguata qualificazione professionale, con una formazione specifica ed un’esperienza di servizio. Ovvero se possieda i requisiti che sino ad oggi si è preteso possedesse il gestore del servizio a garanzia di un’azione efficiente ed efficace. Il vuoto di competenza specifica dell’azienda S. Chiara, che a noi sembra evidente, verrà scontato dagli utenti, a cui nessuno evidentemente intende chiedere un parere. Eppure, sarebbe assai semplice se l’amministrazione volesse cercare un riscontro dagli stessi fruitori del servizio che finora sono stati sempre accolti con competenza e profonda umanità. Solo l’Assessore al sociale di Volterra sembra ignorare questo dato di fatto.
Infine, sottolineiamo che l’Assessore Lonzi ammette che l’operazione non porterà alcun beneficio economico all'Asp S. Chiara e tira nuovamente in ballo la questione dell'apertura di un nuovo centro per ragazzi in difficoltà a Larderello che l’Asl ha accordato al Comune di Pomarance. L’argomento non ha attinenza con quanto detto sopra, ma per allietare i sonni dell’assessore torniamo volentieri a ribadire quanto già sostenemmo in sede di Consiglio Comunale. Anche per noi sarebbe stato assai opportuno che tale tipologia di servizi avesse trovato sede a Volterra, se non altro per la compresenza di altri importanti servizi alla persona su questo territorio. Ma di questo risultato Lonzi non può che incolpare se stesso e l’amministrazione di cui fa parte, visto che i nostri vicini di Pomarance, seppur sotto l’insegna di una lista civica alternativa al Pd, si sono dimostrati assai più abili di loro nel condurre in porto la trattativa con la Asl 5. Evidentemente c’è chi sa far fruttare i propri argomenti anche se deboli, e chi butta alle ortiche tutte le occasioni anche disponendo di argomenti ben più solidi.

Progetto Originario 

venerdì 15 novembre 2013

L'ultimo dubbio

Proprio non è andato giù al presidente Bacci il nostro corsivo dal titolo “Commedia all'italiana”, dove, sul finale, facevamo un po' di satira preventiva su quelle che si annunciavano già come le dimissioni farsa dei vertici del S. Chiara. La replica stizzita di Bacci mette in mostra la coda paglierina di un uomo permaloso che si è sentito colto in fallo. Assicuriamo, però, Bacci che, in una situazione così critica come quella in cui versa l'azienda che presiede, non è stato un bello spettacolo quello che ha inscenato rassegnando le sue revocabili dimissioni. Ovviamente non abbiamo incontrato tutti di dipendenti del S. Chiara in questi giorni, ma tutti quelli che abbiamo incontrato (proprio tutti) si sono detti indignati per il gioco delle parti, peraltro fin troppo telefonato, esibito nell'occasione da Bacci e Buselli.
Nell'invettiva che ci dedica il presidente la butta decisamente in politica, censurando l'operato di Progetto Originario non soltanto per le posizioni prese nei confronti del S. Chiara ma a tutto tondo e disegnando gli scenari delle prossime alleanze in vista delle elezioni amministrative. Insomma Bacci non si è certo peritato dal far ricorso ad argomenti molto più adatti al segretario della lista civica UpV (o al portavoce della coalizione delle destre che la sostiene) piuttosto che al presidente della locale casa di riposo. A questo proposito sarà utile ricordare le parole che nel novembre 2010, Renato Bacci rivolse al suo partito d'appartenenza, il PRC, che in un comunicato aveva giudicato inopportuna la sua auto-candidatura. All'epoca Bacci si giustificò dipingendo il suo incarico come puramente tecnico e quindi privo di qualsiasi connotazione politica, infatti, il 5 novembre 2010 così replicava sul sito web di Danilo Cucini: “come presidente di questa istituzione (S. Chiara) non mi sento di ricoprire alcun incarico politico ma solo amministrativo”. A distanza di 3 anni, con un bilancio che, dal punto di vista amministrativo, ha subito un'evoluzione decisamente deprimente, constatiamo che Bacci ha “rivisitato” da cima a fondo l'interpretazione del suo ruolo, scegliendo l'italianissima via d'uscita di buttarla felicemente in politica. Che è il modo più consumato per buttarla in caciara. In politica, si sa, per molti la bugia è il più tipico ferro del mestiere e Bacci non se lo fa certo mancare. Infatti mente, affermando che Progetto Originario avrebbe rinunciato a pronunciarsi sul taglio dei ricoveri operato da Damone nei confronti del S. Chiara. Abbiamo detto la nostra sia in sede ufficiosa che ufficiale e fanno fede i verbali del Consiglio Comunale del 9 agosto scorso, quando fu discusso il bilancio 2012 del S. Chiara. Ma a Bacci conviene fare orecchie da mercante, perché oltre al biasimo che riservavamo al direttore Damone abbiamo sempre dovuto aggiungere le nostre critiche alle maldestre manovre di Buselli, a cui Bacci non manca mai di tener dietro. I variopinti progetti campati in aria, le trovate “miracolose” ma inconsistenti periodicamente sparate sui giornali, i piani di privatizzazione raffazzonati e subito abortiti, i continui attriti con sindacati e dipendenti, le sceneggiate di dimissioni farsa, per non parlare della sfiducia da operetta che il sindaco ha recitato nei confronti del direttore generale della Asl 5 sono tutti ingredienti della mistura con i quali è stata intossicata l'azienda in questi tre anni. Un'azienda che invece di risalire la china nel periodo della presidenza Bacci ha peggiorato di gran lunga la propria condizione, con bilanci costantemente deficitari, un debito raddoppiato e nessuna via d'uscita approntata per il futuro.
Vede, presidente, se rilegge attentamente il nostro corsivo semiserio sulle sue semiserie dimissioni, troverà che mantiene fino alla fine un elemento di dubbio. Infatti, conoscendo da tempo Buselli sapevamo che queste sceneggiate rientrano perfettamente nelle sue corde ma, non avendo altrettanta dimestichezza con lei, coltivavamo il dubbio, quasi una speranza, che in una situazione così grave non si sarebbe prestato ad interpretare certi teatrini.
Dubbio che la sua replica ha definitivamente fugato.
Progetto Originario



Ritorno a Villamagna

Apprendiamo dai giornali che, dopo l'inserimento alla Jacopo da Volterra dei bambini delle elementari di Villamagna, il giorno 13 anche i più piccoli potranno tornare finalmente alla materna, essendo stato predisposto un locale temporaneo nell'istituto di San Lino a Volterra. L'improvvisa chiusura della scuola di Villamagna, dovuta a cause ancora tutte da precisare, avvenuta per ordinanza del sindaco il giorno 24 ottobre ha, quindi, comportato la sospensione del servizio per tre settimane circa. Il trasferimento dei bambini della materna di Villamagna all'istituto San Lino di Volterra può essere considerato una soluzione appropriata solo in chiave temporanea. Il nuovo assetto, a nostro parere, è accettabile soltanto se, fin da adesso, il Comune lavorerà seriamente per individuare ed approntare altri locali presso Villamagna per ripristinare quantomeno l'asilo. Infatti i bambini piccoli della materna (tra loro ve ne sono due con meno di tre anni) hanno tutto il diritto di farsi sballottare dallo scuolabus il meno possibile. Del resto anche i disagi per le famiglie vanno contenuti in un periodo di tempo non troppo prolungato. Questi bambini sono peraltro 17: un numero abbastanza cospicuo da giustificare, anche in termini economici, il modesto investimento necessario ad adeguare i locali di almeno uno degli spazi che, presso Villamagna, il gruppo dei genitori nei giorni scorsi ha già individuato e suggerito all'amministrazione comunale. L'importante è che gli uffici comunali abbiano mandato dal sindaco e dalla giunta di svolgere tutte le attività necessarie alla riapertura della scuola o di un locale alternativo secondo un calendario ragionevole ma ravvicinato e certo. Il rischio più grande, infatti, per il modo in cui è partita questa operazione, è quello di veder dilatare oltre ogni misura i tempi di risposta su Villamagna, in modo tale da rendere di fatto definitiva la soluzione di San Lino, nata per essere temporanea. Sappiamo bene che a Volterra, di solito, niente è più durevole delle soluzioni transitorie. Alcuni segnali in questo senso preoccupanti sono già comparsi, come i tempi lunghissimi (ci risulta 30 giorni) indicati dall'amministrazione ai tecnici del Comune solo per eseguire i primi sopralluoghi nei siti alternativi indicati dai genitori di Villamagna. Questa “rilassatezza” è del tutto inappropriata in un caso di emergenza come questo. Specialmente se venisse accertato, come sembra di capire, che il problema che ha portato alla chiusura improvvisa dell'edificio scolastico è di tipo strutturale. Se così fosse l'amministrazione probabilmente avrebbe qualche inadempienza da farsi perdonare. Bisognerebbe chiedersi cosa è stato fatto negli ultimi 4 anni, in presenza di una relazione tecnica eseguita sui materiali di quello stesso edificio dall'ing. Sassu e depositata in Comune nell'estate del 2009 in cui, a fronte di una serie di fragilità evidenziate dai rilievi, si legge: “si rende necessario approfondire la conoscenza meccanica del paramento murario portante”. Inoltre, l'ex assessore Bernardini fin dal luglio 2010, quando ancora non si era dimesso dalla Giunta, era tornato ad esortare ufficialmente sia il sindaco Buselli che l'assessore alle Opere Pubbliche Moschi, affinché venissero eseguite entro il 31/12/2010 le necessarie verifiche statiche e sismiche sugli edifici comunali più vulnerabili, nel rispetto dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003. Da allora sono passati tre anni e mezzo, durante i quali potevano essere utilizzati i periodi di chiusura estivi per eseguire tutti gli accertamenti del caso che avrebbero potuto prevenire ed evitare la situazione di emergenza attuale. I disagi che oggi ricadono sull'utenza e le maggiori spese che il Comune sta affrontando per allestire locali di fortuna e organizzare un trasporto scolastico non previsto sono conseguenze che potevano essere evitate dall'amministrazione. Messa in chiaro questa parte della storia pregressa dell'edilizia scolastica comunale, ci aspettiamo che l'attuale amministrazione si attrezzi per dimostrarsi d'ora in avanti più sollecita, ripristinando l'uso della scuola o attrezzando quantomeno dei locali alternativi per la materna nella frazione di Villamagna secondo tempi certi.
Progetto Originario

venerdì 8 novembre 2013

Sportello stranieri: come demolire ciò che funziona

In queste ultime settimane l'amministrazione Buselli sembra intenzionata a “rivoluzionare” anche il servizio dello Sportello per Stranieri. Forse molti non lo sanno ma lo Sportello Stranieri Alta Val di Cecina costituisce da anni un chiaro esempio di buona gestione di un servizio. I quattro comuni dell'Alta Val di Cecina fecero a suo tempo la scelta lungimirante di gestire in forma associata attraverso la Società della Salute il servizio in sostegno dei cittadini stranieri nel loro processo di integrazione, offrendo un supporto importante per le pratiche di rilascio dei permessi di soggiorno, delle carte di soggiorno, dei ricongiungimenti familiari, ecc. in sinergia con gli uffici della questura. Il sistema degli sportelli, aperti a scacchiera nei vari comuni, ha coperto un servizio alla zona puntuale ed incisivo, garantendo finora una risposta complessiva di ottimo livello. La professionalità maturata dagli operatori in questi anni e la loro particolare sensibilità sono stati gli elementi decisivi per il buon funzionamento del servizio. Basti pensare anche al recente supporto offerto in occasione dell’emergenza profughi provenienti dalla Libia, col disbrigo di numerose richieste di asilo arrivate in varie ondate, con tutte le difficoltà legate alle diverse lingue e situazioni personali che si sono presentate. L’avvicendamento nella gestione dello sportello tra Arci e Associazione Welcome in Val di Cecina, avvenuto nel 2011, non ha inciso sull'ottima qualità servizio poiché i Comuni hanno potuto contare sulla professionalità degli stessi operatori.
Nonostante i numerosi meriti acquisiti in questi anni dagli operatori dello Sportello Stranieri, il Comune di Volterra oggi sta portando avanti la scelta di abbandonare la gestione associata con gli altri Comuni della Val di Cecina per affidare la parte del servizio che gli compete al S. Chiara. A parte l'inesauribile istinto all'isolamento della Giunta volterrana che ormai sembra aver assunto un carattere ossessivo-compulsivo, obiettivamente, la nostra ASP non ha alcuna qualifica specifica per lavorare anche a questa delicatissima materia. Mentre di sicuro, fino ad oggi, qualità e competenza sono state garantite dagli operatori di Welcome in Val di Cecina, anche in situazioni difficili oltre i limiti dell'emergenza. Dove stia la convenienza dell'operazione architettata da Buselli e Lonzi è tutto da scoprire. Certo non si tratta di un’operazione tesa a migliorare il servizio, poiché non vi sono professionalità specifiche all'interno della ASP S. Chiara; anzi, occorrerà come minimo un bel po’ di tempo per formare un nuovo operatore, ammesso che l'azienda abbia personale adatto in esubero. Nel caso poi che la Asp S. Chiara dovesse assumere nuovo personale ad hoc o esternalizzare il servizio, l'operazione risulterebbe priva di senso dal punto di vista economico, perché in questi casi dovrebbe essere direttamente il Comune ad occuparsene per non alimentare nuovi sprechi derivanti da intermediazioni superflue. Sicuramente non si tratta di un’operazione utile al fine della risoluzione dei problemi economici dell'Azienda, poiché si sta parlando di un servizio che per tutta la Val di Cecina è costato appena 12.000€ l’anno. Senza contare che per l’ennesima volta si sta scardinando un servizio associato tra quattro Comuni, per andare a ricrearlo da soli “in piccolo” o al massimo con l'ausilio di Castelnuovo Val di Cecina. Il Comune che, peraltro, già nel 2011 decise di non accogliere lo Sportello Stranieri nel suo territorio, cosicché gli stranieri residenti a Castelnuovo da due anni sono costretti a rivolgersi allo Sportello di Pomarance. Presto queste persone dovranno farsi un’ora di pullman per venire tutte a Volterra? Buselli, si legge nei verbali della Società della Salute, è convinto che il S. Chiara abbia maturato una significativa esperienza con la gestione dei profughi degli ultimi due anni e dunque possa sostituirsi senza problemi a chi ha alle spalle oltre un decennio di esperienza. Un’affermazione sorprendente, perché un conto è offrire un pasto e un tetto temporanei, altro è muoversi nella giungla delle pratiche amministrative e burocratiche imposte dalle nostre leggi. Lo hanno capito benissimo i Comuni di Pomarance e Montecatini che hanno deciso di lasciare Volterra al suo destino, mantenendo il servizio per come è stato finora. Non sappiamo, invece, cosa pensino in merito i vertici del S. Chiara, ma se due anni fa erano perfino disposti ad accogliere la gestione del servizio dei cimiteri comunali, c'è da temere che saranno pronti a tener dietro al sindaco anche in quest'ultima sua “trovata”.
La domanda che si dovrebbe porre il cittadino comune, a questo punto, è perché mai si vada a manomettere un servizio che funziona egregiamente per trasferirlo ad un soggetto privo di esperienza, che per giunta non trarrà alcun beneficio economico dall’affidamento? Che si tratti ancora una volta di mero pressapochismo è per noi quasi una certezza. Così come, senz’altro avrà giocato un ruolo l'istinto all’eterno conflitto contro tutto e contro tutti, che da anni spinge questa amministrazione a richiudersi sempre più in se stessa. Solo che stavolta si fanno esperimenti con un servizio delicatissimo, dedicato a persone socialmente fragili.
Ancora una volta una scelta scriteriata. Sulla pelle dei più deboli.
Progetto Originario



Villamagna, quella verifica dimenticata

La chiusura delle scuole dell'infanzia di Villamagna e Saline di Volterra è stata disposta dal sindaco con una raffica di ordinanze emesse a partire dal giorno 24 ottobre. La riapertura avverrà solo in seguito “a nuova disposizione”, si legge nel provvedimento numero 44/2013. Ma se per la scuola di Saline i tempi di riattivazione della struttura dovrebbero essere abbastanza celeri, almeno in teoria, avendo l'ufficio tecnico il quadro chiaro degli interventi di ripristino da espletare, per la scuola di Villamagna la situazione è molto più nebulosa. Ricordiamo che a Villamagna l'edificio scolastico, che ospita sia la scuola dell'infanzia (asilo) che la primaria (elementari), non ha subito fenomeni di allagamento ma è stata chiusa per ragioni di sicurezza, come spiegato dal sindaco e dal suo vice ai genitori degli alunni nell'incontro convocato con urgenza nella frazione il 25 ottobre scorso. Sui motivi del provvedimento restano comunque da chiarire ancora alcuni aspetti, perché non è stato precisato ufficialmente quale sia stato il fenomeno nuovo che ha spinto il sindaco ad ordinare la chiusura repentina della scuola.
Che l'edificio, per le sue caratteristiche, potesse risultare particolarmente vulnerabile sotto i profili statico e sismico lo attestava già l'esito di un monitoraggio effettuato nel 2009 dagli ingegneri dell'Università di Pisa. Nel rapporto steso dagli ingegneri si definiva il paramento murario della scuola “di qualità mediocre”, si prendeva nota di “alcune fessure”, si sottolineava l'assenza degli ancoraggi di sicurezza su tutti gli armadi e, in definitiva, si individuava la necessità di “approfondire la conoscenza meccanica del paramento murario portante”. Dunque certi problemi erano noti almeno dall'estate 2009.
L'anno seguente, l'assessore all'ambiente Bernardini, con una nota scritta diretta al sindaco Buselli e all'assessore alle Opere Pubbliche Moschi del luglio 2010 (prot. 7498/2010) ricordava ai due colleghi di maggioranza “l'obbligo di sottoporre a verifiche sismiche tutte le opere strategiche e rilevanti”, a cominciare dalle scuole, imposta dall'Ordinanza PCM n. 3274/2003 con “scadenza il 31/12/2010”. In quella nota dell'ex assessore all'ambiente, si legge: “poiché la materia della vulnerabilità sismica degli edifici è decisamente rilevante, è necessario provvedere tempestivamente alla schedatura di tutte le opere maggiormente sensibili e a questo scopo avremmo bisogno di effettuare una prima stima del budget necessario ad affidare tale incarico, per poi svolgere regolare gara per il suo affidamento”. Sempre rivolgendosi a Moschi e a Buselli la nota proseguiva aggiungendo: “Una volta stimata la somma necessaria per affidare l'incarico, chiedo, quindi, se ritenete di attingere ai fondi accantonati per le spese di consulenza nelle disponibilità dell'Assessore alle Opere Pubbliche per provvedere a tali obblighi”. La conclusione del documento era netta: “consiglierei di dare rapidamente disposizioni al dirigente Bianchi affinché proceda all'affidamento dell'incarico. In caso contrario, vi pregherei di indicare eventuali percorsi alternativi finalizzati alla realizzazione degli obiettivi indicati nell'OPCM 3274/2003”. La risposta scritta a quell'esortazione non è mai arrivata, il sindaco si limitò a mere rassicurazioni verbali sulla volontà di proseguire le indagini sugli edifici pubblici, a partire da quelli scolastici. Cinque mesi dopo Bernardini lasciò la maggioranza assieme a tutti noi di Progetto Originario per le note e irrimediabili divergenze col sindaco. Da allora sono trascorsi più di tre anni, tre intere estati, sono stati spesi circa 500.000 euro di consulenze e 200.000 euro soltanto in spese legali, senza che nessuno nell'amministrazione Buselli abbia sentito il dovere di adempiere a quell'obbligo di legge, ritagliandosi la somma necessaria per accertare lo stato di sicurezza degli edifici scolastici. Fino ad oggi, autunno 2013, quando improvvisamente, per ragioni in parte ancora da chiarire, ci si appresta finalmente ad affidare quel famoso incarico. Almeno per la una verifica statica sulla scuola di Villamagna, le altre, evidentemente, possono aspettare.


Luigi Cocucci, Progetto Originario

venerdì 1 novembre 2013

INDIETRO TUTTA!

Appena rientrati da un breve periodo di ferie e precisamente il 27 agosto 2013, trovammo sul tavolo una nota a firma Pier Luigi Acerbi, neo-segretario (il quarto in 4 anni) del sindaco Buselli. Come primo provvedimento dopo mesi di silenzio, il dott. Acerbi disponeva l’impossibilità di accesso diretto agli atti comunali da parte dei consiglieri comunali, imponendo loro, in palese violazione della normativa vigente, un obbligo di istanza scritta e a cui gli uffici avrebbero dovuto rispondere in (comodi) 30 giorni, arrogandosi perfino il potere di “monitoraggio” sull’attività di controllo dei consiglieri comunali.
La nota del segretario, perveniva in seguito alla richiesta di intervento della consigliera Guarneri, che un mese prima si era vista negare dal responsabile dell’ufficio tecnico l’accesso alla pratica di un cantiere in quei giorni ancora aperto in città, ossia il fascicolo relativo al rifacimento del marciapiede dei Ponti. In quella circostanza era stato evidente l’impaccio dell’architetto comunale che, non intendendo far visionare tale fascicolo, si giustificava, in un primo momento, con richiami giuridici del tutto inappropriati e, successivamente, col pretesto che il fascicolo si sarebbe trovato nella disponibilità di un altro dipendente comunale momentaneamente in ferie. Il tutto dopo essere stato preventivamente informato della richiesta e aver fissato a suo comodo l’appuntamento con la consigliera. Poiché tale rifiuto non era il primo opposto al nostro gruppo dal responsabile del settore tecnico, si rendeva necessario ancora una volta sottoporre la questione al segretario comunale di turno. Sorprendentemente, distinguendosi da tutti i suoi predecessori, il dott. Acerbi decideva di assumere un provvedimento di tipo restrittivo, accusando i consiglieri di fare “troppi” accessi agli uffici, dunque di ostacolare il loro lavoro. Detto per inciso, per stessa ammissione del segretario, gli accessi agli uffici di tutto il nostro gruppo nel 2013 sono stati ben tre! Ci sia almeno consentito di dubitare di aver sovraccaricato di lavoro gli uffici! Il provvedimento del segretario andava a penalizzare tutti i consiglieri di minoranza, impedendo di fatto l’esercizio del controllo sull'esecutivo.
A quel punto non rimaneva che l’impugnazione al Tar del provvedimento assunto del segretario, che a nostro avviso era in contrasto con la legge nonché palesemente lesivo dei più elementari principi di democrazia e trasparenza. L’udienza per decidere la sospensione cautelare del provvedimento fu fissata dal Tribunale per il 23 ottobre scorso. Sono così passati due mesi senza che potessimo esercitare il normale diritto/dovere di controllo che spetta ai consiglieri, poi con un tempismo degno di miglior causa, appena 5 giorni prima dell'udienza, il segretario Acerbi ha inscenato un fulmineo dietrofront, facendoci notificare una vera e propria rettifica di ciò che con “ferma” sicurezza aveva scritto poche settimane prima e restituendo ai consiglieri la possibilità di accesso diretto agli uffici e di risposta immediata.
Ovviamente il nuovo provvedimento, che rettifica in tutto e per tutto il precedente, assume ufficialmente la denominazione di “chiarimento”!
Crediamo che questo episodio sia il segno di come funzionano le cose in questo nostro “povero” Comune. Non è normale che tre gruppi consiliari siano stati costretti a ricorrere al Tar per far valere diritti elementari, che sono propri di ogni più rudimentale democrazia. Così come non è veramente accettabile che la figura di garanzia della legalità delle procedure e dei procedimenti nel nostro comune, si sia fatto portavoce di un provvedimento palesemente illegittimo per ostacolare l’attività di controllo dell'unico contrappeso esistente al governo nei comuni, che è costituito proprio dai consiglieri di minoranza.
Il dott. Acerbi, facendo il suo repentino dietrofront dell’ultimo minuto per sottrarsi al giudizio del Tribunale, ha evidentemente dimostrato di essere pienamente consapevole di aver abusato della propria posizione. Intanto, però, ha evitato che qualcuno mettesse il naso su una pratica relativa ad un cantiere commissionato dal Comune, il cui fascicolo per una ragione o per l’altra per ben tre volte è risultato irreperibile ai consiglieri che desideravano visionarlo.
Una domanda infine sorge spontanea: con quali soldi saranno pagate le spese di difesa del Comune nel procedimento rimasto ancora in piedi in attesa di decisione definitiva? La nostra richiesta ufficiale è che non si metta mano ai soldi delle casse comunali. E’ bene che chi si assume certe responsabilità la finisca di ripararsi dietro ai soldi pubblici. Se alla fine risultasse che il segretario, un dipendente comunale con funzioni dirigenziali apicali e dunque molto ben retribuito, ha sbagliato in modo clamoroso, allora è giusto che paghi di tasca propria.

Progetto Originario

Commedia all'italiana

Nell'ultima settimana abbiamo letto delle dimissioni presentate dal CdA del S. Chiara e dal suo presidente Bacci, abbiamo letto le articolate motivazioni che hanno spinto gli amministratori dopo due anni e mezzo a compiere questo gesto fatidico, ma francamente ci resta il dubbio che non si tratti di una cosa seria. Questa amministrazione comunale, così sensibile ai riflettori, ci ha abituati ai teatrini recitati sulla base dei copioni più scontati, per cui anche in mezzo a situazioni drammatiche c'è sempre il rischio di trovarsi davanti alle solite scenette da cabaret. Speriamo sinceramente che non sia così, perché la grave situazione di bilancio della ASP S. Chiara che vede il buco del debito allargarsi anno dopo anno e dove già i sindaci revisori hanno lanciato chiarissimi segnali di allarme, richiederebbe ben altri atteggiamenti.
A nostro parere, il momento chiave vissuto da questo CdA fu il 20 febbraio 2012 , quando durante un partecipato Consiglio Comunale venne discusso il piano di rilancio del S. Chiara messo a punto dai consulenti della società Iris. In quell'occasione tutti i gruppi consiliari di minoranza, facendosi interpreti dei dipendenti della struttura e dei sindacati interni, espressero forti perplessità sull’effettiva realizzabilità di quel piano e chiesero di rivederlo per addivenire ad una soluzione condivisa e possibilmente unanime. Buselli, col consenso scontato della consigliera Bassini, spinse per andare avanti a testa bassa su una strada che già allora a noi tutti sembrava portare in un vicolo cieco, e il presidente Bacci non ebbe il coraggio di discostare la sua posizione da quella del sindaco. Bacci, più accorto ed esperto di Buselli, durante quel Consiglio capì l'errore che si stava consumando ai danni del S. Chiara ma non ebbe la forza di mettersi in gioco e si imbarcò nel percorso accidentato della privatizzazione dell'azienda sulla base di un progetto irrealistico, contro il parere dei dipendenti e di mezzo Consiglio Comunale.
In quel momento il dado è stato tratto: se questo presidente e il CdA dell'azienda hanno scommesso tutto su quel piano, è ovvio che avrebbero dovuto sentire legate le loro sorti al successo o meno di quel progetto. O meglio, sarebbe stato ovvio in un paese normale. Ma qui, di questi tempi, quasi nessuno vuole più assumersi le proprie responsabilità, per cui in seguito abbiamo assistito al naufragio annunciato ma clamoroso di quel piano, senza che ad alcuno fosse venuto il dubbio di doverne trarre le conseguenze.
Dunque, per non assumersi alcuna responsabilità, qual è il trucco più consumato? Dai, facciamo così: voi dite che date le dimissioni, ma – mi raccomando – non usate l’aggettivo “irrevocabili”. Fatto? Adesso, le respingo appellandomi al vostro senso del dovere, così ognuno rimane al proprio posto e tutto rimane come prima. E’ tutto chiaro? Bene, mi raccomando non sbagliate: evitate la parola “irrevocabili”.
Ciak, si gira!

Progetto Originario

Chiusa all’improvviso la scuola di Villamagna

La Scuola di Villamagna
Alla fine della scorsa settimana è stata chiusa all’improvviso per ragioni di sicurezza la scuola di Villamagna. La ragione fino ad adesso non è ancora del tutto chiara. I tre provvedimenti emanati dal sindaco Buselli nei giorni 24 e 26 ottobre, disponevano la chiusura della scuola alluvionata di Saline assieme a quella di Villamagna che ospita la scuola dell’infanzia (asilo) e la primaria (le elementari). In un incontro convocato di urgenza con i genitori di Villamagna venerdì 25 ottobre, sindaco e vicesindaco hanno sostenuto che la scuola è ospitata in un edificio vecchio e fragile, quindi che la recente alluvione avrebbe messo in allarme le autorità cittadine sulle sue capacità di tenuta. Per capire meglio lo stato di salute dell’edificio avrebbero richiesto urgentemente una perizia tecnica di un consulente esterno, che avrebbe impiegato almeno un paio di giorni, dopodiché la situazione sarebbe stata aggiornata. Nei giorni successivi, tra gli abitanti della frazione, è trapelata la voce della presenza di una brutta crepa, che da tempo sarebbe comparsa sui muri della scuola, la cui evoluzione avrebbe messo in allarme le maestre. Al momento in cui scriviamo non sappiamo se questa versione dei fatti sia stata confermata in via ufficiale, né abbiamo avuto riscontri degli esiti della perizia ingegneristica sull’edificio. Certamente, per giustificare la chiusura urgente (e speriamo temporanea) della scuola di Villamagna, ci sembra molto più convincente l’ipotesi di un problema strutturale rispetto all’episodio alluvione, che in quella frazione, a differenza di Saline, non ha avuto conseguenze sugli edifici. I danni per alluvione nella zona di Villamagna, infatti, si sono avuti nelle campagne, in particolare lungo il corso dell’Era e lungo i suoi affluenti.
E’ probabile che le caratteristiche strutturali di questa scuola la rendano particolarmente vulnerabile, specialmente in caso di eventi sismici, tanto che in uno degli ultimi consigli comunali la consigliera Guarneri, proprio per stimolare la messa o norma della struttura, segnalò la presenza di un bando regionale in scadenza, appositamente predisposto per il consolidamento degli edifici scolastici in funzione antisismica. Temiamo, però, che quel treno sia andato perso, perché i tempi serrati su cui corrono i bandi regionali, richiedono alle amministrazioni una buona dose di previdenza: in pratica, bisognerebbe che gli uffici tecnici comunali predisponessero almeno i progetti preliminari degli interventi più urgenti, in modo tale da poterli presentare nel giro di poche settimane per concorrere ai bandi. Stando alle parole dell’assessore Silvi, il progetto per il consolidamento della scuola di Villamagna a settembre non era stato predisposto, o meglio il tema non è stato mai stato neppure affrontato. Infatti, il Piano triennale delle opere pubbliche, nelle numerose versioni in cui è stato presentato in questi ultimi anni, non lo ha mai contemplato.
Ci sembra, invece, più evanescente la strada che il sindaco sembrerebbe intenzionato a percorrere, vale a dire quella di reperire finanziamenti per questa scuola nell’ambito degli interventi di protezione civile collegati all’evento alluvionale dei giorni scorsi. Quei fondi straordinari hanno per precisa destinazione, i danni da alluvione, che sono stati ingenti in molte parti della Regione, tanto che alla fine risulteranno insufficienti rispetto alle più strette esigenze.
Data la scarsità delle informazioni che arrivano dal Comune, ancora non sappiamo se la chiusura sarà breve o potrà protrarsi a lungo. In questo secondo caso, ci auguriamo che venga messa a punto a breve una soluzione alternativa, in loco, che possa ospitare almeno i bambini della scuola materna, che ci risultano in buon numero. Si tratta di bambini troppo piccoli per essere catapultati di punto in bianco a Volterra o altrove, mentre pare che con pochi accorgimenti alcuni vicini locali (quelli della parrocchia o dell’Arci, per esempio) potrebbero svolgere provvisoriamente la funzione di soluzione tampone.

Progetto Originario