Con l’inizio del 2018
l’assessore regionale, Stefania Saccardi, renziana doc, ha tagliato 1/3 dei
posti letto di Medicina dell’Ospedale di Volterra mentre a Chirurgia e
Ortopedia è andata anche peggio, è stata dimezzata. Per inciso: la Saccardi è
quell’assessore Pd (area cattolica), proprietaria di 14 appartamenti ma che
vive a Firenze in un quartierino di proprietà della Curia, anzi dell’Istituto
per il Sostentamento del Clero, i cui beni sono amministrati da un certo Simone
Saccardi, non un semplice omonimo, ma proprio il fratello dell’assessore. Sul
sito della Regione l’assessore dichiarava il possesso di un solo appartamento
ma, non facciamo i pignoli, una dimenticanza di 13 appartamenti su 14 ci può
stare. Insomma, abbiamo a che fare con una persona che sa come si amministrano
le cose in Italia; almeno le sue. Come dicevamo, mentre questo scrupoloso
assessore taglia i posti letto all’ospedale di Volterra, dà il suo benestare
alla realizzazione di un ospedalino privato a Capannoli, dove si praticherà
anche la chirurgia, si badi bene, grazie a convenzioni con la Regione! Vale a
dire che quest’ultima pagherà, con i soldi nostri, gli interventi: il costo delle operazioni e anche i
privatissimi margini di guadagno dell’imprenditore (che chissà perché per ora
vuole mantenere l’anonimato).
A parere nostro ce n’è più
che abbastanza per mandare al diavolo l’assessore Saccardi e tutta la sua
filiera, da i reggi-sacco locali fino al borioso Matteo da Pontassieve.
Al giorno d’oggi, si sa, tutto è mercato: il
lavoro, il tempo libero, l’informazione, la politica... Non c’è praticamente
più un angolo della nostra vita che sia rimasto libero dall’incontrastato
Signore del nostro tempo, il più universalmente riconosciuto tra gli dei, adorato
in ogni angolo della Terra, dalla Cina agli USA. E’ brutto da dire che anche la
salute dev’essere sottratta al campo del diritto per finire mercificata come
ogni altra cosa; e appunto per questo i nostri politici non lo dicono apertamente
- perderebbero altri voti - ma da anni praticano costantemente la via del
mercato, spingendo il sistema sanitario nazionale nei pasciuti pascoli del
commercio e della compravendita. Naturalmente le lobby della sanità privata, case
farmaceutiche e assicurazioni in primis, sponsorizzano leader, partiti e
giornali, così il cerchio si chiude. Tra i primi sponsor della Leopolda
c’erano, per esempio, UniSalute (Assicurazione specializzata nel campo della
salute del gruppo Unipol) e l’AIOP (Associazione Nazionale Ospedalità Privata).
Non a caso le Unità
Sanitarie Locali (USL) già nel 1992 col governo Amato furono trasformate in AUSL.
Da allora la A iniziale di “Azienda” ha progressivamente fagocitato tutti gli
altri significati: cosa è rimasto dell’unità sanitaria locale (locale!) nella sterminata
AUSL Toscana Nord Ovest (Massa, Carrara, Viareggio, Lucca, Pisa e Livorno)? La
risposta è semplice, non c’è più nulla. Non c’è contatto con il territorio, non
c’è omogeneità di bacino, soprattutto non c’è democrazia. C’è, invece, un
grande calderone di scala regionale, burocratizzato, irrigidito e
ingovernabile, dove qualsiasi tipo di controllo dalla periferia verso il centro
è volutamente impossibile. Questo ha aperto e apre sempre più le porte alla
sanità privata che, grazie a politiche compiacenti, mangia progressivamente gli
spazi finora occupati dal sistema pubblico. Tale è evidentemente l’obiettivo
che il PD e Forza Italia perseguono dagli anni ’90; finora sono riusciti a
spingere verso il mercato privato della salute il 25% della spesa sanitaria
nazionale (dati ISTAT), ma siamo in fase di accelerazione del processo e presto
assisteremo ad una decisa impennata. Dunque o azzeriamo questo genere di
partiti o rassegniamoci a vedere allargarsi sempre più le fila di ammalati che,
non potendo pagare, non potranno neppure sperare di farsi curare.
Progetto per
Volterra