sabato 28 maggio 2011

Per chi suona la campana

 
Non è passato molto tempo da quando ad una chiara domanda sul futuro del Punto Nascita il Sindaco, nonché Presidente della Società della Salute, Marco Buselli rispondeva laconicamente con le parole “abbiamo chiesto in tutte le sedi istituzionali la conferma definitiva del progetto e se avessimo già potuto firmare il protocollo probabilmente sarebbe già salvato”.  Lo stesso, rispondendo ad un secondo quesito specifico postogli di recente sul futuro del reparto, ha parlato col linguaggio politichese di chi non vuole tante beghe: “è vitale in ogni contesto sapere a chi si deve fare domande e chi deve dare risposte e non è certo il Comune a doverlo fare”. C’è poi voluta la mobilitazione di Progetto Originario per svegliarlo dal torpore che lo ha visto nel tempo dimenticarsi delle lotte a cui aveva partecipato e che lo hanno portato a Palazzo dei Priori. Oggi, quando il tempo è quasi scaduto, cerca frettolosamente di rivestire i pani del manifestante indignato, un abito che però non si addice al Presidente della Società della Salute ed in cui è facile vedere la demagogia di facciata di chi si arrampica sugli specchi per salvare gli ultimi spiccioli della propria credibilità politica. Questo è l'atteggiamento di chi ha già detto addio al Punto Nascita, addio a Volterra, una Città sempre più relegata ai margini, in cui un'Amministrazione dalle "ambiziose pensiline" si lascia sfuggire i servizi essenziali, annaspando e rincorrendo i sogni di grandi castelli di carte. Un'Amministrazione che dimostra tutti i propri limiti nei confronti della Asl 5, l'azienda che impiega quasi l'intera Giunta. Peccato. Questo territorio meriterebbe di più; meriterebbe di non essere soffocato da logiche estranee, dettate da Firenze e da Pisa, con un Sindaco troppo impegnato a farsi prendere in giro da finti laureati, che scambia le reali priorità con l'ombretto e la cipria, dedicandosi ai merletti invece che ai veri problemi. Caro Sindaco, se avessimo saputo quello che lei già sapeva, la Città si sarebbe mossa con molto anticipo e non si sarebbe fatta suonare in cinque giorni il De Profundis dalla Asl 5. Ora è tutto più difficile. Non per questo ci arrendiamo perché, a dispetto dell'Amministrazione in carica, questa città non può rassegnarsi ancora a perdere gli ultimi pezzi dei propri servizi essenziali.

Progetto Originario

giovedì 26 maggio 2011

PUNTO NASCITA: la strategia del ragno

Ancora una volta ci troviamo a leggere sui giornali notizie allarmanti di nuovi imminenti tagli all’ospedale, che annunciano la chiusura anticipata, pressoché immediata, del Punto Nascita. Se la notizia fosse vera, preannuncerebbe un caso gravissimo di cattiva gestione sanitaria e più ancora di  mancanza di senso delle istituzioni. Nell’ultimo periodo a più riprese è stata fatta filtrare ad arte la notizia della chiusura del reparto attraverso i quotidiani, mentre le istituzioni sanitarie, dai luoghi deputati, tacciono. Vale la pena di sottolineare che simili metodi impiegati scientemente per spingere le persone a rassegnarsi finalmente ai tagli, lungi dall’essere degni delle istituzioni sanitarie di una Regione civile, si profilano più come mezzucci messi in campo da politicanti furbastri in perenne conflitto con gli utenti. Neppure una ferramenta oggigiorno viene chiusa con metodi tanto spicci, figuriamoci se possono essere accettati per sopprimere l’unico Punto Nascita dell’Alta Val di Cecina e dell’Alta Val d’Era. Sembrerebbe che il personale e gli utenti vengano tenuti in nessunissima considerazione da parte di questa Asl. E i tre anni di sperimentazione col dott. Srebot a quale scopo sono stati programmati e a cosa hanno portato?
Suona infine molto strano anche che il Sindaco Buselli cada dalle nuvole, perché Damone il 14 Maggio in un incontro pubblico annunciò che il tema Punto Nascita sarebbe stato discusso con i Sindaci nella seduta della scorsa settimana in Società della Salute. Dunque i casi sono due, o il direttore generale ha detto il vero e il Sindaco è perfettamente informato di quanto sta per accadere al Punto Nascita; oppure il Sindaco di Volterra nonché Presidente della Società della Salute viene trattato dai dirigenti della Asl 5 come un bambino, che all’atto di assumere le decisioni più importanti per l’ospedale si può tranquillamente mettere da parte. L'altra possibilità è che si tratti di un gioco delle parti, in cui gli attori recitano un copione noto, sapendo bene come deve andare a finire la commedia. In tutti casi, sempre se notizia della chiusura fosse fondata, non possiamo che sottolineare che ci troviamo di fronte all’inadeguatezza disarmante degli organi dirigenti della Asl 5 come pure dell’attuale Amministrazione Comunale.

Fabio Bernardini, Progetto Originario



La Nazione, 26 maggio 2011 

sabato 21 maggio 2011

Propositi Bassini

Francamente ci avvince poco la recente polemica sul volantino diffuso dal “Circolo culturale destra volterrana” a proposito della consigliera Bassini. Il sindaco Buselli, campioncino locale della politica personalistica, in questo caso ha stigmatizzato proprio la personalizzazione delle critiche contenute nel ciclostilato. Trattandosi nella fattispecie di un singolo consigliere comunale, Antonella Bassini appunto, che rappresenta da sola un’intera lista elettorale di destra, non si vede come avrebbe potuto il Circolo culturale evitare di citarla. Nel momento in cui la consigliera Bassini ha deciso di passare dallo scomodo seggio di opposizione a quello forse più confortevole di maggioranza, era logico che qualcuno si risentisse. Dato che tutti coloro che avevano votato la sua lista in alternativa a quella di Uniti per Volterra sono stati improvvisamente privati di rappresentanza in Consiglio Comunale. Naturalmente casi del genere possono succedere. Ma quando queste cose si verificano è inevitabile che siano accompagnate da duri conflitti interni, sui quali però sarebbe meglio che chi non appartiene a quella compagine politica si tenesse fuori, per evitare ingerenze strumentali e commenti palesemente interessati. Infatti, sui contrasti interni alla lista de “Il Popolo per Volterra” intendiamo di proposito tenerci fuori, mentre è non solo legittimo ma perfino scontato che i compagni di lista di Antonella Bassini e i suoi elettori giudichino la coerenza o meno della nuova linea politica da lei intrapresa.
Possiamo rammaricarci, invece, a pieno titolo per lo scarso contributo che Antonella Bassini ha fornito finora ai lavori del Consiglio Comunale. Quando a Marzo disertò sia la commissione comunale sia la conferenza dei capigruppo appositamente convocate per studiare il bilancio previsionale 2011, capimmo che il suo personale apporto al controllo dei conti pubblici sarebbe stato pari a zero. Infatti, nel corso della lunga seduta di Consiglio Comunale in cui si affrontò il tema, prese la parola una sola volta, unicamente per chiedere da dove passeranno le future ippovie (quelle che dovrebbero essere percorse dal turismo equestre). Tema sicuramente interessante, ma che in tutta onestà sembra avere scarsa attinenza con l’impianto del bilancio comunale. Durante il Consiglio Comunale di Aprile, discutendo del bilancio consuntivo dell’esercizio precedente (il 2010), Antonella ci ha spiegato che, in effetti, per regolarsi sul voto applica una logica tutta sua, che non richiede la conoscenza diretta dell’oggetto all’ordine del giorno. Infatti, quando le fu chiesto come facesse a votare positivamente il bilancio 2010, avendolo lei stessa bocciato in fase previsionale, rispose senza dubbio alcuno che il suo è “un voto politico”, e dunque può prescindere dallo specifico di ciò che approva. Come se l’aggettivo “politico” equivalesse ad una specie di patente che autorizzi comportamenti incoerenti o contraddittori. E grazie al quale ci si può semplificare la vita, evitando di entrare nel merito dei problemi. Evidentemente abbiamo idee molto diverse sul significato della politica e sui suoi propositi.
Progetto Originario

La discesa

Chi oggi guida l'Amministrazione Comunale di Volterra si è incamminato su una via molto diversa da quella promessa. Su questa strada sono già state superate rapidamente almeno tre importanti tappe della discesa verso il fondo del pozzo. Procediamo per gradi. Una lista civica come quella che ha vinto le ultime elezioni amministrative a Volterra, nata sui criteri della trasversalità e dell'autonomia dai partiti, per mantenersi in carreggiata avrebbe dovuto stabilire relazioni molto frequenti, quasi capillari con i cittadini. Perché nell'incerto confine frapposto tra le scelte amministrative e le scelte politiche che è chiamata a prendere spesso difetta di strumenti di analisi e approfondimento adeguati. Anche per questo motivo, la parte della lista civica che oggi si riconosce in Progetto Originario aveva voluto plasmare il metodo di governo sugli strumenti della partecipazione, che prevedessero regolari assemblee cittadine per aiutare la formazione delle decisioni, quelle importanti soprattutto, e in qualche modo ne rafforzassero la legittimità. Oggi, nella lista civica quelle persone, eletti e non, che avevano voluto ispirarsi al criterio partecipativo fino a farne l'asse portante del programma elettorale non ci sono più. Sono dovute uscire per rimanere coerenti con le proprie idee. Chi è rimasto ha ampiamente dimostrato di rispondere a sensibilità decisamente diverse, tanto che quest'anno l'amministrazione non ha tenuto neppure uno dei canonici incontri pubblici in vista dell'approvazione del bilancio previsionale. L'abbandono del metodo partecipativo è solo un esempio, seppure importante, rivelatore di un approccio reale alle decisioni sideralmente distante rispetto a quanto predicato in campagna elettorale, quando si inneggiava al gioco di squadra, alla collaborazione e alla trasparenza. Chi amministra oggi ha preferito troncare sul nascere il tentativo di inclusione dei cittadini nei processi decisionali dell'amministrazione. Ed è stata la prima tappa della discesa verso il fondo del pozzo. La successiva è arrivata con l'introduzione della prassi del silenzio-rifiuto. Più volte sono state poste domande all'Amministrazione sul merito dei problemi, a cui era doveroso fornire delle risposte. Si è assistito invece all'atteggiamento di silenzio-rifiuto, ormai già esibito molte volte ma manifestatosi in modo particolarmente sfrontato sui temi delle opere pubbliche e del bilancio. Quando nessuno ha sentito il dovere di rispondere ai legittimi quesiti sulle priorità assegnate in materia di opere pubbliche o sulle contraddizioni aperte dai limiti del patto di stabilità. Trattandosi di soldi pubblici - soldi anche nostri - varrebbe l'obbligo morale di fornire spiegazioni a tutti, figuriamoci ai consiglieri comunali. Questo comportamento platealmente illiberale è tipico di sistemi di governo certamente poco democratici, ma anche negligenti e maldestri. Costretti a mascherare le proprie insufficienze dietro un muro di ostinato silenzio. Atteggiamento che di solito assumono le amministrazioni vecchie, ossificate da un prolungato esercizio del potere, ma nel nostro caso la discesa sta procedendo rapidamente.  
La terza tappa è stata raggiunta col ricorso impudico alla menzogna in sede pubblica ai danni dei cittadini. Si cominciò affermando sulla stampa che se entro Marzo non fosse avvenuta l'approvazione del bilancio previsionale, il Comune sarebbe stato inevitabilmente commissariato. Palesemente falso: il bilancio poteva essere ripresentato almeno fino al 31 Giugno, ma si voleva sdoganare l'accordo con Antonella Bassini inscenando artificiosamente un clima da ultima spiaggia. Distorcere la realtà diventa un canovaccio: all'ultimo Consiglio Comunale il sindaco è ricorso a un'altra sfrontata falsità, sostenendo che l'Amministrazione non può procedere alla stesura degli elenchi delle ditte e dei professionisti per gli incarichi sotto soglia di gara, perché la normativa non lo consentirebbe. Lo consente, eccome. Il d.lgs 163/2006 parla chiaro, e perfino il sindaco lo sa. Tanto che questa riforma faceva parte del suo (come del nostro) programma di governo.
Metodi simili hanno preso piede perché, una volta vinte le elezioni, pochi, pochissimi si sono arrogati il diritto di cambiare le carte in tavola a partita in corso, alla ricerca di improbabili scorciatoie. Dunque abbiamo assistito all'arruolamento di esperti fino ad allora sconosciuti, all'inclusione degli arrivisti del giorno dopo, alla questua per gli appoggi di qualche potere forte, fino alla ricerca spasmodica di intese con quei partiti che avevano esplicitamente rifiutato il progetto della lista civica. Naturalmente tutte queste intrusioni hanno condizionato progressivamente la struttura e gli scopi dell'Amministrazione fino a stravolgerli completamente. Condizionamenti che oggi non possono neppure essere attenuati, per l'estrema fragilità numerica a cui si è ridotta la maggioranza, ormai costretta ad assecondare il carosello di richieste di tutti gli imbarcati.  
Progetto Originario 

venerdì 13 maggio 2011

Detroit può attendere?

Da più di 18 mesi sono avviati i contatti tra il Comune e l’Università di Detroit per impiantare a Volterra una succursale della facoltà di architettura. Riuscire a costituire un piccolo distaccamento dell’Università americana qui da noi rappresenterebbe il migliore coronamento per un rapporto che da anni lega quella facoltà di architettura a Volterra. Ogni estate, da diversi anni, studenti e professori provenienti dall’Università della capitale industriale del Michigan trascorrono uno o due mesi in Italia facendo base a Volterra, per studiare le arti e il patrimonio architettonico e monumentale del nostro Paese. Con un po’ di fortuna e l’aiuto delle persone che da sempre hanno collaborato all’iniziativa, si è presentata la possibilità di stabilizzare questo rapporto e implementare gli scambi culturali, estendendo il periodo di permanenza di studenti e professori americani qui da noi per molti mesi all’anno. Per attuare l’operazione era necessario trovare una sede dove poter alloggiare e far lavorare gli studenti e, dopo una rapida indagine, fu scelta l’attuale sede dell’archivio post-unitario, nel palazzo che fino a qualche anno fa fu sede della scuola magistrale a San Francesco. L’università di Detroit, attraverso un’apposita Fondazione dovrà occuparsi, quindi, della ristrutturazione del palazzo, ricavandone l’usufrutto gratuito per un congruo numero di anni. Il rafforzamento e la stabilizzazione del rapporto tra l’università americana e la nostra città sarebbe di vantaggio per entrambe le parti in causa. L’Università guadagnerebbe un campo di lavoro stabile nel cuore della Toscana, forse la Regione dotata del maggior patrimonio artistico e culturale al mondo. D’altra parte, Volterra oggi ha un bisogno estremo di accrescere la presenza di forze giovani qualificate e competenti; mantenere in città una proiezione della facoltà di architettura potrebbe senz’altro favorire lo sviluppo di nuove idee per il territorio, la fioritura di progetti, così come ulteriori rapporti con l’altra sponda dell’Atlantico. Il problema, però, potrebbe essere costituito dai tempi di realizzazione del progetto. L’Università americana ha bisogno di poter operare sulla base di tempi certi, che nelle loro previsioni credo siano anche piuttosto ravvicinati. Quindi occorre pensare a svuotare il palazzo, per poter programmare l’inizio dei lavori di ristrutturazione che, ovviamente, non potranno essere avviati prima del trasferimento del voluminoso materiale che si trova oggi riposto nell’edificio (migliaia di libri e fascicoli dell’archivio post-unitario comunale e una serie di altri oggetti curati dalla Soprintendenza). Data l’importanza del progetto, c’era da attendersi che fosse considerato prioritario. Quando ho chiesto in Consiglio Comunale se, tra le pieghe del bilancio 2011, fosse previsto un budget di spesa per il trasloco dei materiali contenuti nel palazzo, dopo qualche tentennamento gli amministratori hanno dovuto ammettere che nell’anno in corso non è stato previsto alcuno stanziamento a questo scopo. Resta a questo punto da capire se l’Università di Detroit può aspettare il 2012 per poter mettere in calendario l’inizio dei lavori. Altrimenti l’Amministrazione Comunale probabilmente dovrà cominciare a pensare fin da adesso ad una variazione di bilancio, per non lasciar sfumare l’occasione di una collaborazione stabile e preziosa con quella Università.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

mercoledì 11 maggio 2011

ENERGIA NUCLEARE SÌ O NO? OPINIONI A CONFRONTO

L’imminente tornata referendaria del 12 e 13 giugno e il recente e terribile incidente di Fukushima hanno riproposto all’attenzione pubblica il tema dell’energia nucleare e del suo impiego, che spesso però viene trattato con eccessiva superficialità o in modo unilaterale.
Per fornire ai cittadini un’occasione di approfondimento sul tema di impronta dichiaratamente scientifica, Progetto Originario organizza per la sera di venerdì 20 Maggio alle ore 21,15 nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo dei Priori un confronto tra opinioni pro e contro l’impiego industriale dell’energia nucleare. Il titolo del dibattito è: “Energia nucleare sì o no? Opinioni a confronto”. Relatori e protagonisti della serata saranno l’Ing. Alessio Pennati (ingegnere nucleare) e il Prof. Angelo Baracca (fisico nucleare, Università di Firenze). Tutti sono invitati.

Progetto Originario – Lista Civica

lunedì 9 maggio 2011

Punto Nascita

Pensiline sì, strade no

Gli utenti e i cittadini saranno contenti, in Consiglio Comunale la maggioranza, con l'appoggio di Antonella Bassini, ha bocciato un ordine del giorno che avrebbe finalmente regolarizzato la situazione di due importantissime strade bianche del nostro territorio: la Pignano- Palagione e la Sensano-Ulignano.
Infatti, è stato bocciato un documento proposto da Progetto Originario che impegnava il Sindaco e la Giunta a “provvedere all'adozione di tutti gli atti necessari al fine di poter dichiarare comunali le strade in oggetto”. La bocciatura è venuta col voto compatto della maggioranza, compreso quello dell'assessore Costa, che in un suo intervento in sala si era invece dichiarato favorevole alla classificazione comunale delle due strade. 
Prima della bocciatura, il Sindaco aveva annunciato l'istituzione di un'apposita commissione comunale, per verificare l'interesse pubblico non solo di queste due storiche arterie del nostro territorio, ma anche di tutte le altre strade bianche del Comune.
In Italia, si sa, quando si vuol temporeggiare per non prendere una decisione, indici un tavolo o istituisci una commissione; poi, trascorsi i mesi o gli anni, i cittadini si rassegnano e le promesse vengono dimenticate.
Ma mentre in Consiglio Comunale la maggioranza dichiarava questo, ai residenti della zona, in una riunione tenutasi il 2 febbraio, è stato raccontato tutt'altro. Il Sindaco in persona ed il suo staff, come si legge nel documento riassuntivo dell'incontro,  in quell'occasione hanno sostenuto che queste due strade non sono comunali (falso, perché sono classificate come tali già dal 1965), insistendo che oltretutto non hanno i soldi per sistemarle (falso anche questo, visto che basterebbe limare i 100.000,00 euro che l'assessore alle opere pubbliche si è riservato per consulenze ed incarichi). In chiusura dell'incontro la ciliegina: l'invito ai residenti a sistemarsi la strada da soli, in attesa che il Comune formalizzi un futuro consorzio per un'eventuale ripartizione delle spese di manutenzione.
Dunque il percorso è tracciato. Se anche strade importanti come quelle di Palagione e Sensano verranno declassate, figuriamoci tutte le altre. Da notare che tutto ciò sta avvenendo, nel momento stesso in cui il Comune di Volterra ha predisposto un Piano delle Opere Pubbliche faraonico, da ben 10.000,000,00 euro. Cominciando i lavori dalla pensilina dei Ponti. Anche se ciò comporterà il disimpegno dell'Amministrazione verso tutta la viabilità secondaria.

                                                                                                               Luigi Cocucci
                                                                                                          Progetto Originario 

Buselli & c. rifiutano l’albo degli operatori economici


Consiglio Comunale del 28 aprile 2011. Alle 23.30 dopo 5 ore di discussioni, si arriva finalmente all’ultimo punto all’ordine del giorno presentato da Progetto Originario teso all’istituzione, mediante bando pubblico, di elenchi di ditte o professionisti a cui l’amministrazione avrebbe potuto affidare  a rotazione appalti di lavori, forniture, servizi o conferire incarichi. Un nostro cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, un preciso impegno che ci eravamo presi davanti una sala del Cinema Centrale piena di medi e piccoli  imprenditori locali e di professionisti.  Dopo una mia breve esposizione del documento, dove indico quando ciò è possibile e le ragioni della richiesta, prende la parola il Sindaco. Inizia con un lungo e contorto discorso. Si richiama a non meglio precisate norme che avrebbero cambiato il quadro di riferimento e  non consentirebbero in nessun caso  l’istituzione di elenchi di operatori economici né l’applicazione del criterio di rotazione. Alla richiesta di Bernardini di indicare a quali norme si riferisse e come mai altri comuni facciano ricorso a questo strumento, il Sindaco si arrabbia, alza la voce. Non ha una risposta puntuale. Deve solo trovare giustificazioni per il suo no ad un impegno elettorale oggi sconfessato.
Arriva in suo soccorso l’Assessore Moschi. Facendo un pasticcio imbarazzante tra appalti sopra soglia e sotto soglia, da affidarsi direttamente o con gara, conclude che lui è già un esempio di trasparenza e che io chiederei l’istituzione dell’albo solo per farmi paladina della trasparenza e parità di trattamento.
Gli  ricordo che è talmente trasparente che quando eravamo colleghi,  non ha mai neppure informato la Giunta di un solo lavoro  affidato in appalto. Talmente trasparente che non mai chiesto agli uffici di fare una gara aperta laddove non fosse già un obbligo di legge seppure a fronte di importi consistenti. Quando gli è stata contestata la modalità di assunzione di talune decisioni, per schermarsi,  si è limitato a chiedere per scritto agli uffici  l’ovvio, ovvero di non infrangere la legge; come se un ufficio comunale avesse facoltà di fare il contrario.
Dopo tante battaglie pre-elettorali, siamo arrivati al dunque. Non si vogliono più promuovere gli strumenti di trasparenza ed equità promessi; adesso è sufficiente attenersi al minimo richiesto dalla legge, giusto perchè non possono fare diversamente.
Buselli e Moschi da tempo hanno iniziato lo smantellamento delle promesse elettorali. Lo hanno fatto con il voto favorevole anche di quelle persone che in altri tempi si sono distinte per coerenza ed onestà. Persone con cui ci siamo ritrovati quasi sempre insieme nelle tante battaglie interne all’amministrazione, alla ricerca di maggior trasparenza, coerenza e sensatezza. Adesso sono ridotte al silenzio, dentro un’amministrazione dove è ammessa una sola voce e un solo voto.

Sonia Guarneri, Progetto Originario

sabato 7 maggio 2011

Dietrofront sugli elenchi delle ditte e dei professionisti

In campagna elettorale fu un preciso impegno della lista civica l’istituzione degli elenchi delle ditte e dei professionisti per le collaborazioni col Comune, negli ambiti sotto soglia. In un dibattito pubblico che si tenne al Cinema Centrale con le ditte e i professionisti della zona questa fu una delle principali proposte che portammo. Quindi, ingenuamente pensavamo di trovare la piena collaborazione della maggioranza sul tema degli incarichi e degli appalti. E siamo rimasti stupefatti nell’osservare la reazione veemente e risentita di Buselli e Moschi di fronte alla nostra mozione, intesa a far istituire questo metodo nel Comune di Volterra. In Consiglio Comunale, l’assessore Moschi ha sostenuto che finora è sempre stato fin troppo trasparente, mentre il sindaco si è trincerato dietro improbabili impedimenti normativi. Possiamo facilmente smentire le parole del sindaco, laddove ha dichiarato che la legge non prevede l’istituzione di elenchi di operatori economici né il criterio della rotazione. Accade invece esattamente il contrario. Intanto occorre precisare che stiamo parlando di quei lavori o quegli incarichi che per il loro costo consentono affidamenti diretti o gare ristrette a pochi invitati. Che poi sono i casi più frequenti nei Comuni.  A differenza di quanto affermato dal sindaco, il testo unico sugli appalti (d.lgs 163/2006) in più punti richiama espressamente il principio di rotazione, come si legge all’art. 57, che cita i “principi di trasparenza, concorrenza, rotazione (…)”. Nei casi di affidamenti sotto soglia, la legge prevede che si scelga sulla base di pochi preventivi. Dunque, per rendere più trasparente ed equa la delicata fase della scelta di chi invitare alla gara, si chiedeva l’istituzione di un elenco pubblico di operatori economici, da cui attingere a rotazione. Come previsto sia all’art. 123 che 125 del TU sugli appalti, dove è richiamato ancora il principio di rotazione. Criterio che, nello spirito della legge, ha la finalità di evitare che l’ente pubblico possa consolidare rapporti solo con alcune imprese, trascurandone altre. Esattamente ciò che si intendeva evitare con la nostra proposta. E’ chiaro che poi dovrà sempre prevalere l’offerta economicamente più vantaggiosa.
Del resto chiunque può verificare che moltissimi Comuni (tra cui Siena, Arezzo, Poggibonsi, Casole d’Elsa, Fucecchio, Quarrata...) da tempo hanno provveduto a dotarsi di questa procedura introdotta dalla normativa del 2006, per consentire un pò a tutti gli operatori della zona a pari condizioni di interagire con l’ente locale.
Dispiace constatare che il sindaco Buselli si sia ridotto a mentire in modo così plateale e maldestro, per giustificare un’inversione di rotta difficilmente spiegabile sulla base di argomenti legittimi. Ma è del tutto evidente che tra le maglie dei criteri di discrezionalità che un’Amministrazione può riservarsi per affidare incarichi e lavori sotto soglia di gara, si annida una ben collaudata logica di potere. A cui oggi Buselli e Moschi sembrano intenzionati a rimanere aggrappati con tutte le loro forze.

Progetto Originario

NON CI STIAMO

Siamo sconcertati dalla notizia trapelata ieri ufficiosamente dell’imminente chiusura del Punto Nascita di Volterra, per il suo significato soprattutto, ma anche per i tempi e i modi in cui è stata diramata. A noi risulta che il direttore generale della Usl 5, dr Damone, non abbia ancora voluto affrontare il tema del progetto sperimentale del Punto Nascita in alcuna sede ufficiale. Quindi appare particolarmente spiacevole per non dire scorretto lasciare filtrare ad arte notizie così allarmanti, prima di aver affrontato il tema nelle sedi opportune.
La fine della sperimentazione non può essere giustificate sulla base dei piccoli numeri come abbiamo letto, perchè questi sono dovuti allo stesso protocollo ideato dalla Usl 5, che ha istituito filtri troppo selettivi per l’accesso al Punto Nascita di Volterra. Se si intendeva puntare sui numeri, occorreva modificare il protocollo, allargandone maglie ma anche promuovere il parto naturale, almeno nel territorio della Usl 5. L’azienda sicuramente non l’ha fatto, tanto che il Punto Nascita di Volterra per un lungo periodo non veniva riportato neppure nel sito della Usl. Inoltre nel corso dei tre anni trascorsi, l’azienda ha evitato di monitorare la sperimentazione per cercare di implementarla. E’ assurdo pensare che l’unica indagine conoscitiva sul gradimento del servizio e sulla percezione dell’evento parto in Val di Cecina è quella messa in campo in queste settimane autonomamente da noi di Progetto Originario e dal Comitato Ospedale. Iniziative di questo tipo avrebbe dovuto intraprenderle le autorità sanitarie, e già da tempo, per sviluppare e promuovere le proprie attività. Siamo fermamente contrari, quindi, ad ogni ipotesi di chiusura del Punto Nascita, perchè dopo il trasferimento di Pediatria in Medicina, questa sarebbe una nuova tappa importante per raggiungere il definitivo smantellamento di quello che è stato il reparto Materno-Infantile di Volterra. Chiediamo urgenti chiarimenti ufficiali in merito. Ma se servisse, siamo disposti a rimettere in piedi la mobilitazione straordinaria della città, così come facemmo tre anni fa.    

Progetto Originario

mercoledì 4 maggio 2011

Donne col pancione mobilitate per salvare il punto nascita

 VOLTERRA. Sara’ un esercito di pancioni a fermare la presunta, forse prossima chiusura del punto nascita a Volterra. Insieme a tante altre mamme che dopo nove mesi di trepida attesa hanno scelto di partorire nell’ospedale del Colle. Lo strumento della mobilitazione? Per adesso un questionario, promosso dalla Commissione sanità di Progetto Originario, con la collaborazione del Comitato per la difesa dell’ospedale di Volterra. «In questo modo intendiamo raccogliere le testimonianze delle donne che hanno partorito in Valdicecina e territori limitrofi per capire se e come è cambiato il modo di partorire negli anni», spiegano dalla Commissione. Si tratta di domande a cui si può rispondere in forma anonima che Po intende diffondere: «vista l’attuale situazione di incertezza in cui questo progetto sperimentale guidato da Massimo Srebot sta navigando, considerato che a fine giugno scade e non ci sono notizie di conferme».
 I dati raccolti ed elaborati in modo anonimo dovranno servire come base per avviare un approfondito ragionamento sull’ospedale e sul rapporto che i cittadini hanno con i servizi che esso offre. Per diffondere il più possibile il questionario e permettere a al maggior numero possibile di donne di contribuire è stata predisposta la compilazione attraverso varie modalità: si possono trovare le domande on-line utilizzando il link presente sul blog di Progetto Originario (http://progettooriginario.blogspot.com/) e compilare il questionario direttamente in rete, oppure scaricare il pdf ed inviarlo agli indirizzi progetto.originario@gmail.com o comitato.ospedale.volterra@gmail.com, o anche stamparlo e riconsegnare il cartaceo presso la sede di Progetto Originario in via Ricciarelli n. 35 (cassetta della posta). «L’ultima data utile per la consegna o la compilazione è il 15 giungo. Ringraziano anticipatamente tutte le donne che vorranno dedicare pochi minuti al questionario e in tal modo contribuire a tenere viva e aperta la discussione sull’ospedale di Volterra», concludono dalla Commissione sanità di Po e dal Comitato per la difesa dell’ospedale di Volterra.
- Francesca Suggi

lunedì 2 maggio 2011

IL SOGNO DEL PARTO FISIOLOGICO E’ DIVENTATO PER NOI REALTA’

 “Il sogno del parto fisiologico è diventato per noi realtà”: è questo il titolo di un documento scritto da dodici osteriche dell’ospedale di Spoleto (per gli Atti della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia - Vol. LXXXIII), nell’anno 2007, all’interno del quale spiegano il cambiamento avvenuto nel loro modo di assistere le donne durante la gravidanza, il travaglio ed il parto. Un cambiamento che le ha portate da un’assistenza molto attiva, basata sul fare e sull’intervenire (rottura del sacco amniotico, somministrazione di ossitocina, Kristeller, episiotomia, spinte forzate etc.) ad modo di procedere molto meno invasivo, di accompagnamento nel percorso fisiologico della gravidanza prima e del parto poi, basato sull’ascolto della donna e delle sue personali esigenze. L’appagamento per queste ostetriche di aver avuto la possibilità di mettere in pratica, all’interno di una struttura ospedaliera, un metodo alternativo al tradizionale percorso medicalizzato della gravidanza e del parto, è stato grande. Ed il riscontro che hanno avuto nelle reazioni delle donne che hanno partorito a Spoleto in questi anni altrettanto soddisfacente. Dunque il sogno di un parto fisiologico all’interno di una struttura sanitaria sembra essersi realizzato sia per gli operatori che per le donne che ne hanno usufruito.
Molti pensano che partorire in una struttura che lascia la donna decidere come vivere il travaglio, con chi trascorrere i momenti che precedono il parto, come gestire i primi istanti di vita del proprio bambino sia una regressione verso il parto “primitivo”, quello delle nostre nonne. Sempre più donne, inconsapevolmente, trasformano il proprio stato di gravidanza in un periodo assimilabile ad una malattia, durante la quale si devono fare controlli mensili obbligatori con i medici, analisi invasive, monitoraggi continui. Ed il parto negli ultimi decenni si è trasformato nell’evento medicalizzato per eccellenza, con la presenza di vari operatori di fronte alla donna in travaglio che compilano moduli assillandola con domande sul decorso della gravidanza, con la tensione delle cinghie attorno all’addome e l’immobilità nella posizione supina per non creare interferenze con il tracciato cardiotocografico, con la presenza di luci da sala operatoria, in un ambiente sterilizzato ed impersonale. Si potrebbe continuare con tanti altri esempi, ma basta riportare il racconto che mi ha fatto una cara amica che, avendo scelto di partorire in una clinica universitaria, non si è potuta sottrarre alla vigilanza di ben sette laureandi che assistevano alle fasi finali della nascita di suo figlio. C’è, poi, chi ha dovuto affrontare le doglie immobilizzata su un lettino sistemato alla meglio in un corridoio, visto il sovraffollamento che affligge le sale travaglio di alcuni ospedali vicini. Non ci si stupisce certo che alcune donne conservino un ricordo allucinante del proprio parto. Le ostetriche di Spoleto hanno osservato i parti nei grandi centri ospedalieri, ascoltato le donne e le loro esperienze, per concludere che ci doveva essere un altro modo di partorire e di assistere le future mamme in un momento così importante della loro esistenza. Quindi hanno messo in pratica alcune delle teorie di Odent (il ginecologo-ostetrico francese), il quale sostiene che il miglior modo per aiutare una donna a partorire è cercare di disturbarla il meno possibile, in un processo come quello del parto del tutto fisiologico in cui la produzione di tutti gli ormoni giusti, quelli che rendono il travaglio ed il parto una esperienza bella anziché traumatica, è favorita da un ambiente sereno e personalizzato. Le donne volterrane penseranno che sarebbe bello sperimentare l’esperienza di Spoleto, partorire su uno sgabello svedese, in un ambiente familiare e accogliente, con ostetriche dalle facce amiche, che non ti giudicano e non ti impongono le tempistiche frenetiche delle sale parto affollate, che - se lo chiedi - ti mettono la musica e ti spengono le luci, che ti massaggiano la schiena ed i polpacci invece di stare davanti al monitor del tracciato, che ti fanno tenere il bambino appena nato al seno quanto vuoi. Le donne volterrane penseranno che sarebbe bello partorire in sicurezza, con la presenza di operatori medici ginecologi e pediatri pronti ad intervenire in caso di bisogno, ma discreti e disposti a far vivere alla donna il decorso fisiologico del parto come succede nella stragrande maggioranza dei casi in cui nasce un bambino. Molte donne volterrane probabilmente non si immaginano che non c’è bisogno di recarsi a Spoleto per trovare tutto questo: basta partorire al punto nascita di Volterra, dove il progetto sperimentato in questi ultimi anni dal dott. Srebot, dai suoi colleghi e da un’ottima equipe di ostetriche può considerarsi un passo avanti di rilevanza nazionale, nell’evoluzione del parto fisiologico eseguito all’interno di una struttura ospedaliera. Per vivere l’evento parto con lo stesso rispetto alla fisiologia ed alla psicologia della donna e del bambino dovremmo recarci all’estero (in nazioni come la Svezia), dove già da anni si è iniziato a mettere in discussione il parto medicalizzato e spersonalizzato dei grandi ospedali, per tornare a dare importanza ai piccoli centri in cui ci si può aspettare un accompagnamento alla nascita più consono alle necessità della donna e del bambino.
Il progetto del dott. Srebot ha una scadenza che ne prevede il termine il 1 Luglio prossimo. Ci auguriamo che la qualità nell’assistenza al parto che si è raggiunta nel punto nascita di Volterra (e che è aumentata dal 2009 ad oggi, come io stessa ho sperimentato dalla nascita del mio secondo figlio a quella recentissima della mia terza bimba), non venga interrotta solo perché le tabelle regionali non considerano tale progetto “remunerativo” dal punto di vista economico. Ci sono progetti  come questo che per imporre la loro qualità devono essere  pubblicizzati e valorizzati, in modo tale che sempre più donne ne possano comprendere il valore, prima di tutto, culturale e umano. In seguito a ciò potremmo dire che Volterra è stata una delle prime cittadine nel Paese a fornire un contributo per una nuova “civiltà” del partorire.

Irene Nesi




domenica 1 maggio 2011

Il Sindaco mente. La legge prevede elenchi pubblici per gli appalti minori

Ingenuamente pensavamo di trovare la piena collaborazione della maggioranza sul tema degli incarichi e degli appalti comunali. Siamo rimasti stupefatti nell’osservare la reazione veemente e risentita di Buselli e Moschi di fronte alla nostra proposta. Possiamo facilmente smentire le parole del sindaco, laddove dichiara che la legge non prevede l’istituzione di elenchi di operatori economici né il criterio della rotazione. Accade invece esattamente il contrario. Intanto occorre precisare che stiamo parlando di quei lavori o quegli incarichi che per il loro costo consentono affidamenti diretti o gare ristrette a pochi invitati. Per intendersi, i casi più frequenti nei Comuni. 
Il testo unico sugli appalti (D.lgs 163/2006) in più punti richiama espressamente il principio di rotazione, come si legge all’art. 57, che cita i “principi di trasparenza, concorrenza, rotazione (…)”. Nei casi di affidamenti sotto soglia, la legge prevede che si scelga sulla base di pochi preventivi. Dunque, per rendere più trasparente ed equa la delicata fase della scelta di chi invitare alla gara, si chiedeva l’istituzione di un elenco pubblico di operatori economici. Come previsto sia all’art. 123 che 125 del TU sugli Appalti, dove è richiamato ancora il principio di rotazione. Criterio che, nello spirito della legge, ha la finalità di evitare che l’ente pubblico possa consolidare rapporti solo con alcune imprese. Questo è ciò che si intendeva evitare con la nostra proposta. E’ chiaro che poi dovrà prevalere l’offerta economicamente più vantaggiosa.
Dispiace constatare che il sindaco si sia ridotto a mentire in modo così plateale per giustificare un’inversione di rotta difficilmente spiegabile sulla base di argomenti legittimi. E’ del tutto evidente che tra le maglie dei criteri di discrezionalità che un’Amministrazione può riservarsi per affidare incarichi e lavori sotto soglia di gara, risiede una ben collaudata logica di potere. A cui oggi Buselli e Moschi non sembrano intenzionati a rinunciare.

Progetto Originario