mercoledì 27 gennaio 2016

Rossi, l'antidemocratico

Con legge regionale 84 del 28 dicembre 2015, approvata a colpi di maggioranza dal “democratico” PD,  il servizio sanitario toscano è stato radicalmente cambiato. Le riforme contenute in questa legge erano in gran misura già incluse nella legge sanitaria approvata nella primavera 2014, che però rischiava di non trovare nessuna applicazione a causa di  un ostacolo molto pericoloso: il referendum abrogativo previsto per la primavera prossima, per il quale erano state raccolte qualcosa come 55.000 mila firme di cittadini toscani, molti dei quali volterrani. Il referendum dovrebbe essere un diritto particolarmente caro a chi ha a cuore la democrazia ma purtroppo si preannunciava come una disfatta su tutta la linea per il presidente Rossi e il partito sedicente “democratico” toscano. Infatti Rossi non c’ha pensato due volte a rimuovere l’ostacolo attraverso un misero trucco, di quelli che certi burocrati tirano fuori dal cilindro per evitare di fare i conti con il pensiero della maggioranza dei cittadini. Per evitare il referendum e buttare nel cestino la volontà dei firmatari e il lavoro di centinaia di volontari e attivisti di varie estrazioni, Rossi ha legiferato nuovamente in modo tale che la legge sul quale è stato chiesto il referendum venisse formalmente superata dalla nuova, che però conferma tutti i contenuti della precedente. Come se un contribuente per non pagare le tasse cambiasse nome per poter poi dire che tutto il carico fiscale accumulato non era sulle spalle della sua persona ma del nome appena ripudiato.
 Il principio ispiratore della recente legge sanitaria è, al solito, l’accorpamento e la centralizzazione. Sono infatti state spazzate via le dodici aziende sanitarie locali per essere accorpate in tre “aziendone”, una per ciascuna area vasta (Toscana Centro, Toscana Nord Ovest, Toscana Sud Est). Volterra dunque non fa più parte dell’ASL5, che operava più o meno su un territorio corrispondente alla provincia di Pisa,  ma dell’azienda USL Toscana Nord Ovest che comprende i distretti di Pisa, Livorno, Lucca, Massa-Carrara e Viareggio. Non poteva poi mancare anche la previsione di un accorpamento dell’estensione delle zone distretto, giusto per essere sicuri che anche l’organizzazione territoriale socio-sanitaria fosse ricalibrata su larga scala.
La foglia di fico propagandata dal PD è  il presunto risparmio sugli stipendi dei Direttori generali (da 12 a 3), ma nel frattempo la Regione si è premurata di introdurre i cosiddetti Direttori per la programmazione (uno per ciascuna area vasta), per essere sicuri che ci fossero adeguate poltrone per tutti. Infatti, tanto per non farci mancare proprio niente, adesso avremo di nuovo la Dott.ssa De Lauretis come direttore generale e ancora il Dott. Damone come direttore della programmazione.
E’ ovvio che più si allontanano i centri decisionali e più si accorpa la struttura, più  questa diventa sorda ai bisogni specifici dei territori, abbassando qualità e quantità dei servizi erogati.
Sono più di 20 anni che questa classe politica procede sulla medesima strada: le usl di zona erano già state fortemente ridotte in numero, accorpandole alla scala provinciale e anche allora si disse che l’obiettivo era la razionalizzazione delle risorse. La storia ha smentito questa leggenda. I costi sanitari sono lievitati, mentre è cominciata a deteriorarsi progressivamente la qualità dei servizi; tanto è vero che le persone si vedono oggi costrette a ricorrere sempre di più alle strutture private per avere risposte rapide e adeguate ai bisogni. Ovvio che in questa politica qualcuno ci guadagna e sicuramente non è il sistema pubblico né i cittadini.

Progetto per Volterra