Lo scorso 14 marzo in Consiglio Comunale è stato avviato, nel
più assoluto e generale disinteresse, un nuovo procedimento di Variante al
Regolamento Urbanistico di Volterra. Il fatto che venga modificato lo strumento
di pianificazione territoriale del territorio senza una reale, seppur minima,
discussione pubblica la dice già lunga sul grado di impoverimento culturale a
cui siamo giunti dopo decenni di declino, e sullo stato di prostrazione in cui,
purtroppo, versa la comunità volterrana. Ricordiamo che il Regolamento
Urbanistico vigente, ultimo atto della Giunta Bartaloni, venne varato ormai ben
otto anni fa e già allora sembrò campato completamente in aria: basti pensare
al ridicolo presupposto di crescita demografica su cui faceva perno o ai
famigerati Piani Complessi di Intervento, che avrebbero dovuto snodarsi in una
serie di “grandi opere”, in uno sfolgorio di (immaginarie) collaborazioni
pubblico-privati. In un contesto sano, che vedesse germogliare qualche processo
di sviluppo reale, sarebbero le spinte provenienti dai vari settori della
società ad esigere che uno strumento così mal concepito, vecchio per giunta di
otto anni, fosse urgentemente riscritto da cima a fondo. Invece, l’affondamento
lento e inesorabile di tutta la zona ha ormai intorpidito ogni organo vitale
del tessuto sociale, rendendo ogni cosa superflua e in fin dei conti indifferente.Tra
le varie assurdità riportate nel provvedimento di Variante in corso ci piace
comunque segnalare, per antiche convinzioni, la previsione di trasferimento
dell’isola ecologica dalla località La Fornace alla zona de Il Cipresso (presso
la SIAF). E’ noto che l’isola ecologica comunale è stata finalmente completata
e messa a norma recentissimamente, dopo anni di interventi costati un patrimonio
alla comunità. All’atto di previsione, nel 2011, il costo dei lavori sarebbe
dovuto rimanere sotto il limite dei 180mila euro ma, a cantiere aperto,
variante dopo variante, l’esborso è progressivamente lievitato fino a 400mila.
Una cifra che avrebbe abbondantemente coperto la realizzazione di due isole
ecologiche nuove di zecca, attrezzate in stile altoatesino. Ora che l’opera è
stata finalmente completata, per quanto pagata a peso d’oro, non abbiamo
neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo che subito ci viene sbattuto sotto
il naso lo spettro di un nuovo cantiere per demolire l’isola ecologica appena
finita e costruirne un’altra. Con l’ulteriore, prevedibilissima serie di
varianti incorso d’opera e la conseguente emorragia pluriennale di denaro
pubblico all’italiana maniera. Se non bastasse, è interessante notare che
quest’assurdità si appoggia su un’altra ancora più notevole e scriteriata. Vale
a dire il progetto di Mr Desaur Kuldeep Kumar di trasformare l’area di Poggio
alle Croci in un fortilizio blindato per ricchi turisti stranieri. Ricchi
turisti che, non tollerando neppure la sporadica presenza dei cittadini
volterrani, si presumeva tollerassero ancora meno quella della loro spazzatura
(ancorché differenziata). Ma dopo dieci anni di favole, persino i muri si sono
accorti che quella previsione, nata sulla base di numerosi appetiti che il
profumo della grossa speculazione edilizia aveva solleticato, è ormai
inesorabilmente (e fortunatamente) sfumata. Tuttavia, e questo è il bello, quasi
nessuno in città lo può dire. Non lo possono dire quelli del PD, che furono i
primi promotori del progetto, e hanno continuato a propagandarlo accanitamente per
due intere legislature. Non lo possono dire quelli della lista civica (o delle
liste) che fanno capo a Buselli. Perché il sindaco, dopo essersi scagliato nella
sua campagna elettorale del 2009 contro il progetto, diventò ben presto un suo
acceso sostenitore, approvando una sfilza di atti di pianificazione
territoriale cuciti al dettaglio sui desiderata di Mr Desaur. E, infine, non
possono dire niente dirigenti e dirigentelli della Asl, che hanno fatto di
tutto per disfarsi di Poggio alle Croci con l’intento esclusivo di far cassa. Ovviamente
nessuno di questi soggetti vuole ammettere di essersi fatto prendere per il
naso per dieci lunghi anni, contribuendo a far sì che l’intera città fosse
raggirata, al punto da trovarsi con una normativa comunale scritta sulla base
di un progetto tanto faraonico e decontestualizzato, quanto immaginario e fasullo.
Allora, si faccia finta di niente: the show must go on! Spostiamo in tutta fretta
l’isola ecologica appena finita e si chiami la fanfara a intonare l’inno di
Mameli! I turisti britannici carichi di sterline sono in vista al porto di
Livorno, ormai, mordono il freno e non vedono l’ora di arrivare!
Progetto per Volterra