Questo è un anno particolarmente
difficile dal punto di vista della gestione del territorio, non c’è dubbio. E’
caduta molta pioggia e di conseguenza abbiamo avuto allagamenti in pianura e
frane in collina. Una parte di queste conseguenze sarebbe stata in ogni caso
inevitabile, perché il territorio da controllare è esteso, i denari destinati
alla sua cura sono pochi e comunque certi fenomeni rientrano nel processo
evolutivo naturale di un luogo con determinate caratteristiche. Va detto, però,
che abbiamo dimenticato da anni la cultura della manutenzione del territorio e
fatalmente stiamo perdendo quel bagaglio di competenze indispensabili per
occuparcene anche quando intendiamo farlo. Per secoli la regimazione delle
acque superficiali è stata curata con scrupolo fin nei dettagli, perché le
disastrose conseguenze di ogni negligenza in tal senso erano ben note alle
civiltà rurali. Anche la piante, da sempre, sono state utilizzate a protezione
di certi ambienti. Oggi, purtroppo è andata dimenticata buona parte di quella
sapienza un tempo largamente diffusa. Può capitare, infatti, che si abbattano
completamente le piante inserite a presidio della stabilità delle scarpate,
proprio durante un periodo intensamente piovoso, senza valutarne le conseguenze.
E’ il caso del tratto di pendio compreso tra via Cesare Battisti e La Stazione,
quasi all’altezza della “Fabbrica del gesso”. Immagino che la scarpata in
origine fosse stata piantumata appositamente con alberi di acacia a difesa
della sua stabilità, come succedeva spesso fino agli anni ’70. L’acacia,
infatti, consolida i terreni ed è molto spartana nelle proprie esigenze; per
contro ha il difetto di essere infestante. Un paio di settimane fa,
passeggiando lungo da via Battisti, notai che tutte le piante, grandi e
piccole, erano state tagliate alla radice lungo l’intera scarpata. Non è un
caso, se pochi giorni dopo, sulla strada è comparso un profondo avvallamento
accompagnato da lunghe crepe sull’asfalto. Segni inequivocabili di un fenomeno
di instabilità in atto. Personalmente non ho mai pensato che le piante non
debbano essere toccate, ma tra sfoltirle ed eliminarle completamente esistono
diverse possibilità intermedie. Chi ha compiuto questa drastica scelta
probabilmente ha pensato che bastasse non sradicarle per mantenere intatta la
loro funzione protettrice. Ma non è così. Basti pensare a molte delle frane
avvenute recentemente qui intorno per rendersene conto. E’ utile anche la parte
aerea di alberi e arbusti, che funge da schermo contro l’effetto erosivo
diretto della pioggia battente. Soprattutto va ricordata l’azione consolidante
che le piante svolgono eliminando l'acqua dal terreno attraverso
l’evapotraspirazione.
Aver fatto tabula rasa delle acacie
qualche settimana fa ha significato esporre direttamente la scarpata alla
pioggia e soprattutto interrompere quasi del tutto il drenaggio naturale
prodotto dalla vegetazione.
Non è la prima volta che capita,
quindi, per favore, chi ha ordinato di eseguire un simile taglio la prossima
volta faccia almeno tesoro di quest'ultima esperienza.
Fabio
Bernardini, Progetto Originario
Nessun commento:
Posta un commento