venerdì 19 settembre 2014

Una piscina per pochi

La fine dell’estate segna l’inizio della ripresa di molte attività, e tra queste di quelle sportive per un po' tutte le discipline. La riapertura della Piscina Comunale, però, è stata segnata da molti malumori da parte degli utenti, che lamentano un sensibile aumento dei prezzi rispetto alla stagione precedente. La nuova gestione ha esordito, infatti, con la lievitazione delle tariffe, l’introduzione delle docce a pagamento, l’aumento della rigidità nell’accesso ai servizi, con le conseguenti difficoltà sofferte dalle società sportive che fanno riferimento alla piscina. Ricordiamo ai lettori che l’amministrazione comunale ha assegnato nella primavera 2014 la gestione della Piscina Comunale con un appalto addirittura decennale. A suo tempo ci eravamo opposti in Consiglio Comunale all'affidamento della struttura per una durata così lunga, poiché affidare la gestione dell’impianto sportivo cittadino più importante ed anche più oneroso per tanti anni espone a molti rischi sia il servizio che il Comune. L’attuale gestione aveva introdotto già a partire dalla primavera 2014, a stagione sportiva avviata, la riorganizzazione dei corsi e servizi accompagnata anche dal ritocco (al rialzo) dei prezzi che aveva generato anche un leggero calo dell’utenza, ad esempio, sui corsi di nuoto per bambini. Alla ripresa settembrina delle attività, il gestore ha ulteriormente innalzato i prezzi. Ad esempio, per un corso bisettimanale per bambini, si spendono circa 10€ in più al mese rispetto allo scorso anno. Se può essere condivisibile l’introduzione a pagamento delle docce (con gettone di 0.20€) finalizzata al contenimento dei consumi di acqua e gas, come peraltro accade in molte piscine della nostra regione, riteniamo piuttosto onerosi gli aumenti dei prezzi dei corsi, specie se si pensa che questi sono indirizzati generalmente a giovani e bambini. Tanto più in tempi di prolungata crisi economica generale, quando numerose famiglie sono messe alla prova dalla scarsità delle entrate unita al crescente carico fiscale.
Visto che la piscina è una struttura comunale per la quale tutte le utenze (metano, luce, acqua) sono pagate dalle finanze pubbliche, Palazzo dei Priori avrebbe dovuto tutelare l'utenza imponendo nel bando tariffe calmierate e altri meccanismi atti a mantenere ben aperta la fruizione.
Purtroppo l'amministrazione non è stata lungimirante tralasciando meccanismi di tutela dell'utenza e continuando ad accollarsi le forti spese della struttura, tanto più vincolandosi per due lustri al gestore.
Tuttavia riteniamo che, anche se in maniera tardiva, l'amministrazione debba comunque agire a tutela dell’utenza e delle società sportive, tenuto di conto sia dell’importanza rivestita dallo sport in età giovanile sia del ruolo aggregante compiuto delle associazioni nel nostro tessuto sociale. Auspichiamo pertanto l’intervento dell’assessore preposto per risolvere o quantomeno affrontare con tutto l'impegno possibile le criticità segnalate.

Progetto per Volterra


venerdì 12 settembre 2014

L'acciaio e la latta

Quello compiuto alla fine di agosto è stato il secondo sciopero della fame intrapreso da Paolo Francini, dal 1980 lavoratore alle acciaierie di Piombino. Francini è conosciuto anche dalle nostre parti per essere lo storico coordinatore del Tavolo per la Pace della Val di Cecina ed ex assessore al Comune di Castagneto, che alcuni anni fa si dimostrò capace di lasciare la maggioranza di centrosinistra in contrasto con un'amministrazione fin troppo disinvolta nel cementificare la Costa degli Etruschi.
Nella palude silenziosa della rassegnazione di istituzioni e sindacati, per tentare di rimettere al centro dell'attenzione l'annoso dramma dell'acciaieria di Piombino, Paolo Francini ha ripreso – in solitudine - la sua protesta pacifica, scrivendo contemporaneamente al presidente del consiglio Renzi, al presidente della Regione Rossi e al segretario nazionale della Fiom Landini.
Il suo è l'estremo tentativo di una persona che non si rassegna a lasciar decantare nell'indifferenza più desolante la crisi drammatica dello stabilimento ex Lucchini. Dopo lo spegnimento dell’altoforno, di recente è stata fermata la cokeria e presto sarà la volta anche degli altri impianti. L'analisi di Paolo Francini è perfino ovvia: non ci può essere un futuro per i duemila lavoratori della Lucchini se non si tornerà a produrre acciaio a Piombino. Dopo varie ipotesi, infatti, pare che la Lucchini stia per passare nelle mani del gruppo indiano Jindal, che rileverebbe l'azienda, operando fin dall'inizio un taglio di 1500 lavoratori. Potrà sembrare strano che in una simile situazione non vi siano i sindacati e centinaia di colleghi ad affiancare con la forza dei numeri Francini, ma la paralisi è la metafora più azzeccata della società italiana di questi anni. Piombino sembra rassegnata al fatto che la siderurgia finisca per risolversi con un residuo impianto per 700 occupati (per quanto tempo ancora?), mentre la gran parte dei lavoratori finirà nel buio più assoluto. Anche il rischio che a dicembre finiscano i soldi per il finanziamento dei contratti di solidarietà non smuove le coscienze, né il dramma dell'inevitabile licenziamento di moltissimi lavoratori dopo la parentesi di una cassa integrazione a salario ridotto. Lo sciopero della fame di Francini è rimbalzato su alcuni giornali, ma non ha indotto il governo ad intervenire direttamente nella crisi della Lucchini. Eppure di fronte ad un dramma di queste proporzioni uno stato che ha posto il lavoro nel primo articolo della propria Costituzione non dovrebbe poter restare indifferente; pena la totale perdita di ogni sua residua credibilità.
Noi volterrani sappiamo cosa significhi per una cittadina che ha vissuto per più di un secolo grazie ad una monocultura perdere all'improvviso il proprio centro di gravità. Per Volterra fu una specie di suicidio aver accettato la chiusura dell'ospedale psichiatrico, senza mettere il governo dell'epoca di fronte al dramma della cancellazione di 2.000 posti di lavoro con tutte le prevedibilissime ricadute sociali che ne sarebbero derivate. Perfino la tristemente nota Ilva di Taranto, con tutto il suo luttuoso carico di tumori, oggi non può essere chiusa d'un colpo, senza studiare alternative in termini di posti di lavoro. Perché la città sarebbe destinata a seguire a ruota le sorti della sua fabbrica. Dunque, le istituzioni nazionali e regionali dovrebbero scendere in campo per difendere anche l'acciaieria di Piombino, che resta il secondo polo siderurgico d'Italia. Ma, ad uno sguardo più attento, ci rendiamo conto che i partiti al governo delle principali istituzioni sono fortemente corresponsabili per la situazione attuale, ed è ingenuo da parte nostra aspettarsi rimedi da coloro che hanno provocato il disastro. L'acciaieria fu privatizzata agli arbori della seconda repubblica (inizi anni '90), quando i principali partiti decisero di abbandonare alle sole leggi del mercato praticamente tutte le dinamiche economiche nazionali. Oggi, soltanto per poter pensare di iniziare a riparare i danni, dovremmo cominciare mandando definitivamente a casa quei partiti che sono i maggiori artefici del disastro e che ancora adesso tengono in mano le redini di questo sciagurato Paese, sempre più traballante.


Progetto per Volterra

Il degrado del cimitero di Villamagna

Foto 1. Groviglio di cavi elettrici al suolo
Da mesi i cittadini di Villamagna segnalano periodicamente ma invano all’ufficio tecnico comunale lo stato in cui versa il cimitero della frazione. Il degrado si misura fin dalle più piccole cose: un giorno sì e l’altro pure i cittadini tornano a chiedere il ripristino dell’illuminazione, nella speranza che l'insistenza venga un giorno ripagata. 

 Considerato che la fornitura elettrica viene garantita (si fa per dire) da mazzi di fili abbandonati a terra non c’è da meravigliarsi che l'impianto pecchi in efficienza (foto 1).

Certo, non è un gran bel vedere nemmeno il cumulo di terra coperto di erbacce presente all’entrata della struttura cimiteriale o le numerose lapidi e croci dismesse, ammucchiate e abbandonate un po’ ovunque (vedi foto 2). 




Foto 2. Cumuli di terra e erbacce.
Senza contare che, durante le frequenti piogge di giugno e di luglio, si sono verificati numerosi allagamenti di intere aree per la desolante assenza di fossette e scoline.
Nell'insieme si tratta di interventi piccoli, di ordinaria manutenzione, che richiederebbero solo un pizzico di buona volontà e un minimo di attenzione. Qualità non difficili da trovare, laddove alberghi un minimo di rispetto per il luogo deputato ad ospitare i nostri cari.


Progetto per Volterra




venerdì 5 settembre 2014

Uno sguardo più in là

Tra i numerosi pagamenti che già bussano alle nostre porte, ci attende anche il tributo sui rifiuti (la Tari) la cui prima rata andrà a scadere il prossimo 16 ottobre. Manco a dirlo la tassa per i cittadini volterrani aumenterà rispetto all’anno precedente: precisamente di 200.000,00 euro complessivamente, con un aggravio circa dell’undici percento.
Gli aumenti sistematici della pressione fiscale comunale, di norma e non sempre a torto, vengono giustificati adducendo nuove regole provenienti dal governo o errori imputabili alle amministrazioni precedenti. Tuttavia, nel caso della Tari si può tranquillamente affermare che è forte la corresponsabilità dell'attuale amministrazione comunale che da anni ignora le buone pratiche oramai diffusissime in materia di gestione dei rifiuti e continua imperterrita a non investire nel servizio in maniera oculata. Soprattutto sono mancati gli investimenti necessari a rendere il servizio più efficiente e dunque meno oneroso per i cittadini.
Un esempio eclatante è la mancanza di investimenti nella raccolta differenziata, crollata nel 2013 al 26%, contro un dato del precedente anno pari al 33%, che già ci era costato una salatissima addizionale regionale.
Eppure basta verificare come agiscono i comuni virtuosi per apprendere che differenziando la carta oppure il vetro, il costo del servizio di smaltimento è totalmente ammortizzato dal ricavo che viene dallo smercio del “rifiuto”, che in questi casi diventa materiale riciclabile con un proprio valore di mercato. Come è facile constatare che differenziando l’umido, il costo di smaltimento è inferiore a quello del rifiuto indifferenziato permettendo al Comune di risparmiare dei bei soldi nella gestione quotidiana.
Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale il Sindaco ha sostenuto di non avere in merito alcuna responsabilità (quando mai…), perché ha ereditato una situazione difficile dalle amministrazioni precedenti. E' vero che ha trovato una gestione lacunosa della discarica di Buriano e grosse carenze nella stazione ecologica, ma il sindaco dimentica due circostanze. La prima è che è al governo ormai da 5 anni, un periodo abbastanza lungo per sistemare molte cose. La seconda è che su aspetti molto importanti della gestione rifiuti non solo non stiamo migliorando ma stiamo addirittura regredendo, nonostante questo provochi costi maggiori che appesantiscono le bollette degli utenti. Proprio perché c'è stata un'inerzia lunghissima anche nel passato, non si può continuare a dormire sugli allori, perché presto dovremo affrontare altre emergenze. Come l’imminente saturazione della discarica di Buriano e il pagamento dei gravosi costi post mortem della stessa.
Progetto per Volterra