E’ previsto per il prossimo ottobre lo svolgimento del
referendum sulle modifiche costituzionali imposte al Parlamento dal governo
Renzi e confezionate dalla Ministra per le riforme istituzionali, Maria Elena
Boschi. Progetto per Volterra, in linea con quanto già sostenuto nel recente
passato, ha aderito ai Comitati per il No,
nati un po’ ovunque in Italia e sostenuti dai principali costituzionalisti. Ci
sono molte buone ragioni per votare no, con questo intervento ci proponiamo di
elencare solo alcune. La principale criticità delle modifiche costituzionali
dettate da dal PD di Renzi sta nel pericoloso sbilanciamento dei poteri
istituzionali in favore del governo. Se le modifiche andranno in porto, il
governo, e in particolare il partito di maggioranza, terrà in mano di fatto le
redini del parlamento e di buona parte della corte costituzionale, annullando
l’attuale equilibrio di poteri, ideato all’indomani della seconda guerra
mondiale per evitare pericolosi salti in avanti da parte di un qualsiasi
esecutivo. In effetti, l’architettura dell’Italia voluta da Renzi, se passerà,
avrà solo due modelli di istituzioni in Europa: la Polonia e, in misura minore,
l’Ungheria. Molti dei difetti più
vistosi dell’attuale congiuntura politica, anziché venir eliminati, si
aggraveranno. Per esempio, crescerà il peso delle segreterie dei partiti sulle
istituzioni, che, grazie all’abominevole metodo delle nomine e dei capilista
bloccati nelle liste elettorali, potranno far eleggere alla camera e nel futuro
senato, un gran numero dei propri fedelissimi, pronti ad assecondare ogni diktat
del segretario del partito. Ma mettiamo più a fuoco l’esca messa sull’amo per
attirare il consenso: la riforma del senato. Precisiamo che le modifiche
anziché abolire il senato lo trasformeranno in un organo non più eletto dai
cittadini, ma eletto interamente da politici (tra l’altro con modalità ancora
imprecisate), prendendo in prestito i senatori dai comuni (sindaci) e dalle
regioni (consiglieri). Senatori non eletti ma che voteranno le future modifiche
costituzionali, il capo dello stato, i membri della consulta. Bisogna, inoltre,
preoccuparsi dell’eccessivo premio di maggioranza previsto dalla riforma
Renzi-Boschi, che permetterà ad un solo partito che raccogliesse solo il 25%
dei consensi di ottenere la maggioranza assoluta in parlamento, di fatto
blindando i futuri governi. C’è da sudare freddo, soprattutto avendo in mente
la fase economica recessiva di lunga durata che stiamo attraversando, in cui abbiamo
già visto governi varare riforme delle pensioni sanguinose. Solo pochi anni fa,
in ossequio all’austerity, Monti (sostenuto da PD e PDL) varò una riforma
previdenziale che mozzò diritti acquisiti dai lavoratori, con il relativo
corollario di migliaia di esodati lasciati per strada. Ma almeno, Monti e la sua
ministra Fornero nel giro di due anni dovettero fare le valigie e lasciare palazzo Chigi. Domani, per
un’intera legislatura nessuno potrebbe scalzare un governo blindato dalle nuove
regole, a dispetto di qualsiasi nefandezza fosse fatta approvare sulla pelle
dei malcapitati cittadini. Infine, vale la pena ricordare le più elementari
questioni di principio e di metodo. La Carta Costituzionale è la legge
fondamentale in cui si inscrive la convivenza civile e politica di tutta la
comunità che vive in questo Paese, per questo nel 1948 fu scritta a più mani
nell’arco di due anni e approvata da un variegato schieramento di partiti,
anche di opposte tendenze (DC, PLI, PSI, PCI, etc.). Questo governo, invece, si
è arrogato la facoltà di elaborare in proprio al posto del parlamento una serie
di profonde modifiche alla Costituzione, portandole all’approvazione delle
camere solo in forza della sua attuale maggioranza, contro le opposizioni;
oltretutto imponendo al parlamento tempi concitati, a tambur battente. Quando,
nel 2006, il governo Berlusconi tentò un’operazione molto simile, modificando a
maggioranza semplice la Costituzione, inserendovi i principi della “Devolution”
dettati dalla Lega, il PD gridò allo scandalo con tutti i suoi esponenti. Veltroni,
Finocchiaro, Bassanini, Castagnetti e lo stesso Matterella furono tra i più
attivi nel denunciare il tentativo di sostituire una carta costituzionale
universale con una Carta unilaterale, gradita alla sola maggioranza. Gli stessi
esponenti del PD, oggi, seduti dall’altro lato del potere, sostengono l’opinione
opposta o nel migliore dei casi tacciono, laureandosi così campioni olimpici d’ipocrisia.
Nel 2006 il referendum stoppò quel colpo di mano: ci auguriamo che anche in
questo caso i cittadini dimostrino più buonsenso dei loro rappresentanti o
andremo rapidamente incontro a tempi ancor più bui, specie per i più deboli.
Progetto per Volterra