lunedì 31 ottobre 2011

CASOLE D’ELSA. UN CONCENTRATO DI MALA URBANISTICA TOSCANA

del Prof. Paolo Baldeschi 

Ci sono Comuni noti in Italia per la qualità delle loro politiche: ad esempio, Cassinetta di Lugagnano, il Comune zero consumo di suolo o il Comune di Peccioli che detiene il record toscano e forse nazionale per la raccolta differenziata. Anche il Comune di Casole d’Elsa, almeno a livello toscano, ma in concorrenza con le peggiori amministrazioni, rivendica un primato: quello dell’ente locale che nell’arco di dieci anni o poco più ha compiuto il maggior numero di operazioni illegittime: contro la legge di governo del territorio, contro il PIT e il PTC di Siena, contro le normative paesaggistiche e ambientali e perfino contro le disposizioni del vincolo idrologico. Dieci anni di mala urbanistica e mala edilizia, durante i quali la Regione Toscana, nonostante le relazioni dei propri uffici che indicavano la non sanabilità degli abusi promossi dal Comune[1], nonostante gli avvisi di reato (32 fra tecnici e amministratori) e i sequestri della Procura della Repubblica, ha continuato imperturbabile a coprire le malefatte dell’amministrazione e degli speculatori che con questa fanno tutt’uno.

La Variante del Piano strutturale, ora adottata, è un suggello che vorrebbe mettere una pezza sulle porcherie pregresse. Il tutto condito con la solita retorica che condiziona lottizzazioni e nuovi usi di suolo al massimo impegno nella tutela del paesaggio.
Il grande protagonista di tutte le vicende è Piero Pii, già vicepresidente del consiglio regionale toscano, in buoni rapporti con Riccardo Conti, ex assessore al territorio e infrastrutture della Regione. Pii è sindaco di Casole d’Elsa, per l’allora Pds, dal 1994 al 2004, mentre nel 2004 come continuatrice del tracciato di mala urbanistica gli succede Valentina Feti (Ds), precedente vicesindaco. Nel frattempo la società Castello di Casole, promotrice di varie iniziative immobiliari e proprietaria di aree nel comune, dà l’incarico a Pii, per 140.000 euro l’anno, di seguire le proprie pratiche urbanistiche ed edilizie presso il Comune. A perfezionare il tutto, nel 2009 Piero Pii si presenta di nuovo alle elezioni, questa volta contro il suo ex partito, a capo di una lista civica appoggiata dal Pdl e, diventato sindaco per una manciata di voti, adotta una Variante al Piano strutturale destinata far scuola su come si aggirino le norme urbanistiche. Una Variante, si è detto, che vorrebbe sanare le precedenti malefatte e compensare i privati ‘penalizzati’ dai sequestri dalla Procura della Repubblica.

Affinché i lettori di Eddyburg possano apprezzare pienamente l’operato del Comune e il ruolo politico della Regione dobbiamo, rapidamente e omettendo molti particolari e aggravanti, accennare all’operazione cardine di dieci anni di mala urbanistica, un Piano integrato di intervento (P.I.I, come il suo ispiratore) la ‘madre’ di molti degli abusi urbanistici edilizi, paesaggistici e ambientali che sanciscono il primato negativo di Casole. Il Piano integrato di intervento è uno strumento urbanistico che per legge dovrebbe durare non oltre il mandato dell’amministrazione promotrice, finalizzato a realizzare opere pubbliche (strade, infrastrutture, spazi collettivi, ecc.), mentre i privati possono proporvi l’inserimento di loro progetti non oltre il termine perentorio di 60 giorni dalla data di approvazione del piano. Il Comune di Casole, infischiandosene della legge, tiene invece aperto il piano ‘sine die’, inserendovi via via gli interventi richiesti dai promotori immobiliari, difformi dal PS ma regolarmente pubblicati sul Bollettino ufficiale della Regione. Fra questi spicca il piano di recupero di San Severo, inserito nell’aprile 2004 (quindi 3 anni dopo la scadenza ‘perentoria’), e approvato nel 2005.

Il piano ‘recupera’ un podere con due case coloniche, stalle e altri annessi per un totale di 5860 mc trasformandolo in edilizia residenziale a villette per 7.530 mc (Il P.I.I. prescriveva che la volumetria del piano di recupero non dovesse superare quella esistente), ma il Comune generosamente rilascia permessi per quasi 11.200 mc e i costruttori, non contenti, ne realizzano più di 12.000 divisi in 55 appartamenti. Osserva, a tale proposito, il dott. Formisano, Sostituto Procuratore presso il tribunale di Siena, che “è evidente che in tanto l’impresa ha edificato oltre il consentito in quanto era certa che l’Amministrazione avrebbe comunque assentito ogni eventuale abuso. I rapporti con l'Amministrazione erano di tale natura che mai vi sarebbe stato un controllo con successivi provvedimenti di demolizione degli abusi realizzati. Il silenzio serbato dell'Amministrazione, che si è limitata ad attendere gli sviluppi delle indagini ed a porre in essere solo gli accertamenti obbligati, dimostra in modo evidente la volontà di ridimensionare le condotte poste in essere dagli indagati. Appare sin troppo evidente che si ignorano le responsabilità e gli obblighi che la normativa urbanistica riserva agli uffici comunali in materia”. Intanto, di fronte a incriminazioni, sequestri, ricorsi al Tar, denunce di comitati, di cittadini, circostanziate ricostruzioni delle vicende da parte di Italia Nostra, articoli di giornale, inchieste televisive, pareri negativi dei suoi stessi uffici, la Regione si tappa gli occhi, le orecchie (e il naso), rimanendo inerte e continuando a pubblicare sul proprio Bollettino ufficiale le varianti al Regolamento urbanistico (complessivamente 24), al P.I.I. e al Piano di recupero, che via via il Comune approva in un quadro di totale illegalità.

Gli abusi edilizi si sommano, perciò, agli abusi urbanistici che, a loro volta, si inquadrano in una sostanziale difformità del Regolamento urbanistico approvato nel maggio del 2001 rispetto al PS vigente, le cui previsioni, come viene ammesso nella Relazione della Variante al Piano strutturale del novembre 2010, superano largamente quelle consentite.

Arriviamo ai nostri giorni: venendo a mancare le coperture politiche, la situazione diventa insostenibile per l’amministrazione comunale. Nel giugno 2010 viene, perciò, approvata una Variante di ‘assestamento’ al Regolamento urbanistico che sostanzialmente conferma, con qualche ridimensionamento minore, le previsioni del precedente Regolamento, mettendole ‘in salvaguardia’: vale a dire ‘congelandole’, in attesa che una Variante al PS sani la situazione, ratificando quanto anticipato in quella di assestamento.

Siamo giunti, quindi, alla Variante al PS, adottata nel novembre del 2010 che ha l’obiettivo di ‘sdoganare’ le operazioni messe in salvaguardia. Il dimensionamento residenziale è basato su una previsione di crescita della popolazione da 3860 a 5660 unità (il 50%) pari a 180.000 mc di edificazione, quasi tutta nuova. A questo dimensionamento ‘domestico’ si sommano 1.440 posti letto per attività turistico ricettive - pari a 120.000-140.000 mc, - che si vanno ad aggiungere ai 380 posti letto esistenti, con un incremento quasi del 400% (saranno tutti confermati nella destinazione?). Infine la Variante prevede addirittura 210.000 mq di superficie coperta per attività artigianali/industriale e commerciali/direzionali; ciò significa un impegno di suolo circa 70 ettari e implicherebbe un’occupazione, a regime, di circa 3.500-4.000 addetti. Si tratta evidentemente di previsioni ipertrofiche, non sorrette da alcuna analisi della domanda (le aree industriali presenti sono solo parzialmente utilizzate). O meglio, la stima della domanda residenziale è basata su un incremento di quasi novecento residenti nell’ultimo decennio, attirati da altri comuni con l’offerta di case: si offrono abitazioni si aumenta la popolazione e sulla base di questo aumento si ipotizza una nuova domanda (mentre è evidentemente l’offerta che comanda), un vecchio trucco che premia i comuni meno virtuosi.

Ciò che, tuttavia, maggiormente stupisce è l’assenza nel PS di qualsiasi analisi sulla dotazione di risorse, forse contenuta nella Valutazione strategica che dovrebbe essere allegata al piano, ma di cui il garante alla comunicazione del Comune non ha dato notizia. Ma, in un’ottica ancora più complessiva, è tutto il Piano strutturale – variante o non variante – che tradisce non solo la norma, ma lo spirito della legge di governo del territorio e del PIT, con buona pace dell’invariante strutturale ‘patrimonio collinare ‘ che in quella parte di territorio vieta lottizzazioni residenziali. Basti dire che, incredibilmente lo Statuto del territorio (che nelle NTA viene ancora chiamato ‘dei luoghi’) non contiene né l’individuazione delle invarianti, né una qualunque disciplina di tutela ambientale e paesaggistica, limitandosi a indicazioni generiche, non statutarie, e rimandando ogni eventuale disciplina al Regolamento urbanistico. La Variante al PS ha, evidentemente, un unico scopo: tentare di sanare il cumulo di atti illegali pregressi, mettere al riparo i responsabili dalle incriminazioni passate e future della Procura della Repubblica e accontentare società immobiliari e costruttori.

La Variante ora adottata dovrà essere esaminata dagli uffici della Regione. Sarà interessante vedere se questi non avranno nulla da obiettare (come è avvenuto in passato in tutto l’iter del Piano integrato di intervento e delle varianti al regolamento urbanistico) o se la Regione eserciterà il suo ruolo di garante del rispetto della legge nei confronti dei cittadini. I quali confidano che la nuova amministrazione regionale segni un punto di svolta in materia urbanistica rispetto a quella precedente.


[1] Si veda la relazione allegata dell’arch. Maurizio De Zordo, funzionario della Regione Toscana, relativa a un’altra operazione abusiva nel Podere alle Vigne, con pressappoco gli stessi protagonisti del piano di recupero di San Severo
 
Articolo tratto da:
 

La profezia di Saline

La settimana scorsa al Circolo del dopolavoro a Saline, in una sala gremita di gente come da tempo non si vedeva, è stata inaugurata una nuova fase di vita del Comitato per la difesa della ValdiCecina. Gli ultimi episodi di subsidenza e i crolli comparsi presso il bosco degli Spadini hanno creato allarme in paese e la gente è tornata a preoccuparsi per la sorte delle proprie case. Dunque non erano poi così errate (né erano in malafede) le profezie sulle conseguenze dell'accordo Monopoli-Solvay che avevamo sostenuto, spesso in “quattro gatti”. Bene ha fatto il Sindaco, dietro segnalazione e stimolo delle associazioni salinesi, a intervenire sul cantiere per cercare di approfondire la sua reale pericolosità. Invece ha fatto malissimo a piallare ogni dubbio e a stendere ponti d'oro al progetto Puretta, che come ben sapiamo rischia di tramutarsi nel lasciapassare per consentire a Solvay anche lo sfruttamento delle concessioni denominate “Cecina” e “Poppiano”, che chiuderanno l'accerchiamento del paese. In teoria il fronte politico locale su questo tema oggi dovrebbe presentarsi più unito rispetto a qualche anno fa. A Marzo, il Consiglio Comunale all'unanimità aveva salutato con favore l'esito favorevole del ricorso al TAR intentato dal WWF contro la Regione, che con la procedura di Via conclusasi nel 2005 aveva malauguratamente lasciato a Solvay la possibilità di sfruttare a ritmi vertiginosi tutte le concessioni minerarie ex Monopoli. Probabilmente col tempo la situazione, però, potrebbe mutare. Per questo è molto meglio se la gente di Saline si organizza direttamente, interfacciandosi da pari a pari con le varie forze politiche. Per fortuna l'assemblea del dopolavoro si è conclusa felicemente con un discreto numero di adesioni al comitato. Non nascondo che  durante la serata, in mezzo a tanta gente, ho provato sentimenti ambivalenti. Non potevo non ricordare le tante occasioni, capitate durante quasi dieci anni di vertenza contro questo progetto di sfruttamento minerario, in cui avevamo un disperato bisogno dell'appoggio di questi stessi cittadini. Quante volte abbiamo cozzato contro un muro di apatia! Un esempio per tutti: la marcia del sale. Ci ritrovammo in pochissimi a manifestare per Saline e per un diverso rapporto con le risorse del territorio. Tuttavia, la rinascente attenzione dei salinesi fa ben sperare. Ciò che mi ha fatto più piacere è che tutti i fondatori di questa riedizione del comitato sono letteralmente i figli dei principali promotori del primo comitato. Persone coraggiose e appassionate, che nel tempo hanno seminato bene. Un bel segno di continuità e, in qualche modo,  di speranza nel futuro. 

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Cantieri sospesi

Venerdì 21 ottobre, il capogruppo di Progetto Originario ha presentato un'interrogazione al Sindaco, in qualità di primo cittadino e responsabile della protezione civile, sull'evoluzione dei cantieri per la sistemazione delle frane di Doccia e di Via della Frana.
La frana di Doccia è l'intervento più datato, intrapreso grazie ad un finanziamento regionale nella primavera 2010 ed esibisce un cantiere fermo ormai da moltissimi mesi. Passata anche l'estate 2011, si è conclusa la stagione migliore per portare a termine i lavori e, di nuovo, la pioggia autunnale andrà ad abbattersi su un cantiere sospeso. Con tutte le ripercussioni che ciò può provocare sul grave processo franoso che minaccia la strada.
Analogamente risulta fermo da mesi anche il cantiere per la messa in sicurezza della parete naturale che incombe su Via della Frana. L'ultimo crollo avvenne il 25 marzo 2011, dopo un periodo molto piovoso, provocando notevoli disagi ai frontisti e mettendo a rischio i residenti di una palazzina ubicata lì vicino. Nella concitazione dei primi giorni, i detriti caduti sulla strada a causa della frana furono accumulati al limitare del piazzale delle Balze, all'ingresso dell'area panoramica e quasi sul ciglio del baratro. E lì sono rimasti fino ad oggi, assieme ai resti della rete metallica di protezione e ad altri materiali di scarto del cantiere, facendo un pessimo servizio a visitatori e turisti, ma soprattutto aggravando il rischio di crolli sul fronte principale delle Balze. Con la stagione piovosa, infatti, questa massa di materiale con le sue decine di tonnellate di peso andrà ad accrescere il livello di pericolo per ulteriori, disastrosi crolli, perché l'aumento della percentuale di umidità nei terreni è uno dei principali fattori di rischio di cui tener conto. Fatte queste premesse, l'interrogazione presentata da Bernardini, avanza al Sindaco i seguenti quesiti:

1)     se intende mantenere l'area di stoccaggio dei materiali franati sul ciglio delle Balze o se è prevista l'individuazione di un’area diversa.
2)     Fino a quando prevede che la Via della Frana possa rimanere interdetta agli autoveicoli.
3)     Perché non è stato ultimato e collaudato il progetto di messa in sicurezza della frana di Doccia e quando prevede che possa concludersi.

Negli ultimi mesi, il Sindaco ha sempre evitato di rispondere a interrogazioni e interpellanze in sede di Consiglio Comunale, anche quando si era impegnato a farlo in Conferenza dei Capigruppo. La scelta del Sindaco è finalizzata ad evitare la fase di contraddittorio democratico prevista dal Regolamento, dalla quale è spesso uscito malamente. Dati i precedenti, negli ultimi mesi ha sempre preferito rispondere per lettera direttamente all'interrogante. In tal caso, sarà nostra cura informare i cittadini attraverso la stampa anche delle sue ragioni.

Gruppo Consiliare di Progetto Originario

CIVISMO O CINISMO?

Sabato 22 si è svolta a Palazzo dei Priori un iniziativa dal tema "Civismo, l'evoluzione della politica – il cittadino al centro del rinnovamento" organizzata da una costituenda federazione civica toscana. Il movimento presenta un “decalogo civico” e, come è possibile leggere nel blog, si dichiara “onorato di poter accogliere quelle liste civiche che rispondono ai requisiti di apartiticità e quant'altro definito nello statuto”. Tra le fila della federazione civica, tra i comuni della Val di Cecina, spiccano il nome di Uniti per Volterra e della lista civica di Castelnuovo Val di Cecina, Alternativa per il Comune. Tra i membri del coordinamento, che si prefigge “l'avvio di questo percorso che rappresenta in concreto una evoluzione della politica partitica e canonica” , spicca il nome dell’assessore Moschi. E qui, serve una pausa per capacitarsi se ci sia da ridere o da piangere. E’ singolare che proprio l’assessore Moschi sia stato designato a questo ruolo, quando è possibile leggere il suo nome nel sito dell’UDC come membro del comitato provinciale del partito, nominato in quel ruolo proprio grazie al successo della lista civica. Per le regole interne alla lista civica, con l'impegno assunto in Uniti per Volterra, avrebbe dovuto fare un passo indietro nel suo partito, ma se ne infischiò, facendone due in avanti. Risulta, infatti, ancora adesso assessore in quota UDC nel comune di Volterra, così come l’assessore Costa ed il consigliere Caruso.
Noi lo conosciamo bene, come persona ferocemente antiprogressita, nonché fiduciario del sindaco per le politiche intercomunali. L'Unione dei Comuni docet. Ci chiediamo quali siano i requisiti di apartiticità ai quali si appella la federazione, se si fa rappresentare da gente come lui.
Noi sappiamo bene che la lista civica volterrana nacque nel 2008 con intenti di trasversalità, che  non appena fu raggiunto il governo cominciarono ad incrinarsi. La scelta del Sindaco di delegare Moschi, alle politiche intercomunali fu decisiva, non casuale e sicuramente non concordata. Assieme alla trasversalità ben presto il Sindaco abbandonò anche il criterio della partecipazione dei cittadini, che doveva costituire il secondo baluardo contro eventuali derive ideologiche. Vivemmo drammaticamente l'abbandono di questi principi come primo Consiglio della lista civica e della componente poi confluita in Progetto Originario, sfinendoci in infiniti quanto inutili tentativi. L'ultima foglia di fico della trasversalità è caduta col matrimonio con la Destra di Storace, rappresentata in consiglio comunale dalla consigliera di opposizione Bassini che da mesi appoggia la maggioranza, contraccambiata con la recente nomina di Costanzi nell'Autorità Territoriale Ottimale per la gestione delle risorse idriche.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad aumento esponenziale degli articoli della lista civica UPV e di un sedicente “raggruppamento civico”, che non si è mai presentato ma che immaginiamo rappresenti l'unione Buselli-Bassini. Varato quasi per sedare l’imbarazzo dovuto al vero e proprio ribaltone dell’amministrazione Buselli, ormai evidentemente spostata tutta a destra.
Siamo certi che molte delle liste civiche nate in questi ultimi anni in Toscana  e più in generale in Italia siano l’espressione di una chiara volontà di cambiamento da parte dei cittadini. Ma, come abbiamo appreso dall'esperienza di Volterra, esiste ed è forte il pericolo che a mimetizzarsi dietro tante liste civiche siano i partiti meno presentabili, che per governare in Toscana non si fanno scrupolo di utilizzare cinicamente  scaltri espedienti trasformistici. Occorre, quindi, un certo grado di ponderatezza per capire di quale pasta sia fatta una lista civica. Un segnale di riconoscimento abbastanza sicuro in ogni caso esiste. Quando una lista civica si mantiene, non diciamo apartitica, ma almeno trasversale evita per imparzialità le pratiche clientelari. Se, invece, si alimenta di tutto un sottobosco di rapporti privilegiati e continuati, allora si tratta soltanto di una nuova edizione del vecchio maneggio parassitario e partitocratico.   
Progetto Originario

lunedì 24 ottobre 2011

La politica del declassamento


Il declassamento unilaterale e arbitrario che ha coinvolto 12 consorzi stradali su 19 rappresenta, a differenza di quanto dichiarato dall'assessore Costa, una scelta politica chiara e ben definita, ma non ponderata. L'assessore Costa cerca di sfuggire dalle sue responsabilità, sostenendo che a fondamento della scelta di trasformare le strade consorziate da uso pubblico a privato non vi sia un preciso indirizzo politico, come si legge sul Tirreno del 18 ottobre.  Ma, documenti alla mano, è facile provare il contrario. La decisione è stata presa all'unanimità, quindi anche con il suo voto,  dal principale organo politico dell'Amministrazione, la Giunta Comunale, con delibera N°153 del 20/09/2011. Che oltretutto vara il declassamento con provvedimento immediatamente eseguibile. Tanto più che lui stesso presiede la Commissione Comunale per le Strade, sulle cui valutazioni fa leva il provvedimento deliberato dalla Giunta Comunale. Un'analoga Commissione esisteva anche nella precedente Amministrazione, ma aveva maturato decisioni opposte. Fermo restando la componente tecnica ciò che è mutato nella commissione strade è soltanto la parte politica che  ha fornito gli attuali indirizzi. Una decisione sbagliata che coinvolge oltre 300 frontisti, declassando più di 26 Km di strade e arterie secondarie, prezioso tessuto connettivo per questo territorio. Un taglio mai visto prima, calato dall'alto sulla testa dei cittadini, che vorrebbe nascondersi dietro al dito della veste tecnica. Rappresenta invece una chiara scelta politica, come sempre improvvisata, che illustra  a meraviglia l'idea di territorio dominante nell'attuale maggioranza, tutta rivolta solo e soltanto agli aspetti decorativi e formali del centro storico. 
Una decisione inaccettabile che, se non ci saranno marce indietro, impugneremo in tutte le sedi. Infatti, consideriamo inammissibile che un provvedimento simile, venga assunto saltando completamente la fase di consultazione e mediazione con i diretti interessati, messi al corrente soltanto a cose fatte. Salvo  ricorrere a scuse e giustificazioni dell'ultimo minuto per rettificare qualche dettaglio, magari scaricando la responsabilità su improbabili “refusi” della segretaria o del tecnico di turno. Un metodo troppo spesso esibito dalla maggioranza, pronta a defilarsi davanti a questioni che per essere risolte avrebbero richiesto tempo e sacrificio. Più semplice e sbrigativo cercare di chiudere la partita unilateralmente, senza rendere partecipi i cittadini e tanto meno il Consiglio Comunale. Ancora una volta scontiamo l'assenza di programmazione, elemento cardine di qualsiasi progetto politico sensato. Senza, continuiamo ad assistere ad un crescendo di decisioni improvvisate e superficiali, aggravate dal cambio frequente degli obiettivi.

Luigi Cocucci – Progetto Originario

Incompetenza o urbanistica creativa?

Dal momento in cui, nel giugno 2010, venne malamente allontanato dal Comune di Volterra l’Arch. Fambrini, subito ci preoccupammo per come sarebbe stato gestito un assessorato così delicato come quello all’Urbanistica. Già dai tempi della stesura del programma elettorale, sostenevamo (all'epoca compattamente) che in un momento critico come quello attuale per la città di Volterra, sarebbe stato necessario dotarsi di specifica competenza in materia, per gestire e modificare uno strumento come il Regolamento Urbanistico ereditato dalla precedente giunta. Regolamento inadeguato alle esigenze della città, che necessita di una revisione da diversi punti di vista. Purtroppo i nostri timori si sono rivelati fondati: dall'uscita di scena di Fambrini (giugno 2010) ad oggi, le decisioni prese in questo ambito hanno registrato un crescendo di incoerenza ed incompetenza. Il nuovo assessorato da allora è stato assunto direttamente da Buselli, il cui primo passo è stato in netta contrapposizione con i contenuti del suo stesso programma elettorale: egli infatti ha dato il via all’attuazione di uno dei Piani Complessi di intervento, che nel programma della Lista Civica erano considerati strumenti non idonei al territorio volterrano e quindi da rimuovere prima possibile dallo strumento urbanistico. Per il sindaco gli impegni elettorali hanno ben poco peso, quindi non ha penato molto a tornare sui suoi passi, recuperando l'idea di Piano Complesso che per la zona di Docciola stava predisponendo l'ex assessore Cinotti. Dopodiché è riuscito a vanificare la variante urbanistica già predisposta dall'assessore Fambrini. E' di questi giorni, infatti, la notizia che la Regione considera la variante recentemente approvata di fatto illegittima, per l'omissione di un passaggio procedurale sostanziale: la necessaria informazione pubblica al provvedimento. L'episodio è rimarchevole per più motivi: il primo è che il dubbio di illegittimità era stato portato all’attenzione del sindaco già nel Consiglio Comunale in cui era stata presentata la variante in fase di adozione. Tant’è vero che i rappresentanti di Progetto Originario (ma anche quelli del Pd) erano usciti dall’aula per non votare un procedimento che ritenevano viziato. Come al solito il primo cittadino anziché ascoltare il consiglio delle opposizioni aveva fatto finta di nulla, peggiorando una situazione che in quel momento poteva ancora rimediarsi. In secondo luogo va rimarcato che l’illegittimità deriva non dall'aver trascurato un aspetto procedurale di poco conto o essersi dimenticati un passaggio seminascosto tra le righe della legge. Nel procedimento di approvazione della variante l'amministrazione ha tralasciato di mettere in pratica il dettato di tutto il capo III del titolo II (e dei relativi regolamenti di attuazione) della legge quadro sull'urbanistica regionale, che regola gli strumenti della partecipazione dei cittadini. Infatti era stata omessa totalmente la relazione del garante della comunicazione e ciò non testimonia solo, come si potrebbe pensare, la mancanza di un singolo documento ma l’assenza di tutta la procedura che in quel documento avrebbe dovuto essere riassunta e che, come dice il rappresentante regionale che ha rilevato l’illegittimità dell’atto, ha privato “i cittadini della possibilità di presentare osservazioni inerenti l’attività informativa cui sarebbe tenuta l’amministrazione comunale”. La mancanza, inoltre, della figura del garante locale che, come previsto dalla legge, avrebbe dovuto essere stato nominato dal Comune in fase di adozione della variante, rende ancor più grave il comportamento omissivo dell’amministrazione. Come è accaduto a questo sindaco anche in altre occasioni, poi, il rimedio che ha cercato di porre in fretta e furia all’ultimo momento, è stato peggiore del male, perché il nominare la figura del garante solo a cose fatte (in fase di approvazione finale della variante inserendo una relazione raccogliticcia all’interno della lista dei documenti) ha ulteriormente confermato quanto poco conoscesse la legge urbanistica regionale (che dovrebbe essere la Bibbia di ogni assessore all’urbanistica in Toscana). La legge infatti vede nella relazione del garante solo il sunto di quella che è la lunga procedura di coinvolgimento dei cittadini e non solo un documento formale fine a se stesso, come è stata intesa da Buselli. Di questo episodio ci preoccupa non solo la dichiarazione di illegittimità di un atto pubblico, che comporterà ulteriori oneri per il Comune, ma soprattutto i rischi cui si potrà ancora incorrere a causa della superficialità e del pressappochismo di questa amministrazione. Questo evento, infatti, ha dimostrato quanto sia profonda l'ignoranza delle leggi da parte di coloro che ne dovrebbero garantire il rispetto come rappresentanti della cosa pubblica. Fattore da cui possono derivare solo altri danni per il Comune, per la città e per il territorio.

Progetto Originario

Cartolina dalle Balze

Il 25 Marzo scorso un nuovo evento franoso interruppe per la seconda volta in pochi mesi la Via della Frana, parte superiore della strada di Doccia, provocando disagi e mettendo a rischio i residenti di una palazzina ubicata lì vicino.

Comprensibilmente i primi lavori di messa in sicurezza del fronte e di rimozione dell'ammasso franato furono approntati velocemente, in condizioni di emergenza. In questa fase, un certo grado di approssimazione può sicuramente starci, anche per quanto riguarda le prime le soluzioni trovate; come, ad esempio, l'aver accumulato numerosi metri cubi di terra e roccia proprio sul ciglio del fronte principale delle Balze.

Successivamente, però, ci aspettavamo l'individuazione di soluzioni più idonee e ragionate, perché il cumulo di materiali di risulta, ricopertosi progressivamente di una folta vegetazione spontanea, ha fatto bella mostra di sé tutta l'estate proprio all'ingresso del principale punto panoramico cittadino, assieme ai resti della rete divelta e altri detriti residuali del cantiere.

Adesso poi che incombe la stagione piovosa questa massa pesante di materiale che grava sul bordo della parete naturale delle Balze potrebbe costituire un fattore di pericolo per ulteriori e più disastrosi crolli. Dunque pensiamo che un tale fattore di rischio andrebbe rimosso in tempi celeri, prima che le piogge autunnali inzuppando i terreni ne indeboliscano la resistenza. Vorremmo, dunque, chiedere all'Amministrazione Comunale se crede che l'ammasso di materiali franati possa essere lasciato ancora a lungo nel sito provvisoriamente individuato.

Risulta, inoltre, che a più di 7 mesi di distanza dall'evento, il transito lungo la strada non sia ancora consentito per la mancanza di idonee misure di sicurezza. A questo proposito ci interessa sapere dall'Amministrazione quando prevede che possa essere ripristinato il transito lungo la Via della Frana.

Progetto Originario

Il cumulo di detriti, sabbia e roccia ormai colonizzato da vegetazione sul ciglio delle Balze.


Riotorto: la discarica può attendere.

L'assessore all'Ambiente della Provincia di Firenze, Crescioli, ha finalmente dato l'annuncio tanto atteso. Il sito di Riotorto, presso Villamagna, è stato eliminato dal Piano per i rifiuti dell'ATO Toscana Centro che vi prevedeva l'individuazione di una nuova discarica. In sostanza pare proprio che la discarica di Riotorto anche questa volta non si farà. In mezzo a tanti disastri a cui abbiamo assistito in questi mesi, sia a livello locale che nazionale, finalmente è comparsa una buona notizia che ci riempie di soddisfazione. Probabilmente molti, oggi, faranno a gara per spartirsi i meriti di questo ripensamento, secondo le logiche di una propaganda incessante e velleitaria. Sicuramente è stato fondamentale che i cittadini stessi abbiano saputo ritrovare la capacità di mobilitarsi, attraverso i comitati di Villamagna e Gambassi, nonostante le oggettive difficoltà nel riorganizzare una lotta che era già stata data per conclusa molti anni fa. Per una volta fa anche piacere osservare che le ragioni dei diretti interessati siano state ascoltate localmente da un fronte politico molto ampio e, infine, anche dalle istituzioni più lontane. Certo, la realizzazione di una discarica in un luogo così pregiato e lontano dal baricentro territoriale di Firenze, Prato e Pistoia sarebbe stata un atto ambientalmente insensato e un vero sfregio al patrimonio paesaggistico regionale. Ma niente può darsi per scontato in questo Paese, perché in molti altri casi abbiamo osservato (e vissuto) che ragioni ugualmente forti hanno disastrosamente perso. Adesso che il verdetto tanto atteso è infine arrivato, è giusto festeggiare. Nonostante la vittoria e il clima che ne deriva mi permetto, però, una raccomandazione, anzi una speranza. Spero che nei prossimi  mesi non vada disperso del tutto il patrimonio di attivismo e di attenzione al territorio che si era coagulato attorno al caso di Riotorto. Perché questa zona conosce altre situazioni difficili, nei cantieri minerari di Saline come nella sanità, dove c'è sempre bisogno della collaborazione o almeno della solidarietà di cittadini attenti.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

mercoledì 19 ottobre 2011

La Regione dice sì a Puretta, il Comune rinuncia alle ghiaie.

Con Delibera di Giunta n. 837 del 3 Ottobre scorso la Regione ha deciso, valutando ambientalmente compatibile l'impatto ambientale del cavo di Puretta. Naturalmente è stata individuata qualche prescrizione, ma ad una prima lettura non sembra siano state avanzate richieste particolarmente stringenti o cautelative. Non intendo tornare in questo frangente a discutere del progetto per intero, che pure meriterebbe un serio approfondimento, al di là delle rappresentazioni drammatiche o entusiastiche già lette. Mi limiterò ad un unico aspetto, la gestione del materiale di risulta dello scavo.  Che non riguarda modeste quantità di inerti, come sostenuto da Cinci un paio di settimane fa su questo giornale. Il progetto, infatti, prevede di distribuire 530.000 mc di materiale sui terreni della azienda Palagetto, di indirizzare ulteriori 111.000 mc presso Coedil e 250.000mc di argilla alla ditta Nencini.  
Su questa spinosa questione, la Regione si è limitata a prendere tempo. Infatti, l'estratto dalla conferenza dei servizi del 29 luglio, allegato alla DGRT 837/2011, richiede ulteriore documentazione circa la “certezza dell'integrale utilizzo” delle terre e rocce da scavo da parte delle ditte Coedil e Nencini; in alternativa richiede “il progetto per il conferimento di tali materiali in discarica”. In ogni caso, sembra proprio che da parte del Comune di Volterra il treno sia stato definitivamente perso. Peccato. Viene confermata così la tendenza nazionale a considerare l'interesse pubblico l'ultima cosa di cui tener conto. Infatti, una parte dei preziosi materiali inerti risultanti dallo scavo potevano essere assorbiti e utilizzati dal Comune di Volterra, che nell'estate del 2009 avanzò specifica richiesta facendo leva su quanto previsto dalla LR 78/1998 (che parla di impieghi esclusivamente pubblici, art. 35).  Purtroppo, uscito il gruppo di Progetto Originario, l'orientamento dell'Amministrazione del Comune in proposito è decisamente mutato. Lo si evince con estrema chiarezza dalla risposta che il Sindaco ha fornito ad una mia recente interrogazione scritta che, a proposito del progetto di Puretta, poneva tre quesiti:
1)      Come fossero state perfezionate le destinazioni progettuali di materiali inerti prelevati dallo scavo e le previsioni definitive di conferimento, rispetto alle richieste del Comune di Volterra e a quelle dei privati.
2)      Se in parallelo al progetto fossero state accolte le richieste di investimento sulle reti di adduzione, così come richiesto dall'Ufficio Via dei Comuni della Comunità Montana.
3)      Se dalla fine dello scorso anno, il Comune avesse mutato indirizzi circa i suddetti temi.
La risposta del Sindaco Buselli riecheggia alla lettera la risposta che Asa fornì alla prima richiesta di materiali avanzata dal Comune, sostenendo che nell'Aprile 2009 “né il Comune di Volterra né le altre Amministrazioni mostrarono interesse al riutilizzo di tali materiali”. Il Sindaco, a questo modo, nonostante avesse tempo sino alla fine di questa estate per perfezionare la richiesta, ha preferito fare propri gli argomenti della sua stessa controparte, allineandosi agli indirizzi delle precedenti amministrazioni.
Eppure, il Sindaco era stato ben informato dei diritti e delle prerogative che spettavano all'Amministrazione Comunale, perché insieme andammo a parlarne in più sedi, a diversi interlocutori, e perfino in Regione, dove avevano capito perfettamente la ragionevolezza delle nostre richieste. Che non riguardavano tutto il materiale disponibile, ma circa il 7% degli inerti stimati, quanto poteva servire al Comune per i prossimi progetti di pubblica utilità. In un secondo tempo, però, deve essere intervenuta qualche novità a convincere diversamente il Sindaco, come dimostrano le ulteriori argomentazioni che contrappone alle mie richieste: “Si precisa che il materiale così conferito ha caratteristiche tali da non poter essere utilizzato se non dopo il trattamento di lavaggio, setacciatura e frantumazione, da operare a totale carico dell'Amministrazione”. Come sottolineato da Cocucci a proposito di una simile affermazione già avanzata dall'assessore Costa, ciò equivale a dire: grazie, ma accettiamo il tacchino per regalo solo se già spennato.
Nella parte successiva della sua risposta, il Sindaco Buselli, cancella ogni residuo dubbio: “Per quanto sopra esposto, in considerazione del fatto ed a seguito dei successivi contatti avuti con ASA (che partecipa finanziariamente alla realizzazione dell’invaso con investimenti del piano di ambito e quindi provenienti dalla tariffa), l’Amministrazione Comunale ha rinunciato a ripresentare la richiesta per non ostacolare la procedura di rilascio dell’autorizzazione, lasciando gli inerti estratti nella disponibilità di ASA per ricoprire le spese di indennità al proprietario dei terreni necessari alla realizzazione dell’opera”. Dunque, niente di nuovo sotto il sole. Materiali di notevole valore, che in parte potevano essere messi nella disponibilità del Comune sono stati indirizzati totalmente a soggetti privati. Che certamente apprezzeranno, nonostante la seccatura del lavaggio, setacciatura e frantumazione.
Non so come la pensino i colleghi di maggioranza, ma a mio avviso, un'Amministrazione che rinuncia ad acquisire un bene del valore di circa mezzo milione di euro, non agisce in modo migliore di chi  abbandoni a metà lavori il cantiere di una piscina per qualche lustro.
Fabio Bernardini, Progetto Originario


lunedì 17 ottobre 2011

A quando la nuova SR 68?

Siamo più che favorevoli alla realizzazione della nuova SR 68. E’ una infrastruttura assolutamente necessaria al nostro territorio per le ragioni che spiegammo e sostenemmo in campagna elettorale e che oggi ribadiamo una ad una. Non c'è dubbio, resta una priorità.
Bene, dunque, le sinergie instaurate con la Cassa di Risparmio di Volterra, che ha finanziato la progettazione preliminare. Bene anche la rete con gli altri Comuni del territorio interessati in maniera diretta o indiretta all’ammodernamento di questa via di comunicazione.
Abbiamo ascoltato con interesse l’intervento del Ministro Matteoli, invitato per la seconda volta a Volterra in occasione della presentazione del progetto. Registriamo che il Ministro, se da una parte ha garantito che il progetto si farà, dall’altra ha fatto un passo indietro rispetto al suo discorso del giugno 2010. Adesso il progetto non è più fattibile per intero, ma solo sui “punti più pericolosi”. Un cambio di strategia che, se confermato, va a modificare sostanzialmente le prospettive attese. Preoccupa non poco anche la mancanza di certezze rispetto alle tempistiche, questione deliberatamente evitata e non inquadrata neppure a grandi linee.
Questo ci induce ad  assumere un atteggiamento cauto e vigile, all’opposto dell'istintivo entusiasmo e del facile trionfalismo. Temiamo non poco che, con una situazione economica e politica nazionale così compromessa, rischi di finire un’altra volta tutto in una bolla di sapone.
Sarebbe veramente una beffa se il progetto per una nuova “SR 68” si riducesse a nulla, o si limitasse ad un piccolo cantiere, simile a quello portato a termine a Roncolla tre anni fa, che ha lasciato intatto il problema della strada.
Crediamo che il nostro territorio, sempre più penalizzato per i tagli ai servizi  di base, debba ricercare   la propria salvaguardia attraverso interventi infrastrutturali organici e seri, svincolati da operazioni palliative o peggio di facciata. Consideriamo, dunque, sufficientemente espletata la fase delle dichiarazioni, delle promesse e delle parole, sperando che s’inauguri finalmente la fase dei lavori.
Progetto Originario

Politiche di emergenza

Il 2011 che ormai volge alla fine è stato l’anno che ha visto governare Buselli finalmente alla luce del sole, senza possibilità di nascondersi dietro il paravento dei conflitti interni. Osservandolo finalmente con il distacco di chi lo conosce bene ma allo stesso tempo non è più nella sua stessa barca, posso confermare che mai ha abbandonato lo stile del “ pronto soccorso”. Tra i principali motivi degli oramai noti conflitti interni all'Amministrazione, c’è sempre stata la riottosità del Sindaco a fare programmazione. Mai riuscivamo a programmare le cose da fare con anticipo, tenendo conto delle risorse reali a disposizione secondo priorità individuate.
Quando eravamo in Giunta, ci sfiancavamo in inutili discussioni per far capire i rischi di un perenne avanzare a casaccio, cambiando mille volte le carte in tavola, spesso ipotizzando opere faraoniche in assenza di copertura finanziaria. Questo era il pane quotidiano del metodo Buselli. Osservo che continua ad esserlo anche adesso.
Basta dare un’occhiata al bilancio di previsione approvato ad aprile nonché al piano delle opere pubbliche e alla programmazione delle consulenze, per rendersi conto dell'assenza di una rotta. Non si sa dove si sta andando. Il bilancio ha subito variazioni continue, il piano delle opere pubbliche è rimasto lettera morta, ed infine sono state assegnate consulenze neppure lontane parenti di quelle previste.
La possibile replica che mi potrebbe essere fatta è che sono capitate delle emergenze. Rispondo sin da ora che erano emergenze prevedibili, anzi previste e ampiamente discusse sin da aprile.
Ricordo che fu oggetto di ampio dibattito con i consiglieri di Progetto Originario (tutto a verbale del Consiglio Comunale) sia il costo non inserito a bilancio dello spostamento dell’archivio post unitario in virtù dell’arrivo dell’Università di Detroit, sia la necessità di ampliamento del cimitero comunale oramai prossimo alla saturazione. Noi segnalavamo queste priorità in luogo delle opere decorative tanto care all’assessore alle opere pubbliche. All'approvazione del bilancio, ovvero pochi mesi fa, a sentir parlare di queste cose la reazione di Buselli fu di stizza, se non di rabbia. Oggi la situazione ci dà ragione: entrambi i problemi sono stati affrontati con manovre di urgenza. Poco male, si potrebbe pensare, basta occuparsene. In realtà non è così. Agendo di fretta sulla spinta dell’emergenza (col codice rosso), accade che si ricorra ad operazioni non proprio limpide pur di risolvere il problema che sta per scoppiare in mano. Faccio l’esempio del contratto di locazione del capannone nuova sede dell’archivio post unitario. Il canone di locazione è palesemente al di sopra dei prezzi di mercato e l’operazione viene effettuata con un escamotage, non proprio cristallino,  procedendo ad un contratto di locazione tra un privato e le Fondazione CRV, per poi stipularne uno di sublocazione con il Comune. Presumo non ci sia stato tempo, e forse neppure la volontà, per attivare procedure concorrenziali pubbliche e verificare l’esistenza di soluzioni più economiche. Intanto però il costo dell'operazione svolta in emergenza lo stiamo pagando tutti, con i soldi pubblici del bilancio comunale.
Nonostante ciò all’ultimo consiglio comunale del 28 settembre, il Sindaco si è lanciato in un'autoesaltazione delle politiche cimiteriali da lui sostenute, adducendo di essere il primo ad occuparsene. A essere onesti avrebbe dovuto dire che, nonostante sia da due anni e mezzo al governo, queste non erano proprio in cima alle sue priorità, anzi neppure dopo essere stato più volte avvisato gli era passato per la mente di occuparsene. E’ rimasto, però, con il cerino in mano e non ha potuto trascurarle oltre. Non ha scelto, ha fatto quello che farebbe chiunque quando sta per sbattere il naso. Nel solco della politica emergenziale che lo contraddistingue.

Sonia Guarneri, Progetto Originario

La nuova politica per le strade secondarie

I rappresentanti dei consorzi stradali, fino ad un anno fa, venivano ascoltati e coinvolti nelle scelte strategiche del Comune che li riguardavano più o meno direttamente. Le problematiche principali da qualche anno a questa parte sono state essenzialmente tre: la mancanza di statuti e regolamenti, la copertura a mezzo di un'adeguata polizza assicurativa anche a tutela dei frontisti e la riscossione incompleta delle cartelle. Alla fine del 2010, dopo un giro di assemblee, tutti i consorzi votarono nuovi strumenti e procedure mirati a risolvere le questioni più annose. Cercammo a questo modo di dare una reale svolta operativa, anche per aiutare presidenti e frontisti nella difficile gestione ordinaria. Questo tentativo, ovviamente, comportò anche  il necessario impegno economico da parte di tutti. Oggi apprendiamo che l'atteggiamento dell'Amministrazione è completamente cambiato e che quegli sforzi stanno per essere vanificati. Con la delibera di Giunta 153 del 20 settembre 2011, è stato deciso in maniera arbitraria, senza alcun confronto con gli utenti, che dodici strade su diciannove perdano la classificazione di uso pubblico e vengano di conseguenza declassate. Una decisione calata dall'alto, per sganciare nel prossimo futuro l'Amministrazione da ogni responsabilità circa quello storico patrimonio costituito dalla viabilità secondaria e scaricare così sui frontisti tutti i costi di manutenzione. L'Amministrazione, per risparmiare qualche migliaio di euro, abbandona i cittadini a loro stessi, non preoccupandosi né della gestione del territorio nel suo complesso né del reale servizio pubblico che tali strade svolgono quotidianamente.
Un taglio drastico che riguarda più di 25 km di strade, che ricadrà su molte famiglie. Ma se chi vive in campagna risentirà direttamente della nuova politica della Giunta volterrana, gli amanti del territorio  in genere dovrebbero preoccuparsi. Con questa scelta, infatti, c'è la seria possibilità che molte delle strade in questione vengano sbarrate e chiuse al pubblico transito, impedendo così a tutti l'accesso a vaste zone del Volterrano, rinomate per l'escursionismo, la raccolta dei funghi o la caccia. L'intenzione è chiara: in tempo di crisi le poche risorse rimaste verranno dilapidate nel tentativo di abbellire il centro, dimenticando che il nostro Comune è il più esteso della Provincia di Pisa e, come tale, necessita di attenzione costante sul territorio.

Luigi Cocucci – Progetto Originario

L'io distratto

Nella rubrica “Il Comune informa...” della scorsa settimana – ma perché non la ribattezzano “Buselli parla” visto che al posto dell'informazione istituzionale adesso ci sono solo le sue esternazioni? - è apparso un surreale comunicato dal titolo “Attacco suicida”, ovviamente farina del sacco del sindaco. Nell'avvio del pezzo, Buselli esprime “piena solidarietà” al nuovo nominato Costanzi, secondo lui “attaccato in modo suicida e schizofrenico da Progetto Originario”. Evidentemente c'è stato un equivoco. Vogliamo pertanto chiarire al sindaco che le nostre critiche riguardo alla nomina erano tutte rivolte a lui medesimo. Il motivo dovrebbe risultargli chiaro, in quanto è il sindaco Buselli il soggetto attivo nella vicenda della nomina, colui che, rivestendo un  ruolo pubblico di responsabilità, ha preso una decisione sbagliata, assegnando una nomina inopportuna, per di più in assenza di competenze specifiche. Costanzi, in quanto beneficiario della nomina, nella vicenda ha interpretato un ruolo del tutto passivo e quindi di secondo piano. Dunque, riveda pure, il sindaco, il senso delle critiche che ha letto e sentito, assumendo finalmente su se stesso la responsabilità dell'atto. Chi si è limitato ad accettare la nomina, anche se chiaramente fuori luogo, detiene responsabilità infinitamente minori rispetto a colui che l’ha assegnata.
Tuttavia, è nel seguito che l'esternazione del sindaco assume contorni strabilianti e involontariamente autoironici. Quando, difendendosi con rara goffaggine, cita sorprendentemente le definizioni di “clientelismo” e “opportunismo”, i due criteri ai quali è accusato di ispirarsi per esprimere le sue nomine. Ripercorriamo, dunque, le due definizioni, mantenendo rigorosamente le formule citate dal sindaco, perché vale davvero la pena tornarci sopra. Clientelismo: “pratica di chi, occupando un posto di potere, favorisce i propri protetti nella distribuzione delle risorse cui essi non avrebbero titolo”. Come chi assegna assessorati, posti e incarichi fiduciari (molti dei quali retribuiti) non sulla base delle competenze, ma a chi gli garantisca appoggio, docilità, sottomissione. Che ve ne pare, potrebbe essere più calzante di così?
Pure la seconda definizione è un ricamino. Opportunismo: “comportamento di chi si adegua alle circostanze mirando a trarne comunque profitto e disponibilità a compromessi per ottenere un tornaconto personale”. Come chi, pur saltata la maggioranza espressa dalle urne a cui si era appoggiato, si arrabatta a rimediare, attraverso lo scambio di favori, una compagine di segno diverso pur di rimanere in sella. E anche questa aderisce meravigliosamente al comportamento di un sindaco di nostra conoscenza.
Capirete che quando abbiamo letto l'esilarante trafiletto di Buselli, ci è passata davanti agli occhi l'immagine di Willy il Coyote mentre si cala all'interno della canna del cannone per agguantare l'inafferrabile struzzo. 
Restando in tema di definizioni, dopo questa prova, vale la pena segnalare un ulteriore concetto che chiosa a meraviglia l'episodio.

Personalità dissociata: “designa colui che vive la distorsione, la limitazione o la perdita dei normali nessi associativi con conseguente incongruenza tra idea e idea, tra idee e risonanza emotiva, tra contenuto di pensiero e comportamento, in cui è leggibile una separazione e nel contempo un allacciamento arbitrario tra i diversi elementi della vita psichica”.


Progetto Originario

lunedì 10 ottobre 2011

Incarichi fiduciari

Costanzi replica a Progetto Originario dichiarandosi “basito” delle sue critiche in merito alla sua nomina in ATO, in quanto in fondo lui era stato eletto coordinatore della Lista Civica quando anche i membri di Progetto Originario ne facevano parte.  E’ giusto ricordare però a Costanzi, ai lettori e soprattutto al Sindaco, che gli affida un importante incarico fiduciario, l’epilogo del suo breve mandato di coordinatore della Lista Civica Uniti per Volterra. Poche ore prima della presentazione pubblica inaugurale della campagna elettorale della Lista Civica alla città, al Cinema Centrale nella primavera del 2009, il coordinatore Costanzi, assieme alla segretaria Bassini, al tesoriere Carpitelli e ad altri membri di orientamento di destra della lista, dette le dimissioni attraverso una mail indirizzata a tutti gli aderenti. Il suo improvviso commiato, oltre alle dimissioni, riferì di un incontro con esponenti e simpatizzanti di destra e centro-destra che aveva dato luogo al primo nucleo di quella che poi divenne la lista capeggiata da Antonella Bassini. Il tutto accadeva l’indomani di un’accesa assemblea della Lista Civica, dove era portato alla discussione un documento in cui gli allora rappresentanti a Volterra di PDL, ex AN, lega Nord, con il beneplacito dell’UDC, proponevano un vergognoso accordo elettorale con la lista, a patto che fossero messi fuori gli “estremisti”, i “no global”, i membri di forum sociali… in pratica si chiedeva l’abbandono dalla lista di Fabio Bernardini, presenza non gradita ad una certa destra ma soprattutto ad alcuni registi occulti. Dopo lunga discussione e contro il parere di Moschi e Buselli, la lista civica rigettò il documento.
Fallito il tentativo di far fuori Bernardini e con lui la parte più “sinistra” della lista, nonché la parte che più insisteva sulla necessità del cambiamento di metodo piuttosto che sulle grandi fanfaronate del Moschi e del Buselli, avvenne il secondo tentativo. Trascinare la parte più a destra della lista in una nuova formazione politica di chiaro orientamento, la sera stessa della presentazione pubblica di Uniti per Volterra, cosa che creò una seria difficoltà mettendo a rischio l'intero progetto.
E’ bene ricordarlo, perché è bene che si sappia che, al di là dell’orientamento politico di Costanzi, il Sindaco affida un incarico importante a chi boicottò la Lista Civica, per trasferire quasi tutte le sue risorse umane a destra. Buselli, infatti, non deve certo a Costanzi la sua elezione e con essa la sua attuale facoltà di elargire incarichi. 
Adesso però che la parte da eliminare è uscita da Uniti per Volterra, i pezzi si ricompongono a favore di un vecchio progetto che però nessun voto ha avvalorato. Ora che sono stati cacciati i “sinistri” questa amministrazione è diventata perfetta, direi adorabile per una destra incoerente e maneggiona, che può cambiare programma e bandiera senza remore. Ed allora in cambio del sostegno alla precaria maggioranza del Sindaco, si può pretendere ed ottenere qualcosa.
Ma qualcosa non torna. Gli elettori? Quelli che hanno votato Uniti per Volterra proprio perché c’erano anche quei “sinistri” che equilibravano l'insieme? Quelli che l’hanno votata perché avevano creduto nell'unione di anime politiche diverse, nel nome dell’interesse collettivo? E quelli che l’hanno votata proprio perché lui e la sua parte di Destra non c’erano?
Di loro poco importa perché gli affari sono affari, e si fanno nelle stanze del potere. Ora, che la non rielezione è quasi certa, si devono sfruttare i mesi che restano, quindi è meglio starci dentro subito, perché questo treno o si prende adesso o mai più…
Manola Rosa    Progetto Originario

La Destra su Volterra

Con la nomina di Marco Costanzi da parte di Buselli all'ATO-Acqua in rappresentanza del Comune di Volterra arriva il sigillo finale alla nuova maggioranza a cui si appoggia il Sindaco. Un esponente de La Destra di Storace, nominato soltanto nell'estate 2009 segretario del partito a Civitavecchia, sua città d'origine, riceve investitura ufficiale per rappresentare il Comune all'interno di un'importante sede istituzionale. Un tributo esplicito che Buselli versa ai suoi nuovi alleati per rimanere in sella, a costo di esibire un ribaltone che, sotto traccia, aveva già inseguito e predisposto da tempo. Con questa scelta il Sindaco tradisce per l'ennesima volta gli impegni elettorali, che promettevano e annunciavano - urbi et orbi - una amministrazione “al di sopra delle parti”. I criteri a cui avrebbero dovuto ispirarsi le nomine del Sindaco, secondo quanto sancito in Consiglio Comunale fin dall'estate 2009, avrebbero dovuto essere essenzialmente due: opportunità e competenza. In questo caso la competenza specifica manca completamente e l'inopportunità politica della scelta è sotto gli occhi di tutti, visto che Costanzi viene da un'area politica completamente estranea al progetto della lista civica. Dati alla mano, Buselli è passato ad altri criteri: opportunismo e clientelismo. Ancora una volta la politica di scambio ha prevalso sulla politica dei principi. Dispiace per quegli elettori che, come noi, hanno creduto che il progetto della lista civica potesse portare novità importanti soprattutto rispetto alla pulizia dei comportamenti. Purtroppo proprio questo si è rivelato il tallone di Achille dell'Amministrazione Buselli, il vero nodo sul quale si è consumata la rottura definitiva con la componente di Progetto Originario.

Progetto Originario 

Clientelismo e politica di scambio

L’Amministrazione sa di aver stretto con gli elettori un patto elettorale fondato su un approccio terzo ed imparziale alle problematiche della città. Questo patto era fondato su l’abolizione delle clientele  e l’abbandono del metodo dello scambio. L’interesse pubblico doveva tornare a rivestire un ruolo predominante nella gestione della cosa di tutti e i criteri per orientare le scelte dovevano essere la razionalità e l’opportunità. Per  la scelta delle persone si sarebbe dato spazio al criterio della competenza.Il tutto fu ribadito solennemente nel consiglio comunale del luglio 2009 dal Sindaco Buselli e sancito dal voto unanime dei consiglieri di Progetto Originario e di ciò che rimane di Uniti per Volterra. In data 28 settembre 2011 un Buselli imbarazzato legge al Consiglio Comunale,  a chiusura della seduta e quasi sottovoce, tre nuove nomine da lui stesso effettuate. Una riguarda il rappresentante del Comune di Volterra presso l’ATO Toscana Costa, posto divenuto vacante a seguito delle dimissioni di un altro importante elemento della Lista Civica, il Prof. Vittorio Trinciarelli, geologo e insegnante, da anni in prima linea nella difesa del nostro territorio. Persona a suo tempo scelta in base alle sue competenze tecniche, appunto. Il Sindaco lo sostituisce con Marco Costanzi, braccio destro di Antonella Bassini, la stampella che regge la sua precaria maggioranza, evidentemente non proprio in maniera disinteressata. La nomina avviene in completo spregio del criterio della competenza, ma nel pieno rispetto della vecchia, consolidata politica dello scambio clientelare. Le nomine in cambio del voto favorevole di Bassini in Consiglio. Il malcostume che Buselli in campagna elettorale aveva promesso ai cittadini di abolire, e a cui invece, da Sindaco, si è affezionato molto velocemente. Per noi non è stata francamente una sorpresa; ma l’ennesima delusione, questo sì. Che si somma a quelle già vissute, tra cui si ricordano le offerte di cariche ad alcuni consiglieri comunali per eliminarli dal Consiglio. Col solito principio “dello scambio dei favori” Buselli offrì circa un anno fa la Presidenza del S. Chiara a Tonelli, mentre a Cocucci la Presidenza di ASV; l’assessorato al bilancio fu proposto all’assessore Guarneri da sommare al sociale, per poi girarlo di ripiego a Tonelli, incassato il  rifiuto della prima unitamente alle sue dimissioni. Insomma, la logica un tempo criticata da Buselli, adesso è stata ben assimilata dallo stesso, per farne uso e abuso alla maniera della vecchia, untuosa politica clientelare. Con gli ultimi maneggi il Sindaco penserà di aver trovato la chiave giusta: l’assessorato è moneta appropriata per chi è disposto a scambiarlo con la fedeltà assoluta, anche a costo di rinnegare  valori e  passato. Le ultime nomine negli enti forse sono ritenute adeguate a ripagare la consigliera di destra che ora lo appoggia incondizionatamente. In tutto questo, evidentemente, nessuna importanza viene attribuita alla preparazione delle persone, alla loro capacità di ricoprire un incarico pubblico e alla stessa dignità di quel ruolo. Può darsi che siano stati trovati gli scambi necessari per mantenere viva una maggioranza risicata in Consiglio e restare in equilibrio (salvo raffreddori dell’ultimo minuto ed eventuali giochi al rialzo), ma sono andati perduti i valori fondanti del progetto originario della lista civica. Non è cosa da poco, perché violare le promesse vuol dire perdere credibilità ed autorevolezza agli occhi degli elettori: due ingredienti necessari per districarsi tra i mille problemi che non vedono mai la soluzione, prima come adesso.
Progetto Originario - Gruppo Consiliare

Il portone storico di Casa Torre Toscano

Lo scorso 7 Settembre, il Gruppo di Progetto Originario presentò un’interrogazione al Sindaco a firma Fabio Bernardini. Dietro sollecitazione di alcuni concittadini sensibili al patrimonio storico culturale volterrano, l’interrogazione segnalava la prolungata assenza dello storico portone di Casa Torre Toscano, rimosso dalla sua sede dai tempi del restauro del palazzo, ultimato anni fa, e mai più ricomparso. Il portone è un manufatto di pregevole fattura, risalente probabilmente al XVII secolo, per cui chiedevamo al Sindaco se fosse stato restaurato, dove fosse conservato e se potesse essere restituito alla sua funzione, quindi al godimento dei cittadini e dei visitatori. Nel momento in cui scriviamo, il 4 di Ottobre, a quasi un mese dalla data di consegna dell’interrogazione, non abbiamo ricevuto alcuna risposta scritta. Abbiamo notato, però, che da un paio di giorni l’antico portone di Casa Torre Toscano ha fatto la sua ricomparsa, un pò in sordina, all’ingresso del palazzo. Dunque probabilmente era stato semplicemente “dimenticato” da qualche parte, forse in qualche scantinato. In attesa di ricevere risposta compiuta alla nostra interrogazione ufficiale, per la quale il Regolamento Comunale prevede un tempo massimo di 30 giorni, ci rallegriamo per il felice ritrovamento. Al tempo stesso ringraziamo i cittadini che ci segnalarono la scomparsa di questo pregevole oggetto, per aver così contribuito alla soluzione di questo piccolo caso d’ordinaria amnesia.

Il Gruppo Consiliare di Progetto Originario 

Ma l'Auxilium no

Nell'ultimo Consiglio Comunale del 28 Settembre, assumendo le preoccupazioni di alcuni dipendenti di Santa Chiara e Auxilium Vitae, il nostro Gruppo Consiliare di Progetto Originario ha presentato due mozioni, con le quali intendeva impegnare il Sindaco ad invitare i Presidenti delle due strutture in Consiglio, per parlare delle difficoltà che le due aziende stanno affrontando in questa difficile fase di crisi. Sul Santa Chiara il documento è stato votato all'unanimità, ma per quanto riguarda l'Auxilium la maggioranza Buselli-Moschi-Bassini ha detto no. Secondo il nostro Gruppo, invece, sarebbe stato necessario e auspicabile dedicare entro la fine dell'anno due distinte sessioni di Consiglio Comunale ad approfondire situazione, possibilità e prospettive sia dell'ASP Santa Chiara che del Centro di Riabilitazione Auxilium Vitae. Perché in questa fase affiorano difficoltà significative per entrambe le strutture, come evidenziato dai bilanci 2010 che mostrano perdite di esercizio di 270.000 euro circa per il S. Chiara e di 548.000 euro circa per Auxilium. Trattandosi di realtà attualmente fondamentali per la zona, sia per i servizi erogati sia per le ricadute lavorative che offrono, il Comune a nostro avviso non può lavarsene le mani. Nel caso del Santa Chiara, il Comune per legge è obbligato al controllo, quindi la nostra iniziativa era veramente difficile da respingere. Già una delibera di Consiglio del 27 Gennaio scorso aveva impegnato il Sindaco ad aggiornare periodicamente il Consiglio Comunale sulla situazione dell'A.S.P. Santa Chiara, ma come altre era rimasta lettera morta. Per questo valutiamo utile che venga a parlare al Consiglio direttamente il Presidente Bacci che, a un anno dal suo insediamento, dovrebbe avere approfondito a sufficienza le condizioni dell'azienda, le cause e i possibili sviluppi dell'attuale situazione di difficoltà.
D'altra parte non riusciamo proprio a capire gli imbarazzi che provano i Consiglieri della maggioranza ad occuparsi anche di Auxilium Vitae, che - ricordiamo - è una società a maggioranza pubblica, partecipata anche dal Comune di Volterra, operante nel settore delle riabilitazioni e integrata nel sistema sanitario regionale. Trattandosi di una realtà locale assai importante per i servizi resi, per gli scambi con l'ospedale e, non ultimo, per i posti di lavoro che procura (circa 180), pensiamo meriti di diritto l'attenzione del Consiglio Comunale in un momento tanto difficile. Oltretutto il bilancio del centro di riabilitazioni dipende per buona parte dai rapporti di collaborazione e dalle convenzioni che lo legano alle Asl, dunque è evidente che su questi temi potrebbe tornare assai utile il sostegno attivo delle istituzioni locali, specie se scaturito da posizioni unanimi espresse dal Consiglio. Per la maggioranza, però, “non sta bene” invitare i rappresentanti di una società per azioni; anche se questa società è a maggioranza pubblica, anche se ha per soci i Comuni locali compreso il nostro, anche se opera nel settore sanitario, anche trovandosi in un momento così difficile. Non sta bene, dicono, ma senza saper esprimere una ragione plausibile. A dimostrarlo l'evidente nervosismo dell'assessore Tonelli che, pur di fronte a un tema che la poneva in una situazione di conflitto di interessi, ha preso ripetutamente la parola affinché il Consiglio non  arrivasse ad una posizione mediata. Fatti tutti gli scongiuri del caso, c'è da sperare che in mezzo a questa lunga crisi la situazione non si aggravi ulteriormente, indebolendo una struttura già sottoposta alla dura concorrenza di altri importanti centri, che magari nel frattempo si stanno attrezzando attivando tutte le collaborazioni necessarie. Giova ricordare che fino al 2010, la Fondazione CRV nella nostra zona ha funzionato come propulsore e, nel caso, ammortizzatore per le difficoltà incontrate da molte attività locali, ma che quest'anno e (perlomeno) il prossimo difficilmente sarà in grado di offrire un sostegno concreto. Ragione di più per cercare di capire a fondo le attuali difficoltà e all'occorrenza far subito quadrato attorno agli enti più qualificati e importanti per la nostra area. Chi pensa che le istituzioni locali debbano servire anche a difendere e sostenere il tessuto economico e sociale del territorio può ben comprendere certe necessità. Chi pensa, invece, che le istituzioni debbano limitarsi ad altro, può cavarsela sostenendo che “non sta bene” che il Comune si occupi delle società per azioni.

Progetto Originario