domenica 28 ottobre 2012

Carta velina



Fare il pieno alla propria auto prelevando i soldi dal conto corrente del Comune con la tessera carburante in dotazione all'auto istituzionale non si configura come un mero “errore procedurale”, come il sindaco vorrebbe far credere nel disperato tentativo di puntellare la sua maggioranza. Si tratta di un vero e proprio illecito. Lo abbiamo già detto e lo ha riconfermato a chiare lettere anche il comunicato diramato di recente dalla Rsu del Comune.
Basti dire che episodi identici a carico di dipendenti comunali rientrano in quella cerchia ristretta di casi considerati motivo sufficiente per giustificarne il licenziamento in tronco. Infatti, le cronache dei giornali in questi ultimi anni hanno registrato vari episodi di dipendenti pubblici licenziati su due piedi per essere stati pescati a far benzina nella propria auto con la carta carburanti prelevata da un'automobile di proprietà dell'amministrazione. Spesso oltre al licenziamento sono arrivati sul capo del dipendente infedele anche vari capi d'accusa, tra i quali l'appropriazione indebita, il furto aggravato e, nei casi peggiori, la truffa. Se questo è il prezzo che è costretto a pagare un semplice lavoratore per aver commesso un simile errore, non può essere che un amministratore non debba risponderne. Dal punto di vista morale, anzi, il caso dell'amministratore appare più grave. Perché il dipendente risponde solo di sé stesso, mentre l'amministratore occupa il proprio posto in rappresentanza della comunità dei cittadini. Quindi dovrebbe essere ben più responsabilizzato di un qualsiasi tecnico comunale.
Si tratta di cose ovvie che non si dovrebbero neppure ribadire, se non fosse per l'inammissibile contegno esibito nella circostanza dai nostri amministratori. Saltato il tappo al caso “benzinopoli”, ben documentato e circostanziato, la reazione del sindaco e della sua maggioranza è stata quella tipica della peggiore politica nazionale: arroccamento difensivo, scuse puerili e toni minacciosi verso tutti coloro che hanno contribuito a scoperchiare la pentola. Mentre la sola scelta dignitosa starebbe in una reale assunzione di responsabilità. Chi ha sbagliato si dimetta e lasci l'amministrazione, per salvaguardare almeno la credibilità del Comune di Volterra e il suo buon nome di istituzione vicina ai cittadini. E' l'unica scelta corretta in simili casi. Se poi l'interessato non dovesse provvedere in prima persona a cautelare la credibilità del Comune, allora occorrerà che si muova il sindaco pretendendone le dimissioni.
Poi va da sé che l'indagine farà il suo corso e la magistratura deciderà nei dettagli, entrando in un merito che alla politica non compete. A chi amministra dovrebbero bastare le gravi inadempienze emerse e la dimostrata inadeguatezza nella gestione della cosa pubblica per decidersi ad abbandonare il governo del Comune. Per assumersi la propria responsabilità politica, basta e avanza.
Certo, sappiamo che è di moda rifuggire le proprie responsabilità per delegare tutto alla magistratura, confidando segretamente nella lentezza della giustizia italiana. Ma sono scuse di carta velina, che alimentano un gioco allo sfascio che non ci possiamo assolutamente più permettere. Ormai è sotto gli occhi di tutti: l'Italia è tanto malmessa anche a causa di una classe politica in pieno degrado, che schiva le proprie responsabilità tutte le volte che può. Almeno qui a Volterra, in questa piccola comunità in cui gli interessi in gioco sono più limitati, cerchiamo di dimostrare che un vago senso del pudore ancora resiste. 

Progetto Originario

Quel pizzico di coraggio che serve



In questi giorni molte volte i dipendenti comunali volterrani sono stati chiamati in causa a sproposito rispetto al caso “benzinopoli”. Cominciò un comunicato allusivo firmato congiuntamente dal coordinamento Pdl e Marco Costanzi, che parlava di “talpe” in Comune. Ha proseguito sulla stessa falsariga lo stesso sindaco Buselli, lanciando dai giornali rimbrotti ai quei dipendenti colpevoli a suo modo di vedere di aver mostrato dei documenti pubblici a dei consiglieri comunali che ne avevano fatto espressa richiesta. Dopodiché sono venute altre dichiarazioni dello stesso tenore da parte del coordinamento Pdl, unite a minacce di querela da parte del sindaco e dell'amministrazione ai giornali e ai consiglieri di minoranza che hanno portato alla luce il caso. Insomma, si capisce bene che la preoccupazione della Giunta Buselli e dei loro degni compari del coordinamento Pdl è stata interamente rivolta al fatto che il caso “benzinopoli” potesse venire allo scoperto, e non certo agli eventuali usi impropri delle auto e delle tessere carburante comunali. Atteggiamento non nuovo da parte di questa amministrazione, a causa del quale sentiamo il dovere di solidarizzare con quei tecnici comunali che in quest'occasione hanno contribuito in maniera determinante a fare chiarezza. In questo periodo pensiamo, anzi, che siano da citare come esempio positivo, in un Paese che sta andando economicamente a fondo, anche a causa di troppe complicità e diffuso menefreghismo. Il dipendente comunale che si è accorto dell'assenza della tessera carburante dalla Brava del sindaco avrebbe potuto girare la testa dall'altra parte e non denunciarne la scomparsa. Bastava seguire la regola aurea in uso nel nostro stivale: “fatti gli affari tuoi e camperai cent'anni”. Anche il funzionario che ha denunciato le irregolarità nell'uso della scheda carburante associata all'auto del sindaco avrebbe potuto seguire lo stesso principio. Perché perdere tempo a segnalare una decina di pieni di carburante anomali. In questo stesso Paese quante migliaia di dipendenti pubblici e privati avranno sorvolato e finto di ignorare irregolarità e acrobazie contabili, che a lungo andare hanno portato i bilanci allo sfascio? Molti, troppi. Fingere di non vedere è più facile. E poi non ti fai nemici, che magari potrebbero fartela pagare quando toccherà a loro decidere se e quanto remunerare la tua produttività. Non solo a Volterra ma in tutta l'Italia siamo andati avanti per troppi anni voltando la testa altrove per quieto vivere. Oggi, dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo pagando tutti le conseguenze anche di questi comportamenti. Bilanci dissestati, debiti alle stelle e molti enti allo sfascio sono sì il risultato di una classe politica incapace e talvolta ingorda, ma anche di frequenti complicità nel personale degli enti pubblici che in cambio di qualche prebenda o per semplice quieto vivere ha scelto di far finta che tutto andasse bene per anni. E' chiaro che serve un pizzico di coraggio per segnalare le cose che non vanno, specialmente quando la causa potrebbe essere dovuta agli amministratori che guidano l'ente in cui lavori. Ma è un coraggio che è necessario trovare, se vogliamo raddrizzare una situazione drammatica. Proprio per questo la parte sana di questo Paese deve stringersi attorno a chi ha avuto il coraggio di far bene il proprio lavoro, difendendo l'indipendenza dei tecnici e le loro competenze da chi vorrebbe vederli del tutto sottomessi, perennemente soggetti ai ricatti della classe politica. 

Il Gruppo Consiliare di Progetto Originario  




L'aggettivo “istituzionale”



Da settimane chiediamo all'assessore Moschi cosa ci facesse su una Panda del Comune domenica 27 maggio a Castelfiorentino, il pomeriggio in cui fu sorpreso da un autovelox mentre superava i limiti di velocità. Da settimane non ci viene data la soddisfazione di uno straccio di risposta. Salvo una genericissima dichiarazione affidata alle pagine de La Nazione, in cui Moschi sostiene: “non ho mai utilizzato le auto in dotazione per scopi diversi da quelli istituzionali”.
 
Sì, gli “scopi istituzionali” vanno pure bene, ma quali di grazia? Non è una domanda difficile.
L'assessore ha ricevuto la delega alle opere pubbliche, quindi, facendo affidamento al puro buon senso potremmo pensare che gli scopi istituzionali riguardassero il suo settore di competenza. C'era forse quella domenica a Castelfiorentino l'assessore regionale Ceccobao che parlava di infrastrutture e finanziamenti regionali?   Se così fosse, l'assessore avrebbe avuto ragione a recarvisi con l'auto del Comune e lo scopo istituzionale sarebbe completamente giustificato. Tutto potrebbe essere chiarito in un attimo e saremmo felici e soddisfatti. Anche se quel giorno a Castelfiorentino si fosse tenuta un'iniziativa di carattere puramente celebrativo, tipo i festeggiamenti comunali nella ricorrenza dell'anniversario della Liberazione della città, andrebbe ancora bene come giustificazione per un viaggio fuori provincia a spese del Comune. Arriveremmo perfino a comprendere la partecipazione dell'assessore Moschi in veste istituzionale all'avvio alla sagra della polpetta, ma solo se il Comune di Volterra fosse stato ufficialmente invitato a presenziare ad un evento di carattere prettamente gastronomico. 
Non siamo disposti ad accettare, invece, una qualsiasi scusa generica, buona a nascondere l'uso improprio di un'auto del Comune, per il quale carburante sarebbe stato involontariamente offerto da tutti noi.
E' notizia di questi giorni che le spese complessive di carburante relative ai mezzi comunali sono lievitate ultimamente, tanto da dover aggiungere in bilancio altri 30mila euro ai 213mila già stanziati a giugno. Certamente all'aggravio della spesa hanno contribuito sensibilmente gli aumenti dei prezzi degli ultimi mesi; ma anche il consumo del carburante delle auto è cresciuto in modo rilevante. Le auto del Comune, per esempio, in un bimestre, peraltro a cavallo dell'estate, hanno consumato quasi il 7% di litri in più rispetto allo stesso periodo del 2011, nonostante cantieri comunali ridotti all'osso e l'ingessatura determinata dal patto di stabilità. Insomma, motivi di preoccupazione ve ne sono molti e, di fronte ai morsi di una crisi di cui non si vede la fine, servirebbe ben altra attenzione ai beni pubblici e rispetto delle regole. Ripararsi dietro l'aggettivo “istituzionale” non basta. In assenza di chiarimenti convincenti rischia di sembrare un patetico paravento per coprire arroganza e abusi.  

Progetto Originario  

Il libero parcheggio dei Priori

La Piazza dei Priori un qualsiasi giorno feriale di Settembre
Anche se il tema del giorno in questo periodo è un altro, in questo breve comunicato vogliamo accennare al decoro. Non al decoro morale della Giunta che tutti sappiamo aver vissuto momenti migliori, ma al decoro urbano, valore sempre più spesso esaltato, soprattutto sui giornali. Soltanto il mese scorso per esempio il sindaco Buselli lanciò un duro monito ai commerciati volterrani, affinché provvedessero a rimuovere quelle che lui definì “orribili saracinesche da garage” dai negozi del centro storico. Inammissibile – a parere del sindaco – la presenza simili, orripilanti ornamenti nel salotto buono di Via Guidi. Ne va del decoro della città, tuonò il sindaco, che concluse: “E' intollerabile avere questo genere di arredo urbano nel contesto di una delle città tra le più belle e antiche d'Italia”.

Bravo, bene , bis... bel discorso davvero! Approvato in pieno.
Però che ne direbbe il nostro sindaco di pensare anche alla Piazza dei Priori, ridotta quotidianamente ad un parcheggio di fatto libero in cui chiunque fa quello che vuole. Così è oggi e così è stato per tutta la stagione turistica, nonostante i pioli elettronici che fanno tanto chic.
Non pare al sindaco che prima di dare lezioni agli altri, dovrebbe lui stesso mettersi in pari con i compiti arretrati in tema di decoro urbano? Tra questi uno dei più urgenti è riportare, dopo ripetute promesse, la Piazza dei Priori ad essere trattata come merita. Col riguardo che si deve al patrimonio storico e architettonico che racchiude.
Progetto Originario

lunedì 22 ottobre 2012

Il caso “benzinopoli”



Alla fine della scorsa settimana sono emerse circostanze che hanno reso molto più chiaro il caso degli usi impropri delle auto comunali, ribattezzato dalla stampa “benzinopoli”. La vicenda si compone di tre aspetti diversi e complementari, che cercheremo di descrivere succintamente in ordine di gravità, dalle inadempienze amministrative all'ipotesi di reato penale già all'attenzione della Guardia di Finanza.
1) Il primo aspetto riguarda la mancata compilazione dei tabulati associati ad ogni autovettura del Comune, così come previsto dalla versione del Regolamento di Contabilità varata l'anno scorso. I tabulati altro non sono che semplici registri, dove il conducente dovrebbe scrivere destinazione e chilometraggio ai fini di poter controllare periodicamente la conformità degli usi del mezzo e dei consumi di carburante. Si è scoperto che soltanto su 4 delle 11 automobili a disposizione del Comune i tabulati venivano compilati. La cosa più grave è che sul tabulato presente nella cosiddetta “macchina del sindaco”, l'auto riservata agli organi istituzionali, non vi è tratto di penna: è intonso nonostante i consumi registrati. Nessuno, tra sindaco e assessori, che abbia usato l'auto nel corso dell'anno si è mai preoccupato di registrare il viaggio compiuto, nonostante ciò sia previsto da un Regolamento che loro stessi hanno approvato in Consiglio Comunale a dicembre 2011. Come pensino questi amministratori di poter pretendere il rispetto delle regole dai dipendenti comunali, quando essi stessi ne fanno carta straccia, resta un mistero.
2) Il secondo aspetto lo potremmo collegare all'episodio capitato all'assessore Moschi, ma che vale come monito generale per un uso più rispettoso dei beni del Comune. E' stato già scritto che domenica 27 maggio una Panda del Comune tra quelle in dotazione al Settore Tecnico è stata pizzicata da un autovelox a Castelfiorentino. Alla guida c'era l'assessore Moschi, ma per l'appunto la domenica pomeriggio tutti gli uffici sono chiusi, dunque si ipotizza un uso improprio del mezzo (oltretutto tra quelli destinati ai tecnici del Comune). Abbiamo chiesto formalmente che ci venissero fornite spiegazioni in merito dal sindaco, che tardano ad arrivare. In assenza di giustificazioni convincenti, ogni cittadino sarà autorizzato a pensare che l'assessore stesse usando un'auto del Comune per andarsene a spasso in un giorno festivo. 
3) Il terzo aspetto, già all'attenzione degli inquirenti, è legato al presunto uso illecito delle schede carburante in dotazione sulle auto comunali e in particolare di quella associata all'auto delle istituzioni, la “macchina del sindaco”. Si tratta di tessere magnetiche con funzioni di carta di credito di cui è dotata ogni automobile per coprire i costi dei consumi di quella specifica vettura. Nessuno è autorizzato a portarsi la tessera a casa e tanto meno ad utilizzarla per fare carburante sulla propria automobile. Ai primi del mese, nel corso di una revisione sull'auto delle istituzioni, alcuni dipendenti si sono accorti dell'assenza della scheda magnetica dall'apposito contenitore. Subito è stata fatta denuncia di smarrimento ed è stato bloccato l'accesso al conto corrente del Comune. Preoccupato dalla circostanza, il personale dell'ufficio economico ha provveduto ad eseguire una verifica sui report degli ultimi prelievi dal conto corrente eseguiti con quella tessera magnetica, rilevando serie anomalie. Era stata usata molte più volte del normale fuori Volterra; dal confronto tra chilometraggio e consumi emergeva la media poco credibile di 7Km/litro; talvolta la spesa risultava associata a pieni di gasolio pur essendo l'auto a benzina. A completare il quadro le dichiarazioni rilasciate a Il Tirreno dall'assessore Costa il 12 ottobre, in cui ha ammesso di aver sottratto la carta magnetica dall'auto del Comune e di averla utilizzata per fare rifornimento sulla propria auto, comunque dimenticandosi di registrare la missione fuori sede. Per essere precisi la missione a Livorno a cui ha fatto riferimento l'assessore nelle sue dichiarazioni è costata un pieno di 91euro di gasolio. L'assessore ha aggiunto di essere in grado giustificare soltanto uno dei rifornimenti dubbi a carico della tessera magnetica “smarrita”, sostenendo di poter “motivare solo il viaggio del 10 agosto” e aggiungendo: “per gli altri contestati non ho alcuna responsabilità”. Da queste parole si potrebbe dedurre che un uso disinvolto della tessera magnetica associata all'auto istituzionale non fosse prerogativa di un unico assessore. Dal punto di vista giudiziario questo è un dato importante che chi conduce le indagini dovrà verificare. Dal punto di vista politico, invece, vi sono ormai sufficienti elementi per poter valutare la situazione e per trarne tutte le logiche conseguenze.
Progetto Originario  

La solita solfa dei complotti e delle fughe di notizie




Non vi erano dubbi che all’indomani della notizia sulle forti irregolarità nell’utilizzo delle auto comunali, chi è stato coinvolto tentasse la solita strada: è un complotto delle minoranze; è un tradimento dei dipendenti comunali.
Nessuna reazione nel merito dei fatti contestati. Anzi per la verità ce n’è stata una ed è equivalsa ad un'ammissione: l’Assessore Costa ammette di aver prelevato la carta carburante dalla macchina del Comune e con quella di averci pagato un pieno di gasolio alla propria  macchina.
Persone con un minimo di logica non possono che tirare le somme. L’auto sotto la lente è quella “delle istituzioni”. I consumi di carburante di questa auto sono raddoppiati senza che venissero percorsi i corrispondenti  chilometri. La carta di credito di quella autovettura ha registrato, tra gli altri,  tre rifornimenti in gasolio nonostante l’auto sia a benzina. Infine, un assessore, pizzicato con la carta in mano, dichiara che effettivamente l’ultimo pieno di gasolio lo ha fatto lui, sulla propria auto.
Dunque la colpa delle irregolarità è forse delle minoranze che controllano o che esagerano? Oppure dei dipendenti comunali che hanno fatto la denuncia di smarrimento di una carta, che non si trovava al suo posto? Oppure dai dipendenti che hanno denunciato le evidenti irregolarità nei consumi e nei prelievi dal conto corrente comunale eseguiti con quella stessa carta?
Ci pare chiaro che ciò che è accaduto non è frutto dell’azione traditrice di consiglieri dissidenti o di funzionari infedeli. La logica suggerisce che è la diretta conseguenza di chi le regole non le rispetta né le vuole rispettare, neppure nelle piccole cose.
A questo punto non è importante che qualcuno valuti la rilevanza giuridica di tali comportamenti, perché basta quella etica. Un anziano avvocato penalista ebbe a farmi un esempio calzante qualche tempo fa. Se affidi le chiavi di casa tua ad un amico perché ti annaffi le piante mentre sei in vacanze e poi, rientrando in anticipo,  lo sorprendi a caricare su di un ape il tuo televisore nuovo, con l’intenzione di simulare un furto al tuo ritorno, che faresti? Aspetteresti, per rompere l’amicizia e togliergli le chiavi di casa tua, una sentenza penale di condanna? Oppure lo fai subito, perché si è oramai rotto quel rapporto di fiducia che ti legava a lui?
La stessa domanda, prima di tutto da cittadina, mi viene da porla al sindaco Buselli.
Sonia Guarneri - Progetto Originario


Un penoso scaricabarile



Da quando è esplosa Benzinopoli, a Buselli sono letteralmente saltati i nervi. In un primo momento ha indirizzato dalle colonne dei giornali un implicito rimprovero ai dipendenti, perché hanno consentito l'accesso ad atti pubblici ai consiglieri di Progetto Originario. Dimenticandosi che c'è una legge dello Stato che garantisce questa prerogativa ai rappresentanti dei cittadini che siedono in Consiglio Comunale, in ossequio al sacrosanto diritto di controllo che dobbiamo esercitare sulla pubblica amministrazione. Un sindaco, anche se infuriato, non può certo pretendere che i dipendenti comunali ostacolino il lavoro delle minoranze.
Adesso leggiamo che è arrivato perfino a gettare ombre sui dipendenti comunali circa le sottrazioni di carburante dall'auto delle istituzioni in dotazione al Comune. Un falso clamoroso e maldestro, perché tutti sanno che la Brava, la cosiddetta “macchina del sindaco”, è l'auto riservata al sindaco e ai suoi assessori.
Dal momento in cui la maggioranza è stata colta con le mani nel sacco, non fa certo onore al sindaco Buselli tentare di salvare il suo “cadreghino” con questo maldestro tentativo di scaricabarile.    
Minacce e scaricabarile non sono soluzioni: serve solo una doverosa assunzione di responsabilità. Possono esserci solo due motivi per arrivare ad affermare pubblicamente simili amenità. O il sindaco ha sbagliato mestiere e pensa di trovarsi sul trono dello zar di tutte le Russie, oppure la situazione è talmente compromessa che si trova sull'orlo di una crisi di nervi.

Luigi Antonio Cocucci, Progetto Originario
 

Benzinopoli: entro il 4 novembre un Consiglio Comunale Straordinario.



Martedì 16 è stata depositata la richiesta congiunta di convocazione di un Consiglio Comunale Straordinario, il cui oggetto dovrà essere la gestione “allegra” delle auto comunali e delle tessere carburante. Il caso, venuto alla luce nei giorni scorsi e noto col nome di  “benzinopoli”, stando ai giornali è già oggetto di  indagini per un esposto agli organi competenti. La richiesta porta le firme degli esponenti di tutti e tre i gruppi di minoranza, Progetto Originario, Sinistra per Volterra e Città Aperta. L'iniziativa, che obbliga il sindaco a convocare a norma di legge il Consiglio Comunale entro 20 giorni, si è resa necessaria in quanto Buselli da un'intera settimana evita di rispondere, pur contattato attraverso una e-mail da Bernardini estesa a tutti capigruppo. Neppure una parola di chiarimento o giustificazione. Un atteggiamento del sindaco non nuovo, che fa il paio con precedenti episodi di false dichiarazioni e omissioni, registrate nel caso del tendone di Capodanno e prima ancora nel caso Orsi. Ancora una volta le uniche frasi rilasciate dal sindaco e dai suoi assessori sono state indirizzate ai giornali. Dichiarazioni di rimprovero da parte del sindaco, neppure velato, rivolto a quei dipendenti che non hanno impedito a noi consiglieri di minoranza di visionare il fascicolo relativo alle auto comunali e ai loro consumi. Anche su questo punto andrà fatta finalmente chiarezza, perché è inammissibile che un sindaco pretenda dai dipendenti comunali di impedire la visione di atti pubblici da parte di consiglieri eletti, ai quali l'accesso agli atti è garantito dalla legge fondamentale che regola gli enti locali, il D.Lgs 267/2000. Del resto è illuminante osservare che, a fronte di rilevanti anomalie nella gestione dei mezzi aggravata da un'ipotesi di appropriazione indebita ai danni del Comune, la reale preoccupazione di Buselli sia tutta rivolta a far sì che le minoranze e i cittadini siano tenuti all'oscuro dei fatti. Un amministratore con la coscienza tranquilla, al contrario, dovrebbe cercare di salvaguardare soprattutto la corretta gestione dei beni e dei denari pubblici, favorendo la massima trasparenza amministrativa per scacciare ogni dubbio di cattiva amministrazione, o peggio, di reato.
Una volta di più non è stato possibile utilizzare la normale strada di un accordo in conferenza dei capigruppo, per far sì che la vicenda approdasse in Consiglio Comunale per una gestione democratica del caso. Ancora una volta abbiamo dovuto agire autonomamente dai banchi delle minoranze, in sostituzione del ruolo del sindaco, producendo agli atti la richiesta formale di convocazione di un necessario Consiglio Comunale, per far luce su episodi gravi, meritevoli di  urgenti chiarimenti. 
    
Fabio Bernardini (Progetto Originario)
Rosa Dello Sbarba (Città Aperta)
Danilo Cucini (Sinistra per Volterra)

domenica 7 ottobre 2012

Rimborsi per l'acqua: il porto delle nebbie



Ai tanti cittadini aderenti all'iniziativa di Progetto Originario per la richiesta di rimborsi sulle bollette dell’acqua ha replicato la settimana scorsa Marco Costanzi su questo giornale, infilando una serie sorprendente di inesattezze. Come i cittadini ricorderanno, Marco Costanzi, già segretario per La Destra di Storace a Civitavecchia, fu nominato dal sindaco a nome del Comune membro dell’ATO 5 (Autorità per l'Acqua) circa un anno e mezzo fa, per suggellare l’alleanza tra Bassini e Buselli. Le sue affermazioni risultano tanto più stupefacenti, poiché in qualità di rappresentante del Comune di Volterra dovrebbe rappresentare anche noi in ATO, da cui l’inadeguatezza di certe sue espressioni. In ogni caso per sgombrare il campo dalla confusione prodotta dalle sue affermazioni, occorre tornare sull'argomento. Lo facciamo citando direttamente le fonti.
1.      Costanzi afferma che dopo l’esito referendario “in mancanza di un decreto governativo la legge (ante referendum) rimarrà esecutiva”. Secondo Costanzi, dunque, per poter applicare quanto stabilito dal referendum dovremmo attendere un decreto del governo, che tarda ad arrivare. Nulla di più falso. La Corte Costituzionale con sentenza 26/2011 ha affermato che a seguito del referendum abrogativo della remunerazione del capitale investito “la norma residua è immediatamente applicabile perché non presenta elementi di contraddittorietà”. Questo in virtù di un principio generale del diritto, in base al quale un quesito referendario è ammissibile solo se non lascia vuoti normativi.
2.      Non contento Costanzi afferma anche che “in caso di emanazione del decreto, chi ha stipulato contratti prima del referendum non vedrà soppresse le voci in riferimento”. Secondo Costanzi, dunque, solo gli utenti che hanno sottoscritto un contratto di utenza dopo il 21 luglio 2011 avrebbero titolo a richiedere le somme indebitamente pagate al gestore. Ovvero quasi nessuno. Qui entriamo nel campo dell'assurdo. Le decurtazioni del 7% si applicano a tutte le bollette successive al luglio 2011, a prescindere dalla data del contratto. Lo dice la legge, ma lo ammette perfino l’Autorità Idrica Toscana nella risposta che ha inviato ai cittadini, laddove afferma “L’abrogazione referendaria ha efficacia ex nunc e cioè dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del DPR dichiarativo dell’esito referendario (21 luglio 2011): conseguentemente nessun effetto potrà prodursi sulle bollette già emesse o da emettere per consumi effettuati in data anteriore”. Giusto, ma nessuno ha mai chiesto rimborsi per le bollette antecedenti la data del referendum. Sorge il dubbio che Costanzi abbia cercato di fare proprie le dichiarazioni dell'Autorità Idrica Toscana, ma facendo un gran confusione tra bollette e contratti, finendo quindi per travisare completamente il senso delle affermazioni dell'AIT.
Simili svarioni confermano quanto siano controproducenti le nomine assegnate con leggerezza dai sindaci all'interno degli enti pubblici. Buselli ha dimostrato di preferire fedeltà e convenienza politica alla specifica competenza delle persone e questi sono i risultati.
Restano le offese indirizzate al nostro gruppo da Costanzi nel suo bislacco intervento, in cui ci accusa di aver dichiarato cose “false e approssimative, denotando il lato demagogico di quanto denunciato”. Ricordiamo ai lettori che la battaglia portata avanti da Progetto Originario è quella del Forum Italiano per l’Acqua Pubblica promotore dei referendum. Aggiungiamo che mentre il  Comune di Volterra e ATO 5 chiedono “pareri pro veritate” agli studi legali per giustificare l’indebito arricchimento di ASA, pagandoli profumatamente con i soldi dei cittadini, altri Comuni a noi vicini fanno scelte opposte. Per esempio il Comune di San Giovanni Valdarno si è impegnato a presentare nel prossimo CdA del proprio gestore idrico un documento per ribadire l’illegittimità della permanenza della voce relativa alla “remunerazione del capitale investito” in bolletta e l’impegno a restituire il maltolto.
Progetto Originario



Siena: una provincia troppo illuminata...



Per l'amministrazione Buselli l'amore per la provincia di Siena va bene, finché non si entra nel merito delle politiche del lavoro. In questi ambiti l'impostazione progressista della Provincia di Siena cozza sonoramente contro gli orientamenti di Buselli, Moschi & c. più sensibili alle ragioni dell'impresario che a quelle di chi lavora. Lo si capisce confrontando l'esito della discussione parallela sul tema delle “dimissioni in bianco” svoltasi sia nel consiglio provinciale di Siena sia nel consiglio comunale di Volterra. Per quei pochi che non lo sapessero chiariamo che con l'espressione “dimissioni in bianco” s'intende quella pratica usata da imprenditori spregiudicati di far firmare un foglio di dimissioni senza data ai nuovi assunti, per poterli poi allontanare da lavoro a piacimento privandoli del diritto all'indennità. Questo odioso strumento colpisce in particolare le donne in età fertile, che in forza di quel documento fatto firmare in bianco, potranno essere cacciate dai loro datori di lavoro in caso di gravidanza. In Italia c'era la legge 188/2007 che impediva tale pratica, ma fu abrogata dal governo Berlusconi IV appena insediato. Nel bel mezzo di una terribile crisi economica molte amministrazioni pubbliche hanno preso posizione contro questa pratica in rapida diffusione, dotandosi di regolamenti autonomi che la scoraggino almeno presso le ditte esterne a cui affidano i loro appalti e servizi. In mancanza di una legge è questo l'unico mezzo per contrastare simili sistemi vessatori tesi sfruttare la fame di lavoro per ricattare i soggetti deboli. Da questo punto di vista la nostra zona non è un eden e simili metodi sono fin troppo noti presso alcune imprese locali. La provincia di Siena recentemente ha approvato un documento per impedire che le aziende con cui collabora ricorrano a questa odiosa pratica. Lo ha spiegato, giorni fa, il presidente del consiglio provinciale, Burresi, confermando che il consiglio a larga maggioranza ha introdotto una clausola nei bandi che “di fatto rende impossibile per tutte le aziende che forniscono beni e servizi alla provincia di Siena la pratica delle dimissioni in bianco”. Una buona notizia, che accogliamo con piacere!
 
Ed ecco la cattiva notizia. Si sappia che un documento simile arrivò anche all'attenzione del consiglio comunale di Volterra il 22 giugno scorso, presentato da Cucini (Sinistra per Volterra). Purtroppo ricevette opposta accoglienza. Come la mozione presentata a Siena anche quella esaminata a Volterra chiedeva di introdurre nei bandi di gara del Comune clausole intese ad impedire la pratica delle dimissioni in bianco a tutela dei dipendenti delle ditte appaltatrici. La proposta di Cucini fu accolta con favore da noi di Progetto Originario e da Volterra Città Aperta, ma non passò per il rifiuto opposto dalla maggioranza. Infatti, dopo una breve discussione, la delibera fu bocciata dal voto congiunto delle liste Buselli e Bassini. I motivi della bocciatura furono illustrati della capogruppo Tonelli, che si nascose dietro improbabili difficoltà legali e burocratiche; circostanza smentita dagli atti emanati da molte amministrazioni pubbliche, per ultima la provincia di Siena. Inoltre, sempre secondo la capogruppo di UpV, il nostro comune sarebbe “troppo piccolino” per dedicarsi a simili argomenti. Come se fatti simili qui da noi non avvenissero... La lezione da trarre è la seguente: non basta la storia ad accomunare due territori vicini quando l'impostazione politica delle rispettive amministrazioni è opposta.    

Progetto Originario

venerdì 5 ottobre 2012

Il Protocollo fantasma



Ma che fine ha fatto il Protocollo per le Politiche Sanitarie di Zona, siglato dal sindaco e dal direttore generale della Asl 5 circa un anno fa? Quello che fece dichiarare al sindaco Buselli sui giornali del 12 novembre 2011: “dopo un anno l'intesa per il protocollo è raggiunta, percorso pieno di ostacoli ma ce l'abbiamo fatta”. Insomma quel documento sul futuro dell'ospedale, che dopo l'intesa con la Asl venne votato in Consiglio Comunale da Uniti per Volterra, Città Aperta e Bassini. Qualcuno ne sa niente? Avrebbe dovuto andare in Regione per l'ultima, più prestigiosa firma, quella dei vertici regionali. E' trascorso un anno, ma nessuno ne parla più. Un paio di mesi fa, interrogato in merito in Consiglio Comunale Buselli sembrò irritarsi. Spazientito, dalla domanda fuori programma farfugliò che, cambiato l'assessore regionale, forse quell'accordo doveva essere rivisto. Intanto, su quell'intesa abbiamo perso pediatria e maternità, la ginecologia è sotto scacco, il laboratorio è stato mutilato, medicina e cardiologia sono state accorpate. A proposito di questo ultimo provvedimento, ci giunge voce di forti difficoltà verificatesi in reparto durante la scorsa settimana per eccesso di affollamento. E' un vero delitto disporre di una struttura ospedaliera così grande e impiegarla così male. Con i pochi posti letto rimasti, affollati in spazi tanto esigui.
Temiamo che altri reparti rivivano l'agonia subita dal Punto Nascita. Il clima di smobilitazione è palpabile. Nonostante, o meglio in forza del Protocollo fantasma che tra la fase della sua stesura, la successiva discussione e la firma ha visto una quantità di tagli e chiusure per l'ospedale mai conosciuta prima.
Commissione Sanità - Progetto Originario

Alla prossima crisi idrica



Ogni due o tre anni, quando arriva l'estate, in Val di Cecina si ripropone la crisi idrica con razionamenti, scambi di accuse, polemiche. La situazione in realtà non è così complessa come talvolta risulta dalle dichiarazioni di alcuni amministratori. Proviamo a fare chiarezza. Da alcuni decenni abbiamo meno disponibilità d'acqua in Val di Cecina a causa di progressive fluttuazioni del clima, ma soprattutto per il depauperamento degli acquiferi fluviali (i principali acquiferi della nostra zona) causato dall'ingentissima  escavazione di ghiaie protrattasi fino agli anni '80. Inoltre, in alcune zone dobbiamo fare i conti anche con la scarsa qualità dell'acqua, contaminata da vari elementi nocivi alla salute (boro, arsenico, mercurio, nitriti, ecc). A noi sembra chiaro che, in una simile situazione, i pochi acquiferi di buona qualità rimasti, come quelli posti presso il torrente Trossa o presso la località Il Fiorino, andrebbero destinati esclusivamente all'uso idropotabile. In un paese civile la popolazione non dovrebbe disporne per un'occasionale, gentile concessione di una multinazionale, ma in forza di una legge che privilegi gli usi civili dell'acqua. Guarda caso in Italia questa legge c'è: è la legge Galli, che antepone in modo inequivocabile l'impiego idropotabile a quello industriale. E' vero che in genere Solvay è più abile nelle ricerche d'acqua di Asa, e arriva sempre prima con i suoi pozzi laddove si trovi un buon acquifero. Ma quando la risorsa scarseggia, la priorità d'uso debbono prevalere sul criterio cronologico. Dobbiamo sempre sottolineare che in Val di Cecina il grosso dell'acqua è prelevata per usi industriali: soltanto dai pozzi Solvay localizzati presso la Cacciatina è indirizzato alle miniere del sale un quantitativo d'acqua circa triplo rispetto al fabbisogno per usi civili di tutta l'alta Val di Cecina. Non si può affermare, come talvolta si sente dire, che prelevando acqua dalla Cacciatina vengono impoveriti anche i pozzi per uso potabile di Puretta. Però è curioso sentire l'assessore provinciale Picchi sostenere che l'acqua della Cacciatina non è adatta per l'uso potabile e dunque può essere tranquillamente prelevata dall'industria di Rosignano. Così come accade oggi, cioè per milioni di metri cubi all'anno. Dimentica, l'assessore, che quella stessa acqua va (nella piccola parte che sfugge al prelievo Solvay) a ravvenare (col boro e tutto il resto) gli acquiferi di molti pozzi ad uso potabile che si trovano nella media e bassa Val di Cecina, dove le stagioni siccitose non fanno meno male. Si chieda ai Comuni di Guardistallo, Montescudaio e Cecina. Ovvio che, in una simile situazione, sia Asa che le amministrazioni pubbliche non possono più esimersi da investire nel recupero degli acquedotti esistenti, che ad oggi perdono per strada circa il 39% della risorsa. Per aggiustare tutto servono molti fondi, ma bisogna pur cominciare da qualche parte. Per esempio, noi inizieremmo dall'acquedotto delle Carline, che da troppi anni non porta più acqua a Volterra a causa di una frana mai sistemata. Occorre poi acquisire velocemente da parte degli enti pubblici quei laghetti della zona di Pomarance e Radicondoli, più di una volta impiegati nelle situazioni di emergenza. Si tratta di interventi urgenti, da attivare subito, per non dover tornare a stracciarsi le vesti la prossima estate.
Ribadita con forza, come da legge, la priorità dell'uso idropotabile, dovrebbero essere ricercate ulteriori fonti di approvvigionamento per l'industria. L'idea più ovvia è quella di un dissalatore per poter impiegare, almeno nei processi di Rosignano, acqua di mare anziché acqua del Cecina o di falda. Ma potrebbe essere valutata anche l'ipotesi di altri laghi artificiali, individuati sulla base di un'analisi comparata a scala di bacino. Il precedente per una simile analisi esiste (Raggi e Bicchi, 1985), fu commissionato dalle province di Pisa e Livorno e resta il lavoro di pianificazione più serio tra quelli pubblicati sul nostro territorio in materia di recupero di risorse idriche. Pianificare significa, infatti, scegliere progetto e sito, attraverso la valutazione di molteplici fattori oggettivi (tempi di realizzazione, costi, impatto ambientale, quantità invasate, qualità della risorsa, ecc.). Questo è il punto debole dei progetti di laghi presentati fino ad oggi, per ultimo quello di Puretta. Un sito posto a stretto contatto con la riserva naturale di Berignone e con l'ansa di Masso agli Specchi. Così vicino all'omonimo campo dei pozzi per uso acquedottistico da mettere a rischio la qualità della risorsa. Da molti ritenuto un progetto macchinoso e irrazionale. Come si fa a pretendere di realizzare un invaso scavando una buca di 14 ettari per una profondità di 24m? Da nessuna parte al mondo verrebbe presa in considerazione una simile idea, per i lunghi tempi di realizzazione, l'ingente spesa, l'eccessiva e irragionevole movimentazione di terreno. Dovunque servano invasi, vengono ottenuti realizzando sbarramenti su valli (in terra o in cemento). Chiediamo, quindi, alle amministrazioni competenti di impiegare bene i prossimi mesi invernali: acquisendo i tre laghetti posti in alta Val di Cecina (già impiegati in casi di crisi); riparando l'acquedotto, a cominciare dalla linea delle Carline nel settore di Zambra; riprendendo lo studio comparato sulle valli della zona, da cui scegliere la più adatta alla realizzazione di un lago artificiale.
Ben sapendo che per giungere ad una soluzione stabile, servirà anche – prioritariamente - una nuova fase di negoziazione con Solvay, per ridefinire gli usi idrici complessivi in Val di Cecina. Ma per avviare sul serio una simile trattativa, occorre sgombrare prima il campo dal progetto Puretta.

Progetto Originario - Commissione Ambiente

Acqua: la politica di tergiversare



Per pagare e morire c'è sempre tempo. A questa massima si stanno attenendo le autorità di controllo sulla gestione del patrimonio idrico. Infatti, la nostra società dell’acqua (Asa) e l’Autorità Idrica Toscana  (AIT) si sono concesse il lusso di prendersela comoda, e hanno deciso di nicchiare nel provvedere agli adeguamenti tariffari necessari a rendere operativo il rimborso del 7% sulle bollette dell’acqua emesse a partire dal 21 luglio del 2011. Intanto, continuano ad incamerare la remunerazione del capitale investito, ignorando l’esito referendario dello scorso anno. Questa è la sintesi delle risposte che da qualche settimana Asa e AIT stanno recapitando ai cittadini in risposta alle legittime richieste di rimborso che gli arrivano da tutte le parti.
Ci pare che le regole vengano applicate immediatamente e con rigore solo quando vanno a scapito dei comuni cittadini, mentre sono tranquillamente disattese quando dovrebbero colpire le società per azioni o altri enti dotati di particolare peso economico. La disparità è tanto più scontata nel caso degli enti gestori del servizio idrico, abbondantemente intrecciati con le istituzioni e di conseguenza con uomini dei partiti. Si sa, la cosiddetta classe dirigente ritiene di potersi concedere molti privilegi: anche quello di prendersela comoda, sebbene in presenza di precisi obblighi di legge.
La campagna di “Obbedienza Civile”, promossa dal Forum nazionale per l’acqua pubblica, che da mesi portiamo avanti a Volterra, ha giusto lo scopo di scuotere gli enti e spingerli, attraverso le istanze di rimborso dei cittadini, ad intraprendere i passi necessari al rispetto del voto referendario.
A fronte delle prime risposte ricevute dai cittadini, tutte tese a prendere ancora tempo, abbiamo ritenuto fosse obbligo del Comune di Volterra esercitare le dovute pressioni sugli organi competenti in materia (Asa e ATO), in qualità di socio o membro. Questa è la richiesta contenuta nella mozione che abbiamo sottoposto alle forze politiche all'ultimo Consiglio Comunale. Sinistra per Volterra e Città Aperta hanno ritenuto il documento condivisibile, mentre Buselli in due successivi interventi si è dichiarato contrario, sostanzialmente sposando l'azione temporeggiatrice dell'ente gestore e rifiutandosi di sollevare la questione in sede di ATO e Asa.
Dopo una buona mezzora di discussione in Consiglio, il documento sembrava oramai spacciato per l'imminente bocciatura da parte di UpV e Bassini. Quando, al momento del voto, per la prima volta, alcuni assessori (Lonzi e Fedeli) hanno espresso i loro dubbi personali, finendo per chiedere di rinviare la votazione al prossimo Consiglio per avere l'opportunità di approfondire meglio il testo del documento.  E, forse, anche per ridefinire la linea della maggioranza su questo tema. Per la prima volta da un anno e mezzo a questa parte, la maggioranza non si è limitata ad accodarsi per intero dietro la linea espressa dalle parole del Sindaco. Per parte nostra abbiamo sempre cercato di fornire contributi costruttivi al Consiglio, avanzando proposte e critiche ragionate. Anche in questo caso abbiamo acconsentito alla richiesta di rinvio venuta dagli assessori, per aprire uno spiraglio ad un'intesa tra tutte le forze politiche. Per i cittadini/utenti sarebbe importante poter contare sulla volontà unanime del nostro Consiglio Comunale su un tema sensibile come quello della difesa della natura pubblica dell’acqua, nel rispetto del risultato referendario. E’ per questo motivo che abbiamo accettato di rinviare di qualche settimana il voto, anche se il documento giaceva in Comune già da oltre un mese.
Se i diritti dei cittadini vengono palesemente derisi con studiati temporeggiamenti e pretestuosi cavilli burocratici, chi ha responsabilità di amministratore deve decidere da che parte stare. Ci auguriamo che, dopo ulteriore riflessione sul tema, all'interno della maggioranza prevalga quella parte che sembra iniziare a comprendere la necessità di azioni concrete all'interno di ATO e Asa affinché il diritto venga ristabilito. 

Progetto Originario


Provincialismi



La proposta di riordino delle province formulata dal governo Monti nell'ambito della spending review (revisione di spesa, DL 95/2012) non è questione da banalizzare con uno slogan né uno spauracchio da agitare. La necessità del governo di razionalizzare la spesa pubblica è sicuramente reale, ma i provvedimenti ipotizzati rischiano di rivelarsi peggiori del male. La filosofia che pervade l'intera spending review è l'accentramento delle funzioni (e dei punti di erogazione dei servizi) come criterio principe per ridurre la spesa. Ora, chi abita luoghi di provincia periferici come il nostro sa bene a cosa portino le politiche di accentramento in termini di tagli ai servizi e calo dell'occupazione. In sanità osserviamo già da anni gli effetti della concentrazione dei servizi ospedalieri in poche città. Resta sempre da dimostrare che il processo porti, infine, alla riduzione di una spesa. Per adesso, in sanità è sempre cresciuta. Di sicuro sta producendo la riduzione dell'offerta, la caduta della qualità dei servizi, l'aumento della disparità di trattamento su base territoriale; il tutto a scapito dell'utenza.
La riorganizzazione delle province, per come è stata concepita dal governo Monti, mira stravolgere l'attuale articolazione degli enti locali ricorrendo ad un espediente. Infatti,  se l'intento fosse quello di eliminare l'ente provincia, secondo il nostro ordinamento, il parlamento dovrebbe preliminarmente emendare la Costituzione. Se si volesse seguire la strada maestra e la più onesta. Un procedimento forse lungo ma necessario, quando si vogliano riformare le istituzioni in modo profondo, riposizionando competenze e responsabilità in modo equilibrato, tenendo d'occhio la qualità dei servizi erogati. Ovvio che il tema sensibile è la ripartizione tra regioni e comuni delle importanti competenze provinciali (ambiente, imprese, agricoltura, scuola, viabilità, ecc.) per non provocare disservizi o blocchi. Il governo Monti, tra le molte novità contemplate nella spending review, ha escogitato l'espediente del riordino delle province probabilmente per strizzare l'occhio ad un elettorato tartassato da nuove e gravose tasse, aggirando il dettato costituzionale. Il DL 95/2012 prevede, infatti, che le province non vengano eliminate, ma accorpate in macroprovince (in Toscana potrebbero essere 3 o 4). Le future macroprovince, dove andrebbe convogliato tutto l'attuale personale provinciale, verrebbero però private di alcune delle attuali competenze e degli organi elettivi. Andando a costituire grandi impalcature amministrative, per ambiti territoriali vasti, operativamente e politicamente semivuote, ma sicuramente costose. Si tratta, quindi, di un tema scottante, assai serio e spinoso, portato avanti dal governo a ritmi forzati, tra infinite incertezze e molti rischi. Si pensi che, secondo i parametri di popolazione e territorio indicati dalla nuova normativa, i futuri capoluoghi di provincia nella Toscana centro-meridionale non dovrebbero essere né Pisa né Siena, ma Livorno e Grosseto. Deciderà alla fine il governo, in teoria già ad ottobre, sentite le regioni. All'interno di questo riassetto, tumultuoso e caotico, i singoli comuni avrebbero potuto esprimere le proprie osservazioni ma solo entro lo scorso luglio. In una situazione così incerta e complessa è inopportuno e sciocco banalizzare la situazione agitando a sproposito la rivalità Pisa-Siena come ha preso a fare l'amministrazione comunale. Per questo all'ultimo Consiglio Comunale abbiamo presentato un nostro documento sul tema, teso a mettere in luce gli aspetti più seri della questione: 1) l'importanza del rispetto delle procedure costituzionali, chiedendo più rigore ma anche più coraggio al governo nell'affrontare il tema del riassetto degli enti locali; 2) che la riorganizzazione in atto, perseguendo il necessario contenimento della spesa, non perda però di vista la salvaguardia dei servizi al cittadino.
Dopo una breve discussione in un'aula semivuota, il documento è stato bocciato dal voto della maggioranza, già lanciata nella nuova, intempestiva tenzone tra campanili. Abbiamo apprezzato, comunque, i voti favorevoli degli altri gruppi di minoranza, Città Aperta e Sinistra per Volterra. Che evidentemente hanno saputo cogliere il nostro sforzo per evitare che questa fase, così delicata e rischiosa per i futuri assetti amministrativi, venisse volgarizzata ad arte nella Sala del Maggior Consiglio, costruendoci sopra un falso scontro Pisa-Siena. Purtroppo, la maggioranza con l'aiuto di Bassini non ci ha risparmiato neanche questa ennesima sceneggiata. Infantile e del tutto fuori luogo.

Il Gruppo Consiliare di Progetto Originario