venerdì 9 novembre 2012

Su al nord

In tempi di crisi economica e morale è opportuno cercare di approfittarne almeno per trarre qualche insegnamento dalla catastrofe che già da quattro anni si abbatte sull'Italia. Ovvero per tentare di capire quali siano le radici profonde della diffusa corruzione che, tra sprechi e festini, ha contribuito sostanzialmente ad inabissare il Paese nell'inefficienza più nera e nel debito. Sarebbe semplice e in qualche modo anche consolatorio poter affermare che la corruzione interessa soltanto la classe politica. Non è così purtroppo. E' un problema molto più diffuso, che tocca ampi strati della popolazione. Perché in Germania un ministro della difesa, Karl Theodor Guttenberg, si è dimesso solo per aver copiato la sua tesi di dottorato ai tempi dell'Università e qui da noi, in Italia, nessuno è disposto a lasciare una poltrona anche dopo che sono stati accertati fatti illeciti ai danni della pubblica amministrazione? Perché in Svezia è normale che il ministro dei Trasporti, Maria Borelius, si dimetta alla notizia del mancato versamento dei contributi alla sua baby-sitter, mentre molti amministratori nel Belpaese si concedono “trasgressioni” assai più gravi conservando intatto il posto e con esso la propria baldanza? Evidentemente non si tratta di un problema dovuto alle caratteristiche individuali dei singoli, ma di sensibilità diffusa presente nei Paesi del sud e del nord Europa. Nel nord Europa i politici, anche di grosso calibro, sono “costretti” a dimettersi se vengono pescati ad infrangere le regole. Anche per infrazioni di modesta entità, perché sarebbero comunque penalizzati dall'elettorato alla prima occasione. Non solo individualmente, tutto il partito di appartenenza risentirebbe negativamente della caduta di credibilità di un suo esponente. Gli elettori non ammettono che i loro rappresentanti - quelli che dettano le regole agli altri - siano così ipocriti da trascurarle per primi sotto banco. Perfino in questioni private, figuriamoci nella sfera pubblica. Un certo numero di italiani, invece, ovviamente non tutti, dimostra di avere la bocca buona e sopporta agevolmente che i loro rappresentanti si concedano un'ampia libertà d'azione quando si tratta di mescolare la cosa pubblica e loro interessi privati. Prova ne sia che in Parlamento sono state elette alcune decine di persone già condannate in via definitiva. E' vero che il sistema elettorale finora prevede le liste bloccate, ma è altrettanto vero che nessuno ha obbligato l'elettore a votare una lista sporca. Un episodio illuminante è quello riferito all'elezione dell'assessore Pdl della Regione Lombardia, Domenico Zambetti.  L'assessore è stato recentemente arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e scambio di voti, con l'accusa di aver pagato alla 'ndrangheta 200mila euro per un pacchetto di poco più di 4000 voti. Il punto nevralgico della vicenda sta precisamente nelle persone che hanno espresso quei voti, non tanto nell'esistenza di uno Zambetti qualsiasi. Bisognerebbe interrogarsi sul perché nel terzo millennio, nella “civile” Lombardia, si trovino oltre 4000 persone disposte a vendere il proprio voto per 50 euro alla 'ndrangheta. Questa disponibilità a scialacquare l'interesse pubblico e con esso la propria dignità per pochi soldi la dice lunga sul degrado civile e morale che penetra a fondo nel Paese. Salvo accorgersi, nel bel mezzo di una durissima crisi economica, che un tale livello di corruzione prima o poi ricade sul capo di tutti. Ricordiamo che la Corte dei Conti ha stimato in 60 miliardi di euro all'anno i maggiori costi che gli italiani pagano per episodi grandi e piccoli di corruzione diffusa. Ovviamente non possono essere soltanto ragioni economiche contingenti ad imporre comportamenti diversi. Tuttavia è proprio il malessere dovuto alla crisi che ha portato gli argomenti della corruzione e della malapolitica sotto i riflettori, tanto che tutti i giornali e quasi tutte le formazioni politiche parlano adesso di “liste pulite”. A nostro avviso, senza fare decisi passi in avanti su questo tema ben poco potrà davvero migliorare. Speriamo, quindi, che la riflessione in atto sia davvero profonda, che non venga lasciata ai professionisti della politica ma che investa la coscienza di molti cittadini. In modo tale da farci avvicinare un po', sotto questo aspetto, ai Paesi del nord Europa. Che problemi di questo tipo ne hanno sicuramente molti meno di noi.
  

                                                                                                                      Progetto Originario

S. Chiara: tempo di parlare chiaro

Le dichiarazioni del Direttore ASL Damone sul Tirreno del 4 novembre scorso non sembrano lasciare spazio ad alcuna interpretazione: non si può ampliare l’offerta sanitaria più di così perché non ci sono le condizioni economiche e dunque il S. Chiara faccia il suo percorso di risanamento senza contare su nuove o più ampie convenzioni con l’azienda sanitaria.
Eppure era solo il 20 febbraio 2012 quando in un infuocato Consiglio Comunale discutemmo il piano di rilancio per il S. Chiara messo a punto dal Cda dell’azienda con la consulenza della società Iris. Tutti i gruppi consiliari di minoranza (Popolo per Volterra escluso), i dipendenti della struttura e  i sindacati al completo espressero forti perplessità sull’effettiva realizzabilità di quel piano, soprattutto si puntò il dito sul fatto che si fossero fatti i conti senza l’oste. Si ipotizzavano nuove e esose strutture che si sarebbero pagate con nuove convenzioni con l’azienda sanitaria, ma con quest’ultima non risultava conclusa alcuna intesa in merito.
Buselli , come vuole il suo stile politico, decise per l’approvazione senza modifiche a botte di maggioranza con l’ausilio scontato della consigliera Bassini. Per il sindaco occorreva agire in fretta: non c’era tempo per farsi troppe domande su percorsi e concretezza del piano. Al solito, secondo un canovaccio già visto, il Consiglio Comunale veniva chiamato solo a ratificare (o meno) un percorso di trasformazione radicale dell’azienda e un piano di investimenti da capogiro già deciso altrove. Non certo a discuterli.
Quel “piano di rilancio”, fatto passare come panacea di tutti i mali,  non ha ancora compiuto 10 mesi ed è già lettera morta.
Intanto il S. Chiara viene impiegato per fare di tutto di più: ospitare i profughi, gestire il servizio Informagiovani e addirittura la cancelleria del Giudice di Pace. Diversificare l’offerta delle proprie attività non è affatto un male, parliamoci chiaro. Ma si continua a ricorrere a dei palliativi eludendo il nodo della questione: che fine sta facendo il servizio di assistenza alla persona?
Se, come era prevedibile, il piano di rilancio tanto propagandato alla fine non ha le gambe per andare avanti, allora è il momento di correre ai ripari, questa volta in maniera chiara e assumendosi la responsabilità di decisioni serie.
La sensazione è che si stia procedendo cercando di tamponare i problemi più urgenti con soluzioni estemporanee, senza alcuna strategia di rilancio. In attesa probabilmente di fare esplodere il problema dopo le elezioni 2014. Quando i margini di intervento potrebbero essere esauriti.
Progetto Originario

L'esercizio del controllo

Da quando benzinopoli è arrivata sulle pagine dei giornali, ci è capitato varie volte di essere interpellati da nostri concittadini per chiarimenti, delucidazioni e soprattutto per avere aggiornamenti sul Consiglio Comunale appositamente convocato per parlarne. Alla fine il sindaco ha fatto retromarcia, rassegnandosi ad inserire all'ordine del giorno la discussione sulla vicenda. Buselli rischiava di essere platealmente preso per un orecchio dal prefetto, esponendosi a quel punto ad una figura davvero meschina. Così, dopo un paio di giorni di resistenza, ha abbandonato i suoi propositi di estromettere l'argomento dal Consiglio Comunale e, a denti stretti, ha finito per capitolare. Per venerdì 9, quindi, il tema è in agenda con possibilità di  mozioni. Comunque sarà l'occasione buona per proporre, finalmente in un confronto faccia a faccia, le domande in attesa di risposte da molte settimane su una gestione delle auto e delle relative carte carburante che dire inadeguata è un eufemismo.
Mettiamo in guardia in ogni caso tutti coloro che sperano in un momento di definitiva chiarezza da parte dell'amministrazione. Ci auguriamo di essere smentiti dai fatti, ma le precedenti esperienze hanno dimostrato che l'amministrazione Buselli, quando si trova di fronte a contestazioni imbarazzanti, si mantiene evasiva o tende ad alzare un muro di silenzio. Avvenne così per i fatti del tendone dell'ultimo dell'anno, quando contestammo all'amministrazione il mancato adempimento di alcune norme di sicurezza richieste dalla commissione competente. Formulammo le nostre domande in consiglio una per una, ma nessuno dalla maggioranza prese mai la parola per rispondere. Sembra assurdo, ma così andarono le cose. Infatti, un'amministrazione per essere limpida deve essere composta da persone che sentono per prime il dovere della chiarezza, della trasparenza e dell'onestà di amministrazione. Altrimenti esistono mille espedienti, perfino la disciplina del silenzio in Consiglio, per celare fatti e responsabilità. Non per questo una Giunta sarà commissariata. Magari la sua credibilità può andare in pezzi, ma le poltrone (temporaneamente) restano salve.
Si può immaginare, dunque, quanto sia faticoso l'esercizio del controllo da parte di chi siede sui banchi delle opposizioni con un'amministrazione di questo tipo. Per riuscire ad entrare nel merito delle cose occorre insistere per mesi attraverso interrogazioni, interpellanze e accessi agli atti. E molti passaggi sfuggono comunque. Il gruppo Progetto Originario, ad esempio, pur dedicando molte energie all'attività del Consiglio probabilmente non è in grado di controllare più del 5-10% di quanto accade all'interno dell'amministrazione comunale di Volterra. Fisiologicamente la mole di attività svolte all'interno di un Comune è grande e la massima parte di queste non passa dal Consiglio Comunale. Con un'amministrazione che spesse volte replica alle domande contenute nelle nostre interrogazioni con risposte evasive, talvolta nessuna risposta e perfino risposte false, la questione logicamente si complica. Quasi sempre siamo costretti a recarci negli uffici per capirci qualcosa e, secondo i casi, anche varie volte. Nella vicenda del tendone, per esempio, dovemmo andare direttamente a scartabellare il fascicolo negli uffici per scoprire che i versamenti di Etruria Promozione, rappresentata da Berni, erano fasulli, perché dalla prima risposta che ci rese il sindaco tutto risultava in regola.
Quasi impossibile, poi, è capire i criteri con i quali in Comune vengono assegnate le consulenze o gli incarichi alle ditte esterne, in presenza d'un ampio ricorso agli incarichi sotto soglia di gara e per giunta in assenza di elenchi di fornitori. In questo caso la legge consente un ampio grado di discrezionalità all'ente, che, se non vuole autoregolarsi verso la trasparenza come nel caso del Comune di Volterra, viene lasciato sostanzialmente con le mani libere.
La vicenda delle auto comunali è solo l'ultimo, più clamoroso esempio di un'amministrazione opaca e reticente. Né sorprende scoprire che, dietro la reticenza, prosperassero gli abusi e le irregolarità di gestione.

                                                                                                                      Il gruppo consiliare di Progetto Originario

Un foglio protocollo

Starebbe su un solo foglio protocollo l’intera delibera regionale che, a detta del Sindaco Buselli e dell’assessore Fedeli, sancirebbe la salvezza dell’ospedale di Volterra. Forse per questo si continua ad usare la parola “protocollo” per un documento tanto generico e striminzito. Leggendo la delibera si vede poi che si riducono a poche righe gli articoli (in tutto 6) che costituiscono l’intesa sulle politiche sanitarie in Alta val di Cecina. E’ questo il frutto dei tre anni di lavori che, a detta del sindaco, hanno impegnato l’amministrazione comunale per la salvaguardia dell’ospedale e dei servizi sanitari locali? Si liquidano così i lavori del Consiglio Comunale riunito molte volte, anche in seduta aperta, per dibattere ed esprimersi in merito. Ricordiamo che sull'altare di questo “salvifico” protocollo furono bocciati quasi tutti gli emendamenti a tutela dei reparti (Pediatria, Ostetricia, Cardiologia, laboratorio d'analisi, ecc.) che il gruppo consiliare di Progetto Originario aveva tentato di introdurre. Solo per citarne uno segnaliamo quello proposto per evitare l’accorpamento di Cardiologia e Medicina, puntualmente bocciato dal partito del sindaco. Negli scarni articoli oggi inseriti in delibera non si entra nel merito di alcun reparto o servizio, non si scorgono garanzie di alcun tipo, se non generiche frasi in perfetto stile “politichese”. A meno che la garanzia non si debba ricercare nel gruppo di lavoro (Art. 4) costituito  dal direttore generale della ASL 5 Damone, dal Sindaco Buselli, dal vicesindaco Fedeli, dalla direttrice della SdS Ghilli e dal presidente di UNCEM Toscana Giurlani. Gruppo che avrebbe il compito di “affrontare la riorganizzazione delle attività ospedaliere e territoriali, in coerenza con gli indirizzi della programmazione regionale” e di “monitorare l’attuazione del protocollo”. Lo stesso gruppo che in tre anni ha partorito il topolino di 6 articoli, sarà quello che ne monitorerà l'attuazione. Resta da capire su cosa dovranno vigilare, visto che il cosiddetto “protocollo” non assume alcun impegno verso i reparti né verso i servizi, salvo un “ambito di interventi prioritari” all’Art. 5. Nient’altro che una “lista della spesa” priva di contenuti concreti che riportiamo di seguito tanto per rendere l’idea.
“Art.5 Ambito degli interventi prioritari.
 Gli interventi oggetto dell’intesa che prioritariamente ci si impegna a promuovere, prevedono:
- la valorizzazione della funzione del presidio ospedaliero di Volterra. Con particolare attenzione alle seguenti funzioni: - Area delle degenze (area medica, area chirurgica, con particolare attenzione al reparto ortopedico individuato quale Centro di rilevo per la patologia vertebrale); -Area materno-infantile, prevedendo l’implementazione di attività attualmente non presenti (laserterapia chirurgica); - Area dei Servizi (radiologia, sezione del laboratorio analisi chimico-cliniche, sezione immunotrasfusionale, attività oncologiche)
 - la riorganizzazione e  potenziamento del servizio di pronto soccorso, visto in relazione funzionale al sistema di emergenza-urgenza territoriale, che prevede anche la realizzazione della stazione di elisoccorso che si sta concretizzando secondo tempi e modalità definite.
- il rafforzamento dell’impegno sui servizi territoriali in funzione della modifica della domanda assistenziale”.
Chi poi volesse leggere l’intera delibera può trovarla su questo blog sulla colonna di sinistra. 
In conclusione non possiamo che sentirci presi in giro, come gruppo politico e come cittadini, dall’esultanza fuori luogo dell’amministrazione comunale per l’approvazione di questo tardivo e inutile documento di cui siamo venuti a conoscenza dalle pagine dei giornali. Continuiamo a stupirci per l’atteggiamento di un sindaco, un tempo in prima linea per la difesa dell’ospedale e contrario ad ogni forma di compromesso, che oggi sprizza soddisfazione per un accordo tanto vuoto. Vale la pena ricordare che negli ultimi 3 anni, mentre Buselli e Fedeli erano impegnati ad inseguire l’approvazione di questo “fondamentale” protocollo d’intesa, il presidio ospedaliero volterrano perdeva il punto nascita, la pediatria, vedeva sopprimere servizi di reperibilità ostetrica e pediatrica, ridimensionare la cardiologia e Utic, ridurre l’attività chirurgica e quella del laboratorio analisi, probabilmente insieme a molti altri servizi minori che è impossibile ricordare. Davvero un risultato esaltante.
Possiamo a questo punto solo augurarci che almeno i proventi della vendita di Poggio alle Croci vengano utilizzati per il presidio di Volterra. Visti i risultati attuali, non ci stupiremmo se dovessimo assistere all’ennesima beffa.

Progetto Originario

lunedì 5 novembre 2012

Noi no

La lista civica Uniti per Volterra deve avere una ben misera considerazione dei lettori, per proporre ragionamenti tanto maldestri come quelli esibiti nell'articolo dal titolo “Ma sarà una cosa seria?”. La tesi che propongono è quella classica del complotto. Tutti sono contro di loro: i perfidi giornalisti, le altre amministrazioni (civiche e non), gli altri gruppi consiliari, i dipendenti comunali. Tutti li odiano per ragioni inconfessabili. Ma loro sono “persone oneste estranee alla condotta dei partiti”.  Ma questi della lista civica, non sono gli stessi che godono del sostegno aperto (quasi sbracato) del Coordinamento PDL e finora anche di UDC, lega e Destra storaciana? A sentire certe argomentazioni viene da ridere e da piangere allo stesso tempo.
Persone oneste avrebbero risposto nel merito alle domande che rivolgiamo loro da settimane. La storiella del complotto è proprio quella abusata nei partiti più arraffoni. E poi perché mentire se non c'è nulla nascondere? Come si fa ad affermare che la vicenda benzinopoli sarebbe “riconducibile ad un  unico caso di rifornimento anomalo di carburante”, e “giustificato dalla buonafede” oltretutto? Come si spiegano le schede non compilate in spregio al Regolamento Comunale che le prescrive? E i viaggi in giorni festivi non giustificati? I tre rifornimenti di gasolio eseguiti fuori Volterra su un'auto alimentata a benzina sono forse dovuti ad un maleficio? Perché la media consumi della “macchina del sindaco” sarebbe schizzata a 7km/litro solo dal 2011? Domande che fischiano nel vento da almeno un mese.
Una Giunta onesta avrebbe fornito spiegazioni convincenti, o in mancanza di queste avrebbe prodotto delle scuse pubbliche assieme ad adeguati provvedimenti volti a togliere il sospetto di ulteriori “incidenti di percorso” nell'uso delle auto comunali e delle relative tessere carburante.
La lista Buselli ha scelto un'altra strada, molto più battuta. Tace nel merito o racconta frottole, minaccia e sputa veleni a ripetizione contro tutti quelli che cercano di fare chiarezza.
In politica tutti dicono: noi no, siamo diversi! Pochi oggi riescono a dimostrare di esserlo con i fatti. Quei pochi non sono mai tra quelli che passano tutto il loro tempo a strillare ai quattro venti quanto sono bravi, onesti e devoti.  

Progetto Originario

In cerca di risposte


Infine è stata stabilita la data del Consiglio Comunale appositamente convocato per tentare di chiarire le preoccupanti circostanze che hanno dato avvio al caso “Benzinopoli”, sfociato in una segnalazione alla Guardia di Finanza. Si terrà, quindi, il 9 novembre il Consiglio nel quale l'amministrazione è chiamata spiegare i criteri adottati nell'impiego delle auto comunali e delle relative tessere carburante, compresi i presunti abusi avvenuti negli ultimi tempi. Molte sono le domande che aspettano risposta, a cominciare dalla mancata compilazione dei registri associati a ben 7 delle 11 automobili comunali, compresa l'auto riservata al sindaco e agli assessori. Questa anomalia, portata alla luce da una nostra recente interrogazione, cozza con quanto previsto dal Regolamento di Contabilità del Comune, il quale stabilisce che l'uso delle auto sia accompagnato dalla compilazione di un apposito registro, dove avrebbero dovuto essere riportati nome del conducente, destinazione e chilometraggio per poter controllare conformità degli usi e dei consumi di carburante. Inutile ricordare che le norme fissate dai Regolamenti Comunali sono cose abbastanza serie, tanto da stabilire le aliquote delle imposte e delle tasse che ogni cittadino è costretto a versare al Comune. Non si vede perché la stessa amministrazione comunale possa considerarle carta straccia, quando siano riferite alla correttezza gestionale da osservarsi all'interno dell'ente.
Il secondo aspetto da chiarire è strettamente collegato al primo. Ci riferiamo ai presunti usi impropri delle auto. E' noto che domenica 27 maggio, una Panda del Comune guidata dell'assessore Moschi fu pizzicata da un autovelox a Castelfiorentino. Invano, ormai da settimane, chiediamo che ci vengano spiegate le ragioni di quel viaggio. E' un nostro diritto conoscerle, visto che il carburante e le altre spese accessorie sono state pagate con soldi pubblici. Per adesso l'amministrazione ha preferito tacere, lasciando crescere i sospetti di un uso improprio e spregiudicato dei mezzi comunali.
Altri nodi da sciogliere riguardano l'uso disinvolto della tessera carburante associata alla cosiddetta “macchina del sindaco”, la Brava riservata agli organi istituzionali. La tessera funge da carta di credito e serve per pagare all’occorrenza i consumi dell'auto. Da una recente verifica sono state scoperte una serie di anomalie, tra cui spiccano tre pieni di gasolio (“impossibili”, visto che l'auto in questione è alimentata a benzina) e una drammatica ascesa nei consumi della Brava, passata nel 2011 a prestazioni strazianti: soli 7km con un litro. Scoppiato il caso benzinopoli, l'assessore Costa ha ammesso ad un giornale di aver utilizzato almeno una volta la tessera carburante della Brava per fare rifornimento sulla sua auto privata durante un viaggio a Livorno. Senza registrare la missione. Può essere la chiave per spiegare le anomalie nei consumi: l'uso illecito della tessera carburante associata alla Brava del Comune per fare rifornimento su auto private. E' ragionevole pensare che i rifornimenti irregolari siano stati eseguiti tutti fuori Volterra, dove conducente e mezzo non sono molto conosciuti. Guarda caso da due anni a questa parte la tessera carburante associata alla Brava ha registrato una crescita esponenziale di rifornimenti eseguiti fuori Comune, specialmente a Colle Val d'Elsa (che di norma non è una meta particolarmente significativa per gli scopi istituzionali di Volterra). Nonostante il parere espresso dalla lista civica UpV, è ovvio che nessuno in un'azienda, pubblica o privata che sia, può gestire i rimborsi a proprio favore in regime di self service. Proprio perché non si verifichino casi come il viaggio Volterra-Livorno ammesso dall'assessore Costa, costato alle casse del Comune 91 euro di gasolio. Una performance automobilistica da meno di 2Km al litro.
Resta ancora da chiarire chi oltre a Costa abbia compiuto i  rifornimenti pagati con quella tessera, specialmente quelli eseguiti fuori Volterra, tra i quali gli altri due pieni di gasolio eseguiti nel 2011. E ancora, quali viaggi istituzionali fossero associati alle fermate presso le stazioni di servizio in cui sono stati eseguiti i rifornimenti sospetti.
L'insieme dei diversi aspetti descritti non ci appare scollegato né casuale. Ci sembra perfettamente riconducibile ad un contesto preciso, in cui l'idea di fondo è quella di una gestione assai allegra delle cosa pubblica, dove il rispetto delle regole viene schivato costantemente.
Trattandosi di beni pubblici e di soldi pubblici, in un Paese sano i dovuti chiarimenti sarebbero arrivati nel giro di 24 ore. Ma visto che l'amministrazione Buselli finora ha accuratamente evitato di fornire qualunque risposta nel merito, proveremo riformulare con la massima semplicità le stesse domande nell'ambito del Consiglio Comunale del 9 novembre prossimo.

                                                                                                                      Progetto Originario

Il podestà

Quando Progetto Originario mandò alla stampa l'articolo di fianco conoscevamo la data del Consiglio Comunale, ma non avevamo potuto ancora leggere l'ordine del giorno così come è stato predisposto dal sindaco Buselli. La vera notizia, infatti, è che il sindaco si è “dimenticato” di inserire all'o.d.g. del Consiglio del 9 proprio il punto per il quale l'assemblea era stata convocata congiuntamente da tutti i gruppi di minoranza: i fatti emersi recentemente sulla malagestione delle auto comunali e delle tessere carburante. Naturalmente, il sindaco non può omettere dalla discussione e dalla possibilità di deliberazione proprio il tema centrale per il quale il Consiglio è stato convocato, ma per Buselli la legge è sempre molto elastica, un chewing gum. Per sua natura tende a tirarla secondo i suoi comodi, spesso ben oltre il lecito. Questa volta ha esagerato, pensando di poter disporre a suo piacimento del Consiglio Comunale, inserendo e cassando gli argomenti, secondo le convenienze sue e del suo gruppo.
Però il tempo dei podestà è tramontato e Buselli onestamente non ha proprio il phisique du role.
I gruppi di minoranza sono ben decisi a non accettare soprusi e se il sindaco non provvederà urgentemente a predisporre un nuovo o.d.g. inserendo l'argomento “benzinopoli”, si muoveranno in tutte le sedi opportune per riportare la conduzione del Consiglio entro i confini della legalità.
Certo, una riflessione di corollario a questo punto va fatta. Benzinopoli dev'essere proprio un tema scomodo per l'amministrazione se arriva a tentare forzature mai viste prima per evitare la discussione pubblica. Non sia mai che qualcuno avesse la coscienza sporca?

I Gruppi Consiliari di Progetto Originario, Città Aperta, Sinistra per Volterra