La Nazione 29 ottobre 2013 |
Progetto per Volterra è una derivazione del gruppo Progetto Originario, nato dalla scissione della Lista Civica Uniti per Volterra. Si è candidato alle amministrative del 2014. Sarà rappresentato in Consiglio Comunale da Sonia Guarneri.
mercoledì 30 ottobre 2013
martedì 29 ottobre 2013
venerdì 25 ottobre 2013
Continua a piovere in Pinacoteca
Rosso Fiorentino |
Giovedì 24 ottobre, la mattinata è
cominciata male. Molti volterrani si sono risvegliati con acqua alle caviglie:
infatti, molti piani terra e cantine erano allagati dalla violenta pioggia
caduta nottetempo. A Saline la situazione era gravissima: le foto circolate su
internet testimoniavano l’allagamento del parcheggio sotto alla stazione di
benzina e della vicina scuola.
A breve distanza di tempo dagli
allagamenti di Era e Cecina, un nuovo temporale ha rovesciato acqua a catinelle
sul poggio, causando numerosi disagi, allagamenti e smottamenti.
Dato che è ancora in attesa la
risposta alla nostra interrogazione sulle cause delle ricorrenti infiltrazioni
penetranti dagli infissi di Palazzo Minucci Solaini, il palazzo della
Pinacoteca comunale, abbiamo subito cercato di verificare se anche in
quest’occasione l’acqua piovana fosse penetrata nelle sale. Purtroppo, è
accaduto di nuovo quanto ci attendevamo. Ancora una volta i pavimenti di alcune
sale sono stati rinvenuti al mattino dagli addetti coperti da due dita d’acqua,
naturalmente i muri dove si aprono le finestre erano inzuppati di umidità e
perfino alcune teche erano fradice.
E’ evidente che a questo punto occorre
intervenire urgentemente per preservare il patrimonio artistico della città. Pur
non avendo avuto ancora una risposta ai nostri quesiti dal sindaco, pare
proprio che il problema principale consista nelle pessime condizioni di
manutenzione in cui versano gli infissi, usuratissimi, del palazzo, che non
riescono a contenere gli acquazzoni. Ormai è evidente a tutti che il clima sta
cambiando: le precipitazioni a carattere di rovescio temporalesco sono sempre
più frequenti, per cui è impossibile considerarle eventi eccezionali. Solo
nell’ultimo mese già due volte l’acqua è penetrata in abbondanza all’interno
della Pinacoteca. Dunque l’amministrazione non può continuare ad ignorare il
problema. Quasi tutte le preziose opere pittoriche raccolte in Pinacoteca altro
non sono che dipinti su tavola, un materiale sensibilissimo alle variazioni di
umidità. Del resto l’intervento non è solo una questione di buon senso, lo
stesso statuto comunale obbliga l’amministrazione ad adoperarsi per preservare
il patrimonio artistico cittadino. A nostro avviso questa deve essere la
priorità delle prossime settimane, tanto più che non si tratta di un intervanto
dai costi esorbitanti per cui ogni ulteriore ritardo sarebbe ormai considerato
da tutti colpevole negligenza.
La stessa notte tra mercoledì e
giovedì, la violenza della pioggia si è fatta strada anche in un altro palazzo
del comune dalla funzione assai critica: il palazzo Vigilanti, che ospita sia la
biblioteca che l’archivio storico comunale. Qui, l’acqua è penetrata
soprattutto dal tetto, purtroppo in più punti, infiltrandosi all’ultimo piano
del palazzo dove ha ricoperto i pavimenti. Un altro caso di mancata
manutenzione, che se trascurata ancora a lungo rischia di provocare danni
ingenti e irreversibili.
Progetto Originario
Rally Dakar nostrana
Il parcheggio di Docciola |
Durante questa
settimana, a causa dell’imminente sperimentazione del
collocamento del mercato settimanale integralmente nei parcheggi di
Valle Bona, molti volterrani, seppure muniti
di tagliando RV, sono stati costretti a migrare per un paio di giorni in Docciola, per consentire la
(ri) numerazione dei posti assegnati ai
banchi dei commercianti. Tutti avranno pertanto potuto notare in che condizioni
versa da mesi il parcheggio di Docciola, eletto per scelta
dell'Amministrazione, ad unico significativo parcheggio libero della città
accessibile anche ai non residenti. Oltre ad essere un’area destinata anche alla sosta a pagamento
dei camper al prezzo giornaliero di 8 euro. Bene, l’area è degna di un percorso di Rally Dakar. Solchi
profondi e larghi anche 50cm, scavati dalle acque non correttamente incanalate,
attraversano oramai il piazzale da cima
a fondo in più punti, tanto che qualche astuto conducente per salvaguardare la
propria auto, ha pensato bene, oramai rassegnato, di fabbricare artigianalmente
delle “piste” trasversali in pietra dove far passare le ruote del proprio mezzo,
evidentemente non adatto ai percorsi off-road. Per non parlare degli accessi all'area,
dove il dislivello tra pavimentazione asfaltata e selciato è talmente profondo
che è impossibile non strusciare l’auto. Forse sarebbe il caso che tra una
celebrazione e l’altra, ci scappasse un po’ di tempo e di soldi anche per
stendere qualche camion di ghiaia in uno dei parcheggi principali per la città.
Per non ritrovarci nuovamente a prestare soccorso al turista di turno che,
ignaro del pericolo e indotto a credere di entrare in un parcheggio, sia
rimasto intrappolato tra i canyons, che assieme alle balze potremo presto
annoverare tra le attrazioni della città.
Progetto
Originario
domenica 20 ottobre 2013
sabato 19 ottobre 2013
Il cinema muto
Martedì scorso una scoppiettante
locandina de Il Tirreno annunciava la riapertura del cinema, lanciando l’iniziativa
dei biglietti scontati per famiglie – sottolineando - anche quelle di tipo “non
tradizionale”. Ci siamo detti, finalmente una bella notizia! Siamo già oltre la
metà di ottobre per cui l’apertura del cinema si è già fatta attendere più del
dovuto, ma pazienza. Aprendo il giornale, però, abbiamo trovato una sorpresa: in
effetti la bella notizia c’è, ma avevamo sbagliato nell’immaginare che si
trattasse del cinema Centrale. Il cinema in questione, invece, è il Florentia
di Larderello, per la gioia delle famiglie e dei cinefili di Pomarance e delle
frazioni. A Volterra, invece, il cinema continua ad rimanere sprangato. Almeno
per adesso è così, e all’orizzonte non si scorgono segnali di una pronta
riapertura.
E’ chiaro che attualmente non è facile
gestire un cinema tradizionale. Una struttura come quella del Centrale presenta
una serie rilevante di costi fissi con la quale occorre fare i conti dato che, c’è
da immaginare, gli incassi su cui si può contare non sono certo abbondanti.
Infatti, negli anni recenti si è fatta stringente la concorrenza di molti altri
media (televisione via satellite e via cavo, internet, dvd, ecc.) che hanno
moltissima presa sulle giovani generazioni e soprattutto risultano più
economici, anche se per molti di noi sono infinitamente meno fascinosi. Inoltre
il lungo periodo di crisi ha investito gran parte delle famiglie, costringendo certamente
tante persone al contenimento delle spese voluttuarie, come appunto il cinema e
molti svaghi in generale.
D’altra parte, ci è parso che il
Consorzio Turistico in questi due anni di gestione abbia provato nuove vie per
incrementare gli incassi, come per esempio, inserendo in cartello gli
appuntamenti della stagione lirica proiettati in sala. Ma è quasi impossibile
per il Consorzio da solo far fronte a un trend generale che porta alla chiusura
anche di alcuni multisala in centri molto più affollati di Volterra. O meglio,
temiamo che il sostegno del cinema sia divenuto quasi impossibile per il
Consorzio dal momento in cui a quest’ultimo è stata sottratta la gestione del
parcheggio della ex Stazione. Immaginiamo che l’equilibrio economico del
Consorzio potesse sorreggere il peso del cinema, finché poteva disporre almeno
di una parte degli introiti ricavati dalla gestione di quel parcheggio
stagionale. E in effetti, fu nel periodo in cui ancora poteva contare su tale
risorsa, che il Consorzio Turistico accettò di farsi carico della gestione del
Centrale, dopo molte insistenze del sindaco. Per cui, quando l’amministrazione
Buselli decise di togliere al Consorzio la gestione del parcheggio sferrandogli
un vero e proprio colpo basso, era consapevole di togliere carburante alla macchina
a cui aveva affidato il sostegno dell’unico cinema cittadino. Una struttura le
cui le difficoltà a far quadrare i conti erano ben note a tutti. Dunque, alle
attuali condizioni crediamo che per mantenere in vita il cinema a Volterra
serva un impegno più diretto e sicuramente più convinto da parte del Comune.
Altrimenti c’è il rischio che anche questa realtà, che non è solo di svago ma mantiene
anche un innegabile profilo culturale, vada a spegnersi definitivamente. A
riprova della scarsa attenzione ricevuta ultimamente da quasi tutte le istituzioni
culturali cittadine.
Per non abbattere troppo il morale dei
cinefili concludiamo con una buona notizia. Chi volesse apprezzare il nuovo
film di Sorrentino, “La grande bellezza”, può ancora farlo progettando una gita
domenicale a Larderello, dove la pellicola è in programmazione proprio in
questi giorni.
Progetto Originario
Mentre coliamo a picco
Concordiamo con
quanto ha scritto domenica Stefano Feltri su Il Fatto Quotidiano, quando
sostiene che i governi Monti e Letta sostanzialmente stanno cercando di
spostare la crisi finanziaria dello stato centrale agli enti locali, riducendo
di anno in anno in misura drammatica i trasferimenti centrali. Per spiegare il
concetto basti pensare che i tanti servizi erogati direttamente o
indirettamente dai Comuni ai cittadini - smaltimento e raccolta dei rifiuti,
asili, illuminazione pubblica, polizia municipale, ecc. – fino ad oggi sono
stati finanziati in larga misura con trasferimenti statali, ovvero con i denari
provenienti dalla fiscalità generale. Negli ultimi tre anni questi soldi sono
stati tagliati drasticamente. Ai comuni in cambio sono state attribuite nuove e
più ampie possibilità di esigere imposte per compensare le minori entrate da trasferimenti
statali.
Ci sembra una
maniera davvero poco convincente di tirare a campare, quella di spostare le
conseguenze del dissesto delle finanze pubbliche sull’anello più debole della
catena delle istituzioni, i Comuni, i quali a loro volta si trovano costretti a
doversi rifare sui cittadini. Ultimo
esempio, la finanziaria presentata da Letta pochi giorni fa. Nei mesi scorsi su
tutti i principali media abbiamo assistito all’autocelebrazione della classe
politica di governo che annunciava trionfalmente di aver abolito l’IMU prima
casa, la tassa che era stata istituita dagli stessi partiti solo un anno prima.
I trasferimenti promessi ai Comuni in cambio dell’abolizione della tassa
dovevano essere di 2 miliardi, ma all’ultimo momento la cifra è stata
dimezzata. L’altra metà non scomparirà, statene certi, verrà trasferito a
carico dei cittadini in forma di nuova fiscalità. Fra pochi mesi, poi, è prevista
l’entrata in campo della Trise, che geminerà Tasi e Tari. Uno e trino, tanto
per dare un tono vagamente mistico alla nuova tassa. Tassa che assorbirà Imu,
Tares e Tarsu riversandosi sia sui proprietari degli immobili che sugli
inquilini. Secondo i primi calcoli, eseguiti dagli esperti della Uil, per una
famiglia di 4 persone con un appartamento di 100mq, in media il tributo peserà
per 366 euro per la prima casa. Mentre nel 2013 la stessa famiglia per le
imposte equivalenti ha pagato in totale 281 euro. I particolari
dell'’operazione, però, restano ancora avvolti da spesse nebbie, perché molti dettagli
verranno chiariti dal Parlamento prima e poi nell'articolazione delegata ai
singoli Comuni.
Il problema grosso,
però, a noi sembra quello delle istituzioni sovraordinate rispetto ai Comuni, e
nonostante i tanti richiami alla sobrietà si mantiene intatto. Si pensi a
quanto ha scritto Sergio Rizzo su Il Corriere della Sera di martedì scorso in
tema di sanità. Con la riforma del Titolo V della Costituzione, la competenza
specifica venne trasferita dallo Stato alle Regioni, in onore del taumaturgico
principio della sussidiarietà. Risultato: la spesa sanitaria dal 2000 al 2010 è
aumentata del 75%, in cambio di servizi che complessivamente non sono
migliorati, anzi si sono accresciute le disparità tra nord, centro e sud
d’Italia. Oltretutto la devoluzione non ha portato neppure la riduzione delle
spese dello Stato che, pur perdendo “il fardello” della competenza sanitaria, è
riuscito a incrementare la propria spesa nello stesso periodo del 17,7%,
dimostrando così che il vero problema è da individuarsi nella profonda
incapacità di amministrazione di gran parte dell’attuale classe politica
italiana.
Progetto Originario
Meglio conservare che rovinare
È sempre difficile intavolare una discussione sul merito delle
questioni. Più facile è invece che ogni
ragionamento venga spostato su un
terreno di scontro ideologico, con buona pace del confronto reale e concreto
sui vari temi. Lo stesso sta accadendo sulla modifica della nostra Carta
costituzionale voluta dal governo Letta-Alfano e sponsorizzata da Napolitano.
Con un ragionamento molto superficiale si insinua che chi vuole difendere la Costituzione sarebbe un
conservatore, mentre chi vuole rivederla vorrebbe passare da innovatore. Non è
proprio così. La Carta Costituzionale esprime valori e principi attuali che,
però, il nostro Parlamento non sta
affatto mettendo in atto, producendo viceversa leggi che violano sistematicamente
il dettato della nostra carta fondamentale. Come ha ricordato Rodotà nel suo
intervento in occasione della manifestazione del 12 ottobre scorso a Roma, è
grazie al nostro testo fondamentale se sono stati bloccate le iniziative del
Parlamento tese violare, fin dai giorni successivi, l’esito referendario
sull’acqua pubblica, oppure se ai lavoratori
(non solo quelli della Fiat) è stata restituita la libertà di scegliersi
il proprio sindacato e di organizzarsi collettivamente per contrattare la
propria condizione, oppure se gli insegnanti della scuola pubblica di Napoli,
messi fuori per problemi di vincoli economici, sono potuti tornare nelle scuole
ad insegnare. Non sono cose da poco perché quelle battaglie erano poste a
presidio della difesa dei beni comuni, della rappresentanza sindacale dei
lavoratori e del diritto all'istruzione. E’ grazie all'attuale impianto della
nostra carta fondamentale se la Corte Costituzionale ha potuto affermare che
quando i diritti fondamentali della persona entrano in conflitto con gli
interessi economici, sono i primi a dover prevalere sui secondi e non il
contrario. Fino a quando questo sarà ancora possibile? Chiunque può osservare
molteplici segni del rovesciamento in atto di questa scala di priorità. Quei
principi e quei valori, che secondo il ragionamento di chi si sente
“innovatore” devono essere sacrificati
sull’altare del mercato e della concorrenza, sono assolutamente attuali e
rappresentano la strada per superare le troppe ingiustizie sociali che si sono
determinate nel nostro paese, dove tutto oramai viene letto sotto forma di
vincoli economici e diktat della Bce. I cosiddetti “conservatori”, tanto
ignorati dai mass media e dalla politica, non stanno dicendo che la Carta
Costituzionale è intoccabile. Stanno denunciando il fatto che il Governo della
“larghe intese” abbia sferrato un colpo basso alla Costituzione, poiché ha
messo mano all'art.138 che stabilisce, attraverso un sistema di garanzie ben
ponderato, “come” si devono affrontare le procedure di modifica, imponendo un
metodo alternativo che accorcia i tempi e riduce la discussione, insomma
pensato appositamente per un colpo di mano. Quale può essere la ragione che ha
spinto a modificare le regole prestabilite, se non quella di affrettare le cose
e consegnare ai cittadini un “prodotto” già confezionato? Nessuno è contrario
aprioristicamente, per fare un esempio, a superare il bicameralismo perfetto,
ma ciò si può fare seguendo il percorso ordinario, senza andare a intaccare
l’articolo 138 e rispettando lo spirito di questo articolo che, come si legge
negli atti della Costituente, è quello di
evitare che una maggioranza improvvisata o temporanea possa modificare
un articolo a sua immagine e somiglianza, sfigurando l’intera architettura
della Costituzione e soprattutto di consentire una larga e cosciente
partecipazione dei cittadini in virtù del principio che trasparenza e
pluralismo sono le migliori misure di garanzia contro eventuali spinte
autoritarie. La Carta quindi può esser cambiata, ma secondo le regole che
impongono grande prudenza e un largo consenso. Come ha detto il giurista Alessandro
Pace, la Costituzione “è modificabile ma non derogabile”.
Credo proprio di riconoscermi nei tanto sbeffeggiati “conservatori” quando chiedono una cosa che invece appare
molto innovativa per l’Italia di oggi; ovvero
che il Parlamento rispetti le regole esistenti, e soprattutto che lavori per
attuarla questa benedetta Costituzione, predisponendo leggi ispirate ai
principi espressi in quelle pagine.
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venerdì 11 ottobre 2013
Sfiducia, non troppa
In tutta la Toscana è
noto che, all’indomani della scoperta dei trucchi di bilancio messi in atto dai
dirigenti della Asl di Massa, per tappare una falla economica molto seria fu
spostata dalla Asl 5 alla Asl 1 la direttrice De Lauretis, donna caratterizzata
da un’estrema rigidità ragioneristica ma sicuramente abile nel far quadrare i
conti. C’è però una piccola enclave, annidata proprio qui a Volterra, che
conosce un’altra verità, ignorata nel resto della Regione. E’ l’enclave della lista
civica, Uniti per Volterra, degli Amici del bar, degli Sos-ini. In questa
ristretta cerchia di persone si propugna e si tramanda un’altra versione dei
fatti. Secondo il loro credo, la dott.ssa De Lauretis non sarebbe stata
spostata per sanare la falla di bilancio alla Asl di Massa, questo sarebbe solo
un mero pretesto ufficiale, in realtà la dottoressa sarebbe caduta vittima
della funeste ire del sindaco Buselli, materializzatesi sotto forma di
dichiarazione di sfiducia. Qualcuno infatti ricorderà la lettera di sfiducia
che Buselli, senza neppure consultarsi con la sua Giunta, inoltrò nel 2010
all’allora direttore generale. Che tra la consegna della lettera e il
trasferimento della direttrice alla Asl 1 siano trascorsi alcuni mesi di
assoluta quiete sarebbe un fatto assolutamente irrilevante per gli affiliati
buselliani. Anzi, il lungo periodo di sonnolento nulla che seguì l’atto di
sfiducia, a loro avviso, fa parte della perversa macchinazione messa in atto
dalla Regione per dissimulare (e negare perfino!) l’efficacia del provvedimento
preso dal nostro lungimirante sindaco. Questa esoterica versione dei fatti,
propagandata in ogni occasione da Buselli stesso all’interno della sua cerchia,
a lungo andare gli si è rivoltata contro. Infatti, dopo i ripetuti, sonori
schiaffi affibbiatigli dal successore della De Lauretis, il direttore Damone,
che in due anni ha manomesso l’ospedale di Volterra come nessun altro prima,
qualcuno dei suoi ex colleghi ha cominciato a scalpitare, chiedendo
ripetutamente al sindaco di tirar fuori di nuovo dal suo arsenale il terribile
strale delle grandi occasioni: la fulminante lettera di sfiducia al direttore.
Buselli, in effetti, almeno dentro di se deve aver dubitato un bel pò
dell’effettivo potenziale di questa mossa, poiché prima di decidersi ha
lasciato chiudere Ostetricia, Pediatria e Ginecologia senza colpo ferire,
quindi ha consentito di accorpare Medicina, Cardiologia e UTIC nonché di
ridimensionare ai minimi termini il laboratorio d’analisi. Infine, dopo che
Damone ha del tutto ignorato le sue indicazioni sulla Casa della Salute,
Buselli non ha più potuto temporeggiare, soprattutto davanti ai suoi che,
fiduciosi e assetati di rivincita, lo incitavano a sbarazzarsi di questo
temerario direttore. Ecco, quindi, che il sindaco, preso nella trappola delle
sue stesse fanfaronate, non ha più potuto rimandare l’appuntamento con la
“Storia” e, durante una conferenza stampa appositamente indetta - come si
conviene nelle occasioni più solenni - ha annunciato l’invio della fatidica lettera
di sfiducia al direttore generale Damone. Questa volta l’atto è risultato
perfino più patetico del precedente, dato che non è stato neppure condiviso
dagli altri sindaci dell’Alta Val di Cecina e non reca le firme dei sindaci
Martignoni e Cerri, a riprova dell’aura di inconsistenza politica e
istituzionale guadagnata dall’amministrazione volterrana. Dunque abbiamo la
guida di un’azienda ospedaliera che opera su un territorio dove vivono oltre
410.000 abitanti che ha ricevuto la sfiducia di sindaci che ne rappresentano
ben 14.000 (Volterra e Castelnuovo): il 3,4% dell'utenza. Indubbiamente
un’azione così goffa indebolisce ulteriormente il nostro Comune dilapidando la
sua residua credibilità istituzionale, perché ne mette a nudo l’attuale,
desolante incapacità di trovare soluzioni meditate e il profondo isolamento
politico. Infatti, Damone ha replicato affrettando la realizzazione della sua
Casa della Salute e annunciandone la pronta inaugurazione. Che lezione possiamo
trarne? A chiunque abbia un briciolo di buonsenso appare chiaro che non si
possono aggredire direttamente, in stato di quasi perfetta solitudine,
istituzioni che ci sono soverchianti. O si costruiscono alleanze e
collaborazioni efficaci (ma per far questo serve un pò cervello) o s’impara a trattare
(e anche qui serve l’ingrediente di cui sopra). La terza alternativa è la
strada intrapresa da Buselli: quella delle fanfaronate ridicole a beneficio di
un titolo di giornale, ma che ben presto ci si ritorcono contro accelerando
vertiginosamente il declino della zona.
Progetto Originario
Museo, un episodio su cui riflettere
Come amministratori del
Comune di Volterra, seppure dai banchi delle minoranze, innanzi tutto sentiamo
il dovere di rivolgere le nostre scuse più sentite alla famiglia di Chicago,
che ha denunciato l'episodio di intolleranza in cui è incappata durante una
visita al museo Guarnacci. I fatti sono quelli ormai noti della coppia
omosessuale americana con un bambino che, all’ingresso del museo, alla
richiesta di poter usufruire del biglietto per famiglie, si è sentita rispondere
sgarbatamente da una addetta urlante.
Naturalmente, poiché il
caso ha avuto molta risonanza, si è presto diffusa tutta una gamma di
interpretazioni. Abbiamo sentito che qualcuno solleva dei dubbi sulla
veridicità dell'episodio pubblicato prima su Tripadvisor
e poi sui giornali locali e nazionali. Da un lato verrebbe da augurarsi
che si tratti davvero di una bufala o di una burla, ma resta difficile
immaginare che persone che abitano in un altro continente, a migliaia di
chilometri di distanza da qua, non abbiano niente di meglio da fare che
inventarsi di punto in bianco la falsa storia di una disavventura vissuta nel
museo etrusco di Volterra per screditarci. Altri, invece, si appellano alle
leggi italiane per sostenere che la signora addetta alla biglietteria avrebbe
agito bene; ma in questo caso vale il regolamento del museo che parla di
biglietto per famiglia nel caso di bambini (fino a un massimo di tre)
accompagnati da “due adulti”. Dunque, la coppia aveva diritto allo sconto, che
in definitiva si sarebbe tradotto in un semplice ingresso gratuito per il
bambino. Per meglio chiarire il concetto facciamo presente che non c’è nessuna
legge che distingua i volterrani dai milanesi o dai romani, eppure i primi non
pagano per entrare nei musei del Comune di Volterra mentre gli altri sì, perché
appunto questo prevede il regolamento dei nostri musei.
Ma il punto principale è
un altro. E’ ora che le istituzioni comunali, a cominciare da quelle culturali,
siano ricordate dai visitatori per la
gentilezza e per l'accoglienza ricevuta, prima ancora che per la qualità delle
opere esposte. Su questo terreno c’è ancora molto da fare. Purtroppo in questi
anni è andata diffondendosi in questo paese, e Volterra non fa eccezione, la
sottocultura dell’intolleranza che come sempre accade si accompagna anche con
la grossolanità delle parole e dei comportamenti. Motivo di più per prendere
posizione e non passare sotto silenzio episodi come questo che, se avvenuto nei
termini esposti, deve essere decisamente biasimato, in primo luogo per aver
negato il diritto a un bonus dovuto alla famiglia in questione, ma in
particolar modo per la maleducazione e l’intolleranza dimostrate dalla
dipendente. Con questo non chiediamo assolutamente interventi disciplinari
sull’addetto, ma un chiarimento evidentemente si rende necessario. Per far
capire che cortesia e disponibilità in certi luoghi non sono tanto tratti
caratteriali opzionali, sono anche e soprattutto requisiti professionali
indispensabili per svolgere questo tipo di lavoro.
Fabio Bernardini,
Progetto Originario
venerdì 4 ottobre 2013
I gioielli di famiglia
Per
anni le politiche di risanamento dei conti dell’ ASP S. Chiara sono
passate attraverso la dismissione del suo patrimonio immobiliare. Per
gli immobili di pregio solo pochissimi anni fa il mercato era
fiorente e andavano a ruba, ma c'erano anche edifici assai poco
appetibili per il mercato che sono stati “provvidenzialmente”
acquistati da enti pubblici. E’ il caso dell’ex padiglione
Bianchi ceduto al prezzo di circa 700.000 milioni di vecchie lire al
Comune di Volterra, che da oltre un decennio vi ha aperto un cantiere
per costruirvi case popolari. Un cantiere che sembra proprio non
vedrà mai la fine.
Con
il senno di poi è lecito dubitare che vi fosse un reale interesse
del Comune di Volterra ad acquistare immobili così problematici per
fare case popolari proprio nella zona del Chiarugi. Viceversa, è più
probabile che vi fosse una certa urgenza dell’Asp S. Chiara di
disfarsene per realizzare la liquidità sufficiente a ripianare le
proprie costanti perdite.
Con
il mutamento dell’amministrazione della città non sono mancate
feroci critiche, anche giuste, a questo genere di scelte politiche
che nel tempo hanno determinato il depauperamento del patrimonio
immobiliare dell’Asp S. Chiara, senza però che venissero
seriamente affrontati (e men che meno risolti) i problemi posti alla
radice del suo disequilibrio economico.
Le
critiche alla politica delle alienazioni rivolte da Buselli e Bacci
alle amministrazioni del passato facevano sperare in un cambio di
rotta, invece pare proprio che la storia si ripeta. Recenti
dichiarazioni del Presidente Bacci apparse sulla stampa hanno
preannunciato la messa all’asta del prestigioso palazzo di via
Turazza e della ex scuola di S. Chiara con l’intento dichiarato di
porre un freno alle perdite di bilancio.
Per
mesi, ma potremmo dire per anni, abbiamo letto su tutti i quotidiani
un rincorrersi di sempre nuovi progetti che avrebbero finalmente
risanato la nostra ASP. S. Chiara. Si è parlato di una casa della
salute nell’ex scuola S. Chiara prima, poi di un piano di rilancio
aziendale che prevedeva un socio privato e svariati milioni di euro
di investimenti per una nuova struttura ed infine di un progetto per
accogliere degenti dall’ex ospedale psichiatrico giudiziario di
Montelupo.
A
parte i proclami, le polemiche e le attribuzioni di responsabilità,
è evidente che non è andato in porto assolutamente nulla di quanto
annunciato. Tutto sembra irrimediabilmente sfumato. E non ci resta
che vendere quel poco che rimane.
Progetto
Originario
Miraggi
Durante
la stesura del programma elettorale della lista civica fu dedicato un
gruppo di lavoro alle problematiche ambientali e alla sostenibilità
energetica del Comune che individuò una serie di obiettivi condivisi
che divennero parte del programma elettorale. Il programma dunque
recitava in proposito: “Intendiamo procedere all’istallazione di
pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica nel
complesso scolastico di S. Felice, negli edifici dell’Ospedale e
soprattutto della piscina comunale, sul cui bilancio incidono
enormemente i costi di riscaldamento condizionando il mantenimento
stesso del servizio. La sostituzione dell’illuminazione pubblica
con lampade a led contribuirà sensibilmente al risparmio
energetico.” (fonte www.unitipervolterra.com).
Dispiace
vedere che a distanza di quattro anni e mezzo nessuno di questi
obiettivi sia stato raggiunto, né siano stati predisposti progetti
seri finalizzati a raggiungerli. Anzi, a fronte di un finanziamento
già ottenuto dalla fondazione CRV nel 2010 per l'istallazione di
pannelli solari sulla piscina comunale, la lista civica abbandonò il
progetto, subito dopo l’uscita dalla maggioranza del gruppo di
Progetto Originario, probabilmente per timore che il merito
dell'operazione fosse riconosciuto ai “fuoriusciti”. Peccato che
quel progetto avrebbe abbattuto i costi di gestione della piscina di
almeno 35.000 euro all'anno e quindi avrebbe potuto incidere
positivamente sulla voce di bilancio delle spese correnti del comune
di Volterra (che ancora oggi incidono per il 90 % sulle uscite
complessive dell’ente). Si sarebbero potuti risparmiare soldi
pubblici dirottabili su altri servizi; ma evidentemente non è questo
che conta per l'attuale maggioranza. Il risparmio energetico è stato
solo un espediente da sbandierare in periodo elettorale e poi da far
dissolvere come i miraggi nel deserto.
Anche
la realizzazione dell'asilo nido in bioedilizia, dotato di pannelli
fotovoltaici che quindi più sostenibile dal punto di vista
energetico, sembra ormai diventato un altro miraggio. Infatti
dall’ultimo Consiglio Comunale abbiamo appreso che il costo
iniziale iniziale stimato in 480 000€ (peraltro
in parte finanziato per 2/3 dalla regione Toscana)
è adesso più che raddoppiato, a causa di una serie impressionante
di “dimenticanze” ed errori di stima che logicamente si sono
trasformati costi aggiuntivi. Ecco, quindi, che solo dopo un anno
dalla stesura del progetto qualcuno ha capito che per costruire
l'asilo occorreva anche acquistare il terreno del lotto. Si è
improvvisamente capito che per accompagnare i bambini a scuola,
occorreva pensare anche ad adeguare la via d'accesso all’area. Si è
capito che in un luogo franoso come le Colombaie bisognava pensare a
fondamenta su pali, molto più care delle semplici fondazioni
superficiali. Infine, dopo un anno, si è capito che per avere un
asilo in bioedilizia, come richiesto dal bando regionale, serviva
calcolare adeguatamente la copertura dei pannelli fotovoltaici.
Insomma,
in un periodo in cui la spesa pubblica è diventata il problema dei
problemi e dopo quattro anni e mezzo di amministrazione Buselli, dal
punto di vista energetico ci ritroviamo nella stessa situazione del
2009. Anzi peggiore, perché nel frattempo gli impianti sono
invecchiati di altri 4 anni, trasformandosi da vecchi e superati in
veri rottami. Una volta di più emerge la scarsa progettualità e
l'incapacità di programmare dell'amministrazione Buselli, dedita
alla produzione di slogan privi di contenuti reali.
Progetto
Originario
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sprechi
Senti come piove
Rosso Fiorentino, Deposizione |
Un
paio di settimane fa, appena avuta la notizia, lanciammo l'allarme
per le abbondanti infiltrazioni d'acqua che,
nella notte tra il 9 e il 10 settembre scorso, penetrarono in
Pinacoteca in occasione di uno scroscio temporalesco. Vari
dipendenti comunali, in quell'occasione, ci parlarono di episodi che
non sarebbero affatto nuovi, ma verificatisi varie volte per il
cattivo
stato di manutenzione degli infissi del palazzo Minucci Solaini. La
circostanza da tempo sarebbe nota al sindaco, alla Giunta e al
responsabile dell'ufficio tecnico, ma da anni tutto è rimasto come
prima. In attesa del prossimo temporale notturno e del prossimo
allagamento. In ultimo, il Tirreno del 2 ottobre 2013 riportava
l’allarme lanciato da un funzionario comunale, secondo il quale il
problema delle infiltrazioni si ripete da anni sul palazzo Minucci
Solaini, sede della Pinacoteca, in entità tale che “nel giro di un
paio di anni potrebbero rischiare di rovinarsi tutti i capolavori che
contiene il nostro museo”. Nel caso specifico l'allarme del
funzionario sembra condivisibile anche da noi profani, poiché quasi
tutte le preziose opere pittoriche raccolte in Pinacoteca altro non
sono che antichi dipinti su tavola, e il legno notoriamente è un
materiale sensibilissimo alle variazioni di umidità.
Lo
stesso 2 di ottobre, visto che dall'amministrazione è stato
impossibile fino ad oggi ottenere risposte spontanee, il consigliere
Fabio Bernardini ha quindi presentato un'interpellanza in merito al
sindaco e all'assessore competente. Il documento pone
ai responsabili dell'amministrazione una serie di quesiti sul cattivo
stato in cui versa attualmente la Pinacoteca,
prendendo spunto da quanto è sancito all'art. 6 dello statuto
comunale, che impegna direttamente il Comune ad
assumere la tutela e la fruibilità delle opere d'arte da parte della
collettività come obiettivo generale della propria azione
amministrativa. Si chiede, infatti, quanti episodi di infiltrazione
d'acqua siano stati segnalati negli ultimi anni e quali siano le
cause accertate dell'infiltrazione. L'interpellanza prosegue
domandando se finora siano state promosse azioni per rimuovere il
problema o se siano quantomeno stati stimati i costi dell'intervento
necessario per porre rimedio a questa situazione di rischio. Viene,
quindi, richiesto se la Soprintendenza sia stata investita del
problema ed eventualmente quali risposte abbia eventualmente fornito.
Infine, si domanda quali azioni siano state predisposte, sia a breve
che a lungo termine, per mettere in sicurezza le opere e per
garantirne per il futuro la fruibilità al pubblico.
Non sappiamo con
precisione quanto venne a costare l'intervento di restauro che
durante l'amministrazione Gabellieri fu reso necessario
dall'eccessivo riscaldamento degli ambienti museali, ma fonti
attendibili parlano di circa 800.000 euro. Si capisce, quindi, che
anche chi non abbia particolare sensibilità per l'arte dovrebbe
preoccuparsi molto di una simile situazione, se non altro per ragioni
economiche.
Date l'importanza
dell'oggetto e la delicatezza della materia, speriamo che il sindaco
e l'assessore rispondano più rapidamente del solito ai quesiti
posti. Soprattutto ci auguriamo che, anche sotto l'impulso di queste
sollecitazioni, si apprestino finalmente ad investire qualche euro
per aggiustare definitivamente gli infissi dell'antico Palazzo
Minucci Solaini.
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