mercoledì 30 novembre 2011

Strade: la maggioranza boccia le richieste delle opposizioni. Cittadini costretti a tutelarsi ricorrendo al TAR

Spingendo il Consiglio più in là…

I Consigli Comunali dovrebbero essere l’espressione più alta del confronto democratico tra tutte le forze politiche espresse dai cittadini con le elezioni. Usiamo il condizionale dovrebbe perché tutti gli strumenti possono sempre essere utilizzati in modo distorto o comunque se ne può ridurre le potenzialità al minimo.
Succede, dunque, che nonostante una precisa norma sancisca il diritto di un quinto dei consiglieri di chiedere ed ottenere entro un termine non superiore a 20 giorni la convocazione del Consiglio Comunale su particolari temi, il sindaco (in qualità di presidente dell'assemblea), decida di non provvedere perché per lui la problematica “non è urgente”. Nel nostro caso si tratta della richiesta di mettere in discussione la privatizzazione di ben 10 strade vicinali pubbliche.
Può succedere che si tenti di convocare il Consiglio a proprio comodo, stando attenti che i consiglieri della propria compagine non si siano buscati il raffreddore,visto che non se ne può ammalare neppure uno. Magari limitando le convocazioni allo strettissimo necessario. La circostanza che il ruolo di presidente richieda una parvenza di imparzialità ovviamente diviene un dettaglio molto secondario.
Può succedere inoltre che il sindaco convochi un Consiglio Comunale dopo due mesi di fermo, lo affolli di 12 punti all’ordine del giorno e a 5 giorni dal Consiglio ancora non fornisca ai consiglieri i documenti necessari a sapere di cosa si vada a discutere. Giustamente: meno i consiglieri sanno, meno possibilità avranno di mettere in difficoltà con domande o osservazioni il sindaco e gli assessori; che, sia detto per inciso, vanno spesso in panne anche senza il contributo delle opposizioni.
Accade, infine, che tra i punti da discutere, volente o nolente, ci si è dovuto includere anche quello sulle strade vicinali e perciò il Consiglio Comunale viene convocato, per la prima volta negli ultimi 20 anni, alle 9 del mattino. A quell’ora si corre meno rischi che ci siano troppi frontisti o persone interessate ad ascoltare. Chissà, però, che vivendo in campagna, qualcuno di loro non venga svegliato dal chicchirichi' del gallo.
Gruppo Consiliare Progetto Originario

PROTOCOLLO SANITA': IL Sindaco dice no agli emendamenti per salvare cardiologia e pediatria

lunedì 28 novembre 2011

Preoccupazione per le dimissioni di Brunale

Apprendiamo con sorpresa unita a preoccupazione delle probabili dimissioni del Presidente Giovanni Brunale dall'Auxilium Vitae. Sappiamo che il centro per le riabilitazioni in questi ultimi due anni ha accusato difficoltà in ordine al proprio bilancio. Infatti, l'esercizio 2010 chiuse con una perdita di 548.000 euro e anche per l'anno in corso si sente parlare di previsioni vicine a 500.000 euro di perdita. Poiché questo risultato è anche frutto del tetto ai rimborsi imposto dalla Regione, crediamo che una personalità come il Presidente Brunale avesse le carte in regola per tentare nei prossimi mesi una mediazione efficace. Con le sue dimissioni, non sappiamo se chi lo sostituirà avrà la forza contrattuale sufficiente ad ottenere dalla Regione quanto serve ad Auxilium per rimettere in sesto i suoi bilanci. Questa incertezza ci preoccupa, soprattutto in prospettiva, pensando ai circa 180 dipendenti del centro di riabilitazioni e in misura minore alle proficue collaborazioni attivate da esso con il locale ospedale. In questo difficile e prolungato periodo di crisi economica le rassicurazioni offerte dalle recenti dichiarazioni del dott. Damone sono ben lontane dal tranquillizzarci. Ricordiamo che già alcuni mesi fa, prima che si parlasse delle dimissioni del Presidente Brunale, abbiamo tentato di farlo invitare dal Sindaco Buselli in Consiglio Comunale per illustrare la situazione di Auxilium Vitae e le sue strategie per il futuro dell'azienda. Purtroppo il Sindaco e la sua maggioranza assistita dalla consigliera Bassini, bocciando la nostra mozione, impedirono che l'invito a Brunale fosse perfezionato. Perciò adesso, al di là di rassicurazioni generiche e rituali, non abbiamo notizie certe sul futuro del centro di riabilitazioni volterrano. In un periodo in cui la Fondazione CRV non sembra potersi permettere di sostenere come in passato le realtà economiche locali, non possiamo non dirci preoccupati.    


Commissione Sanità, Progetto Originario

Un ospedale tra due fuochi

Questi ultimi due anni e mezzo sono stati pesantissimi per la sanità volterrana ma purtroppo l'orizzonte non volge al sereno. Pare infatti che adesso la Cardiologia rischi la stessa sorte del reparto Materno-Infantile e del laboratorio di analisi. Siamo del parere che un ospedale come il nostro ha senso, se riesce a mantenere i servizi di base necessari a chi vive in questo territorio. Va detto che la Regione non conosce soste nella sua politica di tagli a spese della sanità, specie a danno dei piccoli ospedali. Il PD, che guida indisturbato la Regione, mentre non ha problemi a chiamare tagli i colpi di scure abbattuti sulla scuola dalla Gelmini, quelli alla sanità imposti da Rossi li chiama riorganizzazioni o ridefinizione dei servizi. Propinandoci quel sovrappiù d'ipocrisia che rende una condizione già difficile da accettare del tutto insopportabile. Fa parte di questa strategia la dissimulazione dei tagli che talvolta agisce per piccole erosioni di servizi e spesso prevede di arrivare alla crisi di un reparto gradualmente, per tappe. Il caso di Pediatria è stato esemplare. Inserire i letti pediatrici nel reparto di Medicina Generale è stato un mezzo efficacissimo per scoraggiare gli utenti e indirizzarli altrove. E' chiaro che dopo i numeri calano, e di parecchio. La politica premia anziché cacciare un direttore capace di queste scelte. Del resto sono managers opportunamente scelti proprio ai piani altissimi della Regione.  
D'altra parte a Volterra negli ultimi due anni e mezzo, l'Amministrazione Comunale guidata da Buselli, anziché porre un freno all'emorragia di servizi, ha determinato le condizioni perché la crisi già in atto procedesse a precipizio. C'erano voluti 8 anni con le amministrazioni Gabellieri e Bartaloni affinché il Punto Nascita fosse trasformato nella Casa del Parto guidata dal dott. Srebot. Oggi, invece, i servizi scompaiono quasi da un giorno all'altro. Pesa la vocazione naturale che questo sindaco dimostra nel combinare disastri. Anche l'attuale crisi, con gli annunciati tagli alla Cardiologia, poteva essere evitata. Bastava che il sindaco si attenesse al mandato affidatogli dal Consiglio Comunale del 2 Marzo 2011, quando venne approvata la bozza di protocollo sulle politiche sanitarie che doveva discutere con Asl e Regione. Infatti, il documento approvato, grazie ad un emendamento richiesto non a caso dal nostro gruppo di Progetto Originario, faceva esplicito riferimento a “mantenere gli attuali livelli di operatività e di assistenza nel settore della Cardiologia”. Inserimmo quell'emendamento perché la proposta che il sindaco ci aveva sottoposto in precedenza aveva evitato completamente di parlare di questo reparto: dimenticanza ci era sembrata più che insidiosa, masochista. Ebbene, oggi scopriamo che nella versione finale del documento che l'amministrazione comunale ha sottoscritto una settimana fa con la Regione, è stata di nuovo rimossa la parte relativa alla Cardiologia che noi avevamo inserito dopo la discussione in Consiglio Comunale. Chiediamo, dunque, al sindaco cosa abbia pensato quando i suoi interlocutori regionali gli hanno proposto di cancellare la frase “mantenere gli attuali livelli di operatività e di assistenza nel settore della Cardiologia”? Per quale ragione questa proposizione doveva essere tolta? A molti forse sembrerà quasi impossibile che questo sindaco possa aver disatteso un mandato esplicito del Consiglio Comunale; purtroppo chi come me ha sperimentato un anno e mezzo di Giunta Buselli non può sorprendersi. Fin dall'inizio con gli assessori Furlanis, Fambrini e Guarneri ci scontrammo con l'arbitrio, la superficialità e le giravolte di un sindaco, incapace di ascoltare gli altri e meno che mai di farsi aiutare. Gli errori, gli scivoloni plateali, i licenziamenti e le dimissioni clamorose hanno poi determinato una pesante perdita di credibilità da parte dell'attuale amministrazione di Volterra, indebolendone di molto la  forza contrattuale. Tanto che oggi il direttore generale, Damone, può permettersi di prendere decisioni capitali sull'ospedale locale in maniera pressoché unilaterale. Naturalmente paghiamo care anche le profonde divisioni che Buselli e la sua Giunta hanno alimentato in modo suicida tra le amministrazioni comunali dell'Alta Val di Cecina, spaccate in due alla nascita dell'Unione dei Comuni. Invece di lavorare per cementare i cinque piccoli Comuni della zona e per dar loro un maggiore peso specifico complessivo, l'amministrazione volterrana ha preferito correre contro i propri vicini, in un'ottica straordinariamente miope e perdente.   
Noi siamo e resteremo sempre disponibili a mobilitarci in favore dell'ospedale di Volterra. Ma non possiamo tacere le enormi responsabilità di chi ottusamente ha perseverato nei propri errori, precipitando la nostra città verso il tracollo.   

Fabio Bernardini, Progetto Originario

lunedì 21 novembre 2011

Sanità: propaganda e compromessi

Mercoledì 9 novembre si è tenuta un’iniziativa del PD sulla sanità con la presenza dell’assessore regionale al diritto alla salute Scaramuccia e del direttore generale della ASL 5 Rocco Damone. Sala gremita di persone, esponenti del PD da tutta l’Alta Val di Cecina, rappresentanti delle opposizioni e dell’amministrazione comunale, dal Sindaco Buselli al Vicesindaco Fedeli ad altri assessori e consiglieri. Presenti anche le rappresentanze sindacali, tanti operatori del settore e cittadini comuni, ansiosi di conoscere le prospettive dei nostri servizi sanitari e dell’ospedale di Volterra. L’iniziativa di partito poteva rappresentare un’occasione rara di confronto tra le più alte cariche istituzionali e dirigenziali della sanità toscana e locale, ma anche l'occasione di un confronto più aperto. Purtroppo è mancato l’aspetto della partecipazione dei cittadini al dibattito. Infatti, tranne un paio di brevissimi interventi da parte di cittadini comuni, si sono susseguiti solo i pareri dei rappresentati istituzionali e politici, sottolineati da rituali applausi più o meno scroscianti. Non sono mancate le polemiche: da parte delle opposizioni verso le amministrazioni locali e viceversa, anche esulando dall’argomento della serata.  Il Direttore della ASL 5 Rocco Damone ha annunciato che l’ospedale di Volterra non potrà scendere sotto l’attuale livello, che tutto il “ventaglio” delle specialistiche non verrà toccato. Ma che non possiamo con questo bloccare certe riorganizzazioni interne ai reparti. Tant’è che è stata annunciata l’imminente riorganizzazione del reparto di Cardiologia: finirà all’interno del reparto di Medicina Generale. Due posti letto cardiologici e due posti letto di sub-intensiva multidisciplinari, ossia disponibili per i pazienti di tutta l’area ospedaliera. E’ difficile non scorgere l'eco dei film già visti, l’accorpamento chirurgia-ortopedia o lo spostamento dei letti pediatrici in Medicina Generale. Difficile non scorgere in simili operazioni la necessità di tagliare ancora sul personale, piuttosto che migliorare il servizio per il paziente.  Damone ha poi annunciato la firma, fresca del pomeriggio, del protocollo di intesa con Fedeli e Buselli, protocollo non condiviso con le rappresentanze sindacali, come dichiarato dalla stessa esponente della CGIL, che apprendeva in quel momento la notizia. Notizia che ufficialmente non è arrivata neppure ai gruppi consiliari, che avevano approvato una bozza di documento in Consiglio quasi un anno fa, non sappiamo quanto diverso dal definitivo. Consiglio Comunale che, va ricordato, ha approvato all’unanimità solo pochi mesi fa una mozione che prevedeva l’istituzione di un tavolo istituzionale permanente sulla sanità, che non ci risulta in alcun modo attivo. Sindaco e Vicesindaco hanno ribadito l’importanza della firma del protocollo che sembra tuttavia non contenere, ad esempio, la riorganizzazione della Cardiologia, come esposto da Damone e ribadito dallo stesso primario Giustarini. Si tratterebbe di una cosa già decisa. Allora a che serve il protocollo? C'era un buco da riempire nella libreria di Damone o del Sindaco?
Inoltre, da quanto pubblicato del protocollo nei giorni scorsi, risultava “congelata” la questione Materno-Infantile, perché non rispondente alle esigenze della popolazione, mentre pochi giorni dopo le voci che circolavano sulla soppressione delle degenze pediatriche e sulla reperibilità del Pediatra per il Pronto Soccorso vengono confermate a mezzo stampa da Damone.
La sensazione è che si viaggi su due binari e che il protocollo serva solo a mascherare la totale incomunicabilità tra istituzioni. Quelle locali, rappresentate dal Sindaco, perse a girare un po' a vuoto e la direzione ASL, in evidente sintonia col PD, a dettare tempi e condizioni.
Del resto il PD da una parte e l’amministrazione comunale di Volterra dall’altra non hanno mancato di farsi ciascuno la propria propaganda, in un contesto in cui questa sembrava del tutto fuori luogo.
E’ stata, a nostro avviso, deludente anche la prima uscita sul colle dell’assessore Scaramuccia che non è entrata minimamente nel contesto locale, più tentata dal confronto tra il generale stato di salute dei cittadini toscani con quello di altre regioni, come quello della capitale. Guardando alle ripercussioni della crisi e agli ulteriori tagli, anche di organico (già previsti per legge), si stenta a credere che la qualità dei servizi offerti non subirà conseguenze.
Diverse certezze sono state confermate. La sanità toscana e a cascata quella locale è soprattutto cosa di partito. Il Sindaco Buselli non rappresenta un interlocutore credibile per i cittadini e gli operatori. Lo dimostrano riassetti e tagli calati dall’alto, né preannunciati né tanto meno ammortizzati dall'azione dell'amministrazione comunale. L’assessorato alla sanità, istituito da Buselli per monitorare costantemente il nostro ospedale e i servizi socio-sanitari, risulta del tutto inefficiente, come dimostrato dalle segnalazioni che continuano a pervenire solo dagli operatori o dagli utenti. Il risultato è che la politica sanitaria locale non è cambiata con la nuova amministrazione come avevamo auspicato. E ci aspetta un futuro tutt’altro che roseo. Del resto è sintomatico un Sindaco che si bea della firma di un protocollo, mentre pezzi dell'ospedale contemporaneamente chiudono.
Manola Rosa - Progetto Originario 

Progetti perduti

L'anno sta per volgere al termine e proprio adesso è arrivata una delibera di Giunta con cui l'Amministrazione Comunale rivede il Piano triennale delle Opere Pubbliche. Lo anticipo da subito, pare che resteremo orfani della pensilina in Piazza Martiri. Per chi non lo sapesse il Piano triennale  mette in fila i progetti che il Comune si propone di realizzare nel triennio, sulla base di un ordine di priorità e delle disponibilità economiche conosciute (o sognate). I lettori più attenti ricorderanno che all'approvazione del bilancio previsionale 2011, il nostro gruppo denunciò con chiarezza l'inconsistenza del Piano triennale che accompagnava il bilancio e l'incompatibilità dei due documenti programmatici. Infatti, la capacità di spesa del Comune risultava inferiore di molte grandezze rispetto al costo del ventaglio di opere pubbliche presentate, e anche la scelta delle opere ci sembrò molto discutibile. Il “vecchio” Piano triennale, predisposto dall'assessore Moschi, risaliva soltanto al 29 Marzo scorso e fu votato con entusiasmo da Uniti per Volterra e naturalmente da Antonella Bassini. Doveva avviarsi nel 2011 con una serie di realizzazioni medio-piccole per poi dispiegarsi in grandi opere dal 2012 (museo etrusco, asilo nido, SR 68). Prima in ordine di priorità risultò la famosa pensilina per la fermata degli autobus, un'opera da 65.000 euro, accompagnata da una ghirlanda di lampioni nuovi per 55.000 euro. Seguivano nell'elenco la nuova pista di pattinaggio, la piscina comunale all'aperto e, sempre in tema di impianti sportivi, il primo lotto di pannelli solari sulla piscina coperta (intervento cofinanziato dalla Fondazione CRV), quindi la riqualificazione delle mura etrusche in località La Torricella e, infine, 100 mila euro di bagni pubblici. Nelle frazioni era stato prevista una generica “sistemazione” a Villamagna e a Saline per 30.000 euro complessivi. Questi gli obiettivi principali che l'amministrazione si era data per il 2011. Risultato: neppure uno è stato centrato. Non c'è da sorprendersi, fin da subito era chiara l'inconsistenza del Piano predisposto dall'assessore Moschi, nonché la sua assoluta inconciliabilità con le regole di bilancio. Penserete che se la programmazione non ha funzionato, queste opere slitteranno al 2012. Sbagliato. Come niente fosse, a soli 7 mesi dalla stesura del vecchio Piano, la Giunta a Ottobre ne ha approvato una versione rivista. Quanto rivista? Giudicate voi. Le priorità delle priorità adesso risultano: una rotatoria in via Pisana (si noti bene, una strada provinciale), l'abbattimento delle barriere architettoniche per accedere al Parco Fiumi, una fontanella a Saline, il primo lotto di un nuovo Museo dell'Alabastro. Si può apprezzare la perfetta incoerenza con la precedente versione del Piano dalla quale non eredita neppure un progetto. Non perché siano stati realizzati. Semplicemente perché sono stati tutti cancellati. Un tale disastro in termini di programmazione si commenta da solo. Chi possiede un briciolo di esperienza amministrativa, nel settore pubblico o anche privato, a questo punto avrà perfettamente chiaro quanto può costarci trascinare ancora avanti una gestione simile. Impietosamente potrei aggiungere che, in questa prima metà del mandato, lo stesso assessorato alle Opere Pubbliche non ha prodotto un solo progetto degno di intercettare un qualsivoglia finanziamento. Il conto lo pagheremo nei prossimi anni con la desolante assenza di cantieri attivi.  

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Il deserto dei Tartari

L’opportunità di mettere in pratica politiche di zona attraverso lo strumento dell’Unione dei Comuni è stata davvero un’occasione mancata. Ricordo che il programma elettorale della lista civica puntava espressamente alla creazione dell'Unione dei Comuni, una forma più agile e diretta di aggregazione tra amministrazioni. Ma il programma anche in questo caso è stato tradito. Si poteva ripartire progettando nuove forme di sinergie con uno strumento nuovo, agile e soprattutto capace di intercettare risorse pubbliche, già previste dalla legge regionale, che su questo strumento sta puntando molto. Avviare qualcosa dal nulla, senza scomode eredità, sarebbe stata un’opportunità da cogliere al volo, che avrebbe consentito di  gettare le basi per  l’organizzazione dei servizi secondo obiettivi comuni. Aver impostato la discussione e dunque la rottura tra i Comuni della Alta Val di Cecina sulla rivalità Volterra-Pomarance è stato stupido e tremendamente infantile. La considero una guerra per una leadership a cui  neppure si dovrebbe pensare in questo momento, perché il fulcro della discussione dovrebbe essere cosa si può costruire stando tutti insieme e non come posso fare le scarpe al vicino di banco. Nell’ottica di Marco Buselli & co. la legge è fatta male perché non valorizza a sufficienza i Comuni più grandi e l’Unione nasce svantaggiata perché la sede “fisica” dove sarà apposta la scritta “Unione dei Comuni Alta Val di Cecina” è  Pomarance. Non ho sentito una sola parola sulle ricadute di tutto questo sui servizi, quelli che i cittadini chiedono agli enti del territorio. Solo slogan che inneggiano il primato di una città come Volterra, che, nei fatti si è appena fatta togliere le deleghe su agricoltura, forestazione e bonifica (settori non proprio banali per un territorio come il nostro) e che ha appena spaccato in due l’Alta Val di Cecina, un’area montana con una densità abitativa modesta e una spaventosa emorragia di servizi in corso. Dopo aver raso al suolo le possibilità offerte dall'Unione, merita una riflessione cosa si sta costruendo in alternativa: come era immaginabile, si va banalmente verso una convenzione per l’esercizio di alcune funzioni di base col Comune di Castelnuovo, che detto per inciso, è obbligato a convenzionarsi per legge, avendo meno di 3.000 abitanti. A questo punto cerco di ragionare come Buselli. Effettivamente Volterra è assai più grande di Castelnuovo e questo le garantisce con sicurezza il ruolo di capofila tanto ambito. Fine del ragionamento. Ma ( proseguo con la mia testa) dov’è la convenienza per Volterra di attivare servizi con Castelnuovo? Perché ad esempio il trasporto scolastico con un Comune così distante dal nostro dovrebbe funzionare meglio e costare meno? Una riorganizzazione in tal senso quanto graverà sui nostri uffici già ridotti all’osso?  E che ne sarà degli istituti comprensivi esistenti che vedevano per continuità territoriale Pomarance con Castelnuovo e Volterra con Montecatini?
A me pare che si stia facendo come il tenente Drogo nel Deserto dei Tartari. Restiamo speranzosi ad aspettare alla finestra l’occasione della rivalsa, lasciando trascorrere il tempo e facendo combattere le battaglie altrove, con l’inconfessata speranza che, contro le aspettative di tutti, compaia l’occasione che ci farà diventare degli eroi che restituiranno Volterra agli antichi splendori. Spero che non si faccia la fine del tenente Drogo e della Fortezza, dimenticata da tutti e svuotata di ogni importanza, perduta in qualche landa abbandonata del deserto dei Tartari.
Sonia Guarneri - Progetto Originario

lunedì 14 novembre 2011

Il rispetto delle regole

Come abbiamo già segnalato in precedenti occasioni, il 24 ottobre, a nome di Progetto Originario e Città Aperta, presentammo formale richiesta al Sindaco per la convocazione di un Consiglio Comunale Straordinario in cui discutere il delicato tema delle strade consorziate e del loro uso pubblico. A completamento della richiesta ovviamente avevamo anche presentato domanda della documentazione prodotta finora dall'amministrazione per completare le istruttorie propedeutiche alle deliberazioni di Giunta già emanate. La legge in questi casi prevede che il Sindaco debba provvedere alla convocazione del Consiglio Comunale entro 20 giorni dalla richiesta (comma 2, art. 39 del D.Lgs 267/2000). Per tutta risposta il 7 novembre ci è pervenuta una comunicazione del Sindaco che esprime due particolari tesi, entrambe rimarchevoli. La prima è contenuta nel seguente passaggio: “la Giunta ha preso atto dei pareri espressi dalla sopracitata Commissione (la Commissione Strade ndr) e li ha fatti propri; questa fase è da considerarsi propedeutica alla procedura di classificazione vera e propria, in merito alla quale si ritiene opportuno acquisire anche il parere del Consiglio Comunale”. Purtroppo le cose non stanno così. La Giunta non si è limitata a prendere atto del contenuto dei verbali della Commissione Strade ma, come sanno benissimo i diretti interessati, ha “ritenuto pertanto che le strade sono classificate come strade vicinali di uso privato”, per giunta “con provvedimento immediatamente eseguibile”. Dunque non corrisponde al vero quanto scritto dal Sindaco.
Poco più sotto ancora il Sindaco espone la sua seconda tesi personale, argomentando: “Si sottolinea che il tema della classificazione delle strade è, da una parte particolarmente delicato e controverso..., dall'altra non ha le caratteristiche di urgenza tali da non poter differire la discussione di un paio di settimane”; per concludere che “...si ritiene utile che il tema venga discusso nella seduta del Consiglio Comunale già prevista per fine novembre”. Come c'era da aspettarsi ha anche trascurato di inviare la documentazione richiesta ai capigruppo. Abbiamo contestato questa impostazione, per due buoni motivi. Primo, perché i termini ultimi per soddisfare una richiesta di convocazione del Consiglio Comunale sono fissati dalla legge in 20 giorni, dunque scadono lunedì 14 novembre e il Sindaco non ha facoltà di stiracchiarli a sua discrezione. Secondo, perché i tempi che ci eravamo dati non sono casuali, ma dettati dai 60 giorni che la legge concede per impugnare le delibere di Giunta approvate che declassificavano le strade. Trascorso quel termine il provvedimento non è più impugnabile. Noi cerchiamo di muoverci rigorosamente all'interno degli ambiti che le leggi ci concedono ma diventa impossibile farlo con un'amministrazione che non fa altrettanto. Se il Sindaco invece di rispettare le scadenze che la legge gli impone le trascura regolarmente, salta il corretto svolgimento dell'attività istituzionale e, in definitiva, si allontanano le possibilità per i cittadini di veder soddisfatte le loro richieste. Per questo le regole sono importanti e il loro rispetto dovrebbe essere, per quanto possibile, scrupoloso, soprattutto da parte degli amministratori. Se vogliono avere la credibilità per pretenderlo da anche parte dei cittadini.     


  
 Progetto Originario

Autocritica

Le vicende giudiziarie di Orsi e le prime indiscrezioni giornalistiche sulle sue memorie difensive consegnate ai giudici hanno inevitabilmente rievocato nella memoria di molti di noi i fatti di un anno fa. In poche settimane si consumarono le note vicende del falso curriculum di Orsi, il rimpasto di Giunta, le nostre dimissioni  e il tentativo della lista civica UpV di forzare il Consigliere Cocucci a dimettersi. Tutti questi episodi restano tutti ben impressi nella nostra memoria ma tra tutti quest'ultimo riuscì particolarmente desolante, perché lo sapevamo seguire ad altri squallidi tentativi di riportare Luigi Cocucci tra le fila di quelli che si adeguano sempre. Tirando in ballo a sproposito l'1% di proprietà da parte di Cocucci del parcheggio della Dogana, la lista cercò di montare una campagna stampa per forzarne le dimissioni. Il piano finì miseramente, avendo suscitato il disgusto perfino dei cittadini più sprovveduti.  Ma per quanto si sia rivelato un tentativo maldestro, ciò non sminuisce di un grammo la gravità delle intenzioni. Oggi, Orsi dalle pagine dell'”odiato” quotidiano “Il Tirreno” (5 novembre) rivela che l'azione della lista civica contro Cocucci fu predisposta da lui, Moschi e da un non meglio precisato imprenditore, il 7 Gennaio al tavolo di un bar di Castiglioncello. Le date tornano. In effetti anche i lettori ricorderanno che la lista civica che sostiene Buselli, a metà gennaio 2011 inaugurò una serie di giornalate volte a far dimettere Cocucci. Tra parentesi, dispiace ricordare che in quella circostanza nessuno degli ex compagni di maggioranza si dissociò da quello che sembrò fin da subito un tentativo di linciaggio, cialtrone sì ma anche velenoso. Perfino nel nostro piccolo le logiche di potere riescono in molti casi a surclassare i valori umani. Al termine di questi avvenimenti, dopo che avevamo dovuto assistere anche allo scandalo sul mini-eolico, i nostri quattro consiglieri si videro costretti a costituire il gruppo autonomo di Progetto Originario, perché non potevamo proprio più sopportare di venir ancora confusi con questa Amministrazione. A volte ci si è chiesti il perché di questo particolare accanimento contro Luigi Cocucci. Le risposte che ci siamo dati sono due, una ideologica e l'altra più pragmatica. Cocucci dichiara da sempre di avere una sensibilità di destra, e solo per questa provenienza una certa parte della lista civica fin da subito l'aveva idealmente annoverato tra i suoi alleati naturali, di quelli buoni per le cene di “Volterra Moderata” per intendersi. A torto. Perché Cocucci dimostra che le persone, prima che tra destra e sinistra, si dividono tra onesti e disonesti; intellettualmente, s'intende. A dispetto dei tempi, c'è ancora chi rispetta la parola data, chi rispetta il mandato elettorale e chi invece ritiene che in politica mentire sia necessario, anzi indispensabile. Nella mentalità di certa gente però questo “tradimento” non gli viene perdonato. L'altra ragione pensiamo sia legata al settore dei parcheggi. Questo è uno dei pochi business in cui resta ancora un buon margine di guadagno, sul quale alcuni imprenditori hanno sicuramente messo gli occhi. Può darsi che questa volontà non si appoggi tanto su un progetto funzionale per la città ma, piuttosto, sull'amicizia di alcuni amministratori? Mah, il precedente del caso “Ortoparking” non è tranquillizzante. Comunque sia, l'Amministrazione, il gruppo politico che la sostiene e i suoi principali esponenti emergono da queste vicende come persone quantomeno inadeguate al ruolo. E qui viene la nostra  autocritica, per la quale ci riallacciamo alla domanda che qualche volta ci siamo sentiti rivolgere in questi ultimi due anni. Cioè come abbiamo potuto, noi di PO, ignorare di che pasta fossero fatti i nostri compagni di lista, fin da prima ovvero già in campagna elettorale? La risposta onestamente non è semplice. In effetti da qualcuno di loro non ci aspettavamo granché, ma altri si sono rivelati delle vere delusioni. Moschi non ci ha sorpreso più di tanto, perché la sua fibra morale è piuttosto scoperta. Semplicemente non credevamo possibile che riuscisse a influenzare tanto gli indirizzi dell'Amministrazione. Ha dimostrato di poterlo fare perché si appoggia a quelle che potremmo definire delle lobby pesanti. Non solo l'UdC. Mantiene frequenti contatti con esponenti di altri partiti, con imprenditori e altro ancora, come illustrato dalle rivelazioni di Orsi. Altre persone però ci hanno sorpreso in negativo. In politica non basta avere le mani personalmente pulite, occorre anche trovare il coraggio di ritirare il proprio appoggio e contrastare chi si dimostra scorretto. Ma lo sappiamo bene ormai, il coraggio è la dote più rara in questi tempi. Marco Buselli ci ha addirittura sorpreso, perché da sindaco ha rivelato debolezze che non gli avremmo mai attribuito prima. Lo avevamo scambiato per una persona franca e umile, disponibile all'ascolto. Probabilmente lo era davvero, forse tornerà ad esserlo, quando riprenderà la sua vita normale e il suo lavoro. Le lusinghe del potere sono insidiose per tutti, anche quando si tratta di poteri minori e periferici come un piccolo Comune. Ma insomma non possiamo negare di aver fatto un grosso errore di valutazione. Forse non abbiamo analizzato fino in fondo la situazione, perché non credevamo davvero alla possibilità di vincere le elezioni. Adesso, se dagli errori vogliamo trarre un insegnamento, potrebbe essere il seguente. Non è vero che la società civile in Italia in questi ultimi anni è stata necessariamente migliore della classe politica che ha espresso. L'amministrazione attuale è composta da persone che fino a ieri facevano l'infermiere, l'impiegato, l'operaio... insomma persone comuni provenienti dalla società civile. Eppure questa circostanza da sola non è bastata ad evitare che fossero  avvolti nella spirale del compromesso e del potere. Anzi in nome di quel potere molto è stato possibile ed è diventato lecito. Cospirare contro i compagni di squadra, introdurre personaggi discutibili facendoli passare per esperti e penalizzare chi la pensa diversamente. Infine è arrivata l'umiliazione e il tradimento della società civile dalla quale si proviene, mai consultata, colpita da decisioni imposte dall'alto, liquidata a colpi di slogan e propaganda spicciola.
Possono bastare pochi mesi, come insegna l'esperienza della nostra città, per mandare a monte un progetto che sembrava nato sotto i migliori auspici. La sensazione è che la dicotomia partiti-società sia più immaginaria che reale, gli uni cattivi e l'altra buona, o viceversa, a seconda delle campane. C'è il rischio di ricadere presto in nuove illusioni miracolistiche, già preconfezionate, come sono state quelle della Seconda Repubblica. Forse occorre mettere in discussione sia gran parte della società civile che i partiti, partendo un po' più da lontano, riallacciandosi a valori più consistenti di quelli in voga attualmente.

Progetto Originario

Ospedale: piove sul bagnato

I pesanti tagli al reparto materno-infantile iniziati nel 2007 con lo spostamento delle degenze pediatriche in medicina generale e la chiusura del punto nascita di primo livello non facevano presagire nulla di buono per il comparto ostetrico-ginecologico e pediatrico.  Infatti dopo la soppressione del progetto sperimentale di parto naturale avvenuta solo pochi mesi fa, in questo autunno pare si addensino altri pesanti nuvoloni neri sull’area pediatrica. Che la permanenza delle degenze pediatriche confinate nel reparto di medicina generale potessero preludere ad una probabile chiusura lo avevamo sempre sostenuto e certamente era facilmente prevedibile, tuttavia voci insistenti su imminenti nuovi e pesanti tagli ci mettono in serio allarme. Secondo le prime voci, sembra che si prospetti a breve la soppressione della reperibilità dei pediatri nelle ore notturne (dalle 20 alle 8) e nel fine settimana (dal sabato pomeriggio fino al lunedì mattina). Le degenze pediatriche andrebbero così a scomparire del tutto per essere trasformate nella migliore delle ipotesi in letti di Day Hospital ossia letti di appoggio per effettuare brevi osservazioni, accertamenti o terapie a cura del Day Service pediatrico. Ma, cosa non meno grave, verrebbe perfino a mancare la presenza del pediatra reperibile per le emergenze al pronto soccorso e proprio durante quelle ore in cui non è possibile rivolgersi neppure al pediatra di libera scelta. Se queste indiscrezioni si rivelassero fondate, saremmo di nuovo di fronte ad una scelta gravissima della Asl 5 che andrebbe a minare la sicurezza e i diritti di una delle fasce più deboli della popolazione. Si tratterebbe dell’ennesima decisione presa in sordina dalla direzione della Asl e calata dall’alto senza la benché minima discussione con le istituzioni locali, in barba al tavolo permanente sulla sanità promesso dal direttore generale Rocco Damone al Consiglio Comunale di Volterra. Preoccupa inoltre l'assoluta inefficacia dall'assessorato alla sanità comunale, istituito nel 2009 per riuscire perlomeno a monitorare la situazione ospedaliera e mantenere alta l'attenzione sull'eventualità di nuovi tagli. Invece, anche in quest'ultimo caso, la segnalazione ci proviene dal personale e dagli utenti. Ci rivolgiamo pertanto alla Asl, al sindaco Buselli e l’assessore alla sanità Fedeli affinché smentiscano queste preoccupanti ipotesi e per fare chiarezza sui progetti relativi al comparto materno-infantile dell’ospedale di Volterra. Non vorremo ritrovarci a scoprire sotto l’albero di Natale, quando tutti sono più distratti, come in un film già visto, un altro grave ridimensionamento di un servizio essenziale già fortemente penalizzato.

Commissione Sanità – Progetto Originario

Le trame, la tirata d’orecchi, il melodramma

La storia della tirata d’orecchi, diciamolo, ha strappato un sorriso a buona parte della città. Se anche l’episodio fosse vero, per come ci è stato rappresentato, ricorda il gesto di un padre che redarguisce il figlio monello, che si precipita da mamma La Nazione, per farsi fare due coccole, enfatizzando la sgridata paterna e mettendoci un po’ di colore, che non guasta mai. Episodio,  sia chiaro, che non approverei.  Discutiamo di tutto, ma tra persone adulte bastano le parole. Ancora meno approvo il melodramma di Moschi, però. Alla fine ci ha narrato di una tirata di orecchi... per poi dirci che è scosso, psicologicamente provato e non so che altro. Francamente non mi pare molto credibile. Se invece fosse falso e davvero si fosse trattato di una richiesta di spiegazione, magari un po’ brusca, la faccenda si farebbe assai più complicata. Ipotesi di reato da una parte e dall’altra, a seconda di chi narra l’episodio,  per la felicità degli avvocati. Certo, in entrambi  i casi, meriterebbe un po’ di considerazione la birichinata del bambino. Insomma, il movente della sgridata o (secondo la versione amplificata) della tirata d’orecchi. Vediamolo. Sabato  5 novembre Il Tirreno pubblica una storia raccontata da Emanuele Orsi. Sembra che il Moschi (per intenderci, “la vittima”) il 7 gennaio 2011, si sarebbe recato con un imprenditore in un bar della costa  per incontrare Orsi . Questo dopo aver giurato e spergiurato davanti al Consiglio Comunale  che, dopo la terribile figura che il Comune di Volterra aveva appena fatto davanti all’intera opinione pubblica, lui mai più avrebbe avuto a che fare col suo ex consulente e che da mesi non lo vedeva e non lo frequentava. Oggetto dell’incontro clandestino? Secondo Orsi, trovare una qualsiasi scusa per fare fuori dal Consiglio Comunale il riottoso  Cocucci. Un consigliere in meno, dunque, maggioranza garantita per il Sindaco e Bassini ancora buona come optional. Su quale base? Andando a ripescare un bel faldone, sepolto negli  archivi del Comune, con uno strato di polvere di 26 anni: i documenti relativi al progetto del parcheggio della Dogana, realizzato quando Cocucci aveva 12 anni, da alcuni suoi parenti. Chissà che dentro non ci sia qualcosa sulla sua famiglia che possa ammorbidirlo. Da qui in poi è cronaca già  letta. Spulcia spulcia non si trova di meglio che poter dire che Cocucci, dopo 26 anni, possiede ben l’1% dell’opera. Dunque, conflitto di interessi con il ruolo di consigliere comunale!!! Il tutto con un largo titolo su Il Tirreno del 14 gennaio. Bè effettivamente, diciamocelo,  come conflitto non regge granché, ma di meglio non c’è e dunque…facciamo con il solito metodo. Imbastendo una campagna stampa urlata sul conflitto di interessi, sollevando un po’ di polverone, chissà che Cocucci, frastornato, si ritiri o comunque si metta in riga.
Non c’ero quel sabato 5 novembre scorso e non posso dire cosa è realmente accaduto. Cercheranno di ricostruirlo altri nelle sedi competenti. Intanto metto in fila altri fatti accaduti in mia presenza, parole dette o scritte, altre riferite. E ripenso a un 7 gennaio, ma soprattutto alle settimane successive e alla ferocia ipocrita della Lista Civica UpV per denunciare sulla stampa locale una incompatibilità di Cocucci che non stava né in cielo né in terra. Alle trame che vi stavano a monte. Ai documenti comunali portati ad un bar di Castiglioncello e sottoposti agli “amici” per farne l'uso edificante che sappiamo. Vi assicuro che non mi viene difficile individuare chi è vittima e chi il carnefice.
Sonia Guarneri

lunedì 7 novembre 2011

SULLA PELLE DEI CITTADINI

Le decisione dell’Amministrazione Buselli in ordine alla dichiarazione di mancanza di utilità pubblica per 10 strade vicinali consorziate rappresenta la sintesi più esemplare delle principali caratteristiche dell’azione politica di questa maggioranza.
Il metodo innanzitutto. Quel metodo che per il Sindaco è “questione di lana caprina” e che per i suoi attuali assessori è “una fesseria”, adesso lo stanno sperimentando gli associati di 10 consorzi stradali, ovvero circa 280 famiglie. Nelle adunanze assembleari l’Assessore Costa ha ufficialmente lavorato con i Presidenti di ciascun consorzio al rinnovo degli statuti, ma contemporaneamente ha lavorato, in silenzio e a loro insaputa,  per eliminare quegli stessi consorzi all'interno di una neonata “commissione consultiva misto tecnico-politica” ed infine in Giunta.
Senza uno straccio di discussione con gli interessati e in violazione delle basilari norme sull’informazione e partecipazione al procedimento, si è inferto un colpo alle spalle dei cittadini facendo credere loro che si stessero percorrendo altre vie ed altri indirizzi.
Un metodo che se ne infischia della democrazia, della trasparenza, della partecipazione e perfino della legalità; che conosce solo l’imposizione dall'alto, derivante da una visione malata e primordiale del potere.
Merita, però, una seria riflessione anche la sostanza delle decisioni assunte. Lungi dal salvaguardare il territorio e valorizzare le campagne, l'Amministrazione decide di ritirarsi in città. Il Comune abbandona le periferie e il territorio per concentrarsi soltanto in un più che discutibile abbellimento del centro storico. Ampi stralci di territorio possono divenire evidentemente feudi privati o anche andare in malora: per il Sindaco e la Giunta sono un problema di meno. Purché Piazza della Dogana abbia finalmente la sua pensilina nuova!
Dunque i lunghi sproloqui sull’importanza dell’attenzione al territorio, sull’amore infinito che solo il Sindaco prova per Volterra sono solo strumenti di propaganda con cui infarcire discorsi pubblici, giornali o peggio le pagine di facebook. Buoni come spots per abbindolare gli elettori più sprovveduti ma nei fatti lontani dalla realtà.
Mi aspetto, come sempre viene fatto, che ci si difenda citando a sproposito qualche legge fantasma, conosciuta solo da questa Amministrazione, che li avrebbe obbligati a fare così.
Possibile che non ci sia  nessuno dentro questa maggioranza che si chieda se sia giusto calpestare i diritti più basilari dei cittadini in questo modo, costringendoli a percorrere le vie giudiziarie per difendersi? Conosco la risposta. Quei metodi li ho subiti per un anno e mezzo, e hanno lasciato il segno.
Mi aspetto un avanti tutta, ciechi e sordi alle istanze di chi subisce queste azioni sconsiderate, seconda la logica “dell’io non torno mai indietro, sono come un  forasacco”, di  cui il Sindaco in privato si vanta.
Ci sarebbe da replicare che sulle promesse di correttezza e trasparenza, grazie alle quali adesso governa, è tornato indietro. Eccome. Le ha buttate a mare, per scelta consapevole, solo dopo pochi mesi di amministrazione.
Sonia Guarneri  Progetto Originario

Strade senza sfondo

A leggere le delibere di Giunta che rivedono l'uso pubblico delle strade vicinali e comunali sembra di assistere ad una lotteria. Dai documenti emergono arbitrio e improvvisazione in misura stupefacente. L'ultima novità è la delibera 177 del 18 Ottobre che, oltre ad avviare il procedimento per retrocedere da comunali a vicinali le strade di San Ottaviano e parte della strada di Mommialla, recupera all'uso pubblico le strade di Zambra e Caggio, classificate dalla stessa Giunta ad uso privato meno di un mese prima (delibera del 20 settembre n. 153). La delibera del parziale dietrofront prende le mosse da un ulteriore esame della Commissione Strade, presieduta dell'assessore Costa, di cui raccomandiamo a tutti la lettura del verbale. Infatti, “dopo attento sopralluogo”, la suddetta commissione pare finalmente essersi accorta che la strada di Zambra porta a Scornello e che quella di Caggio confluisce in quella di Zambra. Circostanze che naturalmente giustificano il mantenimento dell'uso pubblico. Non possiamo che congratularci per la felice scoperta! Allo stesso tempo però dobbiamo rilevare con quanta superficialità questa commissione e la Giunta abbiano preso decisioni importanti in materia di uso pubblico, declassando strade (nemmeno troppo secondarie) che non sapevano neppure dove sboccavano. Infatti, in poco più di un mese e sulla base di un'istruttoria ridotta all'osso, la Giunta ha deliberato ben tre volte sulle strade vicinali, prima declassificando da pubblico a privato l'uso di un blocco di ben 12 strade consorziate vicinali, su un totale di 19. Salvo poi, come abbiamo visto, doverne recuperare due (finora), contraddicendo le  conclusioni a cui era giunta soltanto poche settimane prima. La realtà è che tutto il procedimento di analisi delle singole strade e della loro utilità è viziato da insufficiente approfondimento, da eccessivo arbitrio e soprattutto da un indirizzo politico preconcetto ed errato. A nostro avviso, infatti, è insensato ritenere che la viabilità minore sia un peso per il bene pubblico anziché un valore aggiunto, specie in un Comune come il nostro, costituito da un territorio agricolo molto ampio, ricco di storia e di emergenze paesaggistico-ambientali. In questi contesti non si può rinunciare a tutto quel patrimonio di infrastrutture leggere, ormai perfettamente integrato nel paesaggio, costituito dalla rete delle strade vicinali senza minare sia il rapporto tra cittadini e territorio, sia la sopravvivenza di attività vitali come quelle agricole, sia lo sviluppo di un turismo sostenibile e di qualità. Noi pensiamo che il Comune di Volterra non possa rinunciare a questi valori. Non a caso avevamo fatto richiesta di parte delle ghiaie provenienti dagli scavi di Puretta, calcolando almeno 5 anni di manutenzione delle strade comunali e consorziate bianche. Questa Amministrazione, invece, può farne tranquillamente a meno, perché evidentemente aveva messo in conto di liberasi di almeno la metà delle strade consorziate. Certo è strano che Buselli e Moschi spesso prendano ad esempio la Provincia di Siena, perché all'atto pratico si comportano in modo opposto; se è vero come è vero che la Provincia di Siena ha dichiarato le proprie strade bianche “patrimonio del paesaggio senese” mentre a Volterra il Comune cerca di disfarsene. Ma se nel merito questa decisione è sbagliata e superficiale, il metodo rispecchia la natura dell'Amministrazione Buselli. Una decisione calata dall'alto sulla testa degli interessati senza consultare nessuno. Per di più senza il coraggio di assumersi la responsabilità delle loro decisioni. Sono apparse, infatti, quanto mai sconvenienti le dichiarazione dell'assessore Costa, tese a camuffare un chiaro indirizzo politico dietro considerazioni di natura tecnica. Una Commissione Strade c'era anche ai tempi del Sindaco Bartaloni, con organi tecnici quasi identici a quella attuale. Se la commissione presieduta da Costa ha mutato parere, ferma restando la componente tecnica, significa che ciò che è cambiato è l'indirizzo politico dettato dall'Amministrazione. Per le sommarie decisioni prese, per il modo in cui sono maturate e per aver cercato di evitare le sue precise responsabilità, riteniamo che l'assessore Costa oggi farebbe molto meglio a dimettersi.
Inoltre riteniamo che la Giunta non sia l'organo adatto a deliberare sul tema, perché il Consiglio Comunale certamente resta la sede più appropriata per discutere di beni di uso pubblico. Per questo, assieme al gruppo di Città Aperta, abbiamo richiesto una seduta straordinaria in cui affrontare il tema con maggiore trasparenza. Siamo ancora in attesa che il Sindaco fissi una data.

Progetto Originario

Cercando l'oro a Puretta

Vincendo un po' di riluttanza vengo a replicare ad un articolo della lista civica dal titolo “L'oro nelle ghiaie di Puretta”, dove in realtà il vero tema sono io. La riluttanza naturalmente è dovuta al fatto che gli articoli della lista civica “Uniti Volterra”, per stile e argomenti, più che discussioni civili assomigliano a mach di wrestling nel fango. Ma visto che il tema di Puretta mi sta a cuore, indosso la cuffia, il paradenti e procedo.
Punto primo: la ghiaia e la sabbia di fiume che si trovano tra le alluvioni di Puretta sono materiali edili pregiati, dotati di un valore commerciale rilevante. I materiali granulari fluviali per dimensioni, selezione granulometrica e caratteristiche di resistenza sono sempre stati tra i più apprezzati in edilizia, ma per ragioni ambientali il loro prelievo è stato quasi del tutto precluso a partire dagli anni '80. Da allora la normativa, non solo toscana, recepì la necessità di salvaguardare dalle escavazioni i materiali alluvionali per i danni che queste provocavano sia al sistema idrogeologico fluviale sia all'equilibrio degli apporti solidi lungo il fiume e sulle coste. Naturalmente un materiale più è difficile da reperire e più costa, tanto che adesso il valore commerciale delle ghiaie fluviali oscilla tra 20 e 25euro/m3.
Punto secondo: è l'Amministrazione Comunale e non Fabio Bernardini che nel periodo compreso tra luglio 2009 e Dicembre 2010 ha portato avanti la richiesta di una parte delle ghiaie di Puretta. Per un anno e mezzo questa è stata la linea dell'Amministrazione, concordata col Sindaco e in sede di Giunta dove nessuno avanzò mai obiezioni. Posso facilmente immaginare che in altre sedi, più private, qualche amministratore già da subito remasse contro, ma senza dubbio non palesò mai nessuna obiezione in mia presenza. Se l'Amministrazione Comunale, sostenuta dalla lista civica UpV, è caduta in contraddizione nel 2011 facendo un improvviso dietrofront, significa che è l'Amministrazione Comunale a dover spiegare la propria incoerenza. Non certo io che la penso esattamente come prima. Anzi, un paio di testimoni mi hanno raccontato che il Sindaco in privato fino ad un anno fa si spingesse anche oltre, lamentando che le quantità di ghiaie richieste dell'Amministrazione a suo parere potevano anche essere più cospicue. Arrivato alla resa dei conti, poi, le ha ridotte a zero.  
Punto terzo: la Regione non ha negato le ghiaie al Comune, come sostenuto dalla lista UpV, ma è quest'ultimo che ha revocato la propria richiesta. Lo ammette il Sindaco nella risposta all'interrogazione n° 9741/2011 in cui afferma: “l’Amministrazione Comunale ha rinunciato a ripresentare la richiesta per non ostacolare la procedura di rilascio dell’autorizzazione, lasciando gli inerti estratti nella disponibilità di ASA per ricoprire le spese di indennità al proprietario dei terreni necessari alla realizzazione dell’opera”. Anche se, a quanto mi risulta, i proprietari dei terreni risulterebbero già indennizzati ampiamente per gli espropri previsti.
Punto quarto:  il totale del volume di materiale di scavo previsto equivale a 1.085.000m3  suddivisibile in quattro tipologie principali: 80.000m3 di terreno vegetale; 371.000m3 di alluvioni argilloso limose; 275.000m3 di sabbia e ghiaia alluvionale; 359.000m3 di substrato argilloso limoso con frequenti intercalazioni di livelli di sabbia o sabbia e ghiaia. Salvo i 185.000mc di terre previsti per lavori nel cantiere, il progetto Asa prevede di destinare il grosso materiali in progetti d'iniziativa privata. Come sostiene l'elaborato specifico, le realtà individuate sono: l'Azienda Agricola il Palagetto, l'impresa Coedil e la società Nencini. Possiamo pensare che i dirigenti di queste aziende siano degli incapaci che accettano di farsi ingolfare le attività da centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti, oppure persone intelligenti che sanno di avere a che fare con materiali commercialmente validi. Tra queste due tesi io sottoscrivo la seconda. Capisco che in mezzo a tanti privati stonasse un po' la presenza di un'Amministrazione Pubblica come il Comune. Ma guada caso la legge in queste circostanze privilegia proprio le Amministrazioni Pubbliche e l'utilità pubblica dei progetti (anche se nei fatti risultano sempre l'anello più debole).   
Punto quinto: si sapeva che l'interesse del Comune di Volterra avrebbe trovato ostacoli, infatti quando avanzammo per la prima volta la richiesta di parte del materiale alluvionale previsto dallo scavo, questa non fu affatto accolta da un coro di lodi. Il Sindaco lo sa bene, per aver partecipato con me ad un paio di riunioni sul tema con altri interlocutori istituzionali. Se questo materiale fosse di nessun valore, a nessuno interesserebbe il destinatario finale. Ma evidentemente non è così.
Punto sesto: sulla gestione delle terre perfino l'ufficio Via della Regione ha dovuto ammettere che qualcosa non va. Infatti, al termine della procedura di VIA (al punto 25) ha sentenziato: “atteso che, per quanto riguarda il previsto riutilizzo dei materiali di scavo da parte delle ditte Nencini e Coedil, non risultano essere soddisfatti due requisiti stabiliti dal comma 1 dell'art. 186 del D. Lgs. 152/06 e s.m.i., e precisamente la certezza dell'integrale utilizzo delle terre in esubero sin dalla fase di produzione e la dimostrazione di tale certezza, prima dell'autorizzazione alla realizzazione dell'opera deve essere presentata all'autorità competente per la VIA o ulteriore documentazione comprovante la certezza di detto utilizzo, o il progetto per il conferimento di tali materiali in discarica, con l'indicazione dei relativi percorsi e lo studio degli effetti ambientali relativi e delle eventuali misure di mitigazione da adottare“. A mio parere, essendo questo uno dei punti più critici del progetto, la Regione però non doveva approvare la VIA e al tempo stesso rimandare a chissà quando la soluzione del problema delle terre. Tuttavia anche in Regione si sono dovuti accorgere che il progetto su questo punto stride con la normativa.   
I due simpatici estensori dell’articolo a firma Lista Civica ironizzano sul fatto che nelle alluvioni di Puretta io creda vi sia l'oro, ma sanno perfettamente che non c’è bisogno del prezioso metallo perché sul progetto gravitino rilevanti interessi. Semmai l’improvviso voltafaccia dell’Amministrazione unito alle recenti inchieste giudiziarie mi fanno temere altro.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

«Interessi pubblici mescolati a quelli privati»

VOLTERRA. La grande paura di Luigi Cocucci e di tutto il gruppo di Progetto Originario è che gli interessi pubblici siano sempre piu’ mescolati con quelli privati. Non di tutti, ma di qualcuno. «Mi fa pensare che si parla spesso della presenza di un imprenditore locale in compagnia di assessori, anche Orsi  ci fa riferimento quando ricostruisce l’incontro avuto con Moschi a Castiglioncello dove gli avrebbe dato documenti secondo lui scomodi sul parcheggio di Docciola». Cocucci non puo’ non tirar fuori, di nuovo la questione ghiaie di Puretta. Materiale che il Comune prima - quando ancora c’era Bernardini assessore - richiede, poi dopo rinuncia lasciando il materiale a disposizione di 3 privati: l’agriturismo Palagetto, la società Nencini di Cecina che utilizza argille per fare mattoni e la società Coedil, che potrà accogliere il materiale in funzione di precisi accordi tra le parti pubbliche e il privato. Tutte queste tre realtà sono legate al gruppo Granchi, leader del settore edile.

«Orsi sindaco ombra della città»

 VOLTERRA. «Orsi ha ragione a dire che era il sindaco ombra di Volterra». Chiaro, perentorio e con la voglia di articolare la sua affermazione: lui è Luigi Cocucci, ex consigliere con delega uscito dalla maggioranza a fine 2010 insieme a Vera Trinciarelli e agli ex assessori Fabio Bernardini e Sonia Guarneri con cui ha dato vita al gruppo di opposizione Progetto Originario.
 Viene direttamente chiamato in causa dall’imputato Emanuele Orsi, il super esperto dai titoli fasulli che conquista a parole la piena fiducia del sindaco Buselli e dell’assessore Paolo Moschi, oltre a due incarichi pubblici come presidente della casa di riposo Santa Chiara e come amministratore unico di Asav. Per lui la giunta volterrana conia addirittura l’incarico di consigliere politico personale di Moschi, appunto.
 E proprio secondo Orsi, Cocucci sarebbe stato nel mirino di una manovra architettata proprio dall’amministratore che si occupa di opere pubbliche per chiederne le dimissioni, da parte della lista civica Uniti per Volterra - così è avvenuto.
 Oggetto del contendere il business dei parcheggi e alcuni documenti sul posteggio interrato di Docciola di cui Cocucci ha una percentuale di proprietà, che Moschi avrebbe consegnato a Orsi a Castiglioncello il 7 gennaio 2011 alla presenza di un imprenditore (il super consulente era già indagato e Moschi aveva dichiarato in consiglio comunale nel novembre 2010 di non avere piu’ contatti con lui), con lo scopo di diffonderli.
 Tornando alla questione di Orsi-sindaco ombra, Cocucci conferma. E racconta alcuni aneddoti delle segrete stanze - ma forse ce ne erano altre piu’segrete - a sostenere la tesi che a livello decisionale Orsi era l’asse portante di un triangolo a prova di dissenso, con il sindaco Marco Buselli e l’assessore alle opere pubbliche. «Ogni volta che dovevamo decidere qualcosa in giunta, il sindaco arrivava con chiare decisioni preconfenzionate, in cui i margini di confronto erano ridotti al lumicino», racconta. Con l’andar del tempo - questa corsia preferenziale a tre è andata avanti fino al settembre 2010 periodo in cui il nostro giornale ha scoperchiato il caso - in giunta qualcuno comincia a farsi domande e a chiedere. «Come presidente del S.Chiara e amministratore di Asav Orsi non veniva mai in giunta a relazionare quel che faceva, noi lo chiedevamo al sindaco ma a lui non sembrava preoccupare la cosa. Morale della favola non sapevamo ufficialmente niente di che faceva, ci informavamo attraverso i dipendenti». E anche alle riunioni dell’Aato rifiuti non veniva incaricato l’assessore all’ambiente Fabio Bernardini a presidiare, bensì Emanuele Orsi. «Il sindaco incaricava Orsi di andare, e poi non veniva mai a informare la giunta di quel che faceva, con il beneplacito del sindaco», conclude Cocucci.
- Francesca Suggi

domenica 6 novembre 2011

Buselli, Orsi, Moschi : ruoli, incontri segreti e retroscena

Quella che segue è una pagina di giornale assai significativa che non fa altro che confermare tutto ciò che noi di Progetto Originario abbiamo sostenuto prima e dopo la nostra uscita dalla maggioranza.
Da "Il Tirreno" del 5 Novembre 2011