lunedì 14 novembre 2011

Le trame, la tirata d’orecchi, il melodramma

La storia della tirata d’orecchi, diciamolo, ha strappato un sorriso a buona parte della città. Se anche l’episodio fosse vero, per come ci è stato rappresentato, ricorda il gesto di un padre che redarguisce il figlio monello, che si precipita da mamma La Nazione, per farsi fare due coccole, enfatizzando la sgridata paterna e mettendoci un po’ di colore, che non guasta mai. Episodio,  sia chiaro, che non approverei.  Discutiamo di tutto, ma tra persone adulte bastano le parole. Ancora meno approvo il melodramma di Moschi, però. Alla fine ci ha narrato di una tirata di orecchi... per poi dirci che è scosso, psicologicamente provato e non so che altro. Francamente non mi pare molto credibile. Se invece fosse falso e davvero si fosse trattato di una richiesta di spiegazione, magari un po’ brusca, la faccenda si farebbe assai più complicata. Ipotesi di reato da una parte e dall’altra, a seconda di chi narra l’episodio,  per la felicità degli avvocati. Certo, in entrambi  i casi, meriterebbe un po’ di considerazione la birichinata del bambino. Insomma, il movente della sgridata o (secondo la versione amplificata) della tirata d’orecchi. Vediamolo. Sabato  5 novembre Il Tirreno pubblica una storia raccontata da Emanuele Orsi. Sembra che il Moschi (per intenderci, “la vittima”) il 7 gennaio 2011, si sarebbe recato con un imprenditore in un bar della costa  per incontrare Orsi . Questo dopo aver giurato e spergiurato davanti al Consiglio Comunale  che, dopo la terribile figura che il Comune di Volterra aveva appena fatto davanti all’intera opinione pubblica, lui mai più avrebbe avuto a che fare col suo ex consulente e che da mesi non lo vedeva e non lo frequentava. Oggetto dell’incontro clandestino? Secondo Orsi, trovare una qualsiasi scusa per fare fuori dal Consiglio Comunale il riottoso  Cocucci. Un consigliere in meno, dunque, maggioranza garantita per il Sindaco e Bassini ancora buona come optional. Su quale base? Andando a ripescare un bel faldone, sepolto negli  archivi del Comune, con uno strato di polvere di 26 anni: i documenti relativi al progetto del parcheggio della Dogana, realizzato quando Cocucci aveva 12 anni, da alcuni suoi parenti. Chissà che dentro non ci sia qualcosa sulla sua famiglia che possa ammorbidirlo. Da qui in poi è cronaca già  letta. Spulcia spulcia non si trova di meglio che poter dire che Cocucci, dopo 26 anni, possiede ben l’1% dell’opera. Dunque, conflitto di interessi con il ruolo di consigliere comunale!!! Il tutto con un largo titolo su Il Tirreno del 14 gennaio. Bè effettivamente, diciamocelo,  come conflitto non regge granché, ma di meglio non c’è e dunque…facciamo con il solito metodo. Imbastendo una campagna stampa urlata sul conflitto di interessi, sollevando un po’ di polverone, chissà che Cocucci, frastornato, si ritiri o comunque si metta in riga.
Non c’ero quel sabato 5 novembre scorso e non posso dire cosa è realmente accaduto. Cercheranno di ricostruirlo altri nelle sedi competenti. Intanto metto in fila altri fatti accaduti in mia presenza, parole dette o scritte, altre riferite. E ripenso a un 7 gennaio, ma soprattutto alle settimane successive e alla ferocia ipocrita della Lista Civica UpV per denunciare sulla stampa locale una incompatibilità di Cocucci che non stava né in cielo né in terra. Alle trame che vi stavano a monte. Ai documenti comunali portati ad un bar di Castiglioncello e sottoposti agli “amici” per farne l'uso edificante che sappiamo. Vi assicuro che non mi viene difficile individuare chi è vittima e chi il carnefice.
Sonia Guarneri

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