venerdì 28 marzo 2014

La colonizzazione delle associazioni

L’associazionismo volterrano dalla cultura allo sport sino al sociale rappresenta un mondo variegato, che riunisce soggetti dedicati per passione o per vocazione alla promozione di iniziative, alla tutela dei diritti, comunque a scopi che nulla dovrebbero avere a che fare con le competizioni politiche. Competizioni che spettano per loro natura ai partiti, alle liste civiche e ai movimenti politici. Le associazioni, tuttavia, riunendo molteplici cittadini sono sempre state un prelibato bocconcino per una certa categoria di politici. Vecchi e nuovi. Troppe volte le associazioni vengono usate in funzione strumentale dalla cattiva politica, come la via privilegiata per garantirsi un facile consenso e una cassa di risonanza a buon mercato. Non di rado possono allacciarsi anche rapporti di scambio per reciproche “convenienze”, che passano attraverso un maggiore contributo del Comune versato a favore delle associazioni “amiche” o la concessione gratuita della sede o altri benefici. Con metodi che di imparziale ed oggettivo hanno ben poco, non trovando giustificazione nell’alto numero di iscritti (normalmente sinonimo di coinvolgimento e partecipazione) né nell’elevato valore dell’attività svolta.
Spesso prevale un criterio che molto ha a che fare con la capacità dell’associazione di farsi ben volere, nel migliore dei casi con atteggiamenti miti e accondiscendenti, ma più spesso con un'opera di vero e proprio fiancheggiamento verso il politico o l'amministratore di turno. Come dimenticare l’esempio eclatante di SOS-Volterra, di cui il sindaco Buselli è pure il presidente onorario? Mai quell'associazione aveva ricevuto contributi pubblici così elevati come negli ultimi anni. In cambio ovviamente di un appoggio incondizionato all’amministrazione in carica. Per cui, per fare un esempio, l’attività di denuncia per gli episodi d'incuria della città, che aveva caratterizzato l’associazione prima del 2009, è cessata dal primo giorno dell'amministrazione Buselli. Esempi di trascuratezza, erba alta, buche nelle strade, sporcizia ne abbiamo avuti anche negli ultimi 5 anni, ma sono improvvisamente scomparsi agli occhi dei volontari di SOS. Segno evidente che lo scopo dell’associazione non è più sensibilizzare la popolazione e l'amministrazione (qualunque essa sia) in funzione di una maggiore tutela della città, ma criticare un certo governo e supportarne un altro.
A dire il vero, questo meccanismo è un brutto vizio che viene da lontano, e si trova ben radicato nella storia di Volterra. Di recente sono accaduti anche episodi più gravi, come l’improvvisa iscrizione a pioggia di alcuni sostenitori del PD ad una associazione locale, bada caso in concomitanza con l’espressione del voto per il rinnovo dei gruppi dirigenti. Forse per garantirsi l’elezione di soggetti graditi? Come non notare, poi, il tenore di alcuni interventi sulla stampa a firma di rinomate associazioni o consorzi, in teoria apartitici, ma che in questo periodo svolgono una funzione smaccatamente elettoralistica? Una condotta che non fa onore all’indipendenza che associazioni e consorzi dovrebbero sempre mantenere nei confronti della politica, di qualunque colore si ammanti. Del resto, questo andazzo testimonia anche la cattiva coscienza di larga parte della politica locale che fa uso e abuso di certi sistemi. Evidentemente perché motivata più dalla conquista di posizioni di potere che da idee o ideali. Idee e ideali sempre declamati a parole con larghezza di retorica, ma che nei fatti dovrebbero inspirare comportamenti diametralmente opposti.
Carlo Levi scrisse che la democrazia non può fare a meno della pedagogia. Aveva ragione, ma quanto è rimasto inascoltato fino ad oggi! In teoria tutti sappiamo che i partiti politici dovrebbero sostenere l’associazionismo, cercando di mantenersi terzi ed imparziali; ma nella pratica vediamo tutti benissimo che molti fanno l'esatto contrario. Alla ricerca di un consenso pseudomafioso radicato in quella sottocultura clientelare che sta all'origine del problema storico della corruzione così diffusa in ogni angolo d'Italia.
Fino a quando questo modo di fare non verrà messo al bando dalla sensibilità di una larga maggioranza di cittadini, avremo sempre a che fare sia col clientelismo che con la corruzione (più o meno strisciante). A rimetterci saranno le nostre amministrazioni, la qualità della vita dei più e pure quell’associazionismo che dovrebbe avere come funzione naturale la ricerca di scopi comuni elevati, l'aggregazione sociale, la promozione di valori e la tutela dei diritti.


Progetto Originario

Questione di volontà

 Da almeno 15 anni tocchiamo con mano la difficoltà in cui naviga l'organizzazione sanitaria. I Piani sanitari regionali proclamano di “mettere il malato al centro” della propria organizzazione, ma in realtà questa è pura propaganda. Il malato in molti casi sta ai margini, mentre al centro, per davvero, è stata messa la mentalità burocratico-aziendalistica. Infatti, la sanità così come erogata oggi non si può definire semplicemente “aziendalistica” per una seria di ragioni. Perché molti sprechi rimangono, ma sono quelli a tutto vantaggio di un pesante apparato politico e burocratico, costituito da una pletora di dirigenti e manager spesso improvvisati. In un'organizzazione sanitaria pubblica efficiente - “manageriale” - non troveremmo tickets per un'ecografia allo scheletro da un minimo di 42€ con tempi di 15-20 giorni, quando le strutture private offrono la stessa prestazione a 39€ in 3-4 giorni. Purtroppo questi sono i casi correnti, per cui chi sta in città si rivolge alle strutture più comode e convenienti. Ma, qui sta il trucco, così facendo la sanità pubblica verrà sempre più penalizzata e smobilitata, e una volta raggiunto il definitivo collasso, le imprese private potranno rifarsi abbondantemente, aumentando rapidamente i prezzi senza più correre rischi.
Quante volte notiamo nei nostri ospedali funzioni e servizi male utilizzati, quando basterebbe poco, solo un minimo di volontà, per renderli efficaci. Facciamo un esempio a noi vicino. All'ospedale di Volterra ci sono due ambulatori di endoscopia digestiva, ma oggi funzionano al 50%. Uno è fermo. Per raddoppiare il numero degli interventi manca solo un infermiere in pianta organica che espleti alcune funzioni essenziali, come la sterilizzazione della strumentazione. Non si tratta, quindi, di personale con una specializzazione introvabile; basterebbe che la Asl 5 decidesse di assumere e l'infermiere verrebbe reperito in 5 minuti. Sapete spiegare perché questo non accade e dobbiamo continuare a vedere sprecate potenzialità e mezzi, mentre i cittadini sono costretti a lunghe liste d'attesa?

Progetto Originario

Il caro acqua

La Toscana anche per il 2013 si è confermata la regione dove l'acqua del rubinetto è più cara con una media di 498 euro a famiglia. Il Molise invece è la meno cara con 143 euro di media. La media nazionale è di 333 euro a famiglia, con un più 7,4% rispetto all'anno precedente. E' quanto emerge dal nuovo rapporto dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, un documento diffuso alla vigilia del 22 marzo, giornata mondiale dell'acqua. La studio è stato realizzato su tutti i capoluoghi di provincia ed i dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo di 192 metri cubi all'anno. Le città più "care" d'Italia sono risultate Firenze, Pistoia e Prato con 542 euro all'anno di bollette. Isernia è il capoluogo in cui si spende meno: 120 euro di media.
In Italia, dunque, la liberalizzazione non ha finito di procurare danni, infatti il costo di questa risorsa indispensabile è salito del 43%, soltanto dal 2007 ad oggi.
Gli alti costi sono imputati ai guadagni garantiti che i soggetti privati continuano a realizzare nonostante l'esito del referendum del 2011 ma, secondo Cittadinanzattiva, anche a causa dei tanti sprechi. L'Italia perde dai tubi quantità enormi di risorsa, in media il 33% dell'acqua. Nel nostro ambito territoriale di riferimento (ATO 5 Toscana Costa), la media delle perdite sale addirittura al 39%. Su scala nazionale il costo che deriva dalla risorsa idrica "sprecata" è pari a 3,7 miliardi di euro ogni anno: più del valore di una manovra finanziaria. Per Cittadinanzattiva - che cita un'analisi di Legambiente - il "problema" è "particolarmente accentuato al sud (42%) e al centro (33%)", mentre va "meglio al nord che presenta percentuali di perdite al di sotto della media nazionale (27%)".
La privatizzazione non ha portato benefici neppure sotto il profilo tecnico, perché il documento ha messo in evidenza come la dispersione idrica sia "addirittura aumentata dal 2007 in ben 56 città". In 11 capoluoghi viene dispersa dai tubi colabrodo "oltre la metà dell'acqua immessa nelle tubature", da Aquila a Cosenza con il 68% di dispersione, da Latina (62%) a Gorizia (56%), da Pescara (55%) a Grosseto (54%).
Di fronte a questo disastro di risultati ad ogni persona di buon senso verrebbe da chiedersi: cosa si aspetta, allora, a ripubblicizzare la gestione? Non è stato fatto (e stravinto) un referendum apposta? Il problema principale è superare l'atteggiamento ostruzionistico di PD e Forza Italia, che su questo tema nonostante la apparenze marciano uniti.
Alla Camera dei deputati è stato depositato il 22 marzo un testo di legge aggiornato d'iniziativa popolare per la gestione pubblica delle acque, ma il rischio anche in questo caso è l'insabbiamento.
E' interessante notare l'ambiguità con cui si muovono i vertici del PD che governano la Regione Toscana. Il presidente Rossi, per evitare di normare i servizi idrici in Toscana secondo il dettato del referendum del 2011, ha dichiarato la sua incompetenza in materia. A smentirlo l'ultima decisione assunta dalla Regione Lazio, che il 17 marzo scorso ha approvato all’unanimità la proposta di legge popolare n. 31 per la gestione pubblica e partecipata del servizio. Evidentemente basta volere.


Progetto Originario

Toppe e rattoppi

Il cantiere in S. Stefano
Lunedì 24 giugno, quando i residenti di Borgo S. Stefano hanno visto arrivare gli operai di Asa armati di escavatore e attrezzi vari sono stati lì lì per tirare un sospiro di sollievo: ecco finalmente che sostituiranno questa fognatura che sta creando tanti grattacapi! Macché, non è ancora arrivato il momento buono. L'intervento verte sull'acquedotto e lascerà i soliti rattoppi sul manto d'asfalto stradale che a questo punto è diventato peggio della casacca di Geppetto, tutta toppe e rammendi.
Alla fine del 2013, Asa annunciò con enfasi che entro febbraio sarebbero iniziati i lavori per la sostituzione della fognatura, ma ormai anche marzo è finito. Sappiamo che Asa al momento ha i denari in cassa per eseguire un lavoro come si deve, perché nel 2013 ha venduto Asa Trade (la società per la commercializzazione del gas), incamerando oltre 21 milioni di euro. Un'operazione politicamente ed economicamente più che discutibile, ma non divaghiamo e stiamo al tema. Il fatto è che i soldi ci sono. Il sindaco Buselli, dunque, non deve farsi scappare ancora una volta l'occasione per ottenere da Asa qualcosa di concreto. Da 14 anni siamo in attesa del depuratore Volterra sud, pur in presenza di finanziamenti ad hoc. L'acquedotto delle Carline è ancora interrotto dalla frana caduta nel 2006 e oggi siamo completamente dipendenti dalla linea di Puretta. La rete acquedottistica è un colabrodo e per buona parte risulta inadeguata. Almeno il piccolo investimento sulla fognatura di Borgo S. Stefano vogliamo portarlo a casa, visto che è già stato preventivato? Siamo già fuori tempo massimo, perché i lavori avrebbero dovuto concludersi prima dell'inizio della stagione turistica, per non provocare inutili disagi oltre che ai residenti alle attività. Pazienza! I turisti quest'anno troveranno un campo di battaglia con tutti i disastri, le frane e i cantieri sparsi ai quattro angoli della città e su tutte le vie d'accesso. Però il cantiere adesso deve partire, affinché gli impegni economici non utilizzati non prendano altre strade. Lasciando ai volterrani una fognatura colabrodo e con la prospettiva di altre buche che si aprono all'improvviso sull'asfalto.
Progetto Originario



sabato 22 marzo 2014

Altri 6 pozzi sul Cecina per Solvay?

La domanda è stata presentata in Regione, siamo in fase di valutazione d’impatto ambientale ma pochi sono informati su quanto sta avvenendo. Solvay ha abbandonato il progetto Idro-S e adesso punta ad ottenere in cambio altri pozzi lungo il Cecina, per prelevare l’acqua dal subalveo anche durante l’estate. Lo studio idrogeologico di supporto al progetto porta la firma del dr Squarci e del dr Pier Francesco Rossi, ex assessore all’ambiente del Comune di Volterra nella Giunta Bartaloni. I nuovi pozzi andrebbero ad interessare il tratto di fiume compreso tra Ponteginori e Casino di Terra, quello in cui il materasso alluvionale conserva ancora, sporadicamente, caratteristiche idonee alla circolazione idrica sotterranea (nel subalveo). Va ricordato che il progetto Idro-S fu richiesto dalla Regione Toscana a Solvay come misura di mitigazione nell’ambito della procedura di VIA del 2004, per attenuare i forti prelievi idrici funzionali alla coltivazione delle concessioni minerarie ex ETI. Il progetto Idro-S prevedeva, infatti, il reimpiego sotto forma di laghi delle cave di argilla realizzate in località Il Fiorino, presso Cecina, per stoccare l’acqua delle piene invernali da utilizzare in estate nelle concessioni minerarie in sostituzione dei prelievi dal subalveo del fiume. Insomma nei disegni della Regione Idro-S era l’unica misura di compensazione individuata contro il depauperamento idrico estivo della Val di Cecina. Una misura compensativa ritenuta da molti carente e per certi versi controproducente, ma di sicuro la sola indicata dalla Regione a tutela della risorsa idrica del bacino in estate.
A chi non conosca la storia della presenza Solvay in Val di Cecina potrà sembrare strano, per non dire assurdo, che un progetto nato da una prescrizione regionale, dopo 10 lunghi anni di gestazione, venga abbandonato senza l’individuazione di una misura sostitutiva, col dichiarato intento di tornare alla situazione di partenza: prelevare l’acqua direttamente dal fiume sia in inverno che in estate. E’ ovvio che la Regione smentirebbe se stessa e la fondatezza di quanto aveva deliberato nel 2004 se oggi concedesse a Solvay quanto le aveva negato dieci anni fa. Ovvero la realizzazione di altri pozzi lungo il corso del fiume a scopo di emungimento nella stagione estiva. Ma non ci sarebbe da meravigliarsi troppo, perché quando si tratta di decidere sulle attività della multinazionale della chimica, la Regione Toscana fatica sempre a cavarsi dagli impicci decorosamente. Basti pensare alla lunga serie di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato sul tema persi dalla Regione contro le associazioni ambientaliste WWF e Italia Nostra. Speriamo dunque che in questa occasione l’amministrazione regionale tenga presenti la tutela dell’ambiente e il diritto di accesso alla risorsa acqua dei cittadini, imponendo alla società chimica di alleggerire finalmente la pressione sul fiume. Almeno durante i mesi estivi. Altrimenti finirà che anche in annate piovose come questa ci troveremo l'acqua razionata in agosto.
Insomma Solvay è e rimane un’azienda importante per la zona, ma non può scavalcare gli interessi generali di chi vive e lavora in Val di Cecina.


Progetto Originario, il gruppo consiliare






Il criterio della responsabilità

Abbiamo letto l'articoletto aggressivo di Uniti per Volterra riguardo l'astensione del nostro gruppo sui debiti fuori bilancio votati dal Consiglio la scorsa settimana. Un debito che supera già i 2 milioni di euro solo per le prime spese necessarie al ripristino delle frane. Evidentemente abbiamo un diverso concetto della responsabilità. E' chiaro che avremmo voluto votare a favore con gli altri gruppi, ma non siamo abituati a dare la fiducia ad occhi chiusi. Per noi responsabilità significa soprattutto capire prima di decidere. Tanto più se la procedura d'urgenza applicata consente di saltare le normali assegnazioni tramite gara. Il tempo intercorso dall'attivazione della procedura al voto è stato di un mese: c'era quindi la possibilità per entrare nel dettaglio delle spese, per giustificarne meglio le assegnazioni e la congruità dei prezzi. Poteva essere fatto agevolmente, se la maggioranza avesse voluto, nell'ambito della commissione bilancio. Invece, sono state indicatele soltanto le cifre assegnate ai vari soggetti, senza ulteriori dettagli e solo perché espressamente richieste dal nostro consigliere Cocucci in sede di commissione. Si tratta di cifre importanti, per esempio solo i compensi per lo studio di ingegneria Signorini (Pontedera) nell'intervento delle mura medioevali vicino Piazza dei Fornelli, che ammontano a 252 mila euro; oppure l'intervento della ditta Granchi srl sulla strada di Serraspina da 188 mila euro. Noi pensiamo che questo Paese non migliorerà nel prossimo futuro, se gli amministratori, nei contesti grandi e piccoli, continueranno ad alzare la mano quando si arriva a votare, senza aver ben capito cosa stanno deliberando. Quando si tratta di soldi pubblici per cifre molto ingenti, chi amministra ha il preciso dovere di tenere gli occhi ben aperti.
Progetto Originario - Il gruppo consiliare










A testa alta

Progetto originario presenterà la sua lista alle prossime amministrative di fine maggio con un candidato sindaco competente, capace di ascoltare e finalmente espressione di un reale cambiamento, Sonia Guarneri. Il nostro gruppo è fiero di avere l’opportunità di offrire ai cittadini la scelta di un Sindaco dotato di tali caratteristiche così rare da trovare nel personale politico al giorno d’oggi. Possiamo andare a testa alta verso le elezioni di maggio, certi di offrire una reale possibilità di cambiamento alla politica volterrana e alla città, certi di poterci fare carico delle istanze di quei cittadini di centrosinistra e non solo, che nella precedente campagna elettorale avevano creduto nei principi ispiratori e negli intenti propagandati dalla lista civica UPV. Progetto Originario ha sostenuto l’avvio dell'amministrazione Buselli, espressione della lista civica UPV, ma un solo anno di governo è stato sufficiente a capire quanto, una volta incassata la vittoria elettorale, Buselli e Moschi avessero deviato dal mandato che gli era stato affidato dagli elettori. Da allora PO si è seduto tra i banchi dell’opposizione, assolvendo al proprio dovere di controllo sull’amministrazione con la dedizione che ha sempre contraddistinto il nostro gruppo. L’amministrazione Buselli, visti i risultati, si è dimostrata pessima, approssimativa, priva di progettualità, chiusa e arrogante. Gli slogan e gli inutili tagli di nastri sono stati i chiodi fissi di questa amministrazione, sempre pronta ad autocelebrarsi ma incapace di lasciare davvero il segno della svolta rispetto al passato con il quale aveva promesso rottura. La politica che ha guidato la giunta Buselli è stata di vecchio stampo, caratterizzata delle stesse logiche “di parte” che si era proposta di debellare, al punto da ingaggiare personaggi di dubbia qualità solo perché “vicini” agli “amici” (Orsi docet), distribuendo incarichi ai “fedelissimi” pur se incompetenti e allontanando professionisti ed amministratori capaci e preparati (come la segretaria Nuzzi, gli assessori Fambrini e Furlanis) solo perché non perfettamente allineati con i diktat dei capibastone. Dall’esperienza di un anno di amministrazione e dei banchi dell’opposizione PO e Sonia Guarneri hanno potuto prendere atto delle criticità della macchina comunale, delle difficoltà economiche ed organizzative del Comune, di quanto serve per affrontare seriamente e gestire al meglio le poche risorse disponibili per i cittadini. E’ questo il compito che avrà la prossima amministrazione comunale, in cui sarà necessario possedere competenze adeguate e capacità di mettersi in gioco.
Giovane, competente, aperta al confronto e mai arroccata sulle proprie idee, Sonia Guarneri è la persona adatta a guidare l’amministrazione comunale secondo i principi della trasparenza, del dialogo, della concretezza e dell’onestà. Non promettiamo grandi opere immaginarie, colossali infrastrutture irrealizzabili che lascerebbero solo tracce d'inchiostro su un foglio di carta. Onestà è anche riconoscere i limiti di questo difficile periodo storico ed il raggio d’azione di un’amministrazione comunale, concentrandosi su ciò che realmente è realizzabile ed utile per la collettività. Onestà è anche non illudere i cittadini con promesse che non si potranno mantenere, solo per accalappiare il momentaneo consenso degli ingenui. Questo era il passato ed è il presente della cattiva politica di tutti i colori. Un passato ed un presente che vogliamo cambiare.

Manola Rosa – Progetto Originario

Pace per un anno

Appresa la notizia che la domanda di mantenimento del giudice di pace di Volterra risulta tra le 285 istanze (su 297) accolte dal Ministero della Giustizia, esprimiamo tutta la nostra soddisfazione per la permanenza del servizio giustizia sul nostro territorio, per il quale abbiamo dato il nostro contributo con il voto favorevole in entrambe le sedute consiliari in cui è stato trattato l’argomento. Pensiamo, infatti, che per le sue caratteristiche di ufficio giudiziario preposto agli affari minori, la presenza diffusa dei giudici di pace sia da difendere. La sua soppressione per l’Alta Val di Cecina avrebbe significato privare i cittadini di un interlocutore immediato e avrebbe comportato un notevole disagio per gli spostamenti verso uffici lontani, con costi elevati e dispendio di tempo per l'utenza. Senza contare la funzione conciliativa attribuita al giudice di pace, in chiara chiave deflattiva del carico giudiziario. Occorre tuttavia tenere presenti due aspetti che in genere vengono trascurati. Il primo è che il Ministero, come voluto dalla legge, ha concesso la permanenza dell'ufficio sul territorio a patto che i comuni si facessero integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, nonché del fabbisogno del personale amministrativo, disponendo che rimangano a carico dell’amministrazione della giustizia unicamente i compensi dovuti ai magistrati onorari e le spese per la formazione iniziale del personale amministrativo fornito dall’ente locale. Di fatto scaricando sui già martoriati Comuni un altro costo per il mantenimento di un servizio, che apparterebbe per competenza allo Stato. Né è stato previsto il trasferimento supplementare di risorse che vada almeno in parte in aiuto ai comuni, che quindi dovranno reperire le risorse necessarie a danno di altri servizi oppure aumentando il carico fiscale.
Il secondo aspetto da evidenziare è che la permanenza del servizio è garantita solo per un anno. Dunque resta tutta da verificare la capacità/disponibilità futura da parte dei quattro Comuni della Alta Val di Cecina di sostenere in misura permanente i costi del servizio, che immaginiamo sarà subordinata alla verifica della spesa effettiva accertata e all'impatto sui bilanci comunali, falcidiati sempre di più dal taglio dei trasferimenti erariali. Dunque tiriamo pure un mezzo sospiro di sollievo per il mantenimento temporaneo del giudice di pace, ma rimandiamo festeggiamenti e brindisi a quando verrà fatta maggiore chiarezza sulla disponibilità effettiva delle risorse necessarie a stabilizzare il servizio.


Progetto Originario

Il ringraziamento del pedone

E’ capitato a tutti di vedere attraversare sulle strisce pedonali; il pedone guarda con circospezione, calcola la distanza delle macchine in arrivo, la loro velocità, poi prudentemente affronta passaggio e, se un auto rallenta e si ferma per lasciarlo passare, sorride stupefatto ringraziando, quando con la mano, quando con un cenno del capo, quando con la voce, quando con tutto questo insieme…
Volterra vive in questi giorni uno dei momenti più difficili dal dopoguerra a questa parte. I crolli hanno devastato oltre che i monumenti e le strade anche il cuore di una città che sa di esserci da sempre e che forse ha immaginato di esserci per sempre, inamovibile, quasi inattaccabile. L’aver visto sgretolare due luoghi simbolo ha incrinato un po' del nostro antico orgoglio. Perché la certezza di vivere in un luogo storico straordinario, unico al mondo, si accompagna alla responsabilità di averne cura, per tramandarlo ai posteri così come noi lo abbiamo ricevuto dalle generazioni passate. Ma ogni volta che crolla un pezzo del patrimonio storico e culturale di questo paese, la responsabilità ricade sulla disattenzione di chi vive in quei luoghi e anche su molte altre teste.
Siamo lieti della sensibilità che molti soggetti istituzionali hanno dimostrato per il patrimonio storico culturale di Volterra e ci uniamo ai rallegramenti per i finanziamenti mobilitati per restaurare le mura crollate.
Vale la pena però soffermarsi sul dato che, di fronte al dramma, non sembra più ovvio che tutti si debbano mobilitare: lo Stato, la Regione e via a scendere fino all'amministrazione comunale, che tutti si debbano far carico di un simile problema… Forse questa è una conseguenza del leaderismo, dell'accentramento dei poteri da cui discende il rafforzamento delle scelte dei singoli, sostituitosi progressivamente alla necessità e al diritto. Di conseguenza all’orgoglio e alle certezze si preferisce una triste captatio benevolentiae, una gara su chi abbia catturato per primo l’occhio benevolo del potente di turno, che sia il Presidente della Regione o un Ministro o il Presidente della Provincia, per poi accreditarsi come l’artefice di quello che in uno stato di diritto dovrebbe essere l’ovvio. E così all’arrivo, o previsto arrivo, dei finanziamenti ecco lo sbocciare di primogeniture, in cui molti hanno alzato la mano, ammiccando o facendo capire che tutto questo è solo grazie a loro, grazie alle loro appartenenze, aderenze, alla loro capacità di questuare. Molto più utile questo anziché affermare che i finanziamenti per simili casi sono un sacrosanto diritto, perché vengono dalle tasse che paghiamo, perché questa è la loro più naturale destinazione. Quel che è peggio la si butta immediatamente sul piano personale, incensando gli uomini - singolarmente - come se Rossi o il ministro Francheschini si fossero frugati nelle proprie tasche per trovare quanto serve. Per carità, non vogliamo scandalizzare nessuno e ci uniamo diligentemente anche noi al coro dei ringraziamenti, perché il momento è critico e abbiamo bisogno di tutto. Dunque si ringrazia, come fa il pedone per il riconoscimento di un proprio diritto, si ringrazia e ci si meraviglia per la benevolenza che le istituzione stanno dimostrando per i crolli delle mura. E per quella sensibilità che forse un giorno ci dimostreranno anche per le frane che hanno interrotto da settimane la SP 15.

Progetto Originario




venerdì 14 marzo 2014

Percorso di guerra

Foto 1. Nicchia di distacco presso il bivio di Cerbaiola
Lo scorso fine settimana ho fatto qualche puntata di ricognizione lungo la S.P. 15 (via Pisana) per verificare la gravità delle nuove frane verificatesi lungo il percorso e lo stato di avanzamento dei lavori. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, è presto detto: praticamente tutto è fermo; le aree attorno le ultime frane sono state transennate, ma per adesso si notano soltanto i segni delle indagini geognostiche eseguite in prossimità dei dissesti. Nessuna traccia dei lavori di ripristino.
La frana più a monte è avvenuta poco dopo il bivio per Cerbaiola ed ha coinvolto parte della corsia di nord, portandosi dietro un tratto del muro a retta su cui si regge l'arteria  (Foto 1). Ovviamente per tornare alla normalità occorrerà restaurare il manufatto, ma a questo punto sarebbe opportuno anche avviare un meticoloso monitoraggio del muro su tutta la sua lunghezza, compresi i lunghi tratti in cui è obliterato dalla vegetazione infestante. 
Pochi metri più sotto, si incontra la seconda frana, questa volta staccatasi dalla cresta che sormonta da sud la strada e precipitata su entrambe le carreggiate occupandole (Foto 2). 
Foto 2. Corpo di frana che ingombra la carreggiata
In questo caso immagino si dovrà procedere alla riprofilatura del versante, magari inserendo opere di ingegneria tradizionale o naturalistica, funzionali al consolidamento del fronte e a una più efficace  regimazione delle acque.  
Lo scoscendimento verificatosi un anno fa all'altezza di Villa Optium per fortuna durante le ultime piogge non è progredito (Foto 3), ma non certo per merito dell'intervento di qualcuno. Praticamente le condizioni della strada in questo punto sono rimaste invariate dall'estate scorsa, quando, ai primi di luglio, segnalai per la prima volta ai giornali la pericolosità di questo dissesto.
Foto 3. Nicchia di distacco presso Villa Optium
Il tratto di versante da cui si era staccata la grossa frana posta nei pressi di Mulino d'Era è stato interessato recentemente da un parziale scoscendimento sul suo fianco orientale. Niente di troppo grave, ma anche qui serve qualche ulteriore intervento.
Infine, Mercoledì ho letto sui quotidiani che anche presso San Cipriano si sarebbe verificato un nuovo dissesto, isolando praticamente l'abitato di Coiano e tutto ciò che si trova a monte della frazione.
A conti fatti, dunque, la situazione è pessima. E' vero che la pioggia caduta in autunno e anche nei mesi successivi è stata molta, ma qui stiamo combattendo ancora con dissesti verificatisi più di un anno fa su un'arteria stradale importante come la SP 15. Non è degno di un paese civile abbandonare qualche transenna, qualche semaforo e vari tratti di una via di comunicazione di questa importanza al doppio senso di circolazione alternata per un anno intero. Dopo gli ultimi eventi, poi, la strada è stata chiusa del tutto, ormai sono alcune settimane, e non si vedono i segni di quelle attività necessarie a riattivarne in breve l'uso. Dunque, sono del tutto ignorati i disagi che questa situazione provoca alla città di Volterra, a molte aziende e più ancora alle persone che abitano lungo o in prossimità della strada.
Domani il presidente della provincia Pieroni verrà finalmente a Volterra per rendersi conto della situazione. Francamente sembra un'iniziativa quasi fuori tempo massimo. Adesso c'è da augurarsi che il presidente non si limiti a fare una breve ricognizione dispensando solidarietà rituale, ma si attivi concretamente per porre riparo urgentemente ad una situazione limite.
Le frane che hanno colpito il centro storico, coinvolgendo il “salotto buono” della nostra città, hanno catalizzato l'attenzione dei media e di conseguenza i politici a tutti i livelli. Ma quelle che da oltre un anno penalizzano una così importante via di comunicazione non sono certamente meno preoccupanti e cariche di conseguenze.


Fabio Bernardini, Progetto Originario




I soliti accordi

Un polemista esecrabile ma intelligente come Giuliano Ferrara una volta pronunciò una triste verità: per fare politica in Italia occorre essere ricattabili. Perché fra soggetti ricattabili è sempre possibile trovare un'intesa, e la convenienza reciproca alla fine trionfa su tutto il resto. S'intende che la condizione di ricattabilità di un soggetto si stabilisce non appena questo accetta un favore, un privilegio non dovuto. Da quel momento in poi, è andata: si viene invischiati nella ragnatela dei favori e dei contro favori che tutto tiene, delle complicità e dei silenzi da cui è praticamente impossibile uscire. Dopo aver ormai accumulato 5 intensi anni di attività consiliare sulle spalle e in procinto di intraprendere la seconda campagna elettorale per le amministrative, l'insegnamento che abbiamo tratto dall'esperienza vissuta ci riporta alla mente il commento di Giuliano Ferrara.
Certo, occorre stare bene attenti per non scivolare nella trappola di un facile qualunquismo;   tentazione sempre in agguato, dopo aver sperimentato le disillusioni, le ipocrisie, le miserie  inevitabili ogniqualvolta ci s'immerga nella politica in qualsiasi angolo di questo paese. Il recente voltafaccia fuori tempo massimo dei quadri del PD volterrano sulle primarie di coalizione è stato solo l'ennesima riprova di quali siano le reali priorità di una certa classe politica. E' chiaro, infatti, che se il rispetto dei patti, la valorizzazione della volontà popolare, la democrazia ed il  rinnovamento fossero stati i veri indicatori di rotta del PD volterrano, niente avrebbe potuto impedire di far scegliere il prossimo candidato sindaco della coalizione ai cittadini. Bisogna dunque prendere atto che ancora adesso non sono queste le coordinate lungo le quali si muove una larga parte della politica locale. La vera stella polare dell'agire politico per molti resta l'occupazione degli spazi di potere disponibili, ed ogni evento che possa mettere in discussione le linee essenziali dei futuri assetti, così come qualcuno li ha previsti, è sentito come la più insostenibile delle minacce. Dunque, non è affatto facile, avendo a che fare con una simile mentalità, scompaginare le vecchie pratiche introducendo un elemento nuovo e per certi versi imprevedibile, come la libera scelta dei cittadini riguardo al candidato sindaco. Inevitabilmente si finisce per cozzare con l'istinto di sopravvivenza di una ristretta casta locale, che  ancora non se la sente di fare un passo indietro. Sicuramente sarebbe stato assai più facile trovare un accordo, se avessimo mirato ad accaparrarci  un posto o due. L'occupazione di un posto di vicesindaco, di un posto di assessore o di una presidenza, arrivati all'osso, rischia spesso di essere il più solido fondamento su cui ancora adesso si saldano i patti tra diverse forze politiche. Non è tutto qui, ma certo traspare di frequente il ruolo chiave dei “posti” occupati e di quelli promessi. Una pratica che tende a confinare sullo sfondo ideali, progetti e propositi di rinnovamento, come le variopinte coreografie di cartone poste alle spalle della scena in teatro.

Progetto Originario




Presto un tavolo per Auxilium


Martedì 11 marzo 2014, il Consiglio Comunale ha riconosciuto all'unanimità la necessità di organizzare un tavolo di confronto tecnico istituzionale sulla riorganizzazione in atto nell'azienda per riabilitazioni Auxilium Vitae. La mozione, su proposta del nostro gruppo consiliare, Progetto Originario, era mirata alla formazione di un organo di confronto, attorno al quale raccogliere i rappresentanti dei gruppi consiliari, i dirigenti di Auxilium, quelli della Asl e i sindacati per capire meglio la situazione, anche economica, in cui si è venuta a trovare l'azienda, nonché contenuti e ricadute della riorganizzazione predisposta dal presidente Ricotti. Preoccupano, infatti, i previsti accorpamenti, i tagli al personale e la diversa organizzazione dei servizi così come illustrati dai sindacati. La formazione di un tavolo di approfondimento e di confronto è apparsa doverosa per l'importanza che l'azienda riveste nel panorama sanitario locale e per le ricadute sul lavoro che verrebbero a determinarsi. Ma una sede di confronto appare tanto più necessaria anche per altri motivi: sia per le  prolungate condizioni di deficit di bilancio in cui Auxilium naviga, sia per la scarsa accessibilità di dati conoscitivi affidabili riguardanti l'ente. Infatti, nonostante quanto previsto espressamente dal decreto legislativo 33/2013, abbiamo avuto modo di constatare che sul sito web di Auxilium tutte le informazioni indispensabili in ordine alla trasparenza non sono disponibili. Non sono accessibili i bilanci, non lo sono gli elenchi dei consulenti e dei collaboratori, né i bandi di gara e neppure l'elenco delle sovvenzioni e contributi. Insomma, non è pubblicata nessuna delle informazioni che una società a maggioranza pubblica avrebbe il dovere di rendere accessibile a tutti. Vista la carenza di informazioni denunciata nei giorni scorsi anche dai sindacati e in particolare dalla CGIL che lamentava l'impossibilità di accedere al bilancio analitico della società, questo aspetto ci è apparso più che preoccupante inaccettabile per una spa a maggioranza pubblica. Anche per questo, a seguito della discussione consiliare, la mozione approvata ha previsto una prima fase conoscitiva e di approfondimento, da espletarsi attraverso l'assemblea dei soci (in cui è rappresentato anche il Comune) e una successiva conferenza dei capigruppo. L'augurio di tutto il Consiglio è quello di riuscire a trovare, se possibile, una diversa soluzione organizzativa, che salvaguardi sia i posti di lavoro che la qualità dei servizi, che anche in futuro dovranno mantenersi di alto livello per reggere la concorrenza di tanti altri centri analoghi sorti in molte parti della Toscana.        


Progetto Originario

Un’occasione perduta

Si rincorrono varie versioni su come si andata la vicenda della rottura definitiva delle trattative tra il Pd e Progetto Originario. La motivazione vera, tralasciando quella legata ad antipatie personali che spesso toglie lucidità alla discussione, risiede sostanzialmente nella freddezza dimostrata verso la richiesta di cimentarsi in vere primarie di coalizione. Per vere intendo non come quelle del 2009. Si chiedeva una competizione degna di questo nome, le cui regole dovevano essere scritte dalla coalizione stessa, ma i cui tempi per la preparazione dovevano essere congrui, adeguati a favorire la conoscenza dei candidati e la necessaria informazione sulle loro idee. Progetto Originario sapeva benissimo di partire svantaggiato. Non solo perché presentava come candidata la sottoscritta, assai meno conosciuta di un Paterni che da anni calca la scena volterrana, ma soprattutto perché si metteva a competere con il candidato del Pd, quello che molti chiamano non a caso il “Partitone” ed i suoi potenti mezzi. Il rischio tuttavia valeva l’impresa, almeno per noi. Mai come in questo momento si respira insofferenza verso la politica autoreferenziale, con le sue scelte “calate dall’alto”. Né si può certo dire che i partiti o i movimenti politici siano largamente rappresentativi della società civile. Perfino sotto elezioni si vedono assemblee di attivisti con numeri veramente risicati a fronte di un corpo elettorale che a Volterra si aggira attorno a 8600 persone. Ben pochi, però, sembrano toccati da questo chiaro segno di disaffezione dei cittadini verso la politica, quasi fosse una dato normale, semplicemente da registrare. Sia chiaro che anche le primarie, specie se vissute come una formalità o peggio come l'espropriazione di un diritto, possono presentare parecchi difetti. Spesso, infatti, sono state usate come strumento per “investire” il candidato già prescelto e non per farlo competere con altri candidati, verificando quanto veramente suscitasse consenso nei futuri elettori.  Prova evidente è quanto raccontato in questi giorni nelle  pagine dei  quotidiani all'indomani delle primarie del centro sinistra del 9 marzo, celebrate in alcuni comuni limitrofi (ad esempio a Cecina ), dove vengono riferiti numerosi episodi poco edificanti. A Volterra, alla fine è prevalsa nella coalizione la logica della semplice sommatoria elettorale: se Rifondazione sta con il Pd (già dal 2009 in coalizione con SEL e IDV), ci dovrebbero essere voti sufficienti per vincere a man bassa contro Buselli; chi ce lo fa fare di rischiare? Chiuso il discorso. Al di là delle più semplicistiche previsioni elettorali, che peraltro non solo in me suscitano parecchi dubbi, questa a mio parere resta un’occasione mancata. Non tanto perché confidassi nella possibilità di una sintesi programmatica particolarmente avanzata, specialmente su alcuni temi bollenti come la sanità e la difesa del territorio. Quanto perché avrei voluto vedere un segnale chiaro di rinnovamento di mentalità, aspettandomi quell'apertura verso l'esterno che, invece, quando siamo arrivati al dunque, per l'ennesima volta è mancata. Ecco perché non condivido quanto scritto dalla neo-coalizione nello scorso numero de La Spalletta, ovvero che ci sarebbe stata da parte nostra una mancanza di fiducia verso i partiti. A mio avviso la fiducia non è qualcosa di innato. Si nutre di comportamenti coerenti, di atteggiamenti di rispetto dell'altro e segni tangibili di lealtà. Quando questi non si verificano, la fiducia non può esserci.

Sonia Guarneri - Progetto Originario

Un voltafaccia annunciato

Dopo l’indietro tutta del Pd volterrano sulle primarie di coalizione e in seguito alla nostre (scontate) reazioni affidate ai giornali, un amico sicuramente molto più addentro di noi al partito democratico cittadino, ci ha dato degli ingenui. E a dirla tutta la sua interpretazione, col senno di poi, rimettendo in fila i successivi eventi, risulta piuttosto convincente.
A suo parere i vertici del Pd locale non hanno mai avuto la reale intenzione di celebrare vere primarie sul candidato sindaco. Il pronunciamento in favore delle primarie di coalizione del 26 gennaio scorso, in realtà, sarebbe stato solo un espediente per scongiurare le primarie di partito, tutte interne al Pd, tra Paterni e Santi.
Questo, infatti, era il primo scenario che l’attuale gruppo dirigente del Pd voleva in tutti i modi evitare. Per scansare il confronto con l’elettorato, l’argomento usato fu la necessità strategica di puntare sulle primarie di coalizione, per allargare l’alleanza a Progetto Originario.  Perché ovviamente per ragioni di tempo e di statuto non si potevano celebrare due primarie: quelle di partito prima e quelle di coalizione dopo. Soltanto che, una volta scongiurate le primarie di partito ed eliminato così Santi dalla lizza per il candidato sindaco, sono subito affiorate le vere intenzioni del vertice del Pd, che nel giro di pochissimi giorni, ha innestato la retromarcia anche rispetto alle primarie di coalizione.  Perché ovviamente il confronto diretto con la volontà dei cittadini anche in questo caso era giudicato avventuristico e quindi troppo pericoloso. Ecco spiegato il motivo per cui la dirigenza del Pd volterrano nel giro di un mese avrebbe prima approvato (il 26 gennaio) e poi bocciato (il 26 febbraio) le primarie di coalizione. Non si tratterebbe, quindi, né di un improvviso ripensamento né di un attacco di follia, ma solo di puri tatticismi per superare quelli che venivano visti come ostacoli successivi ma del tutto identici.
Una chiave di lettura niente affatto improbabile per spiegare un comportamento in realtà assai strano, su cui ognuno è libero di farsi l’idea che crede.


Progetto Originario 

Il tempo dei debiti fuori bilancio

All'attenzione dello scorso Consiglio Comunale sono stati presentati 2 milioni di euro circa di debiti fuori bilancio per fare fronte agli interventi di messa in sicurezza conseguenti al crollo delle mura di Piazza dei Fornelli e altre frane minori su alcune (non tutte) strade secondarie. Veniva richiesto al Consiglio di avallare una serie di spese per appalti di lavori, ovviamente già iniziati, poiché in virtù della somma urgenza sono stati affidati in deroga alle procedure di gara. Fin qui tutto bene.
Purtroppo alla nostra attenzione è arrivato solo un decalogo molto sommario di prezzi e di soggetti beneficiari, sulla base del quale avremmo dovuto esprimere un giudizio di congruità circa la spesa per gli interventi. Diciamo che ci veniva chiesto un voto sulla fiducia.
La discussione ci ha riportato indietro di 4 anni, quando alcuni di noi facevano parte della Giunta Buselli. Oggi come allora il sindaco ha tirato fuori la questione dell'urgenza. Non c’era tempo di far vedere la documentazione, né di fare troppe domande, figuriamoci di convocare una specifica commissione bilancio che fosse messa in condizione di controllare i criteri di scelta e adeguatezza dei costi previsti. E' vero che il ripristino di alcune frane è questione urgente e prioritaria, ma la mancanza di approfondimento è per lo più dovuta ad una precisa responsabilità del sindaco, il quale ha convocato il Consiglio Comunale l’ultimo giorno utile previsto dalla legge per la ratifica dell'atto. Al quel punto ogni ulteriore iniziativa di approfondimento prima del voto è divenuta impossibile.   
Questo atteggiamento ci ha costretti ad un voto di astensione che francamente avremmo preferito evitare. Ovviamente la nostra posizione potrebbe essere attaccata dalla lista civica o dai soliti Amici del bar. Non ci meraviglierebbe risentire le solite frasi tipiche di chi non sa rispondere nel merito: non sono mai d’accordo, non si vogliono assumere responsabilità e idiozie simili. In verità sono anni che chiediamo un uso rigoroso delle risorse e un atteggiamento più serio e trasparente quando si tratta di spendere i soldi pubblici. Non perché ci diverta fare i pignoli, ma perché dall'uso rigoroso dei soldi pubblici, ancora di più quando effettuato in deroga alle procedure di gara, passa il vero salto di qualità di cui le amministrazioni hanno bisogno. Tanto più che è la legge a richiedere che gli atti siano accompagnati da una maggiore trasparenza sulle voci di spesa, in caso di eccezionale urgenza, quando per necessità di tempo vengono semplificate al massimo le procedure. Non costa niente e costituisce una garanzia che le risorse siano ben spese, senza sprechi.
Non ci voleva molto. Sarebbe bastato corredare le delibere da votare con la documentazione che consentisse di individuare con precisione i singoli casi e i requisiti delle spese in questione, in un'ottica di efficienza, efficacia e buona amministrazione. Né più né meno quanto richiesto dalla Corte dei Conti per procedure di questa natura.Il rischio, infatti, che somme così ingenti si disperdano in mille rivoli è tutt’altro che remoto. Basti leggere un po’ le pagine di cronaca sui giornali per averne la riprova. E’ facile dire che si vuole bene alla città, votando ad occhi chiusi. In fondo è il solito modo di amministrare, quello che tralascia volentieri ogni controllo efficace. Più difficile, se si richiede tempestività senza dimenticare il necessario rigore.

Progetto Originario - Il gruppo consiliare



sabato 8 marzo 2014

Senza il cappello in mano

Purtroppo c’è solamente da prendere atto che dai propri errori non tutti riescono ad imparare, infatti la modalità di rapportarsi con i propri “alleati” della dirigenza del PD volterrano, non è cambiata. Si sa, la difficoltà rimane sempre quella, la non abitudine ad avere a che fare con alleati che hanno una propria ben marcata identità ed uno scarso attaccamento alle “seggiole” e ai diktat di partito. Cosa che rende molto rischioso qualsiasi confronto in campo aperto.
Mettendo definitivamente una pietra sopra alla possibilità di fare le primarie di coalizione insieme a PO, è sfumata la nascita di una coalizione di centrosinistra forte, rinnovata ed alternativa alla lista civica. UPV era nata per essere trasversale, in questo noi di PO avevamo creduto, finchè non è stata tradita nei suoi principi fondanti per ragioni di pura ambizione, fino a mettere l’amministrazione della città in mano ad una estrema destra bieca ed incapace.
L’orientamento reale dei vertici Pd è apparso chiaro e netto, la sera del 6 Febbraio quando, nella sede del PD, noi di PO siamo stati invitati, almeno così credevamo, per parlare delle regole per lo svolgimento delle primarie di coalizione, ovviamente subordinate ad un accordo programmatico, in cui, sintetizzando, chiedevamo tempi certi, che dessero la possibilità ai candidati di presentarsi a tutti i cittadini.
Dopo un iniziale discorso di Bernardini, in cui sono state espresse le idee di PO riguardo le modalità ed i tempi con cui si sarebbero dovute svolgere le primarie, l’intervento di Fidanzi ci ha subito chiarito quale aria tirasse. Secondo Fidanzi, infatti, il partito cardine dell'’alleanza era il PD per cui l’unico, vero candidato sindaco doveva essere Paterni ed anche noi di PO dovevamo accettarlo come candidatura naturale dell'alleanza. Le nostre ovvie perplessità si sono rafforzate nel momento in cui il segretario PD, Bettini, sollecitato da un suo compagno di partito, ha tenuto a precisare che il loro direttivo non aveva mai deliberato di celebrare le primarie, ma solo per la possibilità che vi fossero… L’intervento conclusivo di Paterni è stato ancora più esplicito. Secondo lui dovevamo approfondire dettagliatamente il programma ci fossero voluti anche tre mesi, e se fosse avanzato un solo giorno per la campagna elettorale delle primarie, andava bene lo stesso. Questo ha tolto ogni dubbio sulla reale volontà della dirigenza PD di effettuare un percorso comune. Dopo quella sera PO decise di interrompere gli incontri programmatici di coalizione, in attesa di un chiarimento sulla volontà del PD e degli altri alleati (IDV, SEL PRC) di effettuare vere primarie di coalizione. Risposta che non è arrivata, neppure dopo un ulteriore momento di confronto il 26 febbraio richiesto da PO.
Inutile girarci intorno, se Sonia Guarneri ed il gruppo di PO fossero stati di una pasta diversa, se fossero stati “disponibili” a glissare sulla necessità di un vero confronto democratico con gli elettori in cambio di qualcosa, la coalizione di centrosinistra con PO sarebbe nata senza problemi. Magari ottenendo un posto di vicesindaco e/o un importante assessorato. Sonia e PO avrebbero smesso di “scocciare” con questa idea bislacca di pretendere un vero confronto con i cittadini, mettendo avanti l’interesse pubblico al proprio (non so perché, ma mi vengono a mente per pura coincidenza, e solo per quella, il ruolo di presidente di Auxilium Vitae e quello del coordinatore della Casa della Salute). Ma la dirigenza del PD ha fatto male i propri conti. Pur di non mettere a rischio la propria candidatura PD doc ha preferito perseverare con i metodi che riescono solo ad allontanare l’elettorato (quello vero e disinteressato) dalle urne.
Il rammarico più grosso, è quello di aver perso l’occasione di un vero rinnovamento, che avrebbe potuto riunire tutto l’elettorato di centro-sinistra, offrendo a questa città una reale opportunità di cambiamento rispetto al passato ed al presente.
Purtroppo le logiche di partito hanno prevalso, così la dirigenza del PD ha tolto ai propri elettori la possibilità di esprimersi democraticamente sulla scelta del candidato Sindaco. Resta il fatto che a maggio gli elettori si esprimeranno direttamente nelle urne e potranno scegliere allora tra il passato ed un reale rinnovamento .

Simone Sabatini- Progetto Originario

No primarie, no party



Sono occorsi più di 20 giorni di tempo per stanare i dirigenti del Pd volterrano, ma alla fine hanno dovuto ammettere le loro vere intenzioni: non hanno nessunissima voglia di misurare i rispettivi candidati con le primarie di coalizione. La decisione contraddice quanto deliberato dallo stesso partito democratico appena un mese fa, ma il voltafaccia di Bettini e soci era nell'aria da tempo. Il giorno 27 febbraio il vertice del Partito Democratico ha deliberato che le primarie di coalizione non si faranno, punto. A dispetto degli accordi, nessuna comunicazione ufficiale è stata recapitata a noi di Progetto Originario, che abbiamo appreso dell'esito del voto avvenuto in sede PD solo attraverso le solite indiscrezioni. Che il PD si preparasse ad un clamoroso dietrofront era però ormai chiaro. Già il discorso di Paterni in conclusione della prima riunione di “coalizione”, il 6 febbraio, fu piuttosto esplicito. Disse che intendeva avvalersi di una “maggioranza blindata”, per cui le diverse forze politiche avrebbero dovuto lavorare esclusivamente al programma fin nei più minuti dettagli, “anche per 3 mesi filati, se occorreva”. La conclusione del ragionamento di Paterni fu, poi, molto “umana”: dopo quel lungo percorso, solo se fosse avanzato anche un giorno per occuparsi delle primarie di coalizione, quello avrebbe dovuto bastarci (rivolgendosi naturalmente a noi di PO).  In quell'occasione nessun rappresentante del Pd smentì o corresse la linea annunciata in modo così reciso dal proprio candidato.
Eppure, noi di Progetto Originario avevamo messo in chiaro da molto tempo al segretario Bettini, che la celebrazione di primarie di coalizione era tra le nostre condizioni irrinunciabili per far parte della coalizione, ricevendo in un primo tempo, di rimando, timide rassicurazioni. Quell'impegno, alla prova dei fatti, ha retto per meno di un mese.
Cambiando opinione, la direzione del Pd volterrano a noi ha dato prova di inaffidabilità; ma ha anche dimostrato quanto poco si fidi dei propri concittadini, negando la possibilità di una libera consultazione popolare sul nome del prossimo candidato sindaco. Segno evidente che i vertici del partito non hanno ancora maturato la cultura del confronto aperto con la propria base elettorale, come i più onesti di loro a quattr'occhi ammettono apertamente.
Va detto che la decisione finale assunta dai vertici del Pd non ci meraviglia più di tanto: chiunque abbia avuto occasione di parlare con la gente per strada, avrà abbondantemente constatato quanti malumori abbia suscitato l'investitura di una figura come Paterni, carattere controverso e con un passato politico fin troppo lungo alle spalle. Non a caso i buselliani sono apparsi subito entusiasti per la scelta compiuta dagli avversari.
E' chiaro che l'esito delle primarie con un candidato forte come Sonia Guarneri ha preso mano a mano i contorni di un'avventura troppo rischiosa per chi non è abituato a vedersi scavalcare nelle decisioni finali.
Dal giorno dopo, come c'era da attendersi, il Pd non ha avuto il coraggio per assumersi pubblicamente la responsabilità della propria decisione ed ha iniziato ad accampare scuse, avverse alle più elementari regole della logica. Non è certamente Progetto Originario che poteva avere interesse ad evitare le primarie. Per quale motivo, se le abbiamo sostenute a gran voce in ogni sede?
Adesso constatiamo che, malgrado tutti i tentativi per raggiungere un'intesa, il dado è tratto. Noi di PO andremo alle elezioni da soli, con la nostra lista alternativa a Buselli e a Paterni. Abbiamo già sperimentato una volta, 5 anni fa, cosa significhi stringere i denti, per cercare di tenere insieme una maggioranza con chi dimostra di non meritare fiducia. Se commettessimo di nuovo un simile errore, non ci sapremmo perdonare.

Progetto Originario