domenica 21 agosto 2011

I tagli alla sanità in numeri

Il panorama degli ospedali toscani ha subito negli ultimi 20 anni un drastico cambiamento. L’accorpamento e la chiusura dei piccoli ospedali ha dimezzato il numero delle strutture, dalle 93 del 1988 agli attuali 43 ospedali. Ma il processo non si è limitato a chiusure e accorpamenti. Nel contempo tutti gli ospedali hanno subito drastiche riduzioni del personale e dei posti letto. Drastiche riduzioni significa scendere dai  6.4 posti letto ogni mille abitanti del 1988 ai 3,85 posti letto letti ogni mille abitanti di oggi.  Nei piccoli ospedali, forse i più colpiti dalla scure dei tagli, sono state soppresse o fortemente ridimensionate intere specialistiche e quindi dirottate numerose patologie verso gli ospedali più grandi, sempre più affollati e sempre meno a misura d’uomo. Di conseguenza sono aumentate le  liste di attesa e con queste i disagi, anche gravi, nonché i rischi per i cittadini. Senza contare i costi in più ribaltati sulle famiglie per il “pendolarismo” sanitario forzoso che ne deriva ai danni di chi abita nelle località più distanti dagli ospedali attrezzati; costi che purtroppo non vengono presi mai in considerazione dalle statistiche regionali ma che meriterebbero un serio approfondimento.
Riguardo ai punti nascita, nel 1995 in Toscana se ne contavano 52, nel 2005 erano stati già ridotti a 33 mentre oggi (estate 2011) ne restano solo 25. Di questi 3 sono di terzo livello (i grandi ospedali di Pisa, Siena e Firenze), 13 di secondo livello (tra cui quelli di Pontedera e Poggibonsi) e 10 di primo livello. Quest’anno sono stati chiusi a febbraio il punto nascita di Ponteremoli  e a luglio quello di Volterra. Il piano sanitario nazionale 2010-2013, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni prevede l'ulteriore chiusura dei reparti di maternità che effettuano meno di 500 parti l'anno e la riorganizzazione di quelli che ne registrano meno di 1.000: applicando questi paramenti in Toscana vedremo sopprimere altri 9 punti nascita, tra cui Cecina, Barga, Montepulciano, Piombino, ecc…
E’ interessante osservare la distribuzione dei punti nascita della Toscana su una cartina geografica.


La maggior parte degli ospedali dove è ancora possibile partorire è concentrata intorno alle aree più densamente popolate del centro-nord della Toscana, sull’asse Viareggio-Pisa-Firenze. Per contro si osserva una vasta area scoperta al centro, che ricade nelle zone della Val di Cecina, Val di Cornia, del Monte Amiata fino al Grossetano. Dopo la chiusura nel 2008 del punto nascita di Massa M.ma la provincia di Grosseto è dotata di un solo punto nascita, di secondo livello, nel capoluogo. Se verranno soppressi tutti i punti nascita con meno di 1000 il quadro peggiorerà ulteriormente, lasciando un  grande buco nero nel centro-sud della Toscana.
La parola d’ordine utilizzata delle Asl per giustificare i tagli ai punti nascita da qualche anno è la stessa: sicurezza. Lasciare prive di servizi di base per l’assistenza al parto aree vastissime, spesso montane, con strade tortuose e lunghi tempi di percorrenza dai punti nascita più vicini garantisce davvero maggiore sicurezza? Nessuno lo crede più.
Abbiamo calcolato la distanza tra località della Val di Cecina e i punti nascita più vicini. Distanze chilometriche e soprattutto tempi di percorrenza, che sono poi il fattore che fa la differenza in caso di emergenza. 

Da Volterra occorrono almeno 45 minuti per raggiungere il più vicino punto nascita. Ancora peggio stanno le frazioni. Sasso Pisano, posto all’estremità dell’Alta Val di Cecina, dista da Pontedera ben 79 Km! L’ospedale più raggiungibile è quello di Piombino a 50Km, ma occorrono ben 57minuti per raggiungerlo. Lo stesso tempo necessario a raggiungere l’ospedale di Volterra. Ma basterebbero circa 25 minuti per raggiungere Massa M.ma, dove però il punto nascita è stato recentemente soppresso. Adesso anche il punto nascita di Piombino con circa 400 parti all’anno è fortemente a rischio. Da Montecatini Val di Cecina invece l’ospedale meno distante è quello di Cecina (38 minuti), ma anche qui il punto il nascita è messo in discussione. Resta Pontedera che si trova a 55 minuti di automobile. Per chi abita a Larderello  infine è meglio partorire in casa: si impiega almeno un’ora per raggiungere il più vicino punto nascita di Cecina!
Anche in condizioni di non emergenza questi tempi di percorrenza generano nel migliore dei casi disagi per i cittadini e talvolta rischi concreti per la salute della mamma e dei bambini. Il potenziale intervento delle ambulanze del 118 o dell’elisoccorso (che vola solo in condizioni metereologiche ottimali) non garantiscono interventi in tempo utile.
Questi dati oggettivi dovrebbero mettere in serio allarme chi ha il dovere di tutelare la sicurezza dei cittadini e garantire a tutti lo stesso diritto all’assistenza sanitaria, troppo spesso sacrificato sull’altare di un'idea di ospedale puramente aziendalistica.

Commissione Sanità di Progetto Originario

lunedì 8 agosto 2011

Palloncini per il Punto Nascita


Da Il Tirreno del 8 Agosto 2011










L'albo on-line.


Da tempo nel sito web del Comune di Volterra si trova la sezione “Albo on-line”; peccato che cliccandoci sopra appaia inesorabilmente il messaggio: “ci scusiamo per il disagio”. Eppure ci risulta che ormai da settimane l'amministrazione sia perfettamente attrezzata per adeguarsi alla normativa e che all'interno degli uffici l'albo on-line sia attivo. Non mancherebbe niente, dunque, per mettere a disposizione dei cittadini i principali atti dell'amministrazione. Tranne la volontà di trasparenza. Trasparenza: un valore che avevamo messo al centro della nostra campagna elettorale, quando eravamo ancora uniti nella stessa lista civica, ma che i colleghi rimasti in maggioranza, non appena hanno avuto modo di governare la città, hanno rapidamente abbandonato. Oggi però diversamente dal 2009, è la legge dello Stato che per fortuna obbliga i Comuni a standards minimi di trasparenza. Tra i quali appunto l'albo on-line che avrebbe dovuto essere approntato già dal 1 Gennaio scorso (art. 32, L.69/2009). Manco a dirlo il Comune di Volterra è rimasto fino ad oggi inadempiente, quando quasi tutti i Comuni al contrario si sono adeguati. Anche perché c'è il serio rischio di vedersi annullati gli atti, allorché promulgati senza l'adeguata pubblicità. Un ritardo che fino a qualche settimana fa potevamo tentare di capire per la penosa incapacità di questa amministrazione di fare programmazione, ma che adesso non possiamo che giudicare colpevole. Da quando cioè abbiamo appreso che tutti gli impedimenti di natura tecnico-organizzativa sono stati finalmente superati dal 1° di luglio scorso. Resta da superare una mentalità cocciuta, che fatica enormemente a mollare i propri privilegi, tra cui l'inaccessibilità degli atti, per potersi ritagliare comodamente margini di discrezionalità oggi inammissibili. Preoccupazioni simili le abbiamo sempre vissute dall'inizio della Giunta Buselli, ma sono ulteriormente cresciute da quando la maggioranza – smentendo ancora una volta gli impegni elettorali - ha rigettato con un atto del Consiglio il principio di equità e rotazione nell'affidamento degli incarichi sotto soglia di gara. Per questi motivi, dopo tanti mesi di inutile attesa e di appelli rimasti inascoltati, abbiamo deciso di segnalare questa grave e pervicace inadempienza al Prefetto. 

Progetto Originario

L'urbanistica e l'arte dell'escamotage

Il programma elettorale della Lista Civica contiene le linee guida che avrebbe dovuto seguire l’attuale amministrazione in materia di urbanistica. Ma si tratta di un altro impegno disatteso. Si può citare testualmente dal programma elettorale: “Affinché non vengano esclusi i soggetti locali che lavorano nell’ambito dell’edilizia dai principali progetti previsti per le nuove zone edificabili, si dovrà ripensare il ricorso all’uso dei Piani Complessi d’Intervento, limitandone l’uso solo ove davvero necessario (SD 1 ed SD 3). Per le restanti aree dovrà essere previsto il ricorso a strumenti più agili, quali i piani attuativi, guidati attraverso le linee di eventuali schede normative (con le quali si potranno predisporre progetti alla portata degli operatori edilizi volterrani).” Linee guida sagge e ancora valide, almeno a nostro giudizio. Peccato che l’attuale assessore all’urbanistica, ovvero il Sindaco, abbia recentemente contraddetto l'impegno con i suoi elettori, affidando un incarico per la redazione di un Piano Complesso di Intervento nell'area SD 2, dove avrebbe dovuto essere cancellato. Perché, da quando è assessore all'urbanistica il Sindaco, gli impegni in questo campo non vengono rispettati?
Non solo. L’incarico è stato affidato proprio allo stesso progettista che aveva redatto il Regolamento Urbanistico di Volterra e il Piano Strutturale (due atti figli delle precedenti Amministrazioni). Dal lato politico quindi è un ritorno al passato, in contrasto con tutto quanto fu predicato in campagna elettorale. Ma il Sindaco alle retromarce ci ha ormai abituato. Anche ragionando in termini di puro buon senso una scelta del genere appare a dir poco inopportuna, visto che un professionista che ha già predisposto i due principali strumenti urbanistici del Comune, proseguendo ad accumulare incarichi nello stesso ente pubblico rischia di monopolizzare la scena per un tempo lunghissimo. Evidentemente gli attuali amministratori di Volterra non desiderano tener conto di questi aspetti etici. Per restare in tema, anche quando il Sindaco si è trovato ad affidare un altro incarico pesante relativo alla sua delega, quello per la redazione della Variante al Regolamento Urbanistico, non ha avuto la sensibilità di aprirsi alle tante giovani e valide leve che non trovano mai un’opportunità per dimostrare quanto valgono: il Sindaco ha seguito la scia più sfruttata, puntando sul professionista più gettonato nella nostra Regione. Molto si era discusso in Lista Civica, durante la campagna elettorale, sulla assoluta necessità per il Comune di cambiare metodo nell’affidamento degli incarichi: evitare il clientelismo, favorire la pluralità negli affidamenti con un occhio di riguardo ai giovani e alle ditte della zona. Buselli, già privo di qualsiasi competenza, ha invece scelto di affidare gli incarichi sull’urbanistica in modo diretto, senza nemmeno uno straccio di gara ad evidenza pubblica. La variante è affidata ad un professionista che non conosce il nostro territorio e le problematiche di Volterra, ma che sicuramente coltiva buoni rapporti in Regione. Vecchio metodo. Forse efficace per non trovare ostacoli, ma del tutto lontano dalle prospettive di cambiamento promesse dalla Lista Civica in campagna elettorale. A proposito della solita politica, non solo il Sindaco ha proceduto all’affidamento diretto senza evidenza pubblica rinunciando ad equità e trasparenza, ma non ha avuto scrupolo di ricorrere anche al piccolo mezzuccio tecnico di spezzettare gli incarichi rendendoli tutti sotto i 20.000 euro (la soglia oltre la quale la gara è obbligatoria), intestandoli a più professionisti tutti ricollegabili ad un unico nucleo, per arrivare a surrogare l’affidamento di un grosso incarico aggirando le norme della libera concorrenza. L’amministrazione Buselli in questo non si dimostra certo originale, questi piccoli grandi escamotage sono utilizzati anche da altre amministrazioni nostrane, laddove vige la cultura del mezzuccio, della scorciatoia all’italiana per aggirare le regole di correttezza. Rientrata in pieno nella logica della clientela pur di stare a galla, la Lista Civica non ha impiegato molto a conformarsi al vecchio, collaudato andazzo. Ripiegando su precedenti, discutibili progetti predisposti da altri, e utilizzando vecchi metodi ancor più discutibili.

Progetto Originario


Da IL TIRRENO del 4 agosto 2011:

sabato 6 agosto 2011

Un dibattito mai nato

I recenti tagli all'ospedale di Volterra rientrano nel filone ormai consolidato della progressiva e continua erosione dei servizi sanitari di questa zona. A seguito della riduzione opportunità di lavoro in Val di Cecina e con il conseguente, drastico ridimensionamento della popolazione locale, sono state erosi anche tanti servizi e con essi le capacità di risposta del presidio sanitario volterrano. Un fenomeno preoccupante e grave che va a colpire uno dei principali diritti del cittadino: il diritto ad essere adeguatamente curato in caso di bisogno. L'argomento è quantomai serio e avrebbe meritato almeno un serio dibattito; che la Asl 5 e le forze politiche legate all'Amministrazione Regionale non vogliono neppure lontanamente affrontare. Per evitare un argomento scomodo, spesso la ribellione contro i tagli viene bollata come demagogia, mettendo tutto nel medesimo calderone. Occorrerebbe chiedersi perché mai l'argomento dei tagli alla sanità è invece uno dei più caldi non solo in Italia ma anche in Europa, dunque? Dovunque è considerato un tema scottante perché, nel bel mezzo di una crisi economica così grave, la tenuta dei sistemi sanitari è un nodo politico centrale. A nostro avviso, aree periferiche e poco popolate come la nostra a maggior ragione dovrebbero almeno tentare di dire la loro in un momento come questo. Per non dover assistere ancora a scelte già prese sulla propria testa da altri. In questi giorni ci risulta venga ulteriormente ridimensionato il raggio di operatività del laboratorio di analisi, per esempio, nel più perfetto silenzio. Non siamo tra coloro che ritengono che il servizio sanitario offerto dalla Regione  Toscana sia da buttare, anzi. Sappiamo che nel panorama italiano molte regioni stanno peggio di noi. Riteniamo, però, che anche in Toscana vi siano seri problemi su cui sarebbe opportuno discutere: problemi più seri di quanto l'amministrazione regionale voglia ammettere. Per esempio,  riteniamo che, negli anni, il progressivo taglio dei posti letto sia stato spinto troppo in avanti, tanto che oggi con 3,85 letti ogni mille abitanti abbiamo segnato un record negativo. E' vero che la diminuzione dei posti letto rientra in un trend nazionale (vedi accordo Stato Regioni del 2009, art. 6), ma è anche vero che la Toscana ha spinto molto in anticipo sul pedale dei tagli rispetto ad altre regioni virtuose come l'Emilia Romagna che conserva un indice di posti letto del 4,2 per mille abitanti a fronte di un bilancio economico in equilibrio. E del grave buco di bilancio della Asl 1 di Massa Carrara di circa 250 milioni di euro, ne possiamo discutere senza pregiudizi? Si dice che potrebbero emergere ulteriori casi analoghi in altre Asl della Toscana. Se questa ipotesi fosse confermata, sarebbe ragionevole colmare i deficit continuando a tagliare i servizi sanitari di base, senza mettere neppure minimamente in discussione altre spese? Per esempio le spese sul “mattone sanitario”, a cominciare da quella che viene definita la più grande operazione di “project financing applicata alla sanità, sulla base di un bando di gara da 421 milioni per selezionare le imprese che si aggiudicheranno la costruzione dei nuovi ospedali di Massa, Lucca, Pistoia e Prato”. Un'operazione ciclopica che mette a bando anche la gestione ventennale dei servizi non ospedalieri, per un valore di 2 mila miliardi di euro. Secondo l'Irpert la diminuzione del benessere in Toscana, in comparazione con le altre regioni, ha registrato un peggioramento a partire dal 1995. Non sarà ora di fermarsi un poco a ragionare se la strada imboccata è quella giusta?

Commissione Sanità, Progetto Originario

La guida della ASL


giovedì 4 agosto 2011

Repubblica su Volterra

 Un articolo di Repubblica che riguarda anche Volterra


Da "La Repubblica"
San Miniato, il fotovoltaico è un affare. Di famiglia

17 giugno 2011 — pagina 1 sezione: FIRENZE
QUASI 70 ettari di fotovoltaico su aree coltivabili, che produrranno 30 megawatt di energia.
Ma a San Miniato le rinnovabili fanno discutere. La zona scelta per i pannelli è chiusa nel 3% del territorio e, per i comitati, si vedrà dalla rocca. Con uno stratagemma, però, è stata evitata la valutazione di impatto ambientale. Inoltre gli impianti sorgeranno sui campi dei familiari di esponenti della maggioranza di centrosinistra. E li installeranno aziende che hanno sostenuto la campagna elettorale del sindaco.
A San Miniato i comitati dicono che tutti quei pannelli deturperanno il paesaggio. Ma gli appezzamenti selezionati sono stati divisi per costruire piccoli impianti da poco meno di un megawatt di potenza, perciò la Via non è obbligatoria. Anche se sono contigui, e creano delle distese di decine di ettari, sulla carta risultano piccoli. Il regolamento comunale per le rinnovabili è stato pubblicato dopo l' uscita della graduatoria dei terreni dove poter installare il fotovoltaico.
Quando è stato reso noto, e prevedeva soltanto l'area tra la ferrovia e l'autostrada, molti dei primi classificati hanno scoperto di essere stati esclusi, avendo il campo in altre zone. Ma tra i non-esclusi ci sono parenti di persone che nel 2008 erano candidate con il sindaco Vittorio Gabbanini o lo sostenevano, tutte presenti ad un evento di finanziamento della sua campagna elettorale il 23 maggio 2008 sulle fonti verdi. C'era Alessandro Zanardo, Francesca Cupelli, Paolo Nacci della Coldiretti. Loro o i loro familiari possiedono i terreni scelti. C'era anche Francesco Meneguzzo, ideatore del «conto energia» (quello che prevede incentivi per chi produce e vende energia da fonti rinnovabili) quando era consulente del ministro dell'agricoltura Paolo De Castro, candidato in Comune e parente di due vincitori. Proprio lui ha organizzato l'evento, portando aziende di tutta Italia, con cui lavora, a comprare gli stand. Tra queste c'era la Western di San Benedetto del Tronto, del candidato coi Verdi all'europarlamento Giovanni Cimini, che è anche proprietario di alcune imprese che hanno preso in affitto i famosi terreni e ottenuto le autorizzazioni per installare gli impianti, guadagnando dalla vendita dell'energia.
Le società che stanno costruendo negli altri spazi selezionati appartengono a tre gruppi che hanno gli stessi dirigenti. Insomma, tutto sembra essere andato in manoa poche persone. Tra gli invitati a parlare all'evento c'era anche Francesco Giani, consigliere provinciale del Pd e giurista esperto di rinnovabili. E' figlio di Paolo, proprietario della Pb Soluzioni, che aveva affittato uno stand. Nel consorzio Foreever è socio di Cimini. Ne fa parte anche la Scout, di proprietà della Cassa di Risparmio di San Miniato, che a Volterra avrebbe dovuto costruire un impianto di mini-eolico sul terreno del suocero dell'assessore all' ambiente. Lì a redigere il regolamento comunale per le rinnovabili, e a scegliere l' area, è stato lo stesso Meneguzzo.
Ma prima di ricevere l'incarico pubblico, aveva già preparato uno studio sulla redditività delle pale in quella zona. Meneguzzo e Giani, inoltre, sono consulenti della Scout e nel 2010 stipularono una scrittura privata per dividersi «l'utile conseguente all' ottenimento, alla vendita, alla cessione delle autorizzazioni» necessarie all' installazione degli impianti, insieme all'amministratore unico di Scout, Simone Grossi, e a un consigliere del sindaco, Emanuele Orsi.

RICCARDO BIANCHI

lunedì 1 agosto 2011

Fare del pasticcio la propria arte

Nello scorso numero della Spalletta Piero Fiumi parla di ostruzionismo selvaggio  delle minoranze in relazione alla discussione di vari punti posti all’ordine del giorno dello scorso consiglio comunale. Da consigliera  di minoranza e dunque parte in causa, mi sento di chiedere a Fiumi , cittadino assai assiduo ai consigli comunali, più indipendenza di giudizio. Oggi il prolungamento delle discussioni deriva soprattutto da una frequente, immotivata rigidità della compagine di governo ad accettare anche piccole richieste di emendamento ai provvedimenti o motivate richieste di approfondimenti. Si preferisce imporre  anche quando non servirebbe e non  sarebbe necessario. Lo si fa pregiudizialmente senza neppure ascoltare il merito delle richieste. Non è difficile capire le ragioni. Il risentimento personale è una componente, che non ci dovrebbe essere ma che fa parte della natura umana. L’altra componente, assai più preoccupante, è la scarsa preparazione degli amministratori su temi con qualche contenuto tecnico sottoposti alla discussione consiliare. Non giovano il pressapochismo dei relatori e il continuo caos nei provvedimenti che contraddistinguono questa amministrazione. Fiumi non può non aver notato che gli strumenti di programmazione di governo indicano una serie di attività e poi nella pratica si continua a farne altre, senza un filo logico. Si procede a braccio e francamente ciò non mi sorprende. Quel poco di logico che si fa, lo si fa pure male. Viene citato nell’articolo di Fiumi l’episodio della variante al regolamento urbanistico. Un provvedimento che ho votato positivamente nelle due fasi precedenti. Quella variante infatti viene da lontano: è il frutto del lavoro degli uffici comunali sotto la direzione di  Francesco Fambrini , ex assessore all’urbanistica vigliaccamente  licenziato in tronco per scarsa produttività dal nostro Sindaco. Che, detto per inciso, utilizzando ormai un tempo superiore a quello a disposizione di Fambrini per l’urbanistica e molte più risorse, ha fatto assai meno. Quella variante fu approvata dalla Giunta (dunque anche con il mio voto) nel giugno 2010. E’ rimasta nel cassetto del nuovo assessore all’urbanistica (il Sindaco) per ben  8 mesi, senza una ragione plausibile. Finalmente approdò praticamente tal quale in Consiglio Comunale nel febbraio 2011, dove venne votata a stragrande maggioranza, Progetto Originario in testa. Nella successiva fase di adozione però l’Amministrazione si è scordata di nominare il garante della comunicazione, che assieme al responsabile del procedimento, è la figura obbligatoria per legge per consentire trasparenza ed equità nei procedimenti di variante urbanistica. Questi non sono cavilli: il Garante  deve procedere a diffondere in vari modi l’informazione sui contenuti della variante adottata affinché non siano lesi degli interessi legittimi. La Regione giustamente ha fatto notare questa carenza. Inspiegabile per me visto che Fambrini aveva a suo tempo sottolineato questa necessità. Non occorre molta sottigliezza per comprendere che nel ramo dell’urbanistica queste misure sono indispensabili, perché le previsioni di una variante possono modificare anche di molto il valore di determinati beni immobili. Per questo la legge prevede che chiunque debba essere informato dall’amministrazione, affinché un cittadino che si senta eventualmente penalizzato possa far valere le proprie ragioni, con gli opportuni strumenti previsti dalla norma, ed evitare  eventuali ricorsi a valle. L’avere trascurato questo adempimento da parte dell’Amministrazione è un episodio grave, non una facezia. Specialmente un “liberale”, dovrebbe avere a cuore le regole previste per fornire a tutti pari diritti.   Dunque, signor Fiumi, chi rallenta l’attività amministrativa? Chi tiene una variante 8 mesi in un cassetto e si dimentica una parte sostanziale del procedimento di adozione, o chi rileva la “dimenticanza”? Che nello svolgimento delle attività amministrative si possa incappare in qualche contrattempo è cosa normale, e altrettanto normale è cercare di porvi rimedio nella maniera più limpida. Ossia facendo decorrere di nuovo i termini (60 giorni) applicando le misure di comunicazione previste, affinché ognuno possa apprendere i contenuti della variante ed esprimersi. Addossare la colpa dei pasticci  dell’Amministrazione alle minoranze è invece paradossale. Governare pasticciando è un’attitudine che si acquista quando non si riesce a fare di meglio. Ma non governano le minoranze.
Sonia Guarneri - Progetto Originario

La lingua di pietra



E' noto che il linguaggio che usiamo rispecchia fedelmente ciò che siamo. Generalizzando un po', potremmo sostenere che la lingua “parlata” su La Spalletta fornisce, almeno in parte, l'immagine di cosa sia maturato negli anni tra le mura della nostra città. E c'è da temere anche in gran parte del Paese. In questi giorni mi sono capitati in mano alcuni numeri di “Volterra” degli anni '80 e de “La Spalletta” degli anni '90. Problemi ce n'erano anche allora, ma facendo un rapido confronto con quanto veniva scritto su quei fogli 20 o 30 anni fa, salta immediatamente agli occhi il forte imbarbarimento del linguaggio utilizzato ai giorni nostri. Sia nella forma che nei contenuti. Probabilmente buona parte del “merito” va attribuito agli esempi forniti nell'ultimo ventennio dalla televisione, in particolar modo dai tanti spettacoli di successo basati sulla lite in diretta o in differita, dove le grida o l'offesa prevalgono sul ragionamento. Ma se l'esempio è pessimo, non significa che ci si debba piattamente adattare a questo andazzo. Tra quelli che si leggono ultimamente su La Spalletta vorrei citare un paio di esempi recentissimi. Mi riferisco a “Brunella D.I. - Nonna ecc. ecc.” sostenitrice della lista civica al governo e  l'anonimo A.C.,  tifoso del centrosinistra volterrano. La scelta è abbastanza casuale, perché casi analoghi ve ne sono tanti ma questi sono tra i commentatori più ricorrenti e, per quanto appartenenti a matrici politiche opposte, parenti prossimi per inossidabile spirito di fazione e per il modo spiccio di comunicare. Brunella D.I., su La Spalletta del 16 Luglio esibisce un trafiletto dal titolo “Tempo perso”, a suo dire “cronaca delle prime due ore e mezzo di Consiglio Comunale”. Un tale avvio prometterebbe di riportare la discussione sviluppatasi in Consiglio su alcuni dei temi esaminati: la proposta di donazione della collezione Bessi-Giglioli al Comune e il conferimento degli attestati di civica benemerenza a Mino Trafeli e Paolo Ferrini. Nel suo svolgimento, però, il pezzo tradisce subito le aspettative, evitando accuratamente di proporre anche per sommi capi la cronaca della discussione, per diffondersi esclusivamente nel proprio personalissimo commento. Commento, come si conviene in questi casi, disseminato di punti esclamativi. “Mezz'ora al massimo”, secondo Brunella D.I., doveva durare la discussione, “ma l'opposizione … doveva farsi sentire... fare il loro gioco in questo caso molto politichese!”. Anche nel riportare l'esito dei voti, la nonna partecipativa non si fa scrupolo di accuratezza, annoverando le astensioni come fossero stati voti favorevoli: l'importante non è la realtà dei fatti, evidentemente; al contrario, l'obiettivo è la semplificazione estrema del messaggio. Affinché questo entri facilmente nelle teste dei lettori, considerati alla stregua dei telespettatori delle rissose trasmissioni pomeridiane. Dunque, Brunella D.I., sul primo punto dimentica di riportare che la richiesta delle minoranze è stata una sola, perfettamente consonante con quella della famiglia Bessi-Giglioli, ossia che anche il Consiglio Comunale, al momento opportuno, venisse messo al corrente del progetto per l'esposizione di tali opere. Infatti, i donatori hanno giustamente condizionato il perfezionamento dell'atto di donazione, a precise garanzie da parte del Comune per  una corretta conservazione e valorizzazione dei beni. Le stesse garanzie che richiedevano anche le minoranze in Consiglio Comunale: visionare il progetto espositivo per verificare il corretto impiego  delle opere donate nonché delle risorse pubbliche destinate allo scopo. Richiesta che la maggioranza, come sempre assistita da Bassini, ha inspiegabilmente rigettato. Eppure, in tema di beni culturali, di soluzioni pasticciate a Volterra ne abbiamo già viste e forse qualche elemento di controllo in più non avrebbe fatto scomodo. Stesso schema Brunella D.I. impiega per illustrare la discussione sugli attestati di benemerenza a Trafeli e Ferrini: tempo perso in “assurda opposizione”. Peccato che non vi sia stata nessuna opposizione, ma soltanto l'integrazione nel documento approvato con i profili dei concittadini insigniti e in particolare dell'artista Trafeli. Documento che in origine appariva piuttosto scarno e lacunoso. L'emendamento proposto in questo caso è stato fatto proprio per intero dalla maggioranza e conseguentemente Brunella D.I. dovrebbe accusare anche questa di ciò che lei chiama “opposizionismo”.
Invece, a riguardo del Signor A.C. vale la pena segnalare il pezzo dal titolo “Edicola moscia”, del 23 Luglio, in cui parla del manifesto murario della Lista Civica “Uniti per Volterra”. Prevedibilmente A.C., sotto la protezione dell'anonimato, si concede un livello di volgarità ben superiore. Descrivendo la struttura metallica della bacheca, l'autore si dà pena di illustrare quello che per lui è il significato de “i due cerchi in alto” senza tanti giri di parole o metafore: “riportano una parte dell'organo riproduttore maschile.”. Dal titolo alle frasi di apertura il commento si snoda, dunque, nel più prevedibile e sciatto degli accostamenti. Proseguendo, il brano resta sempre inesorabilmente sul tema, senza neppure tentare l'inserimento di elementi vagamente ironici per riscattare, almeno in parte, con un sorriso il ricorso ad un'immagine così rozza. Fino al fatale richiamo a “un uccello moscio” con cui “i civici” sarebbero “rimasti fregati dai loro stessi lavori”. Ribadisco, nel trafiletto non si trova neppure l'ombra di una sfumatura satirica, solo riferimenti volgari e intenzionalmente offensivi.
Da oltre due anni questo linguaggio e questo stile ammorbano la discussione politica a Volterra, offese e colpi bassi sostituiscono i ragionamenti, tanto che già in partenza sappiamo che i nostri tentativi di discussione sul merito dei problemi (urbanistica, rinnovabili, sanità, l'affidamento degli incarichi comunali, le case popolari, ecc.) non troveranno repliche e cadranno nel vuoto. Poiché i nostri principali interlocutori politici si sono ormai convinti che nessuno si dia più pena di seguire un dibattito minimamente articolato sui problemi reali, mentre i lettori sarebbero attratti avidamente dalle risse verbali. Ma ai giorni nostri, con una crisi drammatica in corso, pensiamo che il periodo dell'intrattenimento più o meno volgare sia terminato e occorra tornare a ragionare urgentemente sulle cose da fare.

Fabio Bernardini, Progetto Originario