venerdì 9 novembre 2012

Su al nord

In tempi di crisi economica e morale è opportuno cercare di approfittarne almeno per trarre qualche insegnamento dalla catastrofe che già da quattro anni si abbatte sull'Italia. Ovvero per tentare di capire quali siano le radici profonde della diffusa corruzione che, tra sprechi e festini, ha contribuito sostanzialmente ad inabissare il Paese nell'inefficienza più nera e nel debito. Sarebbe semplice e in qualche modo anche consolatorio poter affermare che la corruzione interessa soltanto la classe politica. Non è così purtroppo. E' un problema molto più diffuso, che tocca ampi strati della popolazione. Perché in Germania un ministro della difesa, Karl Theodor Guttenberg, si è dimesso solo per aver copiato la sua tesi di dottorato ai tempi dell'Università e qui da noi, in Italia, nessuno è disposto a lasciare una poltrona anche dopo che sono stati accertati fatti illeciti ai danni della pubblica amministrazione? Perché in Svezia è normale che il ministro dei Trasporti, Maria Borelius, si dimetta alla notizia del mancato versamento dei contributi alla sua baby-sitter, mentre molti amministratori nel Belpaese si concedono “trasgressioni” assai più gravi conservando intatto il posto e con esso la propria baldanza? Evidentemente non si tratta di un problema dovuto alle caratteristiche individuali dei singoli, ma di sensibilità diffusa presente nei Paesi del sud e del nord Europa. Nel nord Europa i politici, anche di grosso calibro, sono “costretti” a dimettersi se vengono pescati ad infrangere le regole. Anche per infrazioni di modesta entità, perché sarebbero comunque penalizzati dall'elettorato alla prima occasione. Non solo individualmente, tutto il partito di appartenenza risentirebbe negativamente della caduta di credibilità di un suo esponente. Gli elettori non ammettono che i loro rappresentanti - quelli che dettano le regole agli altri - siano così ipocriti da trascurarle per primi sotto banco. Perfino in questioni private, figuriamoci nella sfera pubblica. Un certo numero di italiani, invece, ovviamente non tutti, dimostra di avere la bocca buona e sopporta agevolmente che i loro rappresentanti si concedano un'ampia libertà d'azione quando si tratta di mescolare la cosa pubblica e loro interessi privati. Prova ne sia che in Parlamento sono state elette alcune decine di persone già condannate in via definitiva. E' vero che il sistema elettorale finora prevede le liste bloccate, ma è altrettanto vero che nessuno ha obbligato l'elettore a votare una lista sporca. Un episodio illuminante è quello riferito all'elezione dell'assessore Pdl della Regione Lombardia, Domenico Zambetti.  L'assessore è stato recentemente arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e scambio di voti, con l'accusa di aver pagato alla 'ndrangheta 200mila euro per un pacchetto di poco più di 4000 voti. Il punto nevralgico della vicenda sta precisamente nelle persone che hanno espresso quei voti, non tanto nell'esistenza di uno Zambetti qualsiasi. Bisognerebbe interrogarsi sul perché nel terzo millennio, nella “civile” Lombardia, si trovino oltre 4000 persone disposte a vendere il proprio voto per 50 euro alla 'ndrangheta. Questa disponibilità a scialacquare l'interesse pubblico e con esso la propria dignità per pochi soldi la dice lunga sul degrado civile e morale che penetra a fondo nel Paese. Salvo accorgersi, nel bel mezzo di una durissima crisi economica, che un tale livello di corruzione prima o poi ricade sul capo di tutti. Ricordiamo che la Corte dei Conti ha stimato in 60 miliardi di euro all'anno i maggiori costi che gli italiani pagano per episodi grandi e piccoli di corruzione diffusa. Ovviamente non possono essere soltanto ragioni economiche contingenti ad imporre comportamenti diversi. Tuttavia è proprio il malessere dovuto alla crisi che ha portato gli argomenti della corruzione e della malapolitica sotto i riflettori, tanto che tutti i giornali e quasi tutte le formazioni politiche parlano adesso di “liste pulite”. A nostro avviso, senza fare decisi passi in avanti su questo tema ben poco potrà davvero migliorare. Speriamo, quindi, che la riflessione in atto sia davvero profonda, che non venga lasciata ai professionisti della politica ma che investa la coscienza di molti cittadini. In modo tale da farci avvicinare un po', sotto questo aspetto, ai Paesi del nord Europa. Che problemi di questo tipo ne hanno sicuramente molti meno di noi.
  

                                                                                                                      Progetto Originario

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