venerdì 9 novembre 2012

S. Chiara: tempo di parlare chiaro

Le dichiarazioni del Direttore ASL Damone sul Tirreno del 4 novembre scorso non sembrano lasciare spazio ad alcuna interpretazione: non si può ampliare l’offerta sanitaria più di così perché non ci sono le condizioni economiche e dunque il S. Chiara faccia il suo percorso di risanamento senza contare su nuove o più ampie convenzioni con l’azienda sanitaria.
Eppure era solo il 20 febbraio 2012 quando in un infuocato Consiglio Comunale discutemmo il piano di rilancio per il S. Chiara messo a punto dal Cda dell’azienda con la consulenza della società Iris. Tutti i gruppi consiliari di minoranza (Popolo per Volterra escluso), i dipendenti della struttura e  i sindacati al completo espressero forti perplessità sull’effettiva realizzabilità di quel piano, soprattutto si puntò il dito sul fatto che si fossero fatti i conti senza l’oste. Si ipotizzavano nuove e esose strutture che si sarebbero pagate con nuove convenzioni con l’azienda sanitaria, ma con quest’ultima non risultava conclusa alcuna intesa in merito.
Buselli , come vuole il suo stile politico, decise per l’approvazione senza modifiche a botte di maggioranza con l’ausilio scontato della consigliera Bassini. Per il sindaco occorreva agire in fretta: non c’era tempo per farsi troppe domande su percorsi e concretezza del piano. Al solito, secondo un canovaccio già visto, il Consiglio Comunale veniva chiamato solo a ratificare (o meno) un percorso di trasformazione radicale dell’azienda e un piano di investimenti da capogiro già deciso altrove. Non certo a discuterli.
Quel “piano di rilancio”, fatto passare come panacea di tutti i mali,  non ha ancora compiuto 10 mesi ed è già lettera morta.
Intanto il S. Chiara viene impiegato per fare di tutto di più: ospitare i profughi, gestire il servizio Informagiovani e addirittura la cancelleria del Giudice di Pace. Diversificare l’offerta delle proprie attività non è affatto un male, parliamoci chiaro. Ma si continua a ricorrere a dei palliativi eludendo il nodo della questione: che fine sta facendo il servizio di assistenza alla persona?
Se, come era prevedibile, il piano di rilancio tanto propagandato alla fine non ha le gambe per andare avanti, allora è il momento di correre ai ripari, questa volta in maniera chiara e assumendosi la responsabilità di decisioni serie.
La sensazione è che si stia procedendo cercando di tamponare i problemi più urgenti con soluzioni estemporanee, senza alcuna strategia di rilancio. In attesa probabilmente di fare esplodere il problema dopo le elezioni 2014. Quando i margini di intervento potrebbero essere esauriti.
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