venerdì 5 ottobre 2012

Provincialismi



La proposta di riordino delle province formulata dal governo Monti nell'ambito della spending review (revisione di spesa, DL 95/2012) non è questione da banalizzare con uno slogan né uno spauracchio da agitare. La necessità del governo di razionalizzare la spesa pubblica è sicuramente reale, ma i provvedimenti ipotizzati rischiano di rivelarsi peggiori del male. La filosofia che pervade l'intera spending review è l'accentramento delle funzioni (e dei punti di erogazione dei servizi) come criterio principe per ridurre la spesa. Ora, chi abita luoghi di provincia periferici come il nostro sa bene a cosa portino le politiche di accentramento in termini di tagli ai servizi e calo dell'occupazione. In sanità osserviamo già da anni gli effetti della concentrazione dei servizi ospedalieri in poche città. Resta sempre da dimostrare che il processo porti, infine, alla riduzione di una spesa. Per adesso, in sanità è sempre cresciuta. Di sicuro sta producendo la riduzione dell'offerta, la caduta della qualità dei servizi, l'aumento della disparità di trattamento su base territoriale; il tutto a scapito dell'utenza.
La riorganizzazione delle province, per come è stata concepita dal governo Monti, mira stravolgere l'attuale articolazione degli enti locali ricorrendo ad un espediente. Infatti,  se l'intento fosse quello di eliminare l'ente provincia, secondo il nostro ordinamento, il parlamento dovrebbe preliminarmente emendare la Costituzione. Se si volesse seguire la strada maestra e la più onesta. Un procedimento forse lungo ma necessario, quando si vogliano riformare le istituzioni in modo profondo, riposizionando competenze e responsabilità in modo equilibrato, tenendo d'occhio la qualità dei servizi erogati. Ovvio che il tema sensibile è la ripartizione tra regioni e comuni delle importanti competenze provinciali (ambiente, imprese, agricoltura, scuola, viabilità, ecc.) per non provocare disservizi o blocchi. Il governo Monti, tra le molte novità contemplate nella spending review, ha escogitato l'espediente del riordino delle province probabilmente per strizzare l'occhio ad un elettorato tartassato da nuove e gravose tasse, aggirando il dettato costituzionale. Il DL 95/2012 prevede, infatti, che le province non vengano eliminate, ma accorpate in macroprovince (in Toscana potrebbero essere 3 o 4). Le future macroprovince, dove andrebbe convogliato tutto l'attuale personale provinciale, verrebbero però private di alcune delle attuali competenze e degli organi elettivi. Andando a costituire grandi impalcature amministrative, per ambiti territoriali vasti, operativamente e politicamente semivuote, ma sicuramente costose. Si tratta, quindi, di un tema scottante, assai serio e spinoso, portato avanti dal governo a ritmi forzati, tra infinite incertezze e molti rischi. Si pensi che, secondo i parametri di popolazione e territorio indicati dalla nuova normativa, i futuri capoluoghi di provincia nella Toscana centro-meridionale non dovrebbero essere né Pisa né Siena, ma Livorno e Grosseto. Deciderà alla fine il governo, in teoria già ad ottobre, sentite le regioni. All'interno di questo riassetto, tumultuoso e caotico, i singoli comuni avrebbero potuto esprimere le proprie osservazioni ma solo entro lo scorso luglio. In una situazione così incerta e complessa è inopportuno e sciocco banalizzare la situazione agitando a sproposito la rivalità Pisa-Siena come ha preso a fare l'amministrazione comunale. Per questo all'ultimo Consiglio Comunale abbiamo presentato un nostro documento sul tema, teso a mettere in luce gli aspetti più seri della questione: 1) l'importanza del rispetto delle procedure costituzionali, chiedendo più rigore ma anche più coraggio al governo nell'affrontare il tema del riassetto degli enti locali; 2) che la riorganizzazione in atto, perseguendo il necessario contenimento della spesa, non perda però di vista la salvaguardia dei servizi al cittadino.
Dopo una breve discussione in un'aula semivuota, il documento è stato bocciato dal voto della maggioranza, già lanciata nella nuova, intempestiva tenzone tra campanili. Abbiamo apprezzato, comunque, i voti favorevoli degli altri gruppi di minoranza, Città Aperta e Sinistra per Volterra. Che evidentemente hanno saputo cogliere il nostro sforzo per evitare che questa fase, così delicata e rischiosa per i futuri assetti amministrativi, venisse volgarizzata ad arte nella Sala del Maggior Consiglio, costruendoci sopra un falso scontro Pisa-Siena. Purtroppo, la maggioranza con l'aiuto di Bassini non ci ha risparmiato neanche questa ennesima sceneggiata. Infantile e del tutto fuori luogo.

Il Gruppo Consiliare di Progetto Originario

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