lunedì 24 ottobre 2011

Incompetenza o urbanistica creativa?

Dal momento in cui, nel giugno 2010, venne malamente allontanato dal Comune di Volterra l’Arch. Fambrini, subito ci preoccupammo per come sarebbe stato gestito un assessorato così delicato come quello all’Urbanistica. Già dai tempi della stesura del programma elettorale, sostenevamo (all'epoca compattamente) che in un momento critico come quello attuale per la città di Volterra, sarebbe stato necessario dotarsi di specifica competenza in materia, per gestire e modificare uno strumento come il Regolamento Urbanistico ereditato dalla precedente giunta. Regolamento inadeguato alle esigenze della città, che necessita di una revisione da diversi punti di vista. Purtroppo i nostri timori si sono rivelati fondati: dall'uscita di scena di Fambrini (giugno 2010) ad oggi, le decisioni prese in questo ambito hanno registrato un crescendo di incoerenza ed incompetenza. Il nuovo assessorato da allora è stato assunto direttamente da Buselli, il cui primo passo è stato in netta contrapposizione con i contenuti del suo stesso programma elettorale: egli infatti ha dato il via all’attuazione di uno dei Piani Complessi di intervento, che nel programma della Lista Civica erano considerati strumenti non idonei al territorio volterrano e quindi da rimuovere prima possibile dallo strumento urbanistico. Per il sindaco gli impegni elettorali hanno ben poco peso, quindi non ha penato molto a tornare sui suoi passi, recuperando l'idea di Piano Complesso che per la zona di Docciola stava predisponendo l'ex assessore Cinotti. Dopodiché è riuscito a vanificare la variante urbanistica già predisposta dall'assessore Fambrini. E' di questi giorni, infatti, la notizia che la Regione considera la variante recentemente approvata di fatto illegittima, per l'omissione di un passaggio procedurale sostanziale: la necessaria informazione pubblica al provvedimento. L'episodio è rimarchevole per più motivi: il primo è che il dubbio di illegittimità era stato portato all’attenzione del sindaco già nel Consiglio Comunale in cui era stata presentata la variante in fase di adozione. Tant’è vero che i rappresentanti di Progetto Originario (ma anche quelli del Pd) erano usciti dall’aula per non votare un procedimento che ritenevano viziato. Come al solito il primo cittadino anziché ascoltare il consiglio delle opposizioni aveva fatto finta di nulla, peggiorando una situazione che in quel momento poteva ancora rimediarsi. In secondo luogo va rimarcato che l’illegittimità deriva non dall'aver trascurato un aspetto procedurale di poco conto o essersi dimenticati un passaggio seminascosto tra le righe della legge. Nel procedimento di approvazione della variante l'amministrazione ha tralasciato di mettere in pratica il dettato di tutto il capo III del titolo II (e dei relativi regolamenti di attuazione) della legge quadro sull'urbanistica regionale, che regola gli strumenti della partecipazione dei cittadini. Infatti era stata omessa totalmente la relazione del garante della comunicazione e ciò non testimonia solo, come si potrebbe pensare, la mancanza di un singolo documento ma l’assenza di tutta la procedura che in quel documento avrebbe dovuto essere riassunta e che, come dice il rappresentante regionale che ha rilevato l’illegittimità dell’atto, ha privato “i cittadini della possibilità di presentare osservazioni inerenti l’attività informativa cui sarebbe tenuta l’amministrazione comunale”. La mancanza, inoltre, della figura del garante locale che, come previsto dalla legge, avrebbe dovuto essere stato nominato dal Comune in fase di adozione della variante, rende ancor più grave il comportamento omissivo dell’amministrazione. Come è accaduto a questo sindaco anche in altre occasioni, poi, il rimedio che ha cercato di porre in fretta e furia all’ultimo momento, è stato peggiore del male, perché il nominare la figura del garante solo a cose fatte (in fase di approvazione finale della variante inserendo una relazione raccogliticcia all’interno della lista dei documenti) ha ulteriormente confermato quanto poco conoscesse la legge urbanistica regionale (che dovrebbe essere la Bibbia di ogni assessore all’urbanistica in Toscana). La legge infatti vede nella relazione del garante solo il sunto di quella che è la lunga procedura di coinvolgimento dei cittadini e non solo un documento formale fine a se stesso, come è stata intesa da Buselli. Di questo episodio ci preoccupa non solo la dichiarazione di illegittimità di un atto pubblico, che comporterà ulteriori oneri per il Comune, ma soprattutto i rischi cui si potrà ancora incorrere a causa della superficialità e del pressappochismo di questa amministrazione. Questo evento, infatti, ha dimostrato quanto sia profonda l'ignoranza delle leggi da parte di coloro che ne dovrebbero garantire il rispetto come rappresentanti della cosa pubblica. Fattore da cui possono derivare solo altri danni per il Comune, per la città e per il territorio.

Progetto Originario

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