La scorsa
settimana Sonia Guarneri in un articolo sull'idea di Smart City ha già spiegato
quale siano i pilastri del progetto applicato a Volterra, ma vale la pena
tornarci sopra perché, a giudicare dalle reazioni sui social network di alcuni
esponenti del Pd, qualche punto essenziale non è stato ancora compreso. Il
progetto prende le mosse da un preciso indirizzo dell'Unione Europea, che ha
deciso di favorire le politiche di efficientamento e di sviluppo sostenibile
delle città e delle pubbliche amministrazioni che intenderanno aderire
all'iniziativa. In questo caso le linee guida impartite dall'Unione Europea
sono perfettamente consonanti con le nostre idee su come debba trasformarsi
Volterra nel prossimo futuro. Le parole d'ordine sono: semplificazione, servizi
digitali, risparmio energetico, energie alternative. Il progetto “smart city”
è, quindi, un'ampia cornice che contiene molte cose, molti progetti minori,
coerenti tra loro, che si andrebbero ad affiancare e concatenare al fine ultimo
di rendere la città più efficiente e vivibile. Per esempio, è chiaro che il
Comune non può continuare a spendere centinaia di migliaia di euro all'anno per
riscaldare la piscina comunale, quando questa spesa potrebbe essere facilmente
abbattuta con dei semplici pannelli solari. L'ambiente ci guadagnerebbe perché
bruciare meno metano significa diminuire la dispersione di gas serra, e le
casse del Comune si rimpinguerebbero di alcune decine di migliaia di euro
all'anno che oggi gonfiano le bollette. Il discorso può essere allargato anche
alle scuole e agli altri edifici pubblici, anche ubicati nelle frazioni, che
attualmente dispongono di impianti per lo più fatiscenti e per i quali nessuna
amministrazione ha mai pensato a progetti di riqualificazione energetica. Anzi,
a dimostrazione della profonda ignoranza che regna sul tema, qualcuno sostiene
che simili interventi non si possono realizzare in un centro storico come
quello di Volterra. Per smentire queste favole basta girare lo sguardo su San
Gimignano, dove queste cose si fanno anche se i palazzi comunali sono non solo
soggetti ai vincoli della Soprintendenza ma anche a quelli imposti dall'Unesco.
Investimenti di questo tipo producono risparmi fino al 40% sulle spese per
bollette elettriche e del metano, alleggerendo i pesanti costi dalla macchina
pubblica. Se finora la pubblica amministrazione ha sempre trovato i denari,
tanto che era frequente osservare in alcuni uffici i riscaldamenti accesi e le
finestre aperte, oggi bisogna attrezzarsi diversamente sia per rispettare di
più l'ambiente sia per non gettare i soldi pubblici letteralmente dalla
finestra. Naturalmente la città dovrebbe rendersi più efficiente anche sotto
altri aspetti, per esempio favorendo l’accesso digitale agli uffici
dell'amministrazione, introducendo il Wi-fi libero nel centro e comunque
promuovendo un esteso impiego delle nuove tecnologie. Dunque l'idea di smart
city contiene molte strategie politiche che condividiamo profondamente, ma c'è
anche un motivo molto più prosaico per portarla avanti. E sta nei finanziamenti
europei destinati a questo scopo. Infatti, gli interventi descritti anche se si
ripagano in breve tempo con i risparmi che producono, hanno comunque bisogno di
investimenti iniziali quando sappiamo che la capacità di spesa del nostro
Comune è limitatissima in questo periodo storico. Ecco quindi che tutti parlano
dei finanziamenti europei, ma pochi con la competenza che serve. Non a caso
l'Italia ancora adesso riesce ad utilizzare soltanto il 40% dei fondi UE
disponibili. Un dato che colloca il nostro Paese al 26° posto sui 27 stati
della UE per capacità la di utilizzare i fondi europei. Sonia Guarneri, che su
questo tema ha maturato un'esperienza professionale specifica, è colei che mi
ha spiegato che per sperare di intercettare i finanziamenti dell'UE, che
richiedono rigore e precisione nella previsione degli interventi, bisogna prima
andare a guardare gli indirizzi dell'Unione Europea e cominciare a ragionare
per tempo sugli obiettivi valutando quali siano condivisibili. Dopodiché si
imbastiscono i progetti ed infine si calibrano al momento di uscita del bando.
Ecco quindi come ha preso corpo l'idea della smart city, un progetto d'ampio
respiro che, nelle nostre intenzioni, dovrebbe combinarsi con politiche di zona
che vadano a ricercare un'ampia intesa con i Comuni vicini. Dato che è risaputo
che l'unione fa la forza, anche quando si tratta di gareggiare con altri
concorrenti per accedere ai finanziamenti europei.
Fabio
Bernardini, Progetto per Volterra
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