sabato 3 maggio 2014

Dove prenderemo i soldi?



La scorsa settimana Sonia Guarneri in un articolo sull'idea di Smart City ha già spiegato quale siano i pilastri del progetto applicato a Volterra, ma vale la pena tornarci sopra perché, a giudicare dalle reazioni sui social network di alcuni esponenti del Pd, qualche punto essenziale non è stato ancora compreso. Il progetto prende le mosse da un preciso indirizzo dell'Unione Europea, che ha deciso di favorire le politiche di efficientamento e di sviluppo sostenibile delle città e delle pubbliche amministrazioni che intenderanno aderire all'iniziativa. In questo caso le linee guida impartite dall'Unione Europea sono perfettamente consonanti con le nostre idee su come debba trasformarsi Volterra nel prossimo futuro. Le parole d'ordine sono: semplificazione, servizi digitali, risparmio energetico, energie alternative. Il progetto “smart city” è, quindi, un'ampia cornice che contiene molte cose, molti progetti minori, coerenti tra loro, che si andrebbero ad affiancare e concatenare al fine ultimo di rendere la città più efficiente e vivibile. Per esempio, è chiaro che il Comune non può continuare a spendere centinaia di migliaia di euro all'anno per riscaldare la piscina comunale, quando questa spesa potrebbe essere facilmente abbattuta con dei semplici pannelli solari. L'ambiente ci guadagnerebbe perché bruciare meno metano significa diminuire la dispersione di gas serra, e le casse del Comune si rimpinguerebbero di alcune decine di migliaia di euro all'anno che oggi gonfiano le bollette. Il discorso può essere allargato anche alle scuole e agli altri edifici pubblici, anche ubicati nelle frazioni, che attualmente dispongono di impianti per lo più fatiscenti e per i quali nessuna amministrazione ha mai pensato a progetti di riqualificazione energetica. Anzi, a dimostrazione della profonda ignoranza che regna sul tema, qualcuno sostiene che simili interventi non si possono realizzare in un centro storico come quello di Volterra. Per smentire queste favole basta girare lo sguardo su San Gimignano, dove queste cose si fanno anche se i palazzi comunali sono non solo soggetti ai vincoli della Soprintendenza ma anche a quelli imposti dall'Unesco. Investimenti di questo tipo producono risparmi fino al 40% sulle spese per bollette elettriche e del metano, alleggerendo i pesanti costi dalla macchina pubblica. Se finora la pubblica amministrazione ha sempre trovato i denari, tanto che era frequente osservare in alcuni uffici i riscaldamenti accesi e le finestre aperte, oggi bisogna attrezzarsi diversamente sia per rispettare di più l'ambiente sia per non gettare i soldi pubblici letteralmente dalla finestra. Naturalmente la città dovrebbe rendersi più efficiente anche sotto altri aspetti, per esempio favorendo l’accesso digitale agli uffici dell'amministrazione, introducendo il Wi-fi libero nel centro e comunque promuovendo un esteso impiego delle nuove tecnologie. Dunque l'idea di smart city contiene molte strategie politiche che condividiamo profondamente, ma c'è anche un motivo molto più prosaico per portarla avanti. E sta nei finanziamenti europei destinati a questo scopo. Infatti, gli interventi descritti anche se si ripagano in breve tempo con i risparmi che producono, hanno comunque bisogno di investimenti iniziali quando sappiamo che la capacità di spesa del nostro Comune è limitatissima in questo periodo storico. Ecco quindi che tutti parlano dei finanziamenti europei, ma pochi con la competenza che serve. Non a caso l'Italia ancora adesso riesce ad utilizzare soltanto il 40% dei fondi UE disponibili. Un dato che colloca il nostro Paese al 26° posto sui 27 stati della UE per capacità la di utilizzare i fondi europei. Sonia Guarneri, che su questo tema ha maturato un'esperienza professionale specifica, è colei che mi ha spiegato che per sperare di intercettare i finanziamenti dell'UE, che richiedono rigore e precisione nella previsione degli interventi, bisogna prima andare a guardare gli indirizzi dell'Unione Europea e cominciare a ragionare per tempo sugli obiettivi valutando quali siano condivisibili. Dopodiché si imbastiscono i progetti ed infine si calibrano al momento di uscita del bando. Ecco quindi come ha preso corpo l'idea della smart city, un progetto d'ampio respiro che, nelle nostre intenzioni, dovrebbe combinarsi con politiche di zona che vadano a ricercare un'ampia intesa con i Comuni vicini. Dato che è risaputo che l'unione fa la forza, anche quando si tratta di gareggiare con altri concorrenti per accedere ai finanziamenti europei. 
Fabio Bernardini, Progetto per Volterra

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