venerdì 25 aprile 2014

La trappola del voto "utile"

Il maggioritario, gli sbarramenti, i leaders malati di presenzialismo non hanno ridotto il numero dei partiti, ma hanno ridotto gli spazi di libertà degli elettori. I partiti, infatti, pur rimanendo tanti sotto le elezioni finiscono per raggrupparsi in coalizioni eterogenee e informi: semplici contenitori dove il collante non sono più le idee, ma grovigli di interessi più disparati. Questo accade per le elezioni politiche, dove la continuità tra i governi di centrodestra e centrosinistra ormai da anni è superata (sublimata) nei governi cosiddetti di larghe intese, nei quali l’indifferenziazione è ormai conclamata. Ma accade anche per le elezioni amministrative, dove si riflettono specularmente gli stessi meccanismi, le stesse logiche. In questo contesto ogni tentativo di rompere questa mortifera uniformità è visto come un atto eretico, a cui viene contrapposto il rituale invito al “voto utile”.
Cosa significa? Per voto utile s’intende dare il voto alle due coalizioni che partono avvantaggiate, per non disperdere i voti verso i movimenti presunti “minori”, perché altrimenti non si riesce a sconfiggere l’avversario. Si presenta il voto utile come un’estrema ancora di salvezza, perché una delle due coalizioni – l’altra - incarna il “male”. Ma se lo dicono a vicenda, innescando reazioni uguali e opposte, esattamente speculari. In parole povere s’invita l’elettore ad arrendersi alla logica di un grigio centrodestra contrapposto ad un centrosiniostra ancor più grigio. Sottointendendo che fuori da questo angusto recinto c’è solo il nulla. O Paterni e con lui il vecchio Pd inconcludente di sempre o Buselli con Forza Silvio e gli altri partitini di una compagine astiosa e fanfarona.
E se non ne potessimo più di entrambi? In questo caso il vero voto utile diviene quello attribuito al gruppo, al movimento, alle persone che più ci convincono per le proposte avanzate e per l’impegno dimostrato. Perché dopo tanto lamentarsi bisognerà anche chiedersi se si possa continuare sempre allo stesso modo, ripetendo gli stessi errori. Se si possa andare ancora avanti accettando un sistema in cui non dev’essere il migliore a vincere, ma soltanto chi, all’insegna dell’utilità, ci fa momentaneamente meno schifo.
Progetto per Volterra, Sonia Guarneri Sindaco


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