Il maggioritario, gli sbarramenti, i
leaders malati di presenzialismo non hanno ridotto il numero dei
partiti, ma hanno ridotto gli spazi di libertà degli elettori. I
partiti, infatti, pur rimanendo tanti sotto le elezioni finiscono per
raggrupparsi in coalizioni eterogenee e informi: semplici contenitori
dove il collante non sono più le idee, ma grovigli di interessi più
disparati. Questo accade per le elezioni politiche, dove la
continuità tra i governi di centrodestra e centrosinistra ormai da
anni è superata (sublimata) nei governi cosiddetti di larghe intese,
nei quali l’indifferenziazione è ormai conclamata. Ma accade anche
per le elezioni amministrative, dove si riflettono specularmente gli
stessi meccanismi, le stesse logiche. In questo contesto ogni
tentativo di rompere questa mortifera uniformità è visto come un
atto eretico, a cui viene contrapposto il rituale invito al “voto
utile”.
Cosa significa? Per voto utile
s’intende dare il voto alle due coalizioni che partono
avvantaggiate, per non disperdere i voti verso i movimenti presunti
“minori”, perché altrimenti non si riesce a sconfiggere
l’avversario. Si presenta il
voto utile come un’estrema ancora di salvezza, perché una delle
due coalizioni – l’altra - incarna il “male”. Ma se lo dicono
a vicenda, innescando reazioni uguali e opposte, esattamente
speculari. In parole povere
s’invita l’elettore ad arrendersi alla logica di un grigio
centrodestra contrapposto ad un centrosiniostra ancor più grigio.
Sottointendendo che fuori da questo angusto recinto c’è solo il
nulla. O Paterni e con lui il vecchio Pd inconcludente di sempre o
Buselli con Forza Silvio e gli altri partitini di una compagine
astiosa e fanfarona.
E se non ne potessimo più di
entrambi? In questo caso il vero voto utile diviene quello attribuito
al gruppo, al movimento, alle persone che più ci convincono per le
proposte avanzate e per l’impegno dimostrato. Perché dopo tanto
lamentarsi bisognerà anche chiedersi se si possa continuare sempre
allo stesso modo, ripetendo gli stessi errori. Se si possa andare
ancora avanti accettando un sistema in cui non dev’essere il
migliore a vincere, ma soltanto chi, all’insegna dell’utilità,
ci fa momentaneamente meno schifo.
Progetto per Volterra, Sonia Guarneri
Sindaco
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