venerdì 14 marzo 2014

I soliti accordi

Un polemista esecrabile ma intelligente come Giuliano Ferrara una volta pronunciò una triste verità: per fare politica in Italia occorre essere ricattabili. Perché fra soggetti ricattabili è sempre possibile trovare un'intesa, e la convenienza reciproca alla fine trionfa su tutto il resto. S'intende che la condizione di ricattabilità di un soggetto si stabilisce non appena questo accetta un favore, un privilegio non dovuto. Da quel momento in poi, è andata: si viene invischiati nella ragnatela dei favori e dei contro favori che tutto tiene, delle complicità e dei silenzi da cui è praticamente impossibile uscire. Dopo aver ormai accumulato 5 intensi anni di attività consiliare sulle spalle e in procinto di intraprendere la seconda campagna elettorale per le amministrative, l'insegnamento che abbiamo tratto dall'esperienza vissuta ci riporta alla mente il commento di Giuliano Ferrara.
Certo, occorre stare bene attenti per non scivolare nella trappola di un facile qualunquismo;   tentazione sempre in agguato, dopo aver sperimentato le disillusioni, le ipocrisie, le miserie  inevitabili ogniqualvolta ci s'immerga nella politica in qualsiasi angolo di questo paese. Il recente voltafaccia fuori tempo massimo dei quadri del PD volterrano sulle primarie di coalizione è stato solo l'ennesima riprova di quali siano le reali priorità di una certa classe politica. E' chiaro, infatti, che se il rispetto dei patti, la valorizzazione della volontà popolare, la democrazia ed il  rinnovamento fossero stati i veri indicatori di rotta del PD volterrano, niente avrebbe potuto impedire di far scegliere il prossimo candidato sindaco della coalizione ai cittadini. Bisogna dunque prendere atto che ancora adesso non sono queste le coordinate lungo le quali si muove una larga parte della politica locale. La vera stella polare dell'agire politico per molti resta l'occupazione degli spazi di potere disponibili, ed ogni evento che possa mettere in discussione le linee essenziali dei futuri assetti, così come qualcuno li ha previsti, è sentito come la più insostenibile delle minacce. Dunque, non è affatto facile, avendo a che fare con una simile mentalità, scompaginare le vecchie pratiche introducendo un elemento nuovo e per certi versi imprevedibile, come la libera scelta dei cittadini riguardo al candidato sindaco. Inevitabilmente si finisce per cozzare con l'istinto di sopravvivenza di una ristretta casta locale, che  ancora non se la sente di fare un passo indietro. Sicuramente sarebbe stato assai più facile trovare un accordo, se avessimo mirato ad accaparrarci  un posto o due. L'occupazione di un posto di vicesindaco, di un posto di assessore o di una presidenza, arrivati all'osso, rischia spesso di essere il più solido fondamento su cui ancora adesso si saldano i patti tra diverse forze politiche. Non è tutto qui, ma certo traspare di frequente il ruolo chiave dei “posti” occupati e di quelli promessi. Una pratica che tende a confinare sullo sfondo ideali, progetti e propositi di rinnovamento, come le variopinte coreografie di cartone poste alle spalle della scena in teatro.

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