Un
polemista esecrabile ma intelligente come Giuliano Ferrara una volta pronunciò
una triste verità: per fare politica in Italia occorre essere ricattabili.
Perché fra soggetti ricattabili è sempre possibile trovare un'intesa, e la
convenienza reciproca alla fine trionfa su tutto il resto. S'intende che la
condizione di ricattabilità di un soggetto si stabilisce non appena questo
accetta un favore, un privilegio non dovuto. Da quel momento in poi, è andata:
si viene invischiati nella ragnatela dei favori e dei contro favori che tutto
tiene, delle complicità e dei silenzi da cui è praticamente impossibile uscire.
Dopo aver ormai accumulato 5 intensi anni di attività consiliare sulle spalle e
in procinto di intraprendere la seconda campagna elettorale per le
amministrative, l'insegnamento che abbiamo tratto dall'esperienza vissuta ci
riporta alla mente il commento di Giuliano Ferrara.
Certo,
occorre stare bene attenti per non scivolare nella trappola di un facile
qualunquismo; tentazione sempre in
agguato, dopo aver sperimentato le disillusioni, le ipocrisie, le miserie inevitabili ogniqualvolta ci s'immerga nella
politica in qualsiasi angolo di questo paese. Il recente voltafaccia fuori
tempo massimo dei quadri del PD volterrano sulle primarie di coalizione è stato
solo l'ennesima riprova di quali siano le reali priorità di una certa classe
politica. E' chiaro, infatti, che se il rispetto dei patti, la valorizzazione
della volontà popolare, la democrazia ed il
rinnovamento fossero stati i veri indicatori di rotta del PD volterrano,
niente avrebbe potuto impedire di far scegliere il prossimo candidato sindaco
della coalizione ai cittadini. Bisogna dunque prendere atto che ancora adesso
non sono queste le coordinate lungo le quali si muove una larga parte della
politica locale. La vera stella polare dell'agire politico per molti resta
l'occupazione degli spazi di potere disponibili, ed ogni evento che possa
mettere in discussione le linee essenziali dei futuri assetti, così come
qualcuno li ha previsti, è sentito come la più insostenibile delle minacce.
Dunque, non è affatto facile, avendo a che fare con una simile mentalità,
scompaginare le vecchie pratiche introducendo un elemento nuovo e per certi
versi imprevedibile, come la libera scelta dei cittadini riguardo al candidato
sindaco. Inevitabilmente si finisce per cozzare con l'istinto di sopravvivenza
di una ristretta casta locale, che
ancora non se la sente di fare un passo indietro. Sicuramente sarebbe
stato assai più facile trovare un accordo, se avessimo mirato ad
accaparrarci un posto o due.
L'occupazione di un posto di vicesindaco, di un posto di assessore o di una
presidenza, arrivati all'osso, rischia spesso di essere il più solido
fondamento su cui ancora adesso si saldano i patti tra diverse forze politiche.
Non è tutto qui, ma certo traspare di frequente il ruolo chiave dei “posti”
occupati e di quelli promessi. Una pratica che tende a confinare sullo sfondo
ideali, progetti e propositi di rinnovamento, come le variopinte coreografie di
cartone poste alle spalle della scena in teatro.
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