venerdì 1 novembre 2013

Commedia all'italiana

Nell'ultima settimana abbiamo letto delle dimissioni presentate dal CdA del S. Chiara e dal suo presidente Bacci, abbiamo letto le articolate motivazioni che hanno spinto gli amministratori dopo due anni e mezzo a compiere questo gesto fatidico, ma francamente ci resta il dubbio che non si tratti di una cosa seria. Questa amministrazione comunale, così sensibile ai riflettori, ci ha abituati ai teatrini recitati sulla base dei copioni più scontati, per cui anche in mezzo a situazioni drammatiche c'è sempre il rischio di trovarsi davanti alle solite scenette da cabaret. Speriamo sinceramente che non sia così, perché la grave situazione di bilancio della ASP S. Chiara che vede il buco del debito allargarsi anno dopo anno e dove già i sindaci revisori hanno lanciato chiarissimi segnali di allarme, richiederebbe ben altri atteggiamenti.
A nostro parere, il momento chiave vissuto da questo CdA fu il 20 febbraio 2012 , quando durante un partecipato Consiglio Comunale venne discusso il piano di rilancio del S. Chiara messo a punto dai consulenti della società Iris. In quell'occasione tutti i gruppi consiliari di minoranza, facendosi interpreti dei dipendenti della struttura e dei sindacati interni, espressero forti perplessità sull’effettiva realizzabilità di quel piano e chiesero di rivederlo per addivenire ad una soluzione condivisa e possibilmente unanime. Buselli, col consenso scontato della consigliera Bassini, spinse per andare avanti a testa bassa su una strada che già allora a noi tutti sembrava portare in un vicolo cieco, e il presidente Bacci non ebbe il coraggio di discostare la sua posizione da quella del sindaco. Bacci, più accorto ed esperto di Buselli, durante quel Consiglio capì l'errore che si stava consumando ai danni del S. Chiara ma non ebbe la forza di mettersi in gioco e si imbarcò nel percorso accidentato della privatizzazione dell'azienda sulla base di un progetto irrealistico, contro il parere dei dipendenti e di mezzo Consiglio Comunale.
In quel momento il dado è stato tratto: se questo presidente e il CdA dell'azienda hanno scommesso tutto su quel piano, è ovvio che avrebbero dovuto sentire legate le loro sorti al successo o meno di quel progetto. O meglio, sarebbe stato ovvio in un paese normale. Ma qui, di questi tempi, quasi nessuno vuole più assumersi le proprie responsabilità, per cui in seguito abbiamo assistito al naufragio annunciato ma clamoroso di quel piano, senza che ad alcuno fosse venuto il dubbio di doverne trarre le conseguenze.
Dunque, per non assumersi alcuna responsabilità, qual è il trucco più consumato? Dai, facciamo così: voi dite che date le dimissioni, ma – mi raccomando – non usate l’aggettivo “irrevocabili”. Fatto? Adesso, le respingo appellandomi al vostro senso del dovere, così ognuno rimane al proprio posto e tutto rimane come prima. E’ tutto chiaro? Bene, mi raccomando non sbagliate: evitate la parola “irrevocabili”.
Ciak, si gira!

Progetto Originario

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