Come amministratori del
Comune di Volterra, seppure dai banchi delle minoranze, innanzi tutto sentiamo
il dovere di rivolgere le nostre scuse più sentite alla famiglia di Chicago,
che ha denunciato l'episodio di intolleranza in cui è incappata durante una
visita al museo Guarnacci. I fatti sono quelli ormai noti della coppia
omosessuale americana con un bambino che, all’ingresso del museo, alla
richiesta di poter usufruire del biglietto per famiglie, si è sentita rispondere
sgarbatamente da una addetta urlante.
Naturalmente, poiché il
caso ha avuto molta risonanza, si è presto diffusa tutta una gamma di
interpretazioni. Abbiamo sentito che qualcuno solleva dei dubbi sulla
veridicità dell'episodio pubblicato prima su Tripadvisor
e poi sui giornali locali e nazionali. Da un lato verrebbe da augurarsi
che si tratti davvero di una bufala o di una burla, ma resta difficile
immaginare che persone che abitano in un altro continente, a migliaia di
chilometri di distanza da qua, non abbiano niente di meglio da fare che
inventarsi di punto in bianco la falsa storia di una disavventura vissuta nel
museo etrusco di Volterra per screditarci. Altri, invece, si appellano alle
leggi italiane per sostenere che la signora addetta alla biglietteria avrebbe
agito bene; ma in questo caso vale il regolamento del museo che parla di
biglietto per famiglia nel caso di bambini (fino a un massimo di tre)
accompagnati da “due adulti”. Dunque, la coppia aveva diritto allo sconto, che
in definitiva si sarebbe tradotto in un semplice ingresso gratuito per il
bambino. Per meglio chiarire il concetto facciamo presente che non c’è nessuna
legge che distingua i volterrani dai milanesi o dai romani, eppure i primi non
pagano per entrare nei musei del Comune di Volterra mentre gli altri sì, perché
appunto questo prevede il regolamento dei nostri musei.
Ma il punto principale è
un altro. E’ ora che le istituzioni comunali, a cominciare da quelle culturali,
siano ricordate dai visitatori per la
gentilezza e per l'accoglienza ricevuta, prima ancora che per la qualità delle
opere esposte. Su questo terreno c’è ancora molto da fare. Purtroppo in questi
anni è andata diffondendosi in questo paese, e Volterra non fa eccezione, la
sottocultura dell’intolleranza che come sempre accade si accompagna anche con
la grossolanità delle parole e dei comportamenti. Motivo di più per prendere
posizione e non passare sotto silenzio episodi come questo che, se avvenuto nei
termini esposti, deve essere decisamente biasimato, in primo luogo per aver
negato il diritto a un bonus dovuto alla famiglia in questione, ma in
particolar modo per la maleducazione e l’intolleranza dimostrate dalla
dipendente. Con questo non chiediamo assolutamente interventi disciplinari
sull’addetto, ma un chiarimento evidentemente si rende necessario. Per far
capire che cortesia e disponibilità in certi luoghi non sono tanto tratti
caratteriali opzionali, sono anche e soprattutto requisiti professionali
indispensabili per svolgere questo tipo di lavoro.
Fabio Bernardini,
Progetto Originario
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