Concordiamo con
quanto ha scritto domenica Stefano Feltri su Il Fatto Quotidiano, quando
sostiene che i governi Monti e Letta sostanzialmente stanno cercando di
spostare la crisi finanziaria dello stato centrale agli enti locali, riducendo
di anno in anno in misura drammatica i trasferimenti centrali. Per spiegare il
concetto basti pensare che i tanti servizi erogati direttamente o
indirettamente dai Comuni ai cittadini - smaltimento e raccolta dei rifiuti,
asili, illuminazione pubblica, polizia municipale, ecc. – fino ad oggi sono
stati finanziati in larga misura con trasferimenti statali, ovvero con i denari
provenienti dalla fiscalità generale. Negli ultimi tre anni questi soldi sono
stati tagliati drasticamente. Ai comuni in cambio sono state attribuite nuove e
più ampie possibilità di esigere imposte per compensare le minori entrate da trasferimenti
statali.
Ci sembra una
maniera davvero poco convincente di tirare a campare, quella di spostare le
conseguenze del dissesto delle finanze pubbliche sull’anello più debole della
catena delle istituzioni, i Comuni, i quali a loro volta si trovano costretti a
doversi rifare sui cittadini. Ultimo
esempio, la finanziaria presentata da Letta pochi giorni fa. Nei mesi scorsi su
tutti i principali media abbiamo assistito all’autocelebrazione della classe
politica di governo che annunciava trionfalmente di aver abolito l’IMU prima
casa, la tassa che era stata istituita dagli stessi partiti solo un anno prima.
I trasferimenti promessi ai Comuni in cambio dell’abolizione della tassa
dovevano essere di 2 miliardi, ma all’ultimo momento la cifra è stata
dimezzata. L’altra metà non scomparirà, statene certi, verrà trasferito a
carico dei cittadini in forma di nuova fiscalità. Fra pochi mesi, poi, è prevista
l’entrata in campo della Trise, che geminerà Tasi e Tari. Uno e trino, tanto
per dare un tono vagamente mistico alla nuova tassa. Tassa che assorbirà Imu,
Tares e Tarsu riversandosi sia sui proprietari degli immobili che sugli
inquilini. Secondo i primi calcoli, eseguiti dagli esperti della Uil, per una
famiglia di 4 persone con un appartamento di 100mq, in media il tributo peserà
per 366 euro per la prima casa. Mentre nel 2013 la stessa famiglia per le
imposte equivalenti ha pagato in totale 281 euro. I particolari
dell'’operazione, però, restano ancora avvolti da spesse nebbie, perché molti dettagli
verranno chiariti dal Parlamento prima e poi nell'articolazione delegata ai
singoli Comuni.
Il problema grosso,
però, a noi sembra quello delle istituzioni sovraordinate rispetto ai Comuni, e
nonostante i tanti richiami alla sobrietà si mantiene intatto. Si pensi a
quanto ha scritto Sergio Rizzo su Il Corriere della Sera di martedì scorso in
tema di sanità. Con la riforma del Titolo V della Costituzione, la competenza
specifica venne trasferita dallo Stato alle Regioni, in onore del taumaturgico
principio della sussidiarietà. Risultato: la spesa sanitaria dal 2000 al 2010 è
aumentata del 75%, in cambio di servizi che complessivamente non sono
migliorati, anzi si sono accresciute le disparità tra nord, centro e sud
d’Italia. Oltretutto la devoluzione non ha portato neppure la riduzione delle
spese dello Stato che, pur perdendo “il fardello” della competenza sanitaria, è
riuscito a incrementare la propria spesa nello stesso periodo del 17,7%,
dimostrando così che il vero problema è da individuarsi nella profonda
incapacità di amministrazione di gran parte dell’attuale classe politica
italiana.
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