sabato 19 ottobre 2013

Meglio conservare che rovinare

 È sempre difficile intavolare una discussione sul merito delle questioni. Più facile è invece che ogni  ragionamento  venga spostato su un terreno di scontro ideologico, con buona pace del confronto reale e concreto sui vari temi. Lo stesso sta accadendo sulla modifica della nostra Carta costituzionale voluta dal governo Letta-Alfano e sponsorizzata da Napolitano. Con un ragionamento molto superficiale si insinua che chi  vuole difendere la Costituzione sarebbe un conservatore, mentre chi vuole rivederla vorrebbe passare da innovatore. Non è proprio così. La Carta Costituzionale esprime valori e principi attuali che, però, il nostro Parlamento  non sta affatto mettendo in atto, producendo viceversa leggi che violano sistematicamente il dettato della nostra carta fondamentale. Come ha ricordato Rodotà nel suo intervento in occasione della manifestazione del 12 ottobre scorso a Roma, è grazie al nostro testo fondamentale se sono stati bloccate le iniziative del Parlamento tese violare, fin dai giorni successivi, l’esito referendario sull’acqua pubblica, oppure se ai lavoratori  (non solo quelli della Fiat) è stata restituita la libertà di scegliersi il proprio sindacato e di organizzarsi collettivamente per contrattare la propria condizione, oppure se gli insegnanti della scuola pubblica di Napoli, messi fuori per problemi di vincoli economici, sono potuti tornare nelle scuole ad insegnare. Non sono cose da poco perché quelle battaglie erano poste a presidio della difesa dei beni comuni, della rappresentanza sindacale dei lavoratori e del diritto all'istruzione. E’ grazie all'attuale impianto della nostra carta fondamentale se la Corte Costituzionale ha potuto affermare che quando i diritti fondamentali della persona entrano in conflitto con gli interessi economici, sono i primi a dover prevalere sui secondi e non il contrario. Fino a quando questo sarà ancora possibile? Chiunque può osservare molteplici segni del rovesciamento in atto di questa scala di priorità. Quei principi e quei valori, che secondo il ragionamento di chi si sente “innovatore”  devono essere sacrificati sull’altare del mercato e della concorrenza, sono assolutamente attuali e rappresentano la strada per superare le troppe ingiustizie sociali che si sono determinate nel nostro paese, dove tutto oramai viene letto sotto forma di vincoli economici e diktat della Bce. I cosiddetti “conservatori”, tanto ignorati dai mass media e dalla politica, non stanno dicendo che la Carta Costituzionale è intoccabile. Stanno denunciando il fatto che il Governo della “larghe intese” abbia sferrato un colpo basso alla Costituzione, poiché ha messo mano all'art.138 che stabilisce, attraverso un sistema di garanzie ben ponderato, “come” si devono affrontare le procedure di modifica, imponendo un metodo alternativo che accorcia i tempi e riduce la discussione, insomma pensato appositamente per un colpo di mano. Quale può essere la ragione che ha spinto a modificare le regole prestabilite, se non quella di affrettare le cose e consegnare ai cittadini un “prodotto” già confezionato? Nessuno è contrario aprioristicamente, per fare un esempio, a superare il bicameralismo perfetto, ma ciò si può fare seguendo il percorso ordinario, senza andare a intaccare l’articolo 138 e rispettando lo spirito di questo articolo che, come si legge negli atti della Costituente, è quello di  evitare che una maggioranza improvvisata o temporanea possa modificare un articolo a sua immagine e somiglianza, sfigurando l’intera architettura della Costituzione e soprattutto di consentire una larga e cosciente partecipazione dei cittadini in virtù del principio che trasparenza e pluralismo sono le migliori misure di garanzia contro eventuali spinte autoritarie. La Carta quindi può esser cambiata, ma secondo le regole che impongono grande prudenza e un largo consenso. Come ha detto il giurista Alessandro Pace, la Costituzione “è modificabile ma non derogabile”.
Credo proprio di riconoscermi nei tanto sbeffeggiati “conservatori”  quando chiedono una cosa che invece appare molto  innovativa per l’Italia di oggi; ovvero che il Parlamento rispetti le regole esistenti, e soprattutto che lavori per attuarla questa benedetta Costituzione, predisponendo leggi ispirate ai principi espressi in quelle pagine.

Sonia Guarneri - Progetto Originario

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