E’
oramai in dirittura di arrivo l'ultima riforma del sistema sanitario
regionale toscano, che ha come scopo dichiarato la riduzione della
spesa attraverso l’accorpamento di alcuni servizi e l'abbattimento
dei ricoveri ospedalieri con conseguente taglio dei posti letto.
Posti letto che, a giudicare dal confronto con le medie degli altri
paesi europei, sono già troppo pochi. Dall’esame
degli atti deliberativi approvati, in particolare la corposa delibera
1235/12, e dalle dichiarazioni pubbliche rese dall’assessore
regionale Marroni percepiamo l'enfasi affettata con cui si
sottolineano i consistenti investimenti per la creazione delle
cosiddette Case della Salute, che alla fin fine non sono altro che
una sorta di ambulatorio sui territori, per
riunire in un unico edificio un team multidisciplinare, formato da
medici di famiglia, infermieri, specialisti, personale sociale e
amministrativo. Le Case della Salute, è stato specificato, saranno
aperte 7 giorni su 7, per un periodo di 12 ore, dalle 8 alle 20. In
alcune, si sperimenterà l'apertura per 16 ore, dalle 8 alle 24. Dopo
la mezzanotte tutti a casa. Negli atti ufficiali è detto
esplicitamente che la creazione delle Case della Salute è
finalizzata a ridurre i ricoveri ospedalieri e dunque a “snellire”
(per usare un’espressione cara all’assessore Marroni) i posti
letto negli ospedali. Specialmente in quelli più piccoli, come ebbe
a dichiarare francamente l'assessore in un recente Consiglio Comunale
aperto tenutosi sul tema nella vicina Pontedera.
Qui,
sta il punto. Non avremmo nulla da obiettare al progetto, se la Casa
della Salute fosse una struttura aggiuntiva e complementare, tale da
non impattare sulle strutture ospedaliere esistenti, come di fatto
sarà a Pontedera e in molti altri casi analoghi. Ma vista dalla
nostra prospettiva, si può scommettere che la Casa della Salute, qui
a Volterra, si annuncia come preludio ad un ulteriore dimagrimento
forzoso di un ospedale già scheletrito dalle ripetute diete.
Pensando alla recente cancellazione dell’area materno-infantile e
all’ancor più recente accorpamento di cardiologia in medicina,
qualcuno potrebbe supporre che il nostro presidio abbia già dato
abbastanza, pagando un caro prezzo alla politica dei tagli. Purtroppo
è da ingenui crederlo. Ci pare questo il nodo centrale della
questione e vero pericolo per un piccolo ospedale come il nostro che,
se ulteriormente ridimensionato, scenderà sotto un livello per il
quale non si potrà più definirlo tale.
Ecco
perché, di fronte questo rischio concreto, sbaglia di grosso chi
sposta la discussione su dove si andrà a fare la Casa della Salute –
in centro o altrove - anziché soffermarsi sul pericolo di un
ulteriore taglio ai servizi e ai posti letto. Guardare al dito e non
alla luna è fuorviante e pericoloso. Peraltro non si capisce come
mai a Buselli fino a ieri andasse bene una Casa della Salute a S.
Chiara, seppure in periferia, mentre ora la vorrebbe nel centro
storico.
Serve,
quindi, urgentemente un chiarimento con i rappresentanti della
Regione, per definire in via ufficiale come questa riforma potrebbe
andare ad impattare su quanto resta del presidio ospedaliero locale.
Prima di dare fuoco alle polveri delle polemiche, prima dei pianti e
dei lamenti, va esplorata la strada del confronto istituzionale.
Questo è il primo dovere di un'amministrazione comunale che si
rispetti. Anzi, si è perso anche troppo tempo e spese anche troppe
parole vuote in diffide da operetta e minacce pro carta stampata.
Progetto
Originario
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