domenica 2 giugno 2013

La riforma sanitaria che ci attende

E’ oramai in dirittura di arrivo l'ultima riforma del sistema sanitario regionale toscano, che ha come scopo dichiarato la riduzione della spesa attraverso l’accorpamento di alcuni servizi e l'abbattimento dei ricoveri ospedalieri con conseguente taglio dei posti letto. Posti letto che, a giudicare dal confronto con le medie degli altri paesi europei, sono già troppo pochi. Dall’esame degli atti deliberativi approvati, in particolare la corposa delibera 1235/12, e dalle dichiarazioni pubbliche rese dall’assessore regionale Marroni percepiamo l'enfasi affettata con cui si sottolineano i consistenti investimenti per la creazione delle cosiddette Case della Salute, che alla fin fine non sono altro che una sorta di ambulatorio sui territori, per riunire in un unico edificio un team multidisciplinare, formato da medici di famiglia, infermieri, specialisti, personale sociale e amministrativo. Le Case della Salute, è stato specificato, saranno aperte 7 giorni su 7, per un periodo di 12 ore, dalle 8 alle 20. In alcune, si sperimenterà l'apertura per 16 ore, dalle 8 alle 24. Dopo la mezzanotte tutti a casa. Negli atti ufficiali è detto esplicitamente che la creazione delle Case della Salute è finalizzata a ridurre i ricoveri ospedalieri e dunque a “snellire” (per usare un’espressione cara all’assessore Marroni) i posti letto negli ospedali. Specialmente in quelli più piccoli, come ebbe a dichiarare francamente l'assessore in un recente Consiglio Comunale aperto tenutosi sul tema nella vicina Pontedera.
Qui, sta il punto. Non avremmo nulla da obiettare al progetto, se la Casa della Salute fosse una struttura aggiuntiva e complementare, tale da non impattare sulle strutture ospedaliere esistenti, come di fatto sarà a Pontedera e in molti altri casi analoghi. Ma vista dalla nostra prospettiva, si può scommettere che la Casa della Salute, qui a Volterra, si annuncia come preludio ad un ulteriore dimagrimento forzoso di un ospedale già scheletrito dalle ripetute diete. Pensando alla recente cancellazione dell’area materno-infantile e all’ancor più recente accorpamento di cardiologia in medicina, qualcuno potrebbe supporre che il nostro presidio abbia già dato abbastanza, pagando un caro prezzo alla politica dei tagli. Purtroppo è da ingenui crederlo. Ci pare questo il nodo centrale della questione e vero pericolo per un piccolo ospedale come il nostro che, se ulteriormente ridimensionato, scenderà sotto un livello per il quale non si potrà più definirlo tale.
Ecco perché, di fronte questo rischio concreto, sbaglia di grosso chi sposta la discussione su dove si andrà a fare la Casa della Salute – in centro o altrove - anziché soffermarsi sul pericolo di un ulteriore taglio ai servizi e ai posti letto. Guardare al dito e non alla luna è fuorviante e pericoloso. Peraltro non si capisce come mai a Buselli fino a ieri andasse bene una Casa della Salute a S. Chiara, seppure in periferia, mentre ora la vorrebbe nel centro storico.
Serve, quindi, urgentemente un chiarimento con i rappresentanti della Regione, per definire in via ufficiale come questa riforma potrebbe andare ad impattare su quanto resta del presidio ospedaliero locale. Prima di dare fuoco alle polveri delle polemiche, prima dei pianti e dei lamenti, va esplorata la strada del confronto istituzionale. Questo è il primo dovere di un'amministrazione comunale che si rispetti. Anzi, si è perso anche troppo tempo e spese anche troppe parole vuote in diffide da operetta e minacce pro carta stampata.

Progetto Originario

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