Se il mondo girasse nel verso giusto, oggi troveremmo scritto sul
giornale che un assessore coinvolto nell’utilizzo improprio delle carte di
credito del Comune (per sua stessa ammissione) ha rassegnato le dimissioni.
Seguirebbero poi dei ringraziamenti a quel funzionario che svolgendo le sue
mansioni, si è reso conto che qualcosa non quadrava e ha segnalato il tutto
a sindaco e alla giunta. Infine,
troveremmo in calce, come minimo, delle
scuse del sindaco alla sua città, per essersi circondato di persone che non
hanno ben compreso il rigore con cui si dovrebbero usare le risorse pubbliche.
Tutto questo, si diceva, se il mondo girasse nel verso giusto. Pare invece di
trovarsi in un teatrino dell’assurdo: Buselli, al di fuori di ogni ragionevolezza,
minaccia azioni legali non verso chi abusando del suo ruolo cerca di trarne un
profitto… ma verso chi ha consentito che le notizie sugli usi impropri dei
soldi pubblici uscissero dal Palazzo! Come se non bastasse, al funzionario che
gli mette sotto il naso numeri, circostanze ed abusi, rivolge un invito
minaccioso: continua pure a fare le verifiche, ma qualsiasi conclusione tu
decida di formulare lo fai “a titolo
personale”. Come a dire che può
raccogliere i dati che vuole, ma non deve interpretarli perché questa è cosa
sgradita all’amministrazione. Eppure un sindaco dovrebbe sapere che non è un
affare privato il modo in cui vengono spesi i soldi pubblici da soggetti che
hanno un ruolo pubblico, ma è qualcosa che riguarda ogni singolo cittadino che
paga le tasse. Dovrebbe, altresì, sapere che quando si ravvisano prove evidenti
di usi impropri di risorse pubbliche sia i dipendenti che gli amministratori
hanno l’obbligo di assumere tutte le iniziative necessarie per la salvaguardia
della cosa pubblica. Entrambi i soggetti, ciascuno nel ruolo che gli spetta. Il
sindaco ha (dovrebbe avere) l’obbligo di garantire che ogni centesimo che esce
dalle casse comunali sia rendicontato e destinato solo a fini pubblici. Ed
invece che fa? Esercita il suo potere per ristabilire non la legalità, ma il
silenzio. Sono dunque l’omertà e la
minaccia i veri tratti salienti di questa amministrazione. I dipendenti non
devono fare verifiche, ma limitarsi ad eseguire gli affari correnti. Non devono
parlare con nessuno, tanto meno con i consiglieri delle minoranze. Infatti per
quest’ultimi esercitare il mero controllo che è loro funzionale, qui a Volterra
è divenuto un affare di stato, da vagliare preventivamente ad opera del
segretario e da documentare con istanze scritte. Il tutto in completo dispregio
della legge che stabilisce libertà di accesso ai consiglieri. Chi non si adegua
rischia grosso: il sindaco promette querele a destra e a manca (a spese dei
cittadini che pagheranno il conto degli avvocati), minaccia più o meno
velatamente i dipendenti, fino all'allontanamento del personale sgradito dagli
uffici “scomodi”. Tutti ricorderanno, a questo proposito, le vicende del
precedente dirigente del settore tecnico: segnalò con relazione motivata
l’irrealizzabilità del piano triennale delle opere pubbliche per i noti
problemi legati al patto di stabilità e fu messo alla berlina; successivamente
si rifiutò di firmare il blocco del cantiere Boschini di Solvay, perché si
riteneva incompetente per materia e ne seguì l’allontanamento dall’ufficio. In
entrambi i casi i fatti successivi dettero piena ragione al dirigente e torto
al sindaco: il piano delle opere pubbliche è rimasto un bel sogno
dell’assessore Moschi e il blocco del
cantiere Solvay è stato dichiarato illegittimo dal Tar proprio per difetto di
competenza del Comune. Una fortuna che non sia stata accolta la domanda di
risarcimento danni di Solvay, che avrebbe comportato per il Comune ed il vice-dirigente firmatario un bell’esborso
in denaro. Ma procedere con queste azioni di forza, in un continuo braccio di
ferro, ciechi e sordi di fronte le precise responsabilità che discendono da
certi comportamenti, dove sta portando? Buselli non è più minimamente
credibile, perché è chiaro che non ha alcun interesse a ristabilire la
correttezza dell’azione amministrativa essendo
più interessato a rimanere sullo scranno di primo cittadino a tutti i
costi. La struttura comunale dal canto suo è oramai un campo di battaglia, tra
uffici in perenne “riordino”, spostamento forzato del personale “ribelle” e via
vai di segretari comunali, con i quali
il sindaco non sembra trovare pace (si va per 4 in 4 anni, un bel record!).
Tra un anno e mezzo ci aspettano nuove elezioni e le macerie di
un’amministrazione spregiudicata e arrogante saranno un’eredità difficile da
gestire per chiunque.
Sonia Guarneri, Progetto Originario
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