La lettura degli ultimi documenti emersi circa
lo scandalo Benzinopoli offre un quadro desolante e allarmante insieme.
Soltanto lo scorso settembre avevamo già dovuto osservare, con sconforto,
documenti ufficiali dai contenuti
assurdi, che riferivano di rifornimenti di gasolio eseguiti su auto a
benzina o rapporti secondo i quali auto accreditate di consumi pari a 14Km/l di
carburante dal 2011 avrebbero avuto un crollo di prestazioni improvviso fino a
7Km/l. Le ulteriori verifiche ultimate a dicembre dall'ufficio economico del
Comune hanno messo in luce altre anomalie su altre auto che gridano vendetta:
rifornimenti di carburante per quantità superiori alla capacità del serbatoio,
oppure automobili ferme ma con schede carburante che viaggiano e soprattutto
che continuano a spendere soldi pubblici in rifornimenti fantasma. Se avessimo
di fronte amministratori decenti qualcuno si sarebbe già dimesso o sarebbe
stato allontanato per decisione del sindaco o del suo partito. Invece assistiamo ad un'amministrazione che,
in presenza fatti gravi che mettono a repentaglio beni e denari pubblici, prima
ha bloccato il varo della commissione d'inchiesta che avrebbe fatto luce sugli
abusi e sulle eventuali ruberie, poi ha lasciato al solo funzionario dell'economato
tutto l'onere della denuncia alla Guardia di Finanza. Evidentemente questa
amministrazione può starsene alla finestra, mentre le schede carburante del
comune fanno rifornimenti a non si sa quali automobili private. Ancora una
volta, l'ennesima, notiamo che i nomi saltati fuori fanno riferimento ad
amministratori in quota Udc, un partito che al solito tace e si guarda bene da
condannare certi episodi. Il sindaco Buselli, per parte sua, non solo ha
ostacolato la formazione di una commissione d'indagine, ma adesso ha perfino
deciso di procedere legalmente, a spese delle casse comunali ovvio, contro chi
ha diffuso o diffonderà informazioni sui furti di benzina dalle auto del
Comune. E' chiaro: Buselli non ce l'ha con chi fa rifornimento nella propria auto
a spese del Comune, ce l'ha con chi permette che si sappia in giro.
La situazione è ormai fin troppo evidente e
rivela nella sua dinamica un pratico esempio di come e quanto facilmente si
diffonda la corruzione nel sistema Italia. Pur di non mettere a rischio il
proprio posto, tutti gli esponenti della maggioranza a novembre votarono contro
il varo della commissione d'inchiesta. Non uno che abbia detto: “voglio vederci
chiaro”; oppure che abbia sentito il dovere di informare i cittadini dei gravi
fatti accaduti in Comune. Di prendere le distanze con le proprie dimissioni da
questa compagine impresentabile, poi, figuriamoci!, nemmeno a parlarne. Fanno
di tutto affinché i fatti accertati dai dipendenti dell'ufficio economico
rimangano chiusi tra le quattro mura di Palazzo dei Priori. Un palazzo di
piombo, non di vetro come recitavano gli slogan elettorali del sindaco. Un
palazzo di piombo e avvolto nelle nebbie dell'omertà. Tutti zitti, sperando che
le notizie non trapelino, che la gente dimentichi presto e che la giustizia
proceda a ritmo di lumaca magari fino alla prescrizione di eventuali reati. Al
contrario noi facciamo appello agli organi inquirenti affinché lavorino
celermente, perché non possiamo lasciare per mesi o anni ombre di questo tipo
sull'amministrazione comunale di Volterra.
Progetto Originario
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