lunedì 31 dicembre 2012

S. Chiara, un'azienda che non possiamo abbandonare


Come di consueto è soltanto attraverso i giornali che il sindaco Buselli ha informato la popolazione e i consiglieri comunali allo stesso tempo del più completo naufragio del piano di sviluppo per il Santa Chiara,  approvato dal Cda dell'azienda e dall'amministrazione comunale soltanto un anno fa. Infatti, La Nazione dell'11 dicembre riportava le seguenti dichiarazioni del sindaco: “il direttore (della Asl) ha chiuso su tutta la linea: sono state tolte le quote in convenzione (ne rimarranno 42 più 2 posti per le cure intermedie) ed è definitivo il no alla realizzazione della Rasd, residenza per disabili gravi. No anche alla cessione della particella di terreno per allestire la nuova casa di riposo”. D'altra parte, lo stesso numero del quotidiano riferiva anche l'opinione del direttore Damone: “Le quote in convenzione sono state ridefinite in base agli indici di copertura ed alla compatibilità economica. Questa è la disponibilità che la Asl, in base alle proprie risorse, può garantire al Santa Chiara. La Rasd è un progetto non sostenibile sotto il profilo finanziario. L'attuale quadro economico non permette di mettere in piedi un progetto di quelle proporzioni”. Insomma, sarebbero venute a cadere molte delle premesse su cui avrebbe dovuto reggersi il cosiddetto piano di rilancio predisposto per la locale azienda di servizi alla persona S. Chiara, in crisi di bilancio da vari anni e sempre più lontana dal trovare soluzioni credibili per il suo risanamento. Più volte abbiamo sostenuto che la soluzione prospettata non fosse credibile. E' utile  ricordare - era solo il 20 febbraio scorso – che il Consiglio Comunale discusse dettagliatamente il piano di rilancio per il S. Chiara, un progetto alquanto spericolato predisposto dalla società Iris e già ratificato dal CdA dell’azienda. A parte il Popolo per Volterra della solita Bassini, tutti i gruppi consiliari di minoranza presenti in Consiglio espressero forti dubbi sulla concreta efficacia di quel piano, invitando coralmente il sindaco ad una sua profonda revisione. Prima ancora, identici dubbi e aperto scetticismo erano stati espressi dai dipendenti della struttura e dai sindacati al completo. Proprio perché si ipotizzavano nuove e costose strutture da pagarsi con i soldi di nuove convenzioni con l’azienda sanitaria, ma senza aver concluso alcuna intesa in merito con quest'ultima. Chiaramente era stato messo il carro davanti ai buoi con grande superficialità, ma la cosa non era passata inosservata e l'allarme fu dato immediatamente dalle minoranze e dalle parti sociali. Di fronte alle nostre richieste di rivedere e rettificare tale piano, passando anche attraverso una necessaria fase di trattativa con la Asl 5, Buselli decise per l’approvazione del progetto senza modifiche. Assumendosi con estrema leggerezza la responsabilità di un eventuale drammatico insuccesso, che avrebbe impantanato l'azienda in un vicolo cieco per molti mesi in un periodo cruciale di crisi economica e di tagli. Oggi, forse, siamo arrivati al dunque: al momento in cui il piano di rilancio tanto propagandato è giunto a scontrarsi con la realtà. Non possiamo accontentarci di un articolo di giornale, concepito soltanto per mandare in scena la solita farsa dello scaricabarile. E' necessario che la questione torni in Consiglio Comunale in maniera ufficiale. E che la situazione dell'azienda venga illustrata dettagliatamente. Vogliamo conoscere lo stato di attuazione del piano che fu approvato un anno fa e, in mancanza di una sua effettiva efficacia, vogliamo sapere quali alternative sono state messe in campo. Non possiamo permetterci di lasciare andare alla deriva nel silenzio e nell'inerzia un'azienda così importante per il territorio, bruciando altri 60 posti di lavoro e un servizio essenziale per le famiglie. Per questo abbiamo presentato una mozione per il prossimo Consiglio. Vogliamo che il Presidente Bacci, un anno dopo la presentazione del piano da lui approvato, torni a Palazzo dei Priori e ci spieghi come stanno effettivamente le cose.  

Progetto Originario

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