Come di consueto è soltanto attraverso i giornali
che il sindaco Buselli ha informato la popolazione e i consiglieri comunali
allo stesso tempo del più completo naufragio del piano di sviluppo per il Santa
Chiara, approvato dal Cda dell'azienda e
dall'amministrazione comunale soltanto un anno fa. Infatti, La Nazione dell'11
dicembre riportava le seguenti dichiarazioni del sindaco: “il direttore (della
Asl) ha chiuso su tutta la linea: sono state tolte le quote in convenzione (ne
rimarranno 42 più 2 posti per le cure intermedie) ed è definitivo il no alla
realizzazione della Rasd, residenza per disabili gravi. No anche alla cessione
della particella di terreno per allestire la nuova casa di riposo”. D'altra
parte, lo stesso numero del quotidiano riferiva anche l'opinione del direttore
Damone: “Le quote in convenzione sono state ridefinite in base agli indici di
copertura ed alla compatibilità economica. Questa è la disponibilità che la
Asl, in base alle proprie risorse, può garantire al Santa Chiara. La Rasd è un
progetto non sostenibile sotto il profilo finanziario. L'attuale quadro
economico non permette di mettere in piedi un progetto di quelle proporzioni”.
Insomma, sarebbero venute a cadere molte delle premesse su cui avrebbe dovuto
reggersi il cosiddetto piano di rilancio predisposto per la locale azienda di
servizi alla persona S. Chiara, in crisi di bilancio da vari anni e sempre più
lontana dal trovare soluzioni credibili per il suo risanamento. Più volte
abbiamo sostenuto che la soluzione prospettata non fosse credibile. E'
utile ricordare - era solo il 20
febbraio scorso – che il Consiglio Comunale discusse dettagliatamente il piano
di rilancio per il S. Chiara, un progetto alquanto spericolato predisposto
dalla società Iris e già ratificato dal CdA dell’azienda. A parte il Popolo per
Volterra della solita Bassini, tutti i gruppi consiliari di minoranza presenti
in Consiglio espressero forti dubbi sulla concreta efficacia di quel piano,
invitando coralmente il sindaco ad una sua profonda revisione. Prima ancora,
identici dubbi e aperto scetticismo erano stati espressi dai dipendenti della
struttura e dai sindacati al completo. Proprio perché si ipotizzavano nuove e
costose strutture da pagarsi con i soldi di nuove convenzioni con l’azienda
sanitaria, ma senza aver concluso alcuna intesa in merito con quest'ultima.
Chiaramente era stato messo il carro davanti ai buoi con grande superficialità,
ma la cosa non era passata inosservata e l'allarme fu dato immediatamente dalle
minoranze e dalle parti sociali. Di fronte alle nostre richieste di rivedere e
rettificare tale piano, passando anche attraverso una necessaria fase di
trattativa con la Asl 5, Buselli decise per l’approvazione del progetto senza
modifiche. Assumendosi con estrema leggerezza la responsabilità di un eventuale
drammatico insuccesso, che avrebbe impantanato l'azienda in un vicolo cieco per
molti mesi in un periodo cruciale di crisi economica e di tagli. Oggi, forse,
siamo arrivati al dunque: al momento in cui il piano di rilancio tanto
propagandato è giunto a scontrarsi con la realtà. Non possiamo accontentarci di
un articolo di giornale, concepito soltanto per mandare in scena la solita
farsa dello scaricabarile. E' necessario che la questione torni in Consiglio
Comunale in maniera ufficiale. E che la situazione dell'azienda venga
illustrata dettagliatamente. Vogliamo conoscere lo stato di attuazione del
piano che fu approvato un anno fa e, in mancanza di una sua effettiva
efficacia, vogliamo sapere quali alternative sono state messe in campo. Non
possiamo permetterci di lasciare andare alla deriva nel silenzio e nell'inerzia
un'azienda così importante per il territorio, bruciando altri 60 posti di
lavoro e un servizio essenziale per le famiglie. Per questo abbiamo presentato
una mozione per il prossimo Consiglio. Vogliamo che il Presidente Bacci, un
anno dopo la presentazione del piano da lui approvato, torni a Palazzo dei
Priori e ci spieghi come stanno effettivamente le cose.
Progetto Originario
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