lunedì 17 dicembre 2012

La cattiva strada


Lo scorso 6 dicembre è stata emessa la sentenza del TAR sul ricorso che vedeva la società Solvay contrapposta al Comune di Volterra, nel contenzioso relativo al cantiere dei Boschini. Diciamo subito che la sentenza dà ragione a Solvay, annullando gli atti impugnati dalla società belga con i quali il Comune aveva bloccato i lavori nel cantiere minerario. Secondo i giudici del TAR, il sostituto dirigente del Settore Tecnico del Comune non aveva il diritto di fermare i lavori nei cantieri Solvay, perché la materia mineraria rientra nelle strette competenze della Regione. I giudici hanno affermato recisamente che sul procedimento di Valutazione d'Impatto Ambientale “titolare del potere di sospensione è la Regione”. Per quanto riguarda le motivazioni di natura urbanistica, sollevate dall'avvocato del Comune, il dr Altavilla, la sentenza è ancor più netta, affermando che la “disciplina delle attività estrattive risulta sottratta alla potestà attribuita al Comune nel settore urbanistico”. Una sentenza che non sorprende, perché forti dubbi sulla legittimità del blocco del cantiere da parte del Comune erano sorti fin dal primo momento. A quanto risulta, espressi anche dal dirigente del Settore Tecnico all'epoca in carica in Comune. Difatti, il PRAER (Piano Regionale per le Attività Estrattive) è notoriamente sovraordinato rispetto al Piano Strutturale del Comune e quindi detta le condizioni a quest'ultimo. Non viceversa.
Per fortuna non è stata accolta la richiesta di risarcimento danni avanzata da Solvay - perché troppo generica - altrimenti il contenzioso avrebbe provocato non solo una sconfitta per l'amministrazione, ma una disfatta tremenda, con risvolti economici disastrosi.
Ma se la battaglia giudiziaria è andata persa, ciò non vuol dire che le ragioni più generali del contenzioso decennale aperto tra il territorio e la società belga pendano idealmente a favore di quest'ultima. La sentenza a questo riguardo non aggiunge nulla. Significa soltanto che era sbagliata la strada imboccata dall'amministrazione comunale di Volterra per arrivare a ridefinire i patti con la società belga. Dispiace doverci autocitare, ma lo avevamo affermato già un anno fa: la via maestra per portare avanti le ragioni del territorio e di Saline era e rimane quella politica. La via giudiziaria per il Comune su temi così decisivi è molto incerta, sicuramente costosa e soprattutto impropria. Il Comune di Volterra ha avuto in mano lo strumento per rimettere tutti i contendenti attorno ad un tavolo e ridiscutere dall'attività Solvay, a partire dalle quantità d'acqua e di salgemma prelevate: bastava che affermasse la contrarietà al progetto di Puretta. Lo snodo centrale della vicenda; divenuto tale a partire dal momento in cui la Regione stabilì che il progetto del cavo di Puretta avrebbe compensato l'ingente richiesta d'acqua proveniente dai cantieri minerari. Dal quel momento il progetto di Puretta è divenuto il vero lasciapassare di un'attività di sfruttamento delle risorse praticamente senza freni, da parte della società belga. Fermato Puretta, la Regione avrebbe dovuto rimettere mano al procedimento di VIA per le concessioni degli ex Monopoli. E al tavolo di contrattazione per la VIA il Comune di Volterra si sarebbe seduto di diritto, come l'ente maggiormente coinvolto per estensione territoriale.
Su Puretta, però, il Comune di Volterra ha scelto di allinearsi, rinunciando a rivendicare perfino i suoi diritti sui materiali inerti prodotti dai futuri scavi. Un assenso totale, apparentemente illogico e sicuramente contraddittorio rispetto alle politiche tante volte sostenute dall'amministrazione comunale circa l'attività Solvay in Val di Cecina. Un assenso pesante, che ha costretto le associazioni ambientaliste della zona a svenarsi per intentare - di nuovo da sole - l'ennesimo ricorso al TAR, nel tentativo di togliere di mezzo il progetto di questo enorme scavo sulla pianura alluvionale del Cecina. Uno scavo di 14 ettari di estensione e 25 metri di profondità, per una realizzazione lunga e costosa già nelle previsioni, che andrebbe ad incidere negativamente sull'area di Masso delle Fanciulle, ma che soprattutto ha sancito il definitivo coronamento del disastroso accordo Monopoli-Solvay. 


 Progetto Originario

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