venerdì 7 dicembre 2012

Acqua: quando manca il coraggio

Il sindaco Buselli e la sua maggioranza bocciano ufficialmente la campagna di “Obbedienza civile” promossa dal Forum Nazionale per l’acqua pubblica. Infatti i nostri amministratori dichiarano nel consiglio comunale del 9 novembre scorso che non ritengono di dover assumere alcuna iniziativa a difesa dell’esito del referendum del 2011, nonostante, qualcuno tiene a precisare, abbiano votato sì. Insomma hanno scelto la politica che si ferma agli slogan, senza il coraggio dargli seguito con azioni concrete. Di fatto il sindaco di Volterra ritiene legittimo che Asa continui ad applicare agli utenti una voce in bolletta che è stata abrogata da oltre un anno dai referendum e avalla la condotta di quegli  enti che si sono concessi il lusso di prendersela comoda e di nicchiare nel provvedere agli adeguamenti tariffari preliminari al rimborso del 7% sulle bollette dell’acqua emesse a partire dal 21 luglio del 2011.
Un bello scacco per i cittadini volterrani che da oltre un anno pagano somme non dovute. Adesso questo illegittimo prelievo ha il consenso aperto del loro primo cittadino. Le considerazioni svolte da Buselli, dopo che alcuni suoi consiglieri ebbero a chiedergli del tempo per valutare meglio la nostra proposta, alla fine si sono risolte nel semplice accodarsi alle ragioni di Asa; che di fatto sta solo difendendo i propri interessi contro l'interesse degli utenti.
Un ottimo esempio di come la così detta “tolleranza zero”, espressione assai cara a Buselli quando applica le regole ai cittadini, possa divenire “sopportazione infinita” quando si parla delle regole per le società che gestiscono i servizi.
Due mesi fa non abbiamo voluto rinunciare alla possibilità di dialogo tra tutte le forze politiche su di un tema come quello della difesa della natura pubblica dell’acqua, e abbiamo volentieri concesso all’amministrazione più tempo per valutare il documento. Possiamo concludere che è stato tempo perso. Purtroppo il sindaco attuale non è persona su cui si possa fare affidamento, quando c’è da tradurre le posizioni di principio in azioni concrete.
Per fortuna, di settimana in settimana, apprendiamo delle coraggiose posizione assunte da molti altri sindaci italiani che, seppure sottoposti ad inevitabili pressioni, si sono assunti la responsabilità di pretendere il rispetto del referendum. Tra i tanti, ricordiamo l’AATO Imperiese, dove è stata eliminata la remunerazione del capitale investito nei “piani di ambito”, dopodiché si è votato per estromettere il socio privato dalla società di gestione e far confluire in una azienda consortile il servizio idrico.
Purtroppo capita anche che, a fronte della latitanza della politica, ai cittadini non rimanga che la strada della class action come sta avvenendo a Firenze con Publiacqua proprio in questi giorni. Concludiamo girando ai lettori la seguente domanda: può considerarsi democratico sul serio un Paese in cui bisogna ricorrere alla via giudiziaria per poter far rispettare le regole alle amministrazioni pubbliche?
Progetto Originario

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