lunedì 10 settembre 2012

Il virus della rabbia

A dire il vero, in questo bollente mese di agosto, avevo di proposito evitato di leggere le  provocazioni di ordinanza diramate dalla lista Buselli. Il clima è già troppo caldo per arrabbiarsi, e  poi sono sempre le stesse tiritere polemiche, scritte per il 99% dalle solite due persone che, da anni, dedicano metà delle loro giornate a quest'attività. Tuttavia, dietro la segnalazione di amici e conoscenti, ho finito per leggere l'ultimo intervento su La Spalletta della lista civica UpV, che – mi si diceva - era particolarmente greve verso il gruppo di Progetto Originario e nei miei confronti. In effetti lo è, ma non me ne sorprendo. La volgarità delle parole e delle argomentazioni è la cifra stilistica che la lista Buselli ha ben presto fatto propria, dietro l'esempio della lega di Bossi. Chi s'interessa di politica sa bene che il linguaggio usato non costituisce solo un problema di educazione o di galateo, ma tradisce quello che si è. Il linguaggio impiegato per vent'anni da Bossi e da altri esponenti della lega rivela cosa sia la lega, al nocciolo della sua natura, nella sua essenza. Ed indubbiamente ha contribuito all'imbarbarimento della scena politica nazionale ma, quel che è peggio, anche di una parte dell'elettorato. Perché le persone più facilmente influenzabili mutuano dai loro modelli politici frasario, comportamenti e idee. Così nell'anno 2012, ci troviamo a dover fare i conti con una parte della popolazione, in particolare quelli abbastanza giovani da essersi formati politicamente e culturalmente negli ultimi vent'anni, che ha appreso, più o meno consapevolmente, il modo di fare politica dal modello che si è fatto maggiormente notare per veemenza ed irruenza: la lega nord. La lista Buselli, nella sua attuale versione, è un esempio di quanto lo stile leghista sia entrato in profondità nel corpo sociale di questo Paese. Il grosso problema è che gli stili sono contagiosi. Come il virus della rabbia si trasmette dal morsicatore al morsicato, così chi viene attaccato volgarmente tende a rispondere per le rime, rischiando di farsi trascinare in una rissa verbale degradante. Che a sua volta contribuirà a fomentare l'interlocutore, oltre a fornire un pessimo esempio per chi legge. In una spirale al ribasso che, tra insulti e insinuazioni, finirà per fare il verso alle più deprimenti risse verbali dei talk show.
Chiare tracce di questo stile si ritrovano purtroppo anche nel recente intervento che il sindaco Buselli ha inviato a Sette, inserto del Corriere della Sera, in risposta all'articolo sul degrado dei beni culturali volterrani. Buselli non ha saputo resistere alla tentazione di usare una platea di carattere nazionale per rilanciare le solite polemichette nostrane, scagliando virulente accuse alle precedenti amministrazioni comunali e alla Provincia di Pisa. Anziché sfruttare un 'occasione d'oro per affrontare un tema così delicato con spirito istituzionale, richiamando all'unità di intenti tutte le amministrazioni (e magari le forze politiche) per ricercare un punto d'incontro su cui poggiare la difesa comune di un patrimonio inestimabile, ha scelto ancora una volta la via della bagarre. Che rischia di produrre ulteriori divaricazioni, allontanando soluzioni condivise anche sul tema della conservazione dei beni culturali, universale per antonomasia. Un modo di agire ottuso e cieco specialmente per un sindaco che, a mio avviso, produce più danni alla città di un bombardamento a tappeto.

 Fabio Bernardini, Progetto Originario

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