E’ stata una brutta sorpresa leggere in queste
settimane che la democrazia è considerata dal primo cittadino e dai suoi
sostenitori “una noia” e una “perdita di tempo”. E’ facile in un periodo di
profonda crisi morale ed economica offrire la sponda dell’aggregazione cieca,
della fiducia incondizionata ad aspiranti capipopolo, presunti portatori degli
interessi di tutti. In tempi di incertezze e paure ricorre nella storia la
comparsa di movimenti o pulsioni politiche tese alla ricerca di scorciatoie
autoritarie. Ancora oggi molte persone restano politicamente ingenue e,
disorientate dall'incertezza, possono cadere nella trappola per correre sotto
l'ombrello di presunti unti del Signore. La democrazia richiede un po' di
pazienza, si sa. Le decisioni si potrebbero affrettare annullando il confronto
e togliendo dignità alle opinioni diverse. Poco male se, ascoltando punti di
vista molteplici, si potrebbe acquisire una visione più chiara e completa dei
problemi. E magari anche una diversa consapevolezza delle responsabilità di chi
governa. Proprio qui sta il punto. Questo non è ammesso. Chi decide non si
discute e tanto meno si critica, secondo i suoi discepoli c'è bisogno soltanto di accodarsi e fare
massa. Chi argomenta, chi dissente è un “dispensatore di veleno”. Una visione
rozza e gerarchica del potere, dove è ammesso solo il sostegno cieco o, in
alternativa, lo scontro. Sembrerà strano ma queste sciagurate tendenze, che
sembravano superate, riaffiorano, ritornano. Puntuali nei momenti bui della
storia. Probabilmente in alcuni di noi questi istinti erano soltanto sopiti,
mascherati da cerimoniali di superficie. La democrazia che si nutre di dubbi e
verifiche, di libera circolazione di notizie e di teorie complesse fa presto a
finire screditata. Eppure in questi giorni è stata celebrata la ricorrenza del
25 aprile. Una data che dovrebbe ricordarci come, proprio nei momenti di
profonda crisi, il presidio dei valori fondanti della democrazia e il metodo
democratico, sono i soli ad impedirci di scivolare pericolosamente verso un
nuovo, moderno fascismo.
Sonia Guarneri, Progetto Originario
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