lunedì 1 agosto 2011

Fare del pasticcio la propria arte

Nello scorso numero della Spalletta Piero Fiumi parla di ostruzionismo selvaggio  delle minoranze in relazione alla discussione di vari punti posti all’ordine del giorno dello scorso consiglio comunale. Da consigliera  di minoranza e dunque parte in causa, mi sento di chiedere a Fiumi , cittadino assai assiduo ai consigli comunali, più indipendenza di giudizio. Oggi il prolungamento delle discussioni deriva soprattutto da una frequente, immotivata rigidità della compagine di governo ad accettare anche piccole richieste di emendamento ai provvedimenti o motivate richieste di approfondimenti. Si preferisce imporre  anche quando non servirebbe e non  sarebbe necessario. Lo si fa pregiudizialmente senza neppure ascoltare il merito delle richieste. Non è difficile capire le ragioni. Il risentimento personale è una componente, che non ci dovrebbe essere ma che fa parte della natura umana. L’altra componente, assai più preoccupante, è la scarsa preparazione degli amministratori su temi con qualche contenuto tecnico sottoposti alla discussione consiliare. Non giovano il pressapochismo dei relatori e il continuo caos nei provvedimenti che contraddistinguono questa amministrazione. Fiumi non può non aver notato che gli strumenti di programmazione di governo indicano una serie di attività e poi nella pratica si continua a farne altre, senza un filo logico. Si procede a braccio e francamente ciò non mi sorprende. Quel poco di logico che si fa, lo si fa pure male. Viene citato nell’articolo di Fiumi l’episodio della variante al regolamento urbanistico. Un provvedimento che ho votato positivamente nelle due fasi precedenti. Quella variante infatti viene da lontano: è il frutto del lavoro degli uffici comunali sotto la direzione di  Francesco Fambrini , ex assessore all’urbanistica vigliaccamente  licenziato in tronco per scarsa produttività dal nostro Sindaco. Che, detto per inciso, utilizzando ormai un tempo superiore a quello a disposizione di Fambrini per l’urbanistica e molte più risorse, ha fatto assai meno. Quella variante fu approvata dalla Giunta (dunque anche con il mio voto) nel giugno 2010. E’ rimasta nel cassetto del nuovo assessore all’urbanistica (il Sindaco) per ben  8 mesi, senza una ragione plausibile. Finalmente approdò praticamente tal quale in Consiglio Comunale nel febbraio 2011, dove venne votata a stragrande maggioranza, Progetto Originario in testa. Nella successiva fase di adozione però l’Amministrazione si è scordata di nominare il garante della comunicazione, che assieme al responsabile del procedimento, è la figura obbligatoria per legge per consentire trasparenza ed equità nei procedimenti di variante urbanistica. Questi non sono cavilli: il Garante  deve procedere a diffondere in vari modi l’informazione sui contenuti della variante adottata affinché non siano lesi degli interessi legittimi. La Regione giustamente ha fatto notare questa carenza. Inspiegabile per me visto che Fambrini aveva a suo tempo sottolineato questa necessità. Non occorre molta sottigliezza per comprendere che nel ramo dell’urbanistica queste misure sono indispensabili, perché le previsioni di una variante possono modificare anche di molto il valore di determinati beni immobili. Per questo la legge prevede che chiunque debba essere informato dall’amministrazione, affinché un cittadino che si senta eventualmente penalizzato possa far valere le proprie ragioni, con gli opportuni strumenti previsti dalla norma, ed evitare  eventuali ricorsi a valle. L’avere trascurato questo adempimento da parte dell’Amministrazione è un episodio grave, non una facezia. Specialmente un “liberale”, dovrebbe avere a cuore le regole previste per fornire a tutti pari diritti.   Dunque, signor Fiumi, chi rallenta l’attività amministrativa? Chi tiene una variante 8 mesi in un cassetto e si dimentica una parte sostanziale del procedimento di adozione, o chi rileva la “dimenticanza”? Che nello svolgimento delle attività amministrative si possa incappare in qualche contrattempo è cosa normale, e altrettanto normale è cercare di porvi rimedio nella maniera più limpida. Ossia facendo decorrere di nuovo i termini (60 giorni) applicando le misure di comunicazione previste, affinché ognuno possa apprendere i contenuti della variante ed esprimersi. Addossare la colpa dei pasticci  dell’Amministrazione alle minoranze è invece paradossale. Governare pasticciando è un’attitudine che si acquista quando non si riesce a fare di meglio. Ma non governano le minoranze.
Sonia Guarneri - Progetto Originario

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