lunedì 1 agosto 2011

La lingua di pietra



E' noto che il linguaggio che usiamo rispecchia fedelmente ciò che siamo. Generalizzando un po', potremmo sostenere che la lingua “parlata” su La Spalletta fornisce, almeno in parte, l'immagine di cosa sia maturato negli anni tra le mura della nostra città. E c'è da temere anche in gran parte del Paese. In questi giorni mi sono capitati in mano alcuni numeri di “Volterra” degli anni '80 e de “La Spalletta” degli anni '90. Problemi ce n'erano anche allora, ma facendo un rapido confronto con quanto veniva scritto su quei fogli 20 o 30 anni fa, salta immediatamente agli occhi il forte imbarbarimento del linguaggio utilizzato ai giorni nostri. Sia nella forma che nei contenuti. Probabilmente buona parte del “merito” va attribuito agli esempi forniti nell'ultimo ventennio dalla televisione, in particolar modo dai tanti spettacoli di successo basati sulla lite in diretta o in differita, dove le grida o l'offesa prevalgono sul ragionamento. Ma se l'esempio è pessimo, non significa che ci si debba piattamente adattare a questo andazzo. Tra quelli che si leggono ultimamente su La Spalletta vorrei citare un paio di esempi recentissimi. Mi riferisco a “Brunella D.I. - Nonna ecc. ecc.” sostenitrice della lista civica al governo e  l'anonimo A.C.,  tifoso del centrosinistra volterrano. La scelta è abbastanza casuale, perché casi analoghi ve ne sono tanti ma questi sono tra i commentatori più ricorrenti e, per quanto appartenenti a matrici politiche opposte, parenti prossimi per inossidabile spirito di fazione e per il modo spiccio di comunicare. Brunella D.I., su La Spalletta del 16 Luglio esibisce un trafiletto dal titolo “Tempo perso”, a suo dire “cronaca delle prime due ore e mezzo di Consiglio Comunale”. Un tale avvio prometterebbe di riportare la discussione sviluppatasi in Consiglio su alcuni dei temi esaminati: la proposta di donazione della collezione Bessi-Giglioli al Comune e il conferimento degli attestati di civica benemerenza a Mino Trafeli e Paolo Ferrini. Nel suo svolgimento, però, il pezzo tradisce subito le aspettative, evitando accuratamente di proporre anche per sommi capi la cronaca della discussione, per diffondersi esclusivamente nel proprio personalissimo commento. Commento, come si conviene in questi casi, disseminato di punti esclamativi. “Mezz'ora al massimo”, secondo Brunella D.I., doveva durare la discussione, “ma l'opposizione … doveva farsi sentire... fare il loro gioco in questo caso molto politichese!”. Anche nel riportare l'esito dei voti, la nonna partecipativa non si fa scrupolo di accuratezza, annoverando le astensioni come fossero stati voti favorevoli: l'importante non è la realtà dei fatti, evidentemente; al contrario, l'obiettivo è la semplificazione estrema del messaggio. Affinché questo entri facilmente nelle teste dei lettori, considerati alla stregua dei telespettatori delle rissose trasmissioni pomeridiane. Dunque, Brunella D.I., sul primo punto dimentica di riportare che la richiesta delle minoranze è stata una sola, perfettamente consonante con quella della famiglia Bessi-Giglioli, ossia che anche il Consiglio Comunale, al momento opportuno, venisse messo al corrente del progetto per l'esposizione di tali opere. Infatti, i donatori hanno giustamente condizionato il perfezionamento dell'atto di donazione, a precise garanzie da parte del Comune per  una corretta conservazione e valorizzazione dei beni. Le stesse garanzie che richiedevano anche le minoranze in Consiglio Comunale: visionare il progetto espositivo per verificare il corretto impiego  delle opere donate nonché delle risorse pubbliche destinate allo scopo. Richiesta che la maggioranza, come sempre assistita da Bassini, ha inspiegabilmente rigettato. Eppure, in tema di beni culturali, di soluzioni pasticciate a Volterra ne abbiamo già viste e forse qualche elemento di controllo in più non avrebbe fatto scomodo. Stesso schema Brunella D.I. impiega per illustrare la discussione sugli attestati di benemerenza a Trafeli e Ferrini: tempo perso in “assurda opposizione”. Peccato che non vi sia stata nessuna opposizione, ma soltanto l'integrazione nel documento approvato con i profili dei concittadini insigniti e in particolare dell'artista Trafeli. Documento che in origine appariva piuttosto scarno e lacunoso. L'emendamento proposto in questo caso è stato fatto proprio per intero dalla maggioranza e conseguentemente Brunella D.I. dovrebbe accusare anche questa di ciò che lei chiama “opposizionismo”.
Invece, a riguardo del Signor A.C. vale la pena segnalare il pezzo dal titolo “Edicola moscia”, del 23 Luglio, in cui parla del manifesto murario della Lista Civica “Uniti per Volterra”. Prevedibilmente A.C., sotto la protezione dell'anonimato, si concede un livello di volgarità ben superiore. Descrivendo la struttura metallica della bacheca, l'autore si dà pena di illustrare quello che per lui è il significato de “i due cerchi in alto” senza tanti giri di parole o metafore: “riportano una parte dell'organo riproduttore maschile.”. Dal titolo alle frasi di apertura il commento si snoda, dunque, nel più prevedibile e sciatto degli accostamenti. Proseguendo, il brano resta sempre inesorabilmente sul tema, senza neppure tentare l'inserimento di elementi vagamente ironici per riscattare, almeno in parte, con un sorriso il ricorso ad un'immagine così rozza. Fino al fatale richiamo a “un uccello moscio” con cui “i civici” sarebbero “rimasti fregati dai loro stessi lavori”. Ribadisco, nel trafiletto non si trova neppure l'ombra di una sfumatura satirica, solo riferimenti volgari e intenzionalmente offensivi.
Da oltre due anni questo linguaggio e questo stile ammorbano la discussione politica a Volterra, offese e colpi bassi sostituiscono i ragionamenti, tanto che già in partenza sappiamo che i nostri tentativi di discussione sul merito dei problemi (urbanistica, rinnovabili, sanità, l'affidamento degli incarichi comunali, le case popolari, ecc.) non troveranno repliche e cadranno nel vuoto. Poiché i nostri principali interlocutori politici si sono ormai convinti che nessuno si dia più pena di seguire un dibattito minimamente articolato sui problemi reali, mentre i lettori sarebbero attratti avidamente dalle risse verbali. Ma ai giorni nostri, con una crisi drammatica in corso, pensiamo che il periodo dell'intrattenimento più o meno volgare sia terminato e occorra tornare a ragionare urgentemente sulle cose da fare.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

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