venerdì 3 giugno 2011

Pensiero e azione

Signor Sindaco, siamo prossimi alla scadenza triennale della sperimentazione del Punto Nascita condotto dal dott. Srebot e già almeno in due occasioni sono state fatte filtrare (chiaramente ad arte) notizie sui giornali dell'imminente conclusione di questa esperienza. Inutile aggiungere che queste voci hanno avuto molto risalto e provocato una forte impressione, dato che la permanenza del reparto è stato il tema più caldo di questi ultimi anni a Volterra. Ma molte cose non quadrano.  Quando, nell'estate del 2008, la sperimentazione ebbe inizio, Asl 5 e Regione sostennero che il nostro Punto Nascita sarebbe diventato un modello da esportare negli altri piccoli ospedali della Toscana. Non ci venne detto che si trattava di tirare avanti per poco tempo e poi tutto sarebbe tornato per l'ennesima volta in discussione. Al contrario, ci dissero che l'intenzione della Regione era predisporre di un tipo di organizzazione da esportare in altre zone dalle caratteristiche analoghe alla nostra, di voler perfezionare un format di utilità generale. Simili dichiarazioni di intenti generarono più di una  speranza e anche una punta di orgoglio, per un risultato che di riflesso avrebbe prodotto benefici anche altrove, in altri piccoli ospedali notoriamente minacciati dalla sempre incombente scure dei tagli. Durante questi tre anni, poi, nessuno ha puntato l'indice sui numeri del Punto Nascita, in quanto non doveva e non deve rispondere ai criteri degli altri modelli organizzativi. Anche perché il modello stesso per come è stato disegnato obbliga molte fughe: basta un filo di pressione più alta della media e la futura mamma viene indirizzata altrove. Stesso discorso per la glicemia e per molte altre variabili. E' chiaro a tutti che una simile sperimentazione non può essere giudicata sulla base dei numeri, perché il modello – disegnato dalle istituzioni sanitarie non certo da noi - punta semmai a fare selezione. E selezione severa anche, non certo ad includere. Se la Asl 5 avesse inteso ricercare numeri più alti, doveva strutturare il reparto per allargare le maglie del diritto di accesso alla sala parto e non accentuare l'azione di filtro, come è stato fatto.
Come ben sa, Signor Sindaco, più volte in Giunta e nelle riunioni di maggioranza le è stato chiesto  da me e da altri in questi due anni come procedesse questa esperienza, e abbiamo sempre ricevuto risposte tranquillizzanti. Tanto che, verso la fine del 2010, lei stesso annunciò alla Giunta di aver ottenuto, durante le complesse trattative tenute col direttore della Asl 5 in Società della Salute, la promessa della prossima “promozione” del Punto Nascita volterrano a Unità Operativa a tutti gli effetti. Sarebbe dovuto tornare Punto Nascita di primo livello, non più modello sperimentale. Con l'avvicinarsi della scadenza triennale, però, l'ottimismo è venuto scemando, fino alle indiscrezioni pessimistiche di questi giorni. Francamente non si può passare in pochi mesi dal successo al fallimento della medesima esperienza. Ribadisco, qualcosa non torna: o vi eravate completamente fraintesi in Società della Salute o qualcuno ha cambiato le carte in tavola. E se anche, improvvisamente, la direzione della Asl 5 stesse pensando di tagliare di un colpo il servizio, non dimentichi, Signor Sindaco, che lei resta sempre il primo cittadino di Volterra e il Presidente della Società della Salute. Detiene un bel potere contrattuale che può e deve mettere in campo. Evitando  azioni impulsive e controproducenti. Come quella di chiamare i cittadini alla mobilitazione nel giro di 2-3 giorni, cambiando perfino la data del presidio all'ultimo minuto. Sa bene, Signor Sindaco, che per preparare una mobilitazione seria serve tempo e metodo, altrimenti si rischia di radunare ben poche persone. Provocando un danno alla causa che stiamo perseguendo, anziché vantaggio. Sabato c'era anche una rappresentante di Progetto Originario al suo presidio davanti al Punto Nascita, ma sarà l'ultima volta che interverremo sulla base di iniziative così irrazionali e improvvisate da rischiare l'autogol. Ricordi Sindaco, nel 2007 con un semplice Comitato cittadino portammo quasi 2000 persone a manifestare per la causa dell'ospedale, ma ci riuscimmo lavorando all'organizzazione di quell'evento per mesi, sensibilizzando la popolazione e cercando di favorire ogni possibile percorso di inclusione. A maggior ragione un Sindaco che decide di chiamare a raccolta la cittadinanza, dovrebbe farlo dopo aver ben preparato il terreno. Insomma, per dirla con Mazzini, prima il pensiero e poi l'azione. Ne va della credibilità della figura del Sindaco, ma soprattutto del successo della causa. A mio parere, dunque, in questo preciso momento è più utile procedere percorrendo altre strade, quelle che il suo ruolo in particolare le mette a portata di mano. Non creda, comprendo bene i problemi che può incontrare nel dialogo con la Asl 5. Proprio per questo, se davvero trova in difficoltà eccessive, le propongo di istituire, a questo punto urgentemente, un tavolo politico-tecnico ampio, aperto ai soggetti politici e sindacali locali. Una sorta di riedizione del Tavolo di Concertazione che lanciò proprio la sperimentazione del dott. Srebot. In cui ascoltare i protagonisti: quelli che ci lavorano e (perché no?) gli utenti, per verificare i risultati ottenuti e individuare possibili miglioramenti da apportare al modello. Congelando per il momento la sperimentazione per alcuni mesi, ma fissando a priori tempi e modalità con cui dovrà procedere il gruppo di lavoro. Al fine di ricercare una soluzione il più possibile condivisa e, mi auguro, soddisfacente per tutti.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

Nessun commento:

Posta un commento