venerdì 17 giugno 2011

La rinuncia

Martedì 21 alle ore 21,00 si terrà un Consiglio Comunale Straordinario sulla permanenza del punto nascita presso l'ospedale di Volterra. Probabilmente a quell'ora sarà già tardi. Infatti, il pomeriggio dello stesso giorno, solo qualche ora prima del Consiglio Comunale, si riunirà la Giunta della Società della Salute (SdS) per deliberare sullo stesso argomento. In conferenza dei capigruppo è stata fatta notare al Sindaco una circostanza semplice e inoppugnabile. Ovvero che il Consiglio Comunale dovrebbe essere riunito prima della Società della Salute affinché possa influenzare le decisioni di quest'ultima, soprattutto nella parte che compete la Asl 5, rappresentata dal dott. Damone. Altrimenti il Consiglio Comunale non potrà che “constatare” quanto deciso in precedenza. Il Sindaco di Volterra è Presidente del Consiglio Comunale e Presidente della Società della Salute, ruoli che gli assegnano in esclusiva la facoltà di convocare le riunioni di ambedue gli enti: ciononostante sembra essere riuscito a bisticciare perfino con se stesso, sbagliando l'ordine logico di precedenza delle due assemblee. Assurdo da credersi in condizioni normali, perfino in un soggetto caotico come Buselli. La sensazione è che l'amministrazione Buselli abbia intimamente accettato il sacrificio del punto nascita, tacitamente. Questo spiegherebbe perché ha fornito fino a poche settimane fa rassicurazioni infondate, che hanno colpevolmente ritardato una seria discussione sul merito. Spiegherebbe le frasi di smarcamento con le quali il vicesindaco e assessore alla sanità la scorsa settimana ha tentato di minimizzare il problema per evitare l'urto con la Asl 5. Ma se da un lato risulta ambiguo l'atteggiamento dell'Amministrazione Comunale, non possiamo che dissentire profondamente da PD e Sinistra per Volterra che, in perfetto accordo, dopo tanti tagli in sanità passati sotto silenzio, avallano ancora la chiusura di un reparto senza battere ciglio. Infine, ci sembra inaccettabile l'atteggiamento del dott. Damone che, se realmente intendesse rifiutarsi di sedere ad un tavolo con le istituzioni, le forze politiche e sociali della Val di Cecina si assumerebbe la responsabilità di uno strappo istituzionale senza precedenti. Dopo essersi rifiutato di parlare del reparto che intende chiudere nelle numerose occasioni occorse a Volterra e averne annunciata la fine in una conferenza stampa tenuta a 50Km di distanza, non crediamo proprio che il direttore generale possa sottrarsi ad un confronto con i legittimi rappresentanti dei cittadini della Val di Cecina.  Si ricordi che siamo ancora in democrazia e l'epoca dei mandarini non la rimpiange nessuno.


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