sabato 21 maggio 2011

La discesa

Chi oggi guida l'Amministrazione Comunale di Volterra si è incamminato su una via molto diversa da quella promessa. Su questa strada sono già state superate rapidamente almeno tre importanti tappe della discesa verso il fondo del pozzo. Procediamo per gradi. Una lista civica come quella che ha vinto le ultime elezioni amministrative a Volterra, nata sui criteri della trasversalità e dell'autonomia dai partiti, per mantenersi in carreggiata avrebbe dovuto stabilire relazioni molto frequenti, quasi capillari con i cittadini. Perché nell'incerto confine frapposto tra le scelte amministrative e le scelte politiche che è chiamata a prendere spesso difetta di strumenti di analisi e approfondimento adeguati. Anche per questo motivo, la parte della lista civica che oggi si riconosce in Progetto Originario aveva voluto plasmare il metodo di governo sugli strumenti della partecipazione, che prevedessero regolari assemblee cittadine per aiutare la formazione delle decisioni, quelle importanti soprattutto, e in qualche modo ne rafforzassero la legittimità. Oggi, nella lista civica quelle persone, eletti e non, che avevano voluto ispirarsi al criterio partecipativo fino a farne l'asse portante del programma elettorale non ci sono più. Sono dovute uscire per rimanere coerenti con le proprie idee. Chi è rimasto ha ampiamente dimostrato di rispondere a sensibilità decisamente diverse, tanto che quest'anno l'amministrazione non ha tenuto neppure uno dei canonici incontri pubblici in vista dell'approvazione del bilancio previsionale. L'abbandono del metodo partecipativo è solo un esempio, seppure importante, rivelatore di un approccio reale alle decisioni sideralmente distante rispetto a quanto predicato in campagna elettorale, quando si inneggiava al gioco di squadra, alla collaborazione e alla trasparenza. Chi amministra oggi ha preferito troncare sul nascere il tentativo di inclusione dei cittadini nei processi decisionali dell'amministrazione. Ed è stata la prima tappa della discesa verso il fondo del pozzo. La successiva è arrivata con l'introduzione della prassi del silenzio-rifiuto. Più volte sono state poste domande all'Amministrazione sul merito dei problemi, a cui era doveroso fornire delle risposte. Si è assistito invece all'atteggiamento di silenzio-rifiuto, ormai già esibito molte volte ma manifestatosi in modo particolarmente sfrontato sui temi delle opere pubbliche e del bilancio. Quando nessuno ha sentito il dovere di rispondere ai legittimi quesiti sulle priorità assegnate in materia di opere pubbliche o sulle contraddizioni aperte dai limiti del patto di stabilità. Trattandosi di soldi pubblici - soldi anche nostri - varrebbe l'obbligo morale di fornire spiegazioni a tutti, figuriamoci ai consiglieri comunali. Questo comportamento platealmente illiberale è tipico di sistemi di governo certamente poco democratici, ma anche negligenti e maldestri. Costretti a mascherare le proprie insufficienze dietro un muro di ostinato silenzio. Atteggiamento che di solito assumono le amministrazioni vecchie, ossificate da un prolungato esercizio del potere, ma nel nostro caso la discesa sta procedendo rapidamente.  
La terza tappa è stata raggiunta col ricorso impudico alla menzogna in sede pubblica ai danni dei cittadini. Si cominciò affermando sulla stampa che se entro Marzo non fosse avvenuta l'approvazione del bilancio previsionale, il Comune sarebbe stato inevitabilmente commissariato. Palesemente falso: il bilancio poteva essere ripresentato almeno fino al 31 Giugno, ma si voleva sdoganare l'accordo con Antonella Bassini inscenando artificiosamente un clima da ultima spiaggia. Distorcere la realtà diventa un canovaccio: all'ultimo Consiglio Comunale il sindaco è ricorso a un'altra sfrontata falsità, sostenendo che l'Amministrazione non può procedere alla stesura degli elenchi delle ditte e dei professionisti per gli incarichi sotto soglia di gara, perché la normativa non lo consentirebbe. Lo consente, eccome. Il d.lgs 163/2006 parla chiaro, e perfino il sindaco lo sa. Tanto che questa riforma faceva parte del suo (come del nostro) programma di governo.
Metodi simili hanno preso piede perché, una volta vinte le elezioni, pochi, pochissimi si sono arrogati il diritto di cambiare le carte in tavola a partita in corso, alla ricerca di improbabili scorciatoie. Dunque abbiamo assistito all'arruolamento di esperti fino ad allora sconosciuti, all'inclusione degli arrivisti del giorno dopo, alla questua per gli appoggi di qualche potere forte, fino alla ricerca spasmodica di intese con quei partiti che avevano esplicitamente rifiutato il progetto della lista civica. Naturalmente tutte queste intrusioni hanno condizionato progressivamente la struttura e gli scopi dell'Amministrazione fino a stravolgerli completamente. Condizionamenti che oggi non possono neppure essere attenuati, per l'estrema fragilità numerica a cui si è ridotta la maggioranza, ormai costretta ad assecondare il carosello di richieste di tutti gli imbarcati.  
Progetto Originario 

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