venerdì 13 maggio 2011

Detroit può attendere?

Da più di 18 mesi sono avviati i contatti tra il Comune e l’Università di Detroit per impiantare a Volterra una succursale della facoltà di architettura. Riuscire a costituire un piccolo distaccamento dell’Università americana qui da noi rappresenterebbe il migliore coronamento per un rapporto che da anni lega quella facoltà di architettura a Volterra. Ogni estate, da diversi anni, studenti e professori provenienti dall’Università della capitale industriale del Michigan trascorrono uno o due mesi in Italia facendo base a Volterra, per studiare le arti e il patrimonio architettonico e monumentale del nostro Paese. Con un po’ di fortuna e l’aiuto delle persone che da sempre hanno collaborato all’iniziativa, si è presentata la possibilità di stabilizzare questo rapporto e implementare gli scambi culturali, estendendo il periodo di permanenza di studenti e professori americani qui da noi per molti mesi all’anno. Per attuare l’operazione era necessario trovare una sede dove poter alloggiare e far lavorare gli studenti e, dopo una rapida indagine, fu scelta l’attuale sede dell’archivio post-unitario, nel palazzo che fino a qualche anno fa fu sede della scuola magistrale a San Francesco. L’università di Detroit, attraverso un’apposita Fondazione dovrà occuparsi, quindi, della ristrutturazione del palazzo, ricavandone l’usufrutto gratuito per un congruo numero di anni. Il rafforzamento e la stabilizzazione del rapporto tra l’università americana e la nostra città sarebbe di vantaggio per entrambe le parti in causa. L’Università guadagnerebbe un campo di lavoro stabile nel cuore della Toscana, forse la Regione dotata del maggior patrimonio artistico e culturale al mondo. D’altra parte, Volterra oggi ha un bisogno estremo di accrescere la presenza di forze giovani qualificate e competenti; mantenere in città una proiezione della facoltà di architettura potrebbe senz’altro favorire lo sviluppo di nuove idee per il territorio, la fioritura di progetti, così come ulteriori rapporti con l’altra sponda dell’Atlantico. Il problema, però, potrebbe essere costituito dai tempi di realizzazione del progetto. L’Università americana ha bisogno di poter operare sulla base di tempi certi, che nelle loro previsioni credo siano anche piuttosto ravvicinati. Quindi occorre pensare a svuotare il palazzo, per poter programmare l’inizio dei lavori di ristrutturazione che, ovviamente, non potranno essere avviati prima del trasferimento del voluminoso materiale che si trova oggi riposto nell’edificio (migliaia di libri e fascicoli dell’archivio post-unitario comunale e una serie di altri oggetti curati dalla Soprintendenza). Data l’importanza del progetto, c’era da attendersi che fosse considerato prioritario. Quando ho chiesto in Consiglio Comunale se, tra le pieghe del bilancio 2011, fosse previsto un budget di spesa per il trasloco dei materiali contenuti nel palazzo, dopo qualche tentennamento gli amministratori hanno dovuto ammettere che nell’anno in corso non è stato previsto alcuno stanziamento a questo scopo. Resta a questo punto da capire se l’Università di Detroit può aspettare il 2012 per poter mettere in calendario l’inizio dei lavori. Altrimenti l’Amministrazione Comunale probabilmente dovrà cominciare a pensare fin da adesso ad una variazione di bilancio, per non lasciar sfumare l’occasione di una collaborazione stabile e preziosa con quella Università.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

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