sabato 8 gennaio 2011

Ancora annullato il rinnovo delle concessioni a Solvay

L'ultimo frammento del 2010 ha portato una buona notizia per la Val di Cecina. Il TAR della Toscana ha annullato i decreti della Regione per il rinnovo delle concessioni degli ex Monopoli di Stato alla Società Chimica Solvay. La sentenza è stata depositata il 23 Dicembre scorso. E' già la seconda volta che la Regione Toscana promulga il decreto di rinnovo delle concessioni dei giacimenti minerari di Saline, ma in entrambi i casi il TAR è intervenuto a bloccare il provvedimento su ricorso del WWF. Perché nel dispositivo finale della Valutazione d'Impatto Ambientale che di fatto assegnò le concessioni minerarie dei Monopoli di Stato a Solvay ci sono una serie di vizi, il principale dei quali riguarda l'uso dell'acqua in Val di Cecina. La produzione mineraria di Solvay, come è noto, utilizza quantitativi enormi di acqua dolce, che stridono con la limitatezza delle disponibilità per gli usi civili nella nostra zona. Specialmente durante le stagioni estive. Il TAR non ha considerato ragionevole l'idea della Regione Toscana di concedere a Solvay l'uso degli estesi scavi posti in località Il Fiorino, presso Cecina, per accumulo di acqua a scopo civile, quale misura di compensazione per il depauperamento idrico della Val di Cecina. Tale idea venne battezzata progetto Idro-s e fin dal suo concepimento fu causa di accese discussioni. In quella località infatti, esattamente al di sotto di quegli scavi, nati come cave di argilla, si trova l'unica falda d'acqua di buona qualità rimasta in questo tratto di costa. Lo stoccaggio dell'acqua superficiale proveniente dal fiume Cecina, in corrispondenza della falda sotterranea, metterebbe dunque in serio pericolo la qualità dell'ultima falda apprezzabile rimasta tra Bibbona e Rosignano. Il TAR non ha accettato neppure la successiva trovata della Regione a riguardo, che per rimediare un po' frettolosamente alle contraddizioni del progetto Idro-s, tentò di modificare le prescrizioni relative all'acqua per gli usi civili, sostituendole con una parziale partecipazione al finanziamento da parte di Solvay della realizzazione del lago di Puretta. Il TAR, infatti, osserva che il progetto di Puretta è in “fase tutt'altro che avanzata”, e soprattutto che questo prefigura “lo sganciamento tra la parte industriale e quella idropotabile” nella pianificazione sugli usi dell'acqua. Prospettiva che la stessa Amministrazione Regionale ha dichiarato di voler evitare. Nel dispositivo della sentenza del TAR si fa riferimento anche ad una Conferenza dei Servizi del Febbraio 2008, in cui il rappresentante della Provincia di Pisa dichiarò, a sorpresa, che nella Bassa Val di Cecina frequenza e intensità delle crisi idriche si erano ridotte rispetto al passato e che la situazione stava andando progressivamente migliorando. Sulla base di questa dichiarazione, che a chi scrive non appare affatto realistica, sembra che la Regione Toscana sia stata orientata a cancellare quegli interventi volti alla creazione di una riserva per i consumi civili della Bassa Val di Cecina, preservando soltanto le quantità previste per la parte alta della valle. In definitiva, questa sentenza conferma tutte le preoccupazioni di chi a suo tempo criticò l'accordo Solvay-Monopoli di Stato, sottolineando le gravi prospettive che il progetto solleva riguardo alla carenza d'acqua in Val di Cecina. Il TAR per la seconda volta ha ribadito che gli interventi di mitigazione del problema previsti non sono convincenti. A questo punto non ci resta che sperare che le amministrazioni tutte, a cominciare dalla Regione Toscana, prendano seriamente atto del problema, cercando di formulare per il futuro soluzioni diverse, maggiormente fondate, che forniscano sufficienti garanzie ai cittadini e al loro prioritario diritto di accesso alla risorsa acqua. Per amore di giustizia, occorre infine sottolineare l'importanza del ruolo svolto dalle associazioni e dai comitati per la difesa del territorio a tutela degli interessi diffusi dei cittadini. In questo caso specifico è stato il WWF che, sostenendo anche finanziariamente una serie di ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, probabilmente determinerà la revisione di un progetto troppo sbilanciato in favore dei particolari interessi di un'azienda. Un'azienda sicuramente strategica e importante, ma che altrettanto sicuramente non può scavalcare gli interessi generali di chi abita la zona.


Fabio Bernardini, Progetto Originario 

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