Il DDl costituzionale sottoposto al
referendum confermativo del prossimo 4 dicembre, ha tra le sue caratteristiche principali
quella di incidere pesantemente sui
livelli decisionali locali. La proposta di riforma è costellata da tutta una
serie di interventi tesi a comprimere gli spazi di manovra delle varie
amministrazioni locali in tutte le loro articolazioni, al fine evidente di
rafforzare in misura spropositata la supremazia dello stato centrale. Lo stato,
ad esempio, sottrae alle regioni il potere di decidere su temi fondamentali di
rilevanza territoriale come la tutela dell’ambiente, sottraendo loro ogni possibilità di governo del proprio
territorio. Stesso discorso per le politiche sociali, la tutela della salute ,
l’istruzione e la formazione professionale. In sostanza viene eliminata la
competenza concorrente tra stato e regioni e imposta la c.d. “clausola di
supremazia”. La scelta, in questi termini, è fortemente pericolosa per varie
ragioni. In questi anni è già stato oggetto di un duro scontro la ridotta
capacità dei comuni di poter incidere su certe materie che hanno una ricaduta
diretta sui propri territori e che sono di competenza regionale, figuriamoci
cosa succederà spostando ancora più in alto il livello decisionale che, lo
ricorda la riforma, opera principalmente “ ai
fini della tutela della Repubblica e dell’interesse nazionale”. Ricordiamo
che in lunga sequenza di anni di crisi economica e di austerity la spesa
pubblica è stata contratta, spesso forzosamente, a danno di tutte le
amministrazioni locali, ma è sempre cresciuta a causa dello stato centrale. Che
non riesce in nessun modo a dimostrare sobrietà.
La riforma Renzi-Boschi non è stata
scritta con la testa rivolta alle persone, cercando di preservare le esigenze
locali fisicamente più vicine ai cittadini. Eppure l’esperienza ha dimostrato
che più si allontana il centro decisionale più diventa difficile per gli enti
locali, tra cui i Comuni, che sono la
realtà più prossima ai cittadini, riuscire ad intervenire sulle esigenze
particolari del proprio territorio. Ridurre il pluralismo politico e indicare
“l’interesse nazionale”, come obiettivo primario da perseguire, non è affatto
il segno di modernizzazione del paese, ma di una pesante chiusura al confronto
democratico e dell’assenza di considerazione per le numerose e diverse esigenze,
espresse dalle realtà locali in un territorio così ricco come quello italiano.
L’esperienza dimostra che non possiamo credere ad una presunta “maggiore
efficienza” del livello centrale rispetto quello locale. Semmai è esattamente
il contrario. Lo Stato da anni impone i tagli drastici alle istituzioni locali,
costringendole a lavorare con sempre risorse risicate tagliando servizi e
alienando beni pubblici. Tutto questo quando sprechi enormi e incontrollati sono
sempre più concentrati proprio nel bilancio dello stato, la cui macchina
amministrativa elefantiaca assorbe in modo abnorme le risorse pubbliche, senza
che mai nessuno sappia davvero dove i nostri soldi si perdono.
Chi volesse approfondire questo e altri
aspetti della “riforma” costituzionale elaborata dal governo Renzi può
partecipare ad uno dei due prossimi eventi organizzati dal Comitato del No. Il
primo, in ordine di tempo, è la Riunione
del Comitato del NO - Volterra, che
si terrà la sera di venerdì 28
ottobre alle ore 21,30 nella sala comunale di Casa Torre Toscano in Piazzetta San Michele.
La seconda serata, più concentrata
sull’informazione, sarà l’incontro/conferenza dell’avvocato Felice Besostri, giustamente
famoso per la battaglia legale vinta contro il Porcellum, dichiarato infine incostituzionale
dalla Consulta. L’incontro pubblico si terrà il giorno 4 Novembre alle
ore 21,15 presso la sala del Maggior Consiglio di Palazzo dei
Priori a Volterra e punterà ad approfondire la sostanza delle
modifiche costituzionali oggetto del prossimo referendum.
Progetto per Volterra – Comitato
cittadino per il NO
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