sabato 1 novembre 2014

Siamo tutti renziani



A ciascuno il suo, di governo. Noi italiani, dopo quasi 20 anni di Berlusconi (dei cui buoni uffici godiamo meritati frutti), non potevamo sperare in niente di diverso dall'attuale governo guidato dal leader del Pd, Matteo Renzi. Un governo che, a fronte di un debito pubblico tra i più alti del pianeta, ha predisposto una manovra finanziaria con 11 miliardi di deficit (nuovo debito), senza peraltro aver progettato nessun intervento diretto del governo per il rilancio dell'economia del Paese. Abbiamo scavalcato il traguardo dei 6 milioni di poveri assoluti in Italia? Cosa c'è di meglio dell'annuncio in diretta tv di un bonus bebè per famiglie con reddito inferiore a 90 mila euro/anno? Champagne e pannolini, lo spot è servito. Naturalmente nella finanziaria 2014 il governo non ha dimenticato di applicare nuovi e sostanziosi tagli al trasporto pubblico, alla sanità pubblica e perfino ai fondi per la non-autosufficienza (disabilità e gravi malattie), confermando al tempo stesso l'intangibilità del finanziamento pubblico alla scuola privata (che restituisce un po' di consenso elettorale al profumo d'incenso).Dal vecchio al nuovo totem inviolabile, gli ottanta euro destinati a chi ha già uno stipendio sicuro e presumibilmente voterà per il mantenimento dello status quo, mentre non c'è assolutamente nulla per chi non ha niente, se non un implicito invito ad incanalarsi permanentemente nel limbo del non voto. Poiché tira aria di elezioni politiche per la prossima primavera, la copertura della nuova spesa ha in parte una provenienza ancora nebulosa, mentre un'altra parte è imputata all'aumento dell'Iva di altri 2 punti percentuali (24%, scritto nero su bianco); da attuarsi rigorosamente solo dopo il prossimo appuntamento elettorale, ovvero nel 2016. Prima il piacere, poi il dovere (o era il contrario?). Ai disoccupati, ai licenziati e cassaintegrati in attesa di un prossimo licenziamento la soddisfazione morale del “mal comune, mezzo gaudio”, con la prossima abolizione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori, ormai ufficialmente dichiarato out nientemeno che alla fiera della Leopolda. Anche sul fronte ambientale il giovane presidente del consiglio, nonché segretario del Pd, non delude le attese dei tanti suoi fans bipartisan. Infatti, dopo aver - già a luglio - innalzato per decreto i limiti di tolleranza di varie sostanze pericolose col DL Competitività (in particolare nelle aree di esercitazione militare e per gli scarichi a mare industriali), si avvia ad estendere ulteriormente la deregulation in un Paese dove, si sa, il diffuso senso civico è più che sufficiente a tenere a bada il malcostume. E' così che l'art. 242 bis, inserito in questi giorni nel Testo Unico sull'Ambiente dall'apposita commissione parlamentare, prevede l'autocertificazione da parte dell'inquinatore del livello di contaminazione provocato sui terreni. Un settore già fortemente penetrato dalla criminalità – si pensi alla gestione di discariche e siti inquinati in certe regioni d'Italia - sostanzialmente sarà libero di auto assolversi a norma di legge. Basterà auto-certificare l'avvenuta pulizia del sito. Infatti, i controlli potranno tenersi esclusivamente sull'elenco delle sostanze e nei punti di prelievo proposti e indicati dall'inquinatore. Tutto ciò sarà infine suggellato dalla regola del silenzio-assenso, previsto dalle autorità competenti entro 45 giorni. Chi non fosse d'accordo con l'impostazione del governo, non si preoccupi. Può sempre mandare un twit al Tavolo per il Diritto all'Amore, inaugurato nell'edizione 2014 della fiera della Leopolda. Il primo estratto avrà diritto ad un tenero abbraccio da parte del ministro Boschi, mentre il secondo classificato riceverà un biglietto omaggio per la prossima edizione della Ruota della Fortuna.
                                                                                                   Fabio Bernardini, Progetto per Volterra


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