Nel silenzio
generale, il 12 ottobre prossimo, si terranno le elezioni provinciali. Se qualcuno
credeva che le Province fossero state abolite è bene che si ricreda. Le
Province, nonostante gli slogan che blateravano dell’imminente cancellazione,
sono esattamente al proprio posto con tutto il loro elefantiaco, costoso apparato. Qualcosa delle Province però è stato abolito per
davvero: il suffragio universale per eleggerne gli organi politici. Presidente
e Consiglio provinciali verranno scelti non più da tutti i cittadini, ma solo
dai sindaci e consiglieri comunali. In pratica soltanto i politici adesso hanno
diritto di scegliere, accrescendo di fatto il controllo diretto dei vertici dei
partiti sulle istituzioni a danno del diritto di scelta dei cittadini. Dunque,
la riforma strombazzata da Renzi e company ha abolito, anziché le Province, il
solo elemento di controllo dei cittadini sulle amministrazioni provinciali - il
loro diritto voto - lasciando intatto tutto l’apparato. Ma anche i consiglieri comunali, che 9 volte
su 10 sono uomini di partito, ai quali è rimessa l’elezione degli organi
provinciali non sono uguali tra loro. Infatti, l’art.1 della Legge 56/14
inventa la divisione dei Comuni in ben nove fasce demografiche, con un meccanismo
di attribuzione ai consiglieri comunali di un peso elettorale differenziato. Un
consigliere comunale di un comune di 5000 abitanti esprimerà un voto che peserà
1/3 di quello di un consigliere proveniente da un comune di più di 50.000
abitanti. Il quadro è lampante: elettori e
amministratori delle città e delle aree urbane sono diventati sensibilmente più
determinanti rispetto agli omologhi delle aree rurali, sostanzialmente espulsi
dalle nuove istituzioni. Di conseguenza territori poco popolosi come il nostro
contano ancor meno di prima.
Infine, è bene non farsi prendere per il naso
illudendosi che questa (contro)riforma renda possibili risparmi di spesa.
Infatti né dipendenti né funzioni delle ex province scompaiono e, di
conseguenza, non incidono neanche sui relativi costi. Le Province
sono costate finora circa 12 miliardi di euro all'anno: da oggi costeranno
almeno la stessa cifra. Il minuscolo risparmio riconducibile all'abolizione
delle indennità per gli organi istituzionali (le indennità del presidente,
assessori e consiglieri) ammontano soltanto allo 0,8% del totale della spesa. Come
giustamente evidenziato dalla Corte dei Conti, poiché la riforma nel suo
complesso ha rafforzato le funzioni delle città metropolitane che richiederanno
un più esteso supporto amministrativo, alla fine le Province andranno a costare
più di prima.
E’
proprio per discutere di tutto questo che allo scorso Consiglio Comunale
abbiamo portato l’argomento all'ordine del giorno, per denunciare la riforma
truffa delle province, che ha abolito le elezioni senza realizzare i risparmi
di spesa promessi. Essere intervenuti per lasciare sostanzialmente immutato il
sistema, salvo privare i cittadini del diritto di voto, può avere solo il
significato di voler comprimere gli strumenti di democrazia diretta accrescendo
lo spazio decisionale delle segreterie di partito. Il voto sul documento è
stato quasi unanime, con la sola astensione dei consiglieri targati PD, Santi e
Pasqualetti. Guarda il caso.
Progetto
per Volterra
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