In
questi giorni ha fatto giustamente clamore la notizia dell’avventura
di una giovane madre che con il suo bimbo con febbre alta e crisi
epilettiche, passando dal pronto soccorso di Volterra, sono stati
dirottati a Pontedera dove, dopo aver aspettato inutilmente molte ore
un ricovero in pediatria, hanno dovuto rivolgersi a Piombino. Da
notare che a Pontedera il ricovero non è stato possibile per
mancanza di posti letto. Non in qualche ospedale della disastrata
sanità calabrese, ma qui da noi, nel cuore dell'ex efficiente
Toscana.
La
campagna elettorale si è appena chiusa e di ospedale qui a Volterra
si è parlato poco e solo per litigare. Da una parte la coalizione di
centro-sinistra è stata sempre affaccendata a rimarcare l’importanza
della Casa della Salute, come ultimo ritrovato del modello toscano, e
dall’altro la lista civica troppo impegnata a far entrare nella
testa dei cittadini lo slogan preferito: “l’ospedale è salvo”
grazie a loro, che hanno sottoscritto l'inutile quanto vago “patto
territoriale” con l’Azienda Sanitaria.
Solo
slogan e nessun ragionamento su cosa sta accadendo nel nostro
ospedale cittadino. Chi lo frequenta, soprattutto da malato, sa bene
quanti e quali servizi stanno venendo a mancare o sono ridotti ai
minimi termini. A poco servono i patti territoriali, le Case della
Salute e chi più ne ha più ne metta. L’ospedale di Volterra sarà
pure salvo, ma somiglia sempre di più a una scatola vuota.
Già
nel 2011 Progetto Originario rifiutò di votare il Protocollo
Ospedale proposto da Buselli, perché sanciva la chiusura di
pediatria e propose un emendamento al documento per rimarcare (tra le
altre) l’importanza di mantenere un servizio ospedaliero dedicato
ai bambini sul nostro territorio. Lista civica e Pd, in quel caso
perfettamente appaiati, bocciarono l'emendamento e votarono il
documento predisposto con Damone, che vide avallata dalla maggioranza
delle forze politiche cittadine la sua strategia di chiudere
definitivamente pediatria a Volterra.
Tutti
siamo consapevoli che la disponibilità di soldi pubblici è sempre
più esigua, ma il modello di sanità che ci viene proposto dal
governo in giù si basa sull’accentramento della maggior parte dei
servizi ospedalieri nei capoluoghi, lasciando ai territori periferici
poco o niente.
Quello
che proponiamo? Di fare quadrato intorno al nostro ospedale,
rifiutandoci di sottoscrivere documenti farlocchi, pieni di frasi
altisonanti ma vuoti d'impegni concreti. Puntiamo su un modello di
sanità diverso che miri a garantire i servizi di base sui territori,
perché la salute si tutela anche attraverso l'accessibilità dei
servizi. I presunti maggiori costi di questo modello ad oggi non sono
dimostrati e comunque dovrebbero misurarsi con la miriade di sprechi
a cui ciascun cittadino assiste ogni giorno nella pubblica
amministrazione e col numero sempre maggiore di prestazioni girate
giocoforza alle strutture private. Forse la politica locale dovrebbe
proprio partire dal pretendere di conoscere questi presunti maggiori
costi e ragionare su un modello che si fondi sulla sanità come
servizio pubblico orientato all’efficienza, che non spreca ma
utilizza con attenzione le sue risorse.
Riteniamo,
però, che anche i cittadini debbano fare la loro parte ogni volta
che subiscono un disservizio o assistano ad uno spreco, ricorrendo
proprio quegli strumenti che le aziende sanitarie si danno per
promuovere pomposamente “l’ascolto del cittadino”, ma che di
fatto tutti ignorano. Ci riferiamo, per esempio, alle Carte dei
servizi che contengono gli impegni che l’Asl 5 si è presa nei
confronti dei cittadini-utenti e che sistematicamente disattende.
Sapevate ad esempio che l’Asl è tenuta a garantire l'erogazione
delle prestazioni specialistiche ambulatoriali entro un tempo di
attesa massimo di 30 giorni? Quanti di noi nel richiedere una
prestazione specialistica si sono visti dare appuntamenti a distanza
di mesi e mesi e sono rimasti in silenzio? O peggio, sono andati a
pagamento?
E'
il momento di usare le cosiddette procedure di reclamo e mettere alla
prova le Commissioni Conciliative, per pretendere almeno un
risarcimento tutte le volte che subiamo un disservizio. Chissà se
prendendo la Asl dal lato più sensibile - quello del portafogli -
non si riesca a smuovere qualcosa?
Progetto
per Volterra
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