sabato 14 giugno 2014

La scatola vuota

In questi giorni ha fatto giustamente clamore la notizia dell’avventura di una giovane madre che con il suo bimbo con febbre alta e crisi epilettiche, passando dal pronto soccorso di Volterra, sono stati dirottati a Pontedera dove, dopo aver aspettato inutilmente molte ore un ricovero in pediatria, hanno dovuto rivolgersi a Piombino. Da notare che a Pontedera il ricovero non è stato possibile per mancanza di posti letto. Non in qualche ospedale della disastrata sanità calabrese, ma qui da noi, nel cuore dell'ex efficiente Toscana.
La campagna elettorale si è appena chiusa e di ospedale qui a Volterra si è parlato poco e solo per litigare. Da una parte la coalizione di centro-sinistra è stata sempre affaccendata a rimarcare l’importanza della Casa della Salute, come ultimo ritrovato del modello toscano, e dall’altro la lista civica troppo impegnata a far entrare nella testa dei cittadini lo slogan preferito: “l’ospedale è salvo” grazie a loro, che hanno sottoscritto l'inutile quanto vago “patto territoriale” con l’Azienda Sanitaria.
Solo slogan e nessun ragionamento su cosa sta accadendo nel nostro ospedale cittadino. Chi lo frequenta, soprattutto da malato, sa bene quanti e quali servizi stanno venendo a mancare o sono ridotti ai minimi termini. A poco servono i patti territoriali, le Case della Salute e chi più ne ha più ne metta. L’ospedale di Volterra sarà pure salvo, ma somiglia sempre di più a una scatola vuota.
Già nel 2011 Progetto Originario rifiutò di votare il Protocollo Ospedale proposto da Buselli, perché sanciva la chiusura di pediatria e propose un emendamento al documento per rimarcare (tra le altre) l’importanza di mantenere un servizio ospedaliero dedicato ai bambini sul nostro territorio. Lista civica e Pd, in quel caso perfettamente appaiati, bocciarono l'emendamento e votarono il documento predisposto con Damone, che vide avallata dalla maggioranza delle forze politiche cittadine la sua strategia di chiudere definitivamente pediatria a Volterra.
Tutti siamo consapevoli che la disponibilità di soldi pubblici è sempre più esigua, ma il modello di sanità che ci viene proposto dal governo in giù si basa sull’accentramento della maggior parte dei servizi ospedalieri nei capoluoghi, lasciando ai territori periferici poco o niente.
Quello che proponiamo? Di fare quadrato intorno al nostro ospedale, rifiutandoci di sottoscrivere documenti farlocchi, pieni di frasi altisonanti ma vuoti d'impegni concreti. Puntiamo su un modello di sanità diverso che miri a garantire i servizi di base sui territori, perché la salute si tutela anche attraverso l'accessibilità dei servizi. I presunti maggiori costi di questo modello ad oggi non sono dimostrati e comunque dovrebbero misurarsi con la miriade di sprechi a cui ciascun cittadino assiste ogni giorno nella pubblica amministrazione e col numero sempre maggiore di prestazioni girate giocoforza alle strutture private. Forse la politica locale dovrebbe proprio partire dal pretendere di conoscere questi presunti maggiori costi e ragionare su un modello che si fondi sulla sanità come servizio pubblico orientato all’efficienza, che non spreca ma utilizza con attenzione le sue risorse.
Riteniamo, però, che anche i cittadini debbano fare la loro parte ogni volta che subiscono un disservizio o assistano ad uno spreco, ricorrendo proprio quegli strumenti che le aziende sanitarie si danno per promuovere pomposamente “l’ascolto del cittadino”, ma che di fatto tutti ignorano. Ci riferiamo, per esempio, alle Carte dei servizi che contengono gli impegni che l’Asl 5 si è presa nei confronti dei cittadini-utenti e che sistematicamente disattende. Sapevate ad esempio che l’Asl è tenuta a garantire l'erogazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali entro un tempo di attesa massimo di 30 giorni? Quanti di noi nel richiedere una prestazione specialistica si sono visti dare appuntamenti a distanza di mesi e mesi e sono rimasti in silenzio? O peggio, sono andati a pagamento?
E' il momento di usare le cosiddette procedure di reclamo e mettere alla prova le Commissioni Conciliative, per pretendere almeno un risarcimento tutte le volte che subiamo un disservizio. Chissà se prendendo la Asl dal lato più sensibile - quello del portafogli - non si riesca a smuovere qualcosa?
Progetto per Volterra

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