sabato 22 marzo 2014

Il ringraziamento del pedone

E’ capitato a tutti di vedere attraversare sulle strisce pedonali; il pedone guarda con circospezione, calcola la distanza delle macchine in arrivo, la loro velocità, poi prudentemente affronta passaggio e, se un auto rallenta e si ferma per lasciarlo passare, sorride stupefatto ringraziando, quando con la mano, quando con un cenno del capo, quando con la voce, quando con tutto questo insieme…
Volterra vive in questi giorni uno dei momenti più difficili dal dopoguerra a questa parte. I crolli hanno devastato oltre che i monumenti e le strade anche il cuore di una città che sa di esserci da sempre e che forse ha immaginato di esserci per sempre, inamovibile, quasi inattaccabile. L’aver visto sgretolare due luoghi simbolo ha incrinato un po' del nostro antico orgoglio. Perché la certezza di vivere in un luogo storico straordinario, unico al mondo, si accompagna alla responsabilità di averne cura, per tramandarlo ai posteri così come noi lo abbiamo ricevuto dalle generazioni passate. Ma ogni volta che crolla un pezzo del patrimonio storico e culturale di questo paese, la responsabilità ricade sulla disattenzione di chi vive in quei luoghi e anche su molte altre teste.
Siamo lieti della sensibilità che molti soggetti istituzionali hanno dimostrato per il patrimonio storico culturale di Volterra e ci uniamo ai rallegramenti per i finanziamenti mobilitati per restaurare le mura crollate.
Vale la pena però soffermarsi sul dato che, di fronte al dramma, non sembra più ovvio che tutti si debbano mobilitare: lo Stato, la Regione e via a scendere fino all'amministrazione comunale, che tutti si debbano far carico di un simile problema… Forse questa è una conseguenza del leaderismo, dell'accentramento dei poteri da cui discende il rafforzamento delle scelte dei singoli, sostituitosi progressivamente alla necessità e al diritto. Di conseguenza all’orgoglio e alle certezze si preferisce una triste captatio benevolentiae, una gara su chi abbia catturato per primo l’occhio benevolo del potente di turno, che sia il Presidente della Regione o un Ministro o il Presidente della Provincia, per poi accreditarsi come l’artefice di quello che in uno stato di diritto dovrebbe essere l’ovvio. E così all’arrivo, o previsto arrivo, dei finanziamenti ecco lo sbocciare di primogeniture, in cui molti hanno alzato la mano, ammiccando o facendo capire che tutto questo è solo grazie a loro, grazie alle loro appartenenze, aderenze, alla loro capacità di questuare. Molto più utile questo anziché affermare che i finanziamenti per simili casi sono un sacrosanto diritto, perché vengono dalle tasse che paghiamo, perché questa è la loro più naturale destinazione. Quel che è peggio la si butta immediatamente sul piano personale, incensando gli uomini - singolarmente - come se Rossi o il ministro Francheschini si fossero frugati nelle proprie tasche per trovare quanto serve. Per carità, non vogliamo scandalizzare nessuno e ci uniamo diligentemente anche noi al coro dei ringraziamenti, perché il momento è critico e abbiamo bisogno di tutto. Dunque si ringrazia, come fa il pedone per il riconoscimento di un proprio diritto, si ringrazia e ci si meraviglia per la benevolenza che le istituzione stanno dimostrando per i crolli delle mura. E per quella sensibilità che forse un giorno ci dimostreranno anche per le frane che hanno interrotto da settimane la SP 15.

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